LE CINQUE FASI DEI COLPI DI STATO DEL TERZO MELLENNIO
La nuova strategia imperialista per sottomettere al proprio volere
i popoli che percorrono strade diverse agli interessi dei grandi capitali, ha
raggiunto un'efficacia straordinaria che permette all'impero di distruggere
governi, paesi e culture ripetendo le stesse tecniche sperimentate con
efficacia in questi ultimi decenni. Si tratta di sviluppare cinque azioni
consecutive che garantiscono il risultato finale.
La prima tappa consiste nel generare
e promuovere un clima di malessere mediante ripetute denunce di corruzione e di
intrighi da parte dei legittimi governanti.
La seconda tappa è finalizzata a sviluppare intense campagne in
difesa della libertà di stampa e dei diritti umani accompagnate da accuse di
totalitarismo contro il governo.
La tappa successiva è caratterizzata dal passaggio alla lotta
attiva per rivendicazioni politiche e sociali fino alla promozione di
manifestazioni e proteste violente contro le istituzioni. In questa fase
entrano in azione “istruttori” professionisti preparati fuori e dentro il paese
da sottomettere.
Operazioni di guerra psicologica e destabilizzazione tali da creare
un clima di ingovernabilità caratterizzano la quarta fase dell’operazione.
La fase finale consiste nel chiedere la rinuncia del presidente in
carica sotto la pressione di manifestazioni di piazza che proseguono fino al raggiungimento
dell’obbiettivo di controllare le istituzioni. Allo stesso tempo si da inizio
ad una prolungata guerra civile che prepara il terreno all’intervento militare
e l’isolamento internazionale del paese.
Paesi dell’ex Unione Sovietica, Iraq, Afganistan, Honduras,
Paraguay, Rivoluzioni colorate e Primavere Arabe sono state le prime vittime di
un grande progetto di dominio planetario che prosegue senza soste. Siria,
Ucraina, Iran, Corea del Nord, Venezuela, Bolivia, Ecuador e la sempre
aggredita Cuba, sono le attuali mete di un piano criminale senza precedenti che
ha le proprie radici nell’insaziabile bisogno di potere degli Stati Uniti d’America,
un piano iniziato con la pianificazione della dissoluzione dell’Unione Sovietica
e le manipolazioni che hanno portato all’attentato contro le Torri Gemelle per
giustificare gli orrori in corso.
Se il piano seguirà il suo corso, rimarranno solo la Russia e la
Cina. A quel punto non basteranno le cinque tappe che attualmente stanno dando risultati
certi, quella contro la Russia sarà una partita ben diversa e con la Cina non
si potrà andare oltre un patto di non aggressione. Ma forse non sarà
necessario, forse la follia imperialista si frantumerà contro la resistenza dei
popoli che ancora non hanno perso la loro identità, che sono coscienti della
realtà in cui viviamo e non sono disposti a rinunciare alla propria
indipendenza ed autonomia. Si è svolta proprio in questi giorni all’Avana la riunione
dei paesi dell’ALBA, l’Alternativa Bolivariana per l’America, un progetto
lungimirante messo in campo dagli ultimi due grandi dirigenti del latinoamerica,
Fidel Castro ed Hugo Chàvez, che in linea con gli ideali del Libertador Simòn
Bolivar e di Josè Martì, pensano alla Patria Grande, alla Nostra America come
progetto di liberazione dal colonialismo e dall’imperialismo che per oltre
cinque secoli hanno saccheggiato, distrutto e sfruttato il continente
latinoamericano.
Mentre l’Europa diventa sempre più dipendente
dagli interessi e dalla cultura nordamericana, il latinoamerica sta difendendo
le proprie radici recuperando la propria cultura, quella della dignità umana,
del rispetto della natura e del “buen vivir”. Non a caso proprio quest’anno ed
ancora qui all’Avana, la CELAC, l’organizzazione
economica che unisce la maggioranza dei paesi Latinoamericani e del Caribe, si
è proclamata area di pace.
Forse sarà proprio la cultura della pace e la difesa dell’identità
culturale la vera arma che metterà fine agli orrori delle imprese belligeranti
di un imperialismo sempre più crudele ma anche più disperato nel suo folle
intento di dominare l’intero pianeta.