Fidel Castro: Concetto di Rivoluzione

Revolución
Es sentido del momento histórico;
es cambiar todo lo que debe ser cambiado;
es igualdad y libertad plenas;
es ser tratado y tratar a los demás como seres humanos;
es emanciparnos por nosotros mismos y con nuestros propios esfuerzos;
es desafiar poderosas fuerzas dominantes dentro y fuera del ámbito social y nacional;
es defender valores en los que se cree al precio de cualquier sacrificio;
es modestia, desinterés, altruismo, solidaridad y heroísmo;
es luchar con audacia, inteligencia y realismo;
es no mentir jamás ni violar principios éticos;
es convicción profunda de que no existe fuerza en el mundo capaz de aplastar la fuerza de la verdad y las ideas.
Revolución es unidad, es independencia, es luchar por nuestros sueños de justicia para Cuba y para el mundo, que es la base de nuestro patriotismo, nuestro socialismo y nuestro internacionalismo.

Fidel Castro Ruz (1ro de mayo del 2000)

25.4.09

Viva il 25 aprile, ma serve una NUOVA RESISTENZA


Da tempo insisto sulla necessità di una NUOVA RESITENZA, da combattere con le armi dell'intelligenza, dell'impegno sociale e della cultura, e, se ci costringeranno, anche con i fucili. Con la determinazione che a Liberazione avvenuta non si consegnino le armi come successe nel 1945. Le rivoluzioni e le conquiste si difendono quotidianamente. Altrimenti ritornano....

Dedico il mio 25 Aprile alle parole di Piero Calamandrei,
che definì la resistenza "... Patto giurato fra uomini liberi che volontari s'adunarono, per dignità non per odio, decisi a riscattare la vergogna e il terrore del mondo'',
alla canzone di Sergio Endrigo, La ballata dell'ex dove dice "....Se il mondo è galantuomo io son figlio di nessuno, vent'anni son passati ma il nemico è sempre là....",
e ad una bellissima frase di Ernesto Guevara "Si no hay cafè para todos no habrà para nadie".

VIVA IL 25 APRILE! ORA E SEMPRE RESISTENZA!

19.4.09

Obama saprà salvare gli USA dal fallimento dell'imperialismo?

Al vertice delle Americhe Barack Obama e Hugo Chavez si sono stretti la mano. Malgrado le smentite ufficiali che hanno preceduto il vertice delle Americhe in corso a Trinidad e Tobago, Obama si è alzato ed è andato a stringere la mano del Presidente venezuelano. In un secondo tempo Chàvez ha ricambiato con un regalo che non so fino a che punto sarà gradito dal Presidente USA. Si tratta del libro di Eduardo Galeano "Le vene aperte dell'America latina" in cui lo scrittore e giornalista uruguaiano racconta i cinque secoli di aggressioni a cui è stato sottoposto il continente latino da parte dell'impero.

Che lo legga o no, Obama non è uno stupido e non può fare orecchi da mercante, il fallimento delle politiche aggressive dei suoi predecessori sta presentando il conto. Dopo la scomparsa dell'Unione Sovietica le mire imperialiste si sono allargate a dismisura ma il loro fallimento è ormai irreversibile. Sempre più paesi hanno deciso di dire la loro e vogliono affacciarsi in maniera autonoma sul mercato internazionale senza sottostare ai diktat della finanza mondiale, non dimentichiamo che solo Cina e India rappresentano quasi la metà della popolazione mondiale ed in America Latina l'influenza degli USA è ormai ridotta al lumicino.
Chàvez ha detto di sperare che Obama sia il primo Presidente degli Stati Uniti non imperiali e di questo il Presidente americano ne è coscente, sa che le condizioni per continuare con la politica dell'aggressione e del dominio con la forza nella nuova realtà latinoamericana e mondiale non è più sostenibile. Rimane il fatto di come riuscirà a superare gli ostacoli imposti dalle poderose lobby finanziarie che dominano la politica statunitense e mondiale. Ammesso che lo voglia, non sarà facile, purtroppo sappiamo che certa gente si sbarazza con disinvoltura pure del proprio Presidente se si rende necessario....
Intanto al summit continua ad essere assente un ospite illustre, Cuba. Per volere degli Stati Uniti che come si sa, malgrado la contrarierietà di tutti gli altri Paesi, quello che pensano loro non si discute. Ma anche questo è un problema al quale Obama dovrà dare risposte, Cuba ha intrecciato relazioni sempre più profonde con tutti i paesi del Latinoamerica e del Caribe e la sua esclusione rischia di mettere ancora di più gli USA in una posizione scomoda dalla quale diventa ogni giorno più difficile uscire.
Non rimane che stare a vedere se e come Obama intende uscire dall'ambiguità. Dal non voler incontrare Chàvez alla stretta di mano, dal voler aprirsi a Cuba solo se questa "cambia" all'accettazione delle tesi di Raùl Castro che è disposto, questo lo ripete anche Fidel da cinquant'anni, a parlare di tutto purchè alla pari, dall'ammissione delle torture di Guantanamo alla protezione dei responsabili fino alle coperture della CIA, dal disimpegno dall'Iraq all'aumento dei soldati in Afganistan, questi nodi dovranno in un modo o nell'altro venire sciolti. Mai come ora il destino degli Stati Uniti è stato nelle mani del suo Presidente e mai come ora un Presidente americano si è trovato di fronte, suo malgrado, a dover constatare il fallimento delle politiche imperialiste. Saprà Barak Obama salvare il suo paese da questo fallimento sapendo che per secoli la più grande economia del mondo si è basata su quelle politiche? Sembra che lui abbia chiara la situazione ed abbia anche alcune idee sul come uscirne, ad esempio puntando sull'economia verde, quella che però sconvolgerebbe i piani di chi ha in mano le redini dell'economia mondiale. Sarà una bella storia a lieto fine o la solita storia che lascerà le cose come stanno ed il destino degli uomini e del loro ambiente nelle mani dei soliti criminali? Certo che le condizioni poste per riaprire il dialogo con Cuba sono molto preoccupanti. La Casa Bianca sostiene che ora il Governo cubano deve dare dimostrazioni concrete come il rilascio dei prigionieri politici, democrazia e droga. Altro che discutere alla pari!
Veniamo ai punti, primo i prigionieri politici. Contrariamente a quanto propagandato dalla stampa capitalista, a Cuba non esistono prigionieri politici, gli incarcerati sono stati condannati con l'accusa di aver ricevuto finanziamenti proprio dagli USA per destabilizzare l'isola. Per discutere alla pari basterebbe chiedere apertamente clemenza per queste persone assicurando che in cambio la Casa Bianca porrà fine a questi finanziamenti criminali che stanno in bella vista sul bilancio statale ed ammontano a parecchi milioni di dollari. E magari dovrebbero dare risposte alle accuse, fondate, della sparizione di migliaia di persone negli Stati Uniti, persone di cui nessuno ha più saputo dove siano finiti. Poi Guantanamo, non basta l'ammissione delle vergogne degli imprigionamenti arbitrari, senza peocessi, delle torture e nello stesso tempo impedire che vengano processati i colpevoli, serve piuttosto dire basta, chiudere la base militare-prigione e restituire il territorio ai legittimi proprietari, Cuba appunto.
Secondo punto, la democrazia. Ancora una volta si parte con la presunzione di essere gli unici detentori dell'unica democrazia possibile. Niente di tutto questo, se si vuole entrare in merito alla questione bisogna cominciare ad ammettere che possano esistere diverse forme di democrazia, tra le quali la democrazia popolare socialista. Forse sarebbe il caso di andare oltre ai proclami ed alla retorica per entrare nel merito della questione. A me risulta che il Governo cubano abbia lottato duramente perchè i cubani che intendono emigrare negli Stati Uniti lo possano fare liberamente, con regolare visto di uscita e di entrata. Solo dopo lunghi anni di diniego si è giunti ad un accordo con Carter che prevede che il Governo USA rilasci 20 mila permessi all'anno. Ma ancora una volta gli accordi presi non vengono rispettati, i permessi rilasciati annualmente sono poche centinaia mentre si continua a favorire l'emigrazione illegale con le tragiche conseguenze che ben conosciamo ma che hanno lo scopo di creare situazioni che favoriscono campagne di stampa denigratorie contro Cuba che reprimerebbe i cittadini costringendoli a rischiare la vita per "fuggire" dall'isola. La migrazione di persone dai paesi poveri ai paesi ricchi non è un problema solo cubano, al contrario il fenomeno è meno eclatante che negli altri paesi dell'area, però stranamente un cubano che emigra "fugge dal regime". Che dire poi del fatto che gli USA non permettono ai cubati emigrati di ritornare sull'isola? E del fatto che venga impedito ai cittadini statunitensi di andare a Cuba anche solo per una breve vacanza? Nessun paese al mondo è arrivato a pensare simili nefandezze! E sarebbe Cuba a dover dimostrare di fare passi verso la democrazia? E si potrebbe anche parlare della partecipazione dei cittadini alla politica. A Cuba basta proporsi e si viene candidati dai cittadini che valutano non discorsi, ma fatti, cioè quello che uno ha fatto non quello che dice. Al contrario negli USA bisogna avere una montagna di soldi, non importa come si siano fatti. Così vengono esclusi la stragrande maggioranza dei cittadini, non a caso nemmeno il 50 per cento di loro si reca alle urne.
Terzo punto, la droga. Che il consumo di droga sia concentrato in maggior parte negli USA è cosa nota, così come è noto che a Cuba il fenomeno esiste ma è sicuramente il paese al mondo dove se ne fa meno consumo. E' altrettanto certo che a Cuba non si producano droghe mentre altri paesi, ad esempio la Colombia per la produzione ed il Messico per il traffico, sono quelli che vantano situazioni al limite dell'indecenza e, guarda caso, sono paesi motlo amici degli USA!
Per questo la disponibilità di Raùl Castro, che segue quella da sempre di Fidel, a trattare su tutto PURCHE' ALLA PARI, rischia di naufragare visto che le tecniche arroganti e mistificatorie statunitensi sembrano non voler cambiare mai.

11.4.09

Europee: Sinistra Critica


Inizio una serie di post dedicati alle prossime elezioni europee ed amministartive, riportando le posizioni dei partiti e dei movimenti della sinistra italiana. Per sinistra italiana intendo tutti i partiti ed i movimenti che si collocano alla sinistra del Partito Democratico, partito che di sinistra no ha più assolutamente niente avendo sposato in pieno le logiche del liberismo, del clientelismo e che sta diventando sempre più uno specchio del Popolo Delle Libertà fino ad immolare i diritti dei lavoratori sull'altare della competitività dispensando ignobili regalie ai loro amici di Confindustria.

L'intenzione è quella di far conoscere le posizioni del variegato panorama della sinistra italiana in modo che gli elettori di questa area politica possano decidere a chi dare il proprio voto con cognizione di causa.

Comincio con Sinistra Critica, il movimento che si definisce "una libera associazione di donne e uomini che vogliono costruire una sinistra alternativa e anticapitalista per trasformare radicalmente l’attuale società."
Ecco quanto scrivono sul loro sito al riguardo delle prossime elezioni per il Parlamento Europeo:

SINISTRA CRITICA NON SI CANDIDERA' ALLE EUROPEE. PRESENTI INVECE ALLE AMMINISTRATIVE
Documento del Coordinamento nazionale
Sinistra Critica non farà parte della lista promossa da Prc e Pdci e che ha trovato il supporto di Socialismo 2000 e dei Consumatori Uniti.Avevamo proposto una lista anticapitalista che presentasse alcuni elementi di discontinuità con il recente passato, fatto di errori e sconfitte, della sinistra radicale. Una lista che avesse una simbologia rinnovata, seppur riconoscibile, con candidature espressione del conflitto sociale e dei movimenti, con un codice etico per i candidati e le candidate, con una visibile alternatività al Pd e al centrosinistra italiano a partire dalla rimessa in discussione, anche parziale, della politica di alleanze locali. Un profilo complessivo, dunque, di rottura con il passato, non certamente l'adesione al nostro progetto ma una richiesta di discontinuità basata sulla presa d'atto che se la sinistra in Italia è arrivata a un punto disastroso questo non dipende dal fato o dalla forza di Berlusconi ma dai suoi errori, dalle sue disinvolture, dagli opportunismi e dalle sue analisi errate. Il nostro tentativo di dialogo con forze, come Prc e Pdci, che sono le principali responsabili della disfatta, sono stati difficili ma sinceri e abbiamo provato sul serio a verificare un'inversione di tendenza in grado di prefigurare una ripartenza, un nuovo inizio della sinistra. Quelle forze, però, non hanno voluto fare lo sforzo di un cambio di passo, preferendo la continuità, anche simbolica, e l'alleanza con forze ancora più moderate.La lista presentata si colloca così in piena continuità con la storia governista di Pdci e Prc, prefigurandone una fusione tutta simbolica, in assenza di una vera strategia per la costruzione di una nuova sinistra anticapitalista che faccia i conti con il passato e con il futuro. Così non è del tutto casuale o episodico che la lista abbia come testimonial gli ex ministri dei governi Prodi e D'Alema. Nessuno può sottovalutare, infatti, il significato di un accordo elettorale che si priva di Franco Turigliatto, che con il governo Prodi ha rotto, e imbarca Cesare Salvi o l'ex "bordoniano" Bruno De Vita.A noi sembra che non sia questa la strada per ricostruire e rinnovare la sinistra di classe in Italia. Non è questa la strada che Sinistra Critica ritiene utile per rilanciare, al tempo della crisi globale del capitalismo, una sinistra coerentemente anticapitalista, radicata nel conflitto sociale e nei movimenti, indisponibile ai governi con il Pd e il centrosinistra, aperta alle istanze e ai desideri delle nuove generazioni. Non è questa la strada per ricostruire una nuova sinistra di cui c'è un disperato bisogno in questo paese.Ora si andrà alle europee e per Sinistra Critica si è posta la questione se presentare o meno una propria lista. Abbiamo deciso di non farlo, di non raccogliere le firme - nonostante il successo nella Legge sul Salario minimo che ne ha raccolto 70mila - né di ricercare improbabili adesioni di parlamentari europei. Non perché Sinistra Critica non abbia un progetto da rendere pubblico e da far vivere nella competizione elettorale. Anzi, queste elezioni costituiscono l'occasione di far vivere in Europa la Sinistra Anticapitalista che trova nel Npa francese, nella sua dinamicità e capacità di scompaginare vecchi schieramenti, un esempio efficace di rinnovamento.Ma in questa situazione, di grande confusione e dispersione di forze, pensiamo non serva un'operazione di propaganda finalizzata alla sola visibilità.Più utile, invece, lavorare nel medio periodo alla prospettiva che le mobilitazioni di Londra contro il G20 o le mobilitazioni in Francia contro i manager rendono attuale, di una Nuova Sinistra Anticapitalista. Una sinistra davvero nuova, senza riflessi identitari o sterili nostalgie, radicata nel conflitto, alternativa, davvero, al Pd e al centrosinistra oltre che alle destre, in grado di parlare alle nuove generazioni. Tutto questo manca alla sinistra cosiddetta radicale, in particolare ai suoi gruppi dirigenti mossi dal principio dell'autoconservazione.Non ci presentiamo alle elezioni europee, dunque, ma faremo la “nostra” Campagna centrata sulla Legge per il Salario minimo intercategoriale che è depositata al Senato e che chiediamo venga discussa dal Parlamento con l'obiettivo di dare un aumento di 300 euro a tutti, di istituire il Salario sociale e i minimi previdenziali a 1000 euro, il recupero del fiscal drag e la scala mobile.Saremo invece presenti alle amministrative dove molti elettori ed elettrici troveranno il nostro simbolo o i simboli di coalizioni ampie e di movimento, come ad esempio a Bologna, chiaramente alternative al Pd, al primo e al secondo turno.Ma la politica non gira solo attorno alle elezioni e di istituzionalismo qualcuno è già morto. Per questo lavoreremo sul piano del conflitto per costruire Comitati contro la Crisi, sempre più urgenti e necessari, in grado di respingere l'assalto berlusconiano e di Confindustria e di restituire, a partire dalle lotte, la necessaria fiducia a lavoratori e lavoratrici, ai giovani, ai movimenti per i diritti civili e ambientali, al movimento antiguerra, per una nuova stagione di unità e radicalità.
Sinistra Critica - Movimento per la Sinistra Anticapitalista

8.4.09

Moldova: Comunisti al 50 per cento, liberali al 12,9. Quest'elezione l'è tutta da rifare!


In Moldova si sono svolte le elezioni legislative, ha stravinto il Partito comunista con circa il 50% dei voti, al secondo posto i liberali con un modestissimo 12,9%. Una debacle per coloro che vorrebbero imporre il liberismo anche in questo paese. Ma come si sa secondo il concetto di democrazia che si ha in occidente, e sopratutto ai piani alti degli alti comandi dei paesi "democratici", se vincono i partiti da loro foraggiati, si è trattato di elezioni democratiche, se perdono, ed in questo caso in maniera clamorosa, TUTTI IN PIAZZA AD URLARE CONTRO I BROGLI!!!!!. Tattica che ha sempre dato i suoi frutti ribaltando con la forza, ovviamente "democratica", il responso delle urne. Va bene che abbiamo la memoria corta, però le "rivoluzioni arancioni" e similari dovremmo ancora averle tutti presenti. Così come i bombardamenti sulla ex Jugoslavia per poratare anche in quel paese i nobili valori della "democrazia" e della "libertà". Quando tutti i veri democratici si alzeranno e grideranno a gran voce BASTA CON QUESTI ORRORI?
Nei giorni scorsi i "ribelli" democratici, con bandiere romene, hanno assaltato e messo a ferro e fuoco il Parlamento al grido di "basta con la dittatura". E questo il giorno dopo le libere elezioni la dice lunga sul modo di intendere la libertà da parte di questa gente montata dalla propagnda e dall'illusione capitalista. Ora non rimane che sperare che il Presidente Vladimir Voronin sia in grado di evitare il solito bagno di sangue "democratico".

Illuminate come riporta e commenta la notizia il Corriere della Sera che tranquillamente definisce la Moldova un paese senza prospettive dopo aver riportato che nel 2005 ha avuto un PIL del 7,5% bloccato solo dall'aumento del prezzo del gas russo. In poche parole la rapida crescita economica è stata strozzata dalle politiche criminali delle multinazionali russe, ma siccome le libere elezioni sono state vinte dai comunisti il paese non ha nessuna prospettiva! Pure il gas è più o meno democratico a seconda dei casi....
Riporto quì sotto l'illuminate articolo diel massimo organo dell'informazione "libera". Che Dio li fulmini, i giornalisti inginocchiati ed i loro padroni. La foto è tratta dal sito del Corriere che oggi parla di tensioni tra Moldova e Romania.

Chisinau, 6 apr. (Ap) - Il Partito Comunista moldavo ha sfiorato la maggioranza assoluta dei voti nelle elezioni legislative svoltesi ieri: è quanto risulta dai risultati parziali diffusi dalla Commissione Elettorale di Chisinau.
Con il 95% del voto scrutinato i comunisti hanno infatti ottenuto il 49,92% delle preferenze, quasi quattro punti in più rispetto alle consultazioni del 2005: con 61-62 deputati avrebbero la maggioranza qualificata di tre quinti necessaria per eleggere il prossimo Presidente della Repubblica.
Altri tre partiti filo-europei di opposizione hanno raccolto un ulteriore 34%, oltrapassando al soglia di sbarramento del 6%: i liberali (12,9%), i liberal-democratici (12,24%) e Nostra Moldavia (9,87%). L'affluenza ha sfiorato il 60%, convalidando l'esito delle elezioni.
Forti della debolezza dell'opposizione, i comunisti sono al potere dal 2001 e si sono traghettati senza problema alcuno da posizioni filomoscovite a una linea decisamente pro-europea, sempre cercando di evitare conflitti con la Russia, che tiene in mano la chiave delle forniture del gas ed è imprescindibile nei tentativi di soluzione del conflitto 'congelato' in Transdnistria.
Dall'Ue arriva d'altronde un sostanzioso pacchetto di aiuti essenziali per il funzionamento di questo Paese che per il 36% del Pil formato dalle rimesse degli immigrati. La crescita dell'inizio del decennio (al massimo nel 2005: Pil + 7,5%) è stata rallentata pesantemente dagli aumenti del prezzo del gas e dall'embargo russo sulle esportazioni di vino e di prodotti agricoli moldavi nel 2006. La forte siccità del 2007 ha fatto il resto e la Moldova resta zavorrata in fondo alla lista dei Paesi più poveri in Europa, senza vere prospettive di cambiare le cose in un futuro prossimo.