Fidel Castro: Concetto di Rivoluzione

Revolución
Es sentido del momento histórico;
es cambiar todo lo que debe ser cambiado;
es igualdad y libertad plenas;
es ser tratado y tratar a los demás como seres humanos;
es emanciparnos por nosotros mismos y con nuestros propios esfuerzos;
es desafiar poderosas fuerzas dominantes dentro y fuera del ámbito social y nacional;
es defender valores en los que se cree al precio de cualquier sacrificio;
es modestia, desinterés, altruismo, solidaridad y heroísmo;
es luchar con audacia, inteligencia y realismo;
es no mentir jamás ni violar principios éticos;
es convicción profunda de que no existe fuerza en el mundo capaz de aplastar la fuerza de la verdad y las ideas.
Revolución es unidad, es independencia, es luchar por nuestros sueños de justicia para Cuba y para el mundo, que es la base de nuestro patriotismo, nuestro socialismo y nuestro internacionalismo.

Fidel Castro Ruz (1ro de mayo del 2000)

23.8.06

Elezioni, partiti e democrazia


La malattia di Fidel Castro ha interessato molti dibattiti su parecchi Blog. Uno dei temi emersi con più frequenza è quello riguardante la mancanza di democrazia a Cuba che coloro che criticano l'esperienza rivoluzionaria cubana, quasi sempre senza conoscerne la storia e la realtà, tirano in ballo frequentemente per denigrare l'Isola caraibica e la sua eroica resistenza. La mancanza di "libere elezioni democratiche" è il cavallo di battaglia che questi personaggi usano più frequentemente a sostegno delle loro tesi.
Stimolato anche dalla richiesta di alcuni frequentatori di questo ed altri blog che io visito abitualmente, ho deciso di pubblicare un riassunto del sistema elettorale cubano che io, senza alcun dubbio, trovo molto più democratico e rispettoso della volontà popolare dei sistemi elettorali dei nostri paesi cosidetti a "democrazia avanzata".
Se la democrazia avanzata è quella dove le oligarchie dei partiti scelgono i candidati, li mandano in Tv a fare ridicole sceneggiate e gli elettori non hanno nemmeno la possibilità di esprimere le preferenze, siamo messi bene! Se poi governano nell'interesse di pochi contro l'interesse della collettività, di democratico io non riesco a trovarci proprio niente. Se infine, come dice Beppe Grillo, la percentuale di coloro che hanno pendenze con la giustizia è molto meno al malfamato rione Sanità di Napoli rispetto al nostro Parlamento, non saprei con che coraggio si parla ancora di democrazia.

Breve riasunto del sistema elottorale cubano.
Il pluripartitismo nella vita di Cuba è stato criticato già dai precursori della Rivoluzione ed in paricolare da Josè Martì, in quanto basato su raggruppamenti creati per la spartizione del poptere ed incapace di tutelare gli interessi del paese dalla sottomissione politico-economica dagli Stati Uniti. Infatti fin dalla fondazione della Repubblica, tutti i partiti che si sono susseguiti al potere si sono rivelati servitori degli interessi della vicina superpotenza. Per chiudere con questa drammatica esperienza che aveva portato i cittadini cubani alla totale schiavitù, la Rivoluzione, ha scelto la strada del partito unico ed è stato creato il Partito Comunista di Cuba che non ha finalità elettorali ma il compito di fronteggiare in modo unitario le pressioni provenienti dall'esterno e tese a frammentare l'unità popolare per tornere ad imporre il dominio imperialista. Contrariamente a quello che viene propagandato dai nemici di Cuba, il Partito Comunista di Cuba non partecipa alle elezioni nè alla nomina dei candidati, che vengono invece proposti dai cittadini mediante assemblee di quartiere dette Assemblee di Candidatura. I candidati proposti per semplice richiesta ed alzata di mano, partecipano alle elezioni per le Assemblee Municipali (equivalenti ai nostri Consigli Comunali). Le candidature così formulate sono presentate alla propria Circoscrizione Elettorale dove i probabili futuri Delegati all'Assemblea Municipale potranno essere eletti con voto diretto e segreto, depositato nelle urne. La nomina dei candidati da parte dei cittadini, rappresenta un fattore molto più democratico rispetto ai paesi dove le elezioni sono caratterizzate dalla lotta tra raggruppamenti politici che impongono i loro candidati. Fino al 1992, quando è entrata in vigore la Nuova Legge Elettorale, i Delegati alle Assemblee Provinciali (equivalenti ai nostri Consigli Regionali) e i Deputati all'Assemblea Nazionale (equivalente al nostro Parlamento) venivano nominati dai Delegati eletti nelle 169 Assemblee Municipali, che erano stati eletti direttamente dal popolo. Ora i cittadini non solo eleggono i Delegati all'Assemblea Municipale ma eleggono, sempre con voto diretto e segreto, anche i Delegati all'Assemblea Provinciale e i Deputati all'Assemblea Nazionale del Poder Popular (Parlamento). Siccome non esistono i partiti politici, le proposte di candidatura alle Assemblee Provinciali e all'Assemblea Nazionale vengono presentate dalle Assemblee Municipali, elette direttamente dal popolo. Un'altra novità introdotta dalla Nuova Legge Elettorale è che le nomine dei candidati a Delegati Provinciali e Deputati Nazionali, vengono proposte dalle organizzazioni di massa e studentesche, i cui rappresentanti costituiscono Commissioni di Candidature, presiedute da un membro dei sindacati. Le Commissioni sono formate dall'Associazione Nazionale Piccoli Agricoltori, i Sindacati dei lavoratori, i Comitati di Difesa della Rivoluzione, la Federazione Donne Cubane, la Federazione Studentesca Universitaria, la Federazione degli Studenti Medi, ecc. A queste organizzazioni appartengono la stragrande maggioranza dei circa 8 milioni di cittadini in età di voto, cioè superiori ai sedici anni di età, ed hanno l'incarico di approntare le liste dei nomi che dovranno essere approvate dall'Assemblea Municipale. Quest'ultima può respingere uno, più, o addirittura tutti i nominativi proposti. A questo punto la Commissione di Candidature dovrà sottoporre all'esame dell'Assemblea Municipale altre proposte di candidati. La metà dei candidati per le Assemblee Provinciali e Nazionale dovranno essere Delegati già eletti alle Assemblee Municipali. L'altra metà sarà proposta dalle Commissioni di Candidature scegliendo tra i cittadini che si distinguono nell'ambito della cultura, della politica, della scienza, dello sport, ecc.
Garanzie di rappresentatività democratica
Un candidato per essere eletto deve superare il 50% dei voti. Il sistema cubano prevede che la democrazia non si esprime solo col voto, ma anche nella partecipazione popolare alla formazione delle candidature. Questo viene negato dove, come da noi, esiste un sistema di partiti che scelgono i candidati. La campagna elettorale si svolge con la partecipazione dei candidati ad incontri organizzati con gli elettori nei posti di lavoro, a pubbliche assemblee e ad altri atti pubblici. A questi incontri partecipazione contemporaneamente tutti i candidati. Non è possibile pubblicizzarsi con manifesti, striscioni, volantini, pubblicità radiofonica o televisiva. Vengono allestite nei luoghi npubblici, bacheche con affisse le foto dei candidati, i dati personali e una breve biografia. Per la campagna elettorale il candidato non deve sostenere alcuna spesa.

I contenuti della Legge Elettorale
La Legge Elettorale approvata dal Parlamento il 29 ottobre 1992 regola lo svolgimento delle elezioni per le Assemblee Nazionali, Provinciali e Municipali del Poder Popular, ed i referendum.
Il voto è libero e segreto e non esiste l'obbligo di recarsi alle urne. Chi si astiene non subisce nessuna sanzione. Viene iscritto nel Registro degli Elettori del Municipio dove ha stabilito il suo domicilio ogni cittadino cubano con capacità legale che abbia compiuto i 16 anni di età . Ogni cittadino può: eleggere e risultare eletto, votare nei referendum, essere iscritto nel Registro degli Elettori, verificare che il proprio nome appaia in tale Registro, presenziare agli scrutini, partecipare alle Assemblee di Nomina dei Candidati, presentare reclami secondo le procedure per far valere i propri diritti elettorali. Il di voto non viene riconosciuto agli incapaci mentali previa dichiarazione giudiziaria, a coloro che sono sottoposti a privazione della libertà e coloro ai quali l'autorità giudiziaria ha sospeso il diritto di voto. Hanno diritto di essere eletti tutti i cittadini cubani, uomini o donne, che godono dei diritti politici e che siano residenti nel Paese da almeno 5 anni precedenti le elezioni. Non possono essere eletti i cittadini incapacitati a esercitare il diritto di voto. I Deputati all'Assemblea Nazionale e i Delegati all'Assemblea Provinciale vengono eletti ogni cinque anni. I Delegati all'Assemblea Municipale vengono eletti ogni due anni e mezzo. Cuba è suddivisa in circoscrizioni elettorali. Il numero di Deputati o di Delegati da eleggere è in rapporto al numero degli abitanti del Municipio o della Provincia. Ogni candidato può presentarsi unicamente nella circoscrizione della propria residenza. Le operazioni di voto si svolgono in una sola giornata, ininterrottamente dalle ore 7 alle ore 18. Scaduto il termine, immediatamente si aprono le urne e, al cospetto di chiunque voglia presenziare, si procede al conteggio delle schede e dei voti ottenuti. Chi viene eletto deputato non ha privilegi personali, né economici. Per il tempo in cui rimarrà in carica percepirà lo stesso salario che guadagnerebbe se fosse al proprio posto di lavoro.

Risultati elettorali delle elezioni più recenti
Il giorno 11 gennaio 1998 si sono recati alle urne 7.931.229 cubani per eleggere 601 Deputati al Parlamento e 1.192 Delegati alle 14 Assemblee Provinciali. Nonostante non sia obbligatorio, ha votato il 98.35 % degli aventi diritto al voto. I voti validi sono stati 7.534.008 pari al 95 %, mentre le schede bianche o annullate sono state il 5 %. Le elezioni si sono svolte nella massima tranquillità sotto il controllo di osservatori esteri e di migliaia di giornalisti arrivati da ogni parte del mondo. Ogni giornalista ha potuto liberamente scegliere in quali Collegi Elettorali svolgere il proprio lavoro. Non sono state riscontrate irregolarità.
Il 20 ottobre 2002 è stata effettuata la prima tornata delle elezioni per delegati alle Assemblee Municipali del Poder Popular, con la partecipazione del 95.64 % degli elettori iscritti, mentre alla seconda tornata la partecipazione è stata del 91.51 %. Sono stati eletti 14.933 delegati (il 22.7 % donne).Il 19 gennaio 2003 sono state effettuate le elezioni generali per eleggere i deputati all’Assemblea Nazionale e i delegati alle Assemblee Provinciali. L’affluenza alle urne (8.115.215 votanti) è stata del 97.69 % degli iscritti (8.309.336). Il 91.35 % delle schede valide è stato per il "voto unito". Le schede bianche sono state il 3.00 % mentre quelle annullate sono state lo 0.86 %. Le donne elette al Parlamento rappresentano il 36.4 % dei 609 deputati.Questo fatto, unito ai risultati positivi sperimentati nelle assemblee di rendiconto degli eletti ai loro elettori, che sono tenute regolarmente dal 1976 in tutte le circoscrizioni e nelle Assemblee del Poder Popular, dimostra sia la partecipazione di massa con cui il popolo interviene e controlla il processo elettorale sia il suo ampio carattere democratico.
L’Assemblea Nazionale del Poder Popular ha riconfermato Ricardo Alarcon de Quesada come suo Presidente. Successivamente sono stati eletti i 31 componenti il Consiglio di Stato. Presidente del Consiglio di Stato è stato eletto Fidel Castro Ruz. La Costituzione di Cuba stabilisce che il Presidente del Consiglio di Stato è anche Capo dello Stato e del Governo.

16.8.06

Voto e democrazia


Questo non vuole essere un blog su Cuba ma in questo periodo gli avvenimenti cubani fanno molto parlare. Purtroppo se ne parla sopratutto male. I nostri mezzi di comunicazione stanno dimostrando una volta di più di essere faziosi ed esclusivamente al servizio dei cialtroni che li detengono. Sul sito di Gennaro Carotenuto si è aperta una lunghissima discussione in seguito al ricovero di Fidel Castro ed alla sua ipotizzata successione. Il mattatore del blog è l'Aldo Palumbo di cui ho gia parlato in un precedente post. Il Palumbo, persona molto contradditoria, scrive sul blog 24 ore al giorno con l'intento di demolire il blog di Gennaro Carotenuto e qualsiasi tentativo di evidenziare le conquiste della Rivoluzione cubana. Dietro il suo nome si nasconde sicuramente un abile professionista. Pensate che è arrivato al punto di definirsi un comunista che non può che ammettere che il capitalismo ha vinto perchè rivoluzionario!!!!
Tra i tanti commenti apparsi sul blog di Carotenuto, due mi hanno particolarmente colpito. Uno molto ironico, dove il commentatore si diverte a prendere per i fondelli gli anticastristi e si firma altrettanto ironicamente Giovane Contadino Cubano. L'altro, firmato %No%, sintetizza in poche righe quello che è anche il mio pensiero su Cuba, la dittatura, i partiti e la democrazia.
Questo è l'ultimo commento del Giovane Contadino Cubano:

Elezioni da me a Cuba no non le voglio io sto bene cosi e la magior parte la pensa come me,i falchi i condor sono li aspettano solo quello,e chi me la garantisce una elezione libera imparziale e onesta mela garantisci tu Palumbo?Le abbiamo viste le vostreelezioni libere,nei paesi dell'ecs URSS in Messico inIraq negli Stati Uniti e ancheda voi in Italia,libere da che cosa libere da fregarci con le nostre stesse mani?Mi ripeto no grazie le elezioni sono buone solo per una democrazia come la vostra l'abiamo visto.A me va bene una dittatura tipo Castro tipo Tito,noi non siamo cosi ambiziosi non vogliamodiventare tutti dei Berluscones,a noi ci basta lasicurezza di un lavoro,2 pasti al gioro, una umile casa,l'insegnamento gratuito,lasanita gratuita,le balere al sabato sera,una palma e il mare e sopratutto la pace,visto noi si accontentiamo di poco.Andate ragazzi amatevi e multiplicatevi,con moderazione.
Di giovane contadino cubano (inviato il 14/08/2006 @ 23:53:21)

Ecco invece quello di %No%

La democrazia non esiste in nessun luogo. Nè in Italia, meno negli Stati Uniti o in Iraq.Perchè dovrebbe esistere a Cuba?Il rituale surrogato che si manifesta nell'esercizio di votare, è un grande alibi che giustifica il potere reale dei potentati economici.Negli USA, diventa Presidente quello che nella sottoscrizione pre-elettorale raccoglie più fondi dalle grandi compagnie multinazionali.E' il sistema meno ipocrita; in Italia -invece- e in tanti altri posti- ristretti comitati di partito scelgono i rappresdentati , li spediscono in TV, e i votanti avallano o si astengono.Nella tradizione indigena latinoamericana, i candidati si scelgono alla base, tra le famiglie, e il processo decisionale è lento, complesso, ma si prendono solo risoluzioni all'unanimità.Vedi zapatisti in Chiapas ecc.E' lento, ma graniticamente inesorabile.A Cuba c'è qualcosa di simile. Chi ha detto che è migliore il sistema dei partiti?....ma che vuole il Palumbo? "Libere elezioni" in cui il governo USA investe 200 milioni di dollari in propaganda e corruzione, ed ottiene con le schede quel che NON ha potuto ottenere con le cattive maniere?No, per ora non sarà così!Quando a Cuba il sistema della comunicazione e del condizionamento psicologico di massa sarà più raffinato e complesso-cioè capace di battersi ad armi pari con la macchina totalitaria della propaganda commerciale- allora ci saranno votazioni.Votare sta alla democrazia, come un libro di ricette sta ad una pietanza vera!Palumbo, scordati che potrete ripetere la stessa mossa giocata in Nicaragua...
Di % no % (inviato il 14/08/2006 @ 15:16:25)

Ovviamente il Palumbo non ha risposto a nessuno dei due.

Ps. Cubavision ha trasmesso in diretta la serata che i cubani hanno dedicato all'ottantesimo compleanno di Fidel Castro. Oltre 30 000 persone hanno assistito alla Tribuna Antimperialista, allo spettacolo cui hanno partecipato gransissimi gruppi musicali ed artisti, personaggi invidiati da tutto il mondo. Giovani e meno giovani, bianchi, neri, mulatti, hanno danzato da fare invidia fino all'alba inneggiando al loro Comandante. E questo secondo molti, anche di sinistra, sarebbe il grande campo di concentramento del regime cubano. Per favore!!!!

Aggiorno il post con un altro intervento di %No% sul sito di Gennaro Carotenuto in seguito ad una richiesta della stesso Carotenuto ad ampliare il concetto espresso in precedenza.

E' ormai cosa ovvia che esistono multinazionali che sono economicamente piú poderose di qualche centinaio di Paesi che siedono nell'ONU.E' meno evidente, invece, la vulnerabilità della grande maggioranza dei Paesi sul terreno della comunicazione, propaganda, persuasione, marketing ecc. perchè, alla fine, l'essenza elettorale è questa, non le bubbole retoriche di circostanza...Questo si traduce in estrema vulnerabilità dei sistemi di elezione e selezione del potere politico. Che poterono opporre i sandinisti al patrimonio della Chamorro, del suo clan e della Casa Bianca? Nulla, solo l'abdicazione.Quel che sta avvenendo oggi in Messico è un altro granello del rosario in cui -più o meno- le elezioni sono corrette e valide solo se vince l'alleato ella Casa Bianca.Ricordate le "rivoluzioni colorate" nell'Est europeo? Quella "arancione" fu una volgare strumentalizzazione, in cui il mix comunicazione interna e internazionale, Partiti camuffati da ONG,finanziamenti del Congresso USA, si tranquillizzarono solo quando imposero il loro candidato, cioè quello "occidentale".Immaginate questo secenario ipotetico: muore Castro, il Partito accetta le elezioni, arriva una valanga di capitali stranieri per finanziare dissidenze e stridenze varie... OK, finalmente si vota e...trionfa il candidato cubano, non quello di Miami,cioè quello della continuità e del riformismo. Chi lo accetterebbe?? Nessuno.Bush e accoliti, con l'aiuto di Murdoch strillano urbi et orbi che si è trattato di una burla inaccettabile alla "democrazia"....e così continuerebbero all'infinito, fino a quando piazzerebbero il loro uomo. Perchè a Cuba,non meniamecelo, democrazia potrebbe essere solo restaurazione del latifondismo neocoloniale.Come può Cuba, con qualche giornale e canale TV, resistere l'onda d'urto delle elezioni-spettacolo, grande evento mediatico orchestrato da Murdoch-CNN e fondi neri della NED?Secondo: basta con il dogmatismo acritico delle elezioni-spettacolo. Chi ha detto che é l'unico modo per esprimere la democrazia? Soprattutto oggi, in cui -più dei programmi- contano la fonetica,la fotogenia,la recitazione e il numero di passaggi in TV?Ripeto, in America latina, presso le popolazioni indigene, le decisioni comunitarie non prevedono Partiti, e si basano sull'unamità. Non è democrazia?Ricordo un villaggio, dove gli abitanti allontanarono il sindaco, sciolsero il consiglio comunale, chiusero uffici del governo centrale.Perchè tutti loro erano d'accordo ad autorizzare una miniera che danneggiava la comunità.Poi fecero elezioni senza partiti, con rappresentanti di ogni quartiere.Votarono il 90% della gente! Non è democrazia?Ma va lá...
Di %NO% (inviato il 15/08/2006 @ 18:35:26)

13.8.06

Auguri Comandante


Oggi il Presidente cubano Fidel Alejandro Castro Ruz compie 80 anni. Grandissime autorità nel campo della politica, dell'arte e della cultura hanno mandato a Fidel Castro i loro auguri per il suo ottantesimo compleanno e per un pronto recupero dalla convalescenza conseguente all'operazione chirurgica alla quale è stato recentemente sottoposto. Difficilmente sulla nostra stampa si troverà traccia di questo. Sarà più facile leggere le critiche e le falsità dei giornalisti cialtroni venduti al miglior offerente.
L'amico Stefano mi ha mandato un articolo apparso sul sito di Peace Reporter e scritto per l'occasione da Frei Betto, il religioso brasiliano ex ministro del governo Lula e rappresentante della Teologia della Liberazione. Siccome condivido in toto quanto scritto da Frei Betto, pubblico su questo Blog il suo articolo che vuole essere anche il mio augurio al Comandante en Jefe.


Brasile - San Paolo - 13.8.2006
Un uomo di sinistra
Frei Betto, frate domenicano e teologo della liberazione, ci racconta Fidel e la sua Cuba

Dov’è la sinistra? Una parte della sinistra si sente umiliata perchè non è così etica come dice di essere; l’altra, perchè il socialismo è fallito, eccetto a Cuba. Nella Corea del Nord predomina un regime totalitario mentre in Cina, il capitalismo di Stato. Le prefiche (donne pagate per piangere e lodare un morto ndr.) del fallimento non si chiedono quali sono state le sue cause e neppure denunciano il fracasso del capitalismo per i 2/3 dell’umanità che, secondo l’Onu, vivono al di sotto del limite della povertà. Così aderiscono al neoliberalismo senza sensi di colpa. E lo adornano con l’eufemismo di “democrazia”, nonostante accentui la disuguaglianza mondiale e neghi valori e diritti umani coltivando l’idolatria del denaro e delle armi. Cosa vuol dire essere di sinistra? Tutti i concetti accademici – ideologici, partitici e dottrinari – sono parole vuote rispetto alla definizione che essere di sinistra vuol dire difendere i diritti dei poveri, anche se apparentemente non hanno ragione. Fa quindi rabbrividire vedere qualcuno che si definisce di sinistra allearsi alla destra. Fidel è un uomo di sinistra. Non ha fatto, tra il 1956 e il 1959, una rivoluzione per instaurare il socialismo. Voleva liberare Cuba dalla dittatura di Batista, riconquistare l’indipendenza del paese e liberare il popolo dalla miseria. Subito dopo la salita al potere in visita negli Stati Uniti veniva applaudito per le strade di New York. L’élite non era certo disposta a cedere parte delle sue ricchezze affinché tutto il popolo avesse di che sfamarsi. Sostenuta dalla Casa Bianca, cominciò a spargere il terrore, cercando di contrapporsi alle riforme agrarie e urbane e alla campagna nazionale di alfabetizzazione. Kennedy, applaudito come baluardo della democrazia, inviò 10 mila mercenari per invadere Cuba nello sbarco della “Baia dei Porci”, nel 1961. Furono sconfitti. E la Rivoluzione, per difendersi non ebbe alternativa se non allearsi all’Unione Soviética.
Cuba è l’unico paese dell’America Latina che è riuscito a universalizzare la giustizia sociale. L’intera popolazione composta da 11 milioni di abitanti, gode del diritto all’assistenza medica e all’educazione il che ha meritato gli elogi del Papa Giovanni Paolo II durante la sua visita nell’isola nel 1998. Forse è il paradiso? Per chi vive nella miseria dei nostri paesi – e sono tanti – la vita a Cuba è invidiabile. Per chi appartiene alla classe media, Cuba è il purgatorio; per chi è ricco è l’inferno. Riescono a vivere nell’Isola solo coloro che hanno una coscienza solidale e sanno pensare a se stessi in un’ottica di diritti collettivi. O conoscete qualche cubano che ha girato le spalle alla Rivoluzione per difendere i poveri in un altro angolo del mondo? Sulla strada che porta dall’aeroporto dell’Avana fino al centro della città c´è un cartello con il ritratto di un bambino che sorride e la frase: “Questa notte 200 milioni di bambini dormiranno per le strade del mondo. Nessuno di loro è cubano.” Esiste un altro paese del Continente che può vantare un simile manifesto alla porta d’entrata? Riferire semplicemente la parola Cuba provoca brividi agli spiriti reazionari. Rivendicano la democrazia nell’Isola, come se quello che predomina nei nostri paesi – corruzione, nepotismo, malversazioni – fosse il modello di qualcosa. Perché non chiedono, prima di tutto, al governo degli Stati Uniti che la finiscano di profanare il diritto internazionale, che sospendano l’embargo e che chiudano il loro campo di concentramento a Guantanamo? Si protesta contro le fucilazioni della Rivoluzione, e mi associo. Sono infatti contrario alla pena di morte. Ma dove sono le proteste contro la pena di morte negli Stati Uniti e contro le fucilazioni sommarie praticate dalla polizia militare in Brasile? Cuba è attualmente il paese con il più elevato numero di medici e ballerini classici per abitante. Sta sviluppando un programma per curare gratuitamente, nei prossimi 10 anni, 6 milioni di latino-americani con problemi alla vista. Fidel è ricoverato in ospedale. Cosa accadrà quando morirà l’uomo che è sopravvissuto a una decina di presidenti degli Stati Uniti e a 47 anni di tentativi terroristici della Cia per eliminarlo? Il buon umore dei cubani ha la risposta a portata di mano: “Poiché siamo persone civilizzate, prima seppelliremo il Comandante.” Verrà il socialismo calato nella fossa insieme alla sua bara? Tutto indica che Cuba si prepara al periodo post-Fidel. Il che non significa, come sperano i cubani di Miami, che ciò accadrà presto. A novembre, all’Università di L’Avana, il leader rivoluzionario aveva detto che la Rivoluzione può essere vittima dei suoi stessi errori e aveva lanciato una questione: “Quando i veterani spariranno, cosa fare e come farlo?” Alla vigilia del suo compleanno, il 13 agosto, Fidel comincia a svelare il suo testamento politico. La maggior parte dei membri della Guida Politica del Partito Comunista ha tra i 40 e 50 anni e sempre più giovani sono chiamati ad occupare funzioni strategiche. Poiché il 70 percento della popolazione è nata nel periodo rivoluzionario, non ci sono indizi di un desiderio popolare per il ritorno del capitalismo. Cuba non vuole come futuro il presente di tanti paesi latino-americani, dove l’opulenza convive con il narcotraffico, la miseria, la disoccupazione e la rottamazione della sanità e dell’educazione. Un buon compleanno e un rapido recupero, Comandante.

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10.8.06

L'atomica democratica


In questi giorni si sono svolte le celebrazioni per il sessantunesimo anniversario delle atomiche americane sganciate su Hiroschima e Nagasaky. Spesso queste commemorazioni rappresantano solo un breve intervallo di ipocrita retorica da parte dei rappresenti delle istituzioni. Dopo i bei discorsi tutti ritornano alle loro più o meno benemerite attività istituzionali. Ma questa commemorazione del tragico evento avvenuto sul territorio nipponico, è andato ben oltre quello che si può aspettare un critico del nostro mondo quale io sono. Il sindaco di Nagasaky ha chiuso il suo intervento commemorativo sostenendo che ciò che lo sta maggiormente preoccupando è il fatto che l'Iran potrebbe essere in grado di costruire la bomba atomica! A lui non preoccupa che l'atomica ce l'abbiano molti Paesi vicini al Giappone come Cina ed India. Nemmeno che Israele, Paese che sta dimostrando di avere nervi poco saldi e molto propenso alle aggressioni, possegga almeno 250 ordigni nucleari. E non lo preoccupa nemmeno che chi ha lanciato l'atomica sul Giappone e sulla sua città possegga un arsenale atomico inimmaginabile e che vada tranquillamente in giro per il mondo a seminare terrore, morte e distruzione. A lui preoccupa l'Iran! Perchè la sua città ed i suoi concittadini sono sì stadi distrutti dagli americani, ma gli Usa sono uno stato democratico!Come Israele.... Perciò i suoi concittadini sono morti per una causa giusta: permettere agli Usa di sperimentare l'esportazione della democrazia. Ora che gli Usa stanno sperimentanto armi al laser ed a micro-onde potrebbe offrire nuovamente l'intero Giappone ai loro esperimenti. Glie ne sarebbero tutti eternamente grati, la democrazia avanzerebbe più rapidamente ed i suoi successori potrebbero tenere commemorazioni ancora più commoventi. Pensate che onore ricordare con parole toccanti milioni di vittime eroiche sacrificate per l'avanzata della democrazia....

5.8.06

Adelante compagneros!


Nel precedente post ho pubblicato l’articolo di Gennaro Carotenuto che ha provocato sul suo blog una marea di commenti. Inizialmente molto interessanti poi purtroppo scaduti a stupidi battibecchi tra fazioni pro e contro Cuba. Tra coloro che tengono alto il livello del dibattito c’è un signore dalla scrittura facile, colto e raffinato che si firma Aldo Palumbo, probabilmente il suo vero nome. Così come gli riconosco ottime capacità di scrittura che gli invidio, non altrettanto condivido i contenuti che esprimono il punto di vista di quel riformismo che io considero uno dei più grandi errori della nostra sinistra. Nel suo ultimo commento Aldo Palumbo conclude così: “A leggere certi interventi - quello di Gennaro Carotenuto compreso - sembra che se a Cuba fossero stati concessi maggiori margini alla libertà di parola, i bambini sarebbero morti di fame. Ridicolo.”
Non ho potuto fare a meno di rispondergli. Di seguito il testo del mio commento.

Non è poi tanto ridicolo Aldo Palumbo. Negli altri paesi dell'area, dove esiste la "libertà di parola", purtroppo i bambini muoiono davvero di fame, non studiano e spesso non hanno neppure una casa. Però cosa importa, non sono figli nostri e vivono in un paese democratico..... Ma la democrazia tanto invocata mi pare che piuttosto che portare giustizia e uguaglianza porti ben altro. Però, mentre lor signori si auto assolvono con leggi vergognose, noi abbiamo la libertà di dire che siamo mal governati. Sai che soddisfazione!!! A me sembra che qualche cosa non quadri nella nostra democrazia, dietro pronunciamenti di grandi principi vengono commesse le più grandi ingiustizie ed atrocità. Ma se abbiamo qualche miliardo di Euro possiamo sempre comprarci un giornale od una televisione e dire la nostra. Se poi di miliardi di Euro ne hai tanti puoi comprati parecchi giornali e almento tre televisioni. E magari mettere su un partito e diventare Presidenti del Consiglio.... Peccato che queste cose le possono fare solo coloro che sono la causa dei nostri mali....
Qualcosa proprio non và caro Palumbo. Per questo qualcuno ha cercato vie diverse. E Cuba, lo riconoscono sempre più persone e sopratutto Capi di Stato, sembra l'unica che abbia trovato la via giusta per risolvere le drammatiche condizioni in cui sono costretti a vivere milioni, anzi miliardi, di persone! Poi finiamola con i troppi luoghi comuni sulla mancanza di democrazia a Cuba. Leggo troppe cose date per scontate che non corrispondono assolutamente alla verità. Questo non vuol dire che non ci siano delle limitazioni alle libertà individuali e che la democrazia cubana, tale è anche se diversa da quella occidentale, non abbia bisogno di essere migliorata. Ma sarebbe un guaio se gli venisse imposta la nostra, quella da troppi considerata, a torto, l'unica democrazia possibile. Butterebbero il bambino con l'acqua sporca, come successo nell'ex Unione Sovietica. Per questo sono fermamente convinto che l'esperienza cubana vada assolutamente salvaguardata. Anche migliorata questo si, ma che lo facciano loro che sono gli unici in grado di scegliere la strada giusta. Ne hanno la cultura e le personalità per farlo senza necessità di "aiuti" esterni. Magari li aiutassimo a proseguire verso il conseguimento di quei risultati che da sempre la Revoluciòn cerca di perseguire! A nessuno è mai passato per la mente che anziché percorrere strade da tutti raccomandate e che hanno portato al disastro le economie di tante nazioni, si debba fare esattamente il contrario? Cioè ANZICHE ANDARE A DESTRA, tipo il riformismo tanto desiderato in Europa, CONTINUARE CON PIU' SLANCIO A SINISTRA? Cioè ELIMINARE LE RESTRIZIONI AUMENTANDO LE TUTELE A TUTTI I CITTADINI ? Certo che non diventerebbe il paradiso fiscale che vorrebbero i ladroni di tutto il mondo....
Adelante compagneros y amigos cubanos, la Revoluciòn no tiene que pararse!

4.8.06

Hasta pronto Comandante


Sulla situazione a Cuba dopo l'intervento chirurgico a Fidel Castro, stavo preparando le mie considerazioni. Poi Gennaro carotenuto ha scritto per il suo blog un articolo talmente interessante che ho deciso di pubblicarlo.
Intanto ieri il capo dei fascio-nazisti dell’associazione cubano-americana di Miami ha parlato ai cubani (in inglese!!! per lui lo spagnolo è un dialetto….) e ha detto che loro sono già pronti, hanno preso contatti con dei militari e dei civili per prendere il potere a Cuba fino a quando verranno indette “libere” elezioni. In poche parole ha annunciato la preparazione di un colpo di stato. In qualsiasi paese democratico verrebbe arrestato, ma gli Usa non sono un paese democratico, loro sono “la più grande democrazia”…. E Busch ha detto che il suo governo è pronto a sostenere un governo di transizione!!!!! Io incomincio a prepararmi per la difesa dell’indipendenza di Cuba. E voi?

Fidel Castro; appunti per un coccodrillo che per ora non servirà
di Gennaro Carotenuto
Si poteva scommettere che oggi Pierluigi Battista, sulle pagine del Corriere della Sera, avrebbe usato le parole "satrapo" e "satrapia" con l'aggiunta dell'aggettivo "tropicale" per definire Fidel Castro e la Rivoluzione cubana. Che noia! Che superficialità di analisi (sic!) per il principale quotidiano italiano! Ci si domanda perfino che titoli abbia Pierluigi Battista per scrivere di America Latina se non riesce ad esprimere altro che una sequela di termini come "satrapo", "gulag tropicale", "dittatore sanguinario". Forse scriverli costituisce un titolo di merito in certi ambienti, ma tali termini non contribuiscano in nulla a spiegare 47 anni di Rivoluzione a Cuba. Stantie, schematiche, scontate, soprattutto colpevolmente autoreferenti, appaiono tutte le analisi sulla Rivoluzione cubana, soprattutto da quella sinistra che nel condannare sempre e comunque Cuba vede una comoda maniera di emendare il proprio peccato originale.
Fidel morirà. Probabilmente non questa volta -auguro lunga e felice vita al Comandante- ma morirà e a Miami potranno dar sfogo a tutta la volgarità della quale una ex-classe dirigente rapace, estremista e mafiosa è capace. E loro, Pierluigi Battista e sodali, saranno di nuovo lì a riciclare per l'ennesima volta gli articoli che avevano cominciato a scrivere alla caduta del muro di Berlino, nell'oramai remotissimo 1989. In tutti questi lunghi 17 anni non hanno mai provato a spiegare a se stessi prima che ai loro lettori perché Cuba non è caduta, perché Fidel non è né Ceaucescu né Honecker, perché Cuba è oggi meno isolata che mai, perché oggi può contare come mai nella storia sull'amicizia e il rispetto della regione, e perché forse la rivoluzione non cadrà neanche dopo la morte di Fidel.
Se la Rivoluzione cubana fosse stata quella che descrive la stampa europea, Cuba sarebbe davvero caduta nell'89. Ma Cuba è oggettivamente ben altro, anche se ai più conviene far finta di non vedere. Ed è ben altro perché Fidel Castro e la Rivoluzione incarnano la vera idiosincrasia di Cuba, quel nazionalismo di José Martí, cosciente e progressivo, che sa che l'isola o sarà indipendente o non sarà e che sotto gli artigli degli Stati Uniti non può esserci futuro. La Rivoluzione, nel bene e nel male, è cubana, non è calco o copia di un modello russo lontano. Se forse non tutti i cubani sono convinti del socialismo o comunque non sarebbero disposti a morirvi, sicuramente Cuba è fidelista. Fidelista in un sentimento patriottico dalle radici profonde che nessuna amministrazione statunitense può comprendere prima ancora che battere e che da 47 anni è incarnato da Fidel Castro. E per questo progetto fidelista, sicuramente, anche oggi, generazioni di cubani sono disposte a battersi. Con Fidel e dopo Fidel. E vedremo cosa riserverà il futuro e se la stampa italiana saprà spiegarlo.
Strano dittatore, Fidel Castro. E' dittatore da mezzo secolo dell'unico paese del continente americano che non ha conosciuto il dramma dei desaparecidos. Quasi un milione di cittadini americani sono stati fatti sparire nel frattempo da dittature e democrazie filostatunitensi in tutto il continente. E’ triste pensare che solo la dittatura di Fidel Castro abbia fatto da argine al crimine contro l’umanità della sparizione forzata di persone e del terrorismo di stato. Senza libertà di stampa, Cuba è pur sempre l'unico paese al mondo dove in questi 47 anni non è mai stato ammazzato un giornalista. E neanche un sindacalista, laddove in paesi come il Brasile o la Colombia ne cade uno al giorno sotto i colpi dei tagliagole pagati dalle imprese, spesso multinazionali del nord. A Cuba, secondo i dati di Amnistia Internazionale, ci sono 300 prigionieri politici. Sono 300 prigionieri politici di troppo, ma vivaddio, sono la metà dei detenuti nel "gulag tropicale" -quello sì- di Guantanamo. È possibile rappresentare la Rivoluzione cubana, con appena 300 prigionieri politici su 12 milioni di abitanti, e pure condannando l’esistenza di anche un solo prigioniero d’opinione, come un gulag a cielo aperto? È possibile rappresentare la repressione politica come il tratto distintivo di questa esperienza? Sempre pronti a giustificare le violazioni dei diritti umani e il terrorismo di stato degli Stati Uniti e dei loro alleati, i nostri media sono inflessibili solo verso Cuba e dimenticano scientemente 47 anni di aggressione e di terrorismo di stato statunitense che ha causato nell'isola 3500 morti. Gli argomenti che vengono usati per difendere Israele, con le proprie frontiere continuamente violate come quelle cubane, non sono validi per Cuba.
Strano dittatore, Fidel Castro. Da tempo le redini del potere reale sono passate ad una generazione di quarantenni nati e che hanno studiato nell'eccellente sistema scolastico e universitario cubano. Quando i quotidiani italiani ed europei si affannano a leggere tra le righe del momentaneo passaggio di consegne a Raúl, scordano, non sanno o fingono di non sapere, che già oggi a Cuba Fidel Castro ha un'infinita autorità morale, il rispetto pressocché unanime della popolazione -lo ammette oggi anche la BBC- ma ha da tempo ceduto ai giovani i gangli amministrativi dello stato.
Il fatto che la dittatura cubana e solo la dittatura cubana sia riuscita a risparmiare ai propri abitanti la peggiore tragedia che l'umanità possa concepire, la morte per fame, è allora la cartina tornasole del fallimento della democrazia liberale in America. E' triste e paradossale che un sistema rappresentativo faccia morire i bambini di fame mentre un sistema a partito unico sia dichiarato dalla OMS come l'unico libero dalla denutrizione infantile. Chi in questi anni ha votato democraticamente per Carlos Menem o Fernando Enrique Cardoso ha votato anche per la denutrizione infantile, risparmiata ai cubani, triste nemesi per chi si riempie la bocca di democrazia a patto che sia formale e mai sostanziale.
Gli europei si scandalizzano quando decine di milioni di latinoamericani -ogni giorno di più- trepidano per Fidel e guardano a Cuba come un modello, come un esempio di orgoglio, di dignità ma anche di soluzione pratica di problemi sociali che le democrazie non hanno voluto o potuto risolvere. Le democrazie rappresentative dell'America Latina straziata dal neoliberismo imposto dagli Stati Uniti, hanno conosciuto i morti per fame, la riduzione indiscriminata dei diritti civili, della scolarità, della salute. Il socialismo a Cuba ha garantito gli ultimi e svantaggiato i primi. La democrazia in America ha massacrato gli ultimi e favorito spropositatamente i primi. Oggi l'America Latina è profondamente più diseguale di quanto non fosse 47 anni fa laddove Cuba è infinitamente più giusta di quanto non fosse quando era una colonia degli Stati Uniti. Se la democrazia liberale fa morire i bambini di fame, come potranno i latinoamericani non augurare lunga vita al Comandante Fidel Castro?

1.8.06

Fino a quando?


In merito agli eventi drammatici che stanno sconvolgendo il medioriente, ho tradotto questo interessantissimo articolo del famoso scrittore uruguaiano Eduardo Galeano che ci illumina sull'assurdità di questa nuova tragedia e si chiede fino a quando possiamo ancora sopportare queste atrocità. L'articolo è apparso sul quotidiano uruguaiano Brecha e su Pagina 12, autorevole quotidiano edito in Buenos Aires.

Un paese bombarda due paesi. L’impunità potrebbe risultare spaventosa se non fosse abitudine. Alcune timide proteste dicono che furono errori. Fino a quando gli orrori si continuerà a chiamarli errori?

Hasta quando?

Questa macelleria di civili ebbe inizio a causa del sequestro di un soldato. Fino a quando il sequestro di un soldato israeliano potrà giustificare il sequestro della sovranità palestinese? Fino a quando il sequestro di due soldati israeliani potrà giustificare il sequestro del Libano intero?
La caccia agli ebrei fu, durante i secoli, lo sport preferito dagli europei. Ad Auschwitz sfociò in un fiume antico di orrori che ha attraversato l’Europa. Fino a quando continueranno i palestinesi e gli altri arabi a pagare crimini che non hanno commesso?
Hezbollà non esisteva quando Israele rase al suolo il Libano nelle sue precedenti invasioni. Fino a quando crederemo alla storia dell’aggressore aggredito, che pratica il terrorismo perché ha diritto a difendersi dal terrorismo?
Irak, Afganistán, Palestina, Líbano… Fino a quando si potrà proseguire sterminando paesi impunemente ? Le torture di Abu Gjraib, che hanno risvegliato un certo malessere universale, non hanno niente di nuovo per noi, i latinoamericani. I nostri militari appresero queste tecniche di interrogatorio nella Scuola delle Americhe, che ora ha perso il nome ma non il vizio. Fino a quando continueremo ad accettare che la tortura sia legittima, come ha fatto la Corte Suprema di Israele, in nome della legittima difesa della patria?
Israele ha ignorato 46 raccomandazioni dell’Assemblea Generale e di altri organismi delle Nazioni Unite. Fino a quando il governo israeliano continuerà ad esercitare il privilegio di essere sordo?
Le Nazioni Unite raccomandano però non decidono. Quando decidono, la Casa Bianca impedisce che decidano, perché ha diritto di veto. La Casa Bianca ha posto il veto, nel Consiglio di Sicurezza, a 40 risoluzioni che condannavano Israele. Fino a quando le Nazioni Unite continueranno a fare come se fossero un altro nome degli Stati Uniti?
Da quando i palestinesi vennero sloggiati dalle loro case e spogliati delle loro terre, molto sangue è corso. Fino a quando continuerà a scorrere il sangue perché la forza giustifica quello che il diritto nega?
La storia si ripete, giorno dopo giorno, anno dopo anno, e muore un israeliano per ogni dieci palestinesi. Fino a quando continuerà a valere dieci volte di più la vita di ogni israeliano?
In proporzione alla popolazione, i 50 mila civili, in maggioranza donne e bambini, morti in Iraq, equivalgono a 800 mila statunitensi. Fino a quando continueremo ad accettare, come se fosse abitudine, l’uccisione di iracheni, in una guerra cieca che ha dimenticato i suoi pretesti? Fino a quando continuerà ad essere normale che i vivi ed i morti siano di prima, seconda, terza o quarta categoria?
L’Iran sta sviluppando l’energia nucleare. Fino a quando continueremo a credere che questo basta per provare che un paese è un pericolo per l’umanità? Alla cosiddetta “comunità internazionale” non interessa per niente che Israele abbia 250 bombe atomiche, quantunque sia un paese che vive al limite di un attacco di nervi. Chi manovra il pericolosimetro universale? Sarà stato l’Iran che ha buttato le bombe atomiche su Hiroschima e Nagasaki?
Nell’era della globalizazione, il diritto di repressione può più del diritto di espressione. Per giustificare l’occupazione illegale delle terre palestinesi, la guerra si chiama pace. Gli israeliani sono patrioti e i palestinesi sono terroristi, e i terroristi seminano l’allarme universale.
Fino a quando i mezzi di informazione continueranno ad essere mezzi che diffondono paura?
La mattanza di oggi, che non è la prima e non sarà, temo, l’ultima, passa in silenzio? Il mondo è muto? Fino a quando continueranno a suonare in silenzio le campane dell’indignazione?. Questi bombardamenti ammazzano bambini: più di un terzo delle vittime, poco meno della metà. Coloro che osano denunciarlo sono accusati di antisemitismo. Fino a quando continueranno ad essere accusati di antisemitismo i critici del terrorismo di Stato? Fino a quando accetteremo questa distorsione dei fatti? Sono antisemiti gli ebrei pieni di orrore per ciò che si fa in loro nome? Sono antisemiti gli arabi, tanto semiti quanto gli ebrei? Per caso non ci sono voci arabe che difendono la patria palestinese e ripudiano il manicomio fondamentalista?
I terroristi si dividono tra: terroristi di Stato e rispettabili uomini di governo, e i terroristi privati, che sono cani sciolti o pazzi organizzati dai tempi della Guerra Fredda contro il totalitarismo comunista. E tutti operano in nome di Dio, si chiami Dio o Allah. Fino a quando continueremo ad ignorare che tutti i terrorismi disprezzano la vita umana e che tutti si alimentano mutualmente? Non è evidente che in questa guerra tra Israele ed Hezbollah sono i civili, libanesi, palestinesi e israeliani, che muoiono? Non è evidente che la guerra in Afganistan ed in Iraq e le invasioni di Gaza e del Libano sono incubatrici d’odio, che costruiscono fanatici in serie?
Siamo l’unica specie animale specializzata nello sterminio reciproco. Stanziamo 2 500 milioni di dollari al giorno per spese militari. La miseria e la guerra sono figlie dello stesso padre: come alcuni Dei crudeli, come i vivi e i morti. Fino a quando continueremo ad accettare che questo mondo innamorato della morte sia il nostro unico mondo possibile?
Eduardo Galeano
(Per Brecha e Pagina 21)