Fidel Castro: Concetto di Rivoluzione

Revolución
Es sentido del momento histórico;
es cambiar todo lo que debe ser cambiado;
es igualdad y libertad plenas;
es ser tratado y tratar a los demás como seres humanos;
es emanciparnos por nosotros mismos y con nuestros propios esfuerzos;
es desafiar poderosas fuerzas dominantes dentro y fuera del ámbito social y nacional;
es defender valores en los que se cree al precio de cualquier sacrificio;
es modestia, desinterés, altruismo, solidaridad y heroísmo;
es luchar con audacia, inteligencia y realismo;
es no mentir jamás ni violar principios éticos;
es convicción profunda de que no existe fuerza en el mundo capaz de aplastar la fuerza de la verdad y las ideas.
Revolución es unidad, es independencia, es luchar por nuestros sueños de justicia para Cuba y para el mundo, que es la base de nuestro patriotismo, nuestro socialismo y nuestro internacionalismo.

Fidel Castro Ruz (1ro de mayo del 2000)

24.2.09

Capitalismo, barbarie infinita



Ormai è chiaro a tutte le persone intellettualmente oneste che la farsa della democrazia capitalista non può più essere nascosta. Basterebbe parlare delle aggressioni imperialiste con le loro tremende devastazioni di intere popolazioni e dei loro territori, l’imposizione di regole internazionali che affamano tre quarti dell’umanità, le trame per sovvertire governi a loro non graditi, le carceri segrete dove vengono applicati i più crudeli metodi di tortura, lo sfruttamento sempre più violento dei lavoratori all’interno delle stesse nazioni “ricche”, considerare gli immigrati “sin papel” dei criminali invece di essere umani costretti a migrare in cerca di sopravvivenza, l’uso della giustizia ad esclusivo vantaggio dei ricchi che non pagano mai per i loro imbrogli, le risorse sottratte alla collettività per finanziare le imprese dei padroni con le loro periodiche crisi programmate per sottrarre capitali pubblici con la complicità dei governi al loro servizio, la qualità della vita sempre più degradata che caratterizza i paesi capitalisti dove la violenza si manifesta con sempre più frequenza all’interno delle famiglie ed addirittura nelle scuole dove si assiste sempre più spesso a vere e proprie stragi, e molto altro ancora. Tutto questo non può non far aprire gli occhi a coloro che non si sono ancora fatti condizionare totalmente dalla potente macchina propagandistica di cui questi criminali dispongono.
Una delle ultime trovate dei ricchi alla ricerca di sempre più redditizi investimenti è quella delle carceri private. L’idea non poteva che venire dalla nazione leader del capitalismo, quella che anche i dirigenti della nostra “sinistra” continuano a chiamare “grande democrazia” mentre se esistesse una giustizia vera tutti i Presidenti USA dovrebbero essere processati e condannati a milioni di anni di carcere per crimini contro l’umanità. La costruzione e la gestione delle carceri è diventato un investimento ad alto reddito, al punto che due giudici della Pennsylvania hanno ricevuto 2,6 milioni di dollari come ricompensa per aver giudicato colpevoli migliaia di giovani ed averli ingiustamente condannati al carcere facendo lievitare i guadagni milionari dei costruttori e dei proprietari delle carceri. Potrebbe sembrare un racconto uscito dalla fantasia di uno scrittore dotato di grande fantasia, ma purtroppo è la pura realtà. Chi non ci crede vada ad informarsi sul sito di Democracy now, lì ci troverà altre belle storie che riguardano quella “grande democrazia” tanto cara ai Veltroni di tutto il mondo.
E provi a sostituire una serata davanti alla TV che rincoglionisce con una visita al sito http://www.disinformazione.it/carceri.htm si renderà conto di realtà impensabili di cui si tace in maniera oscena e si cerca di distrarre le persone con grandi fratelli ed isole dei famosi. E basterebbe fare l’elenco di questi “famosi“ per rendersi conto dove ci ha portato la propaganda “democratica”.
Non pensate però che i due giudici corrotti ed i loro corruttori paghino minimamente per questi crimini, nessuno oserà torcere loro un capello. Perché loro sono parte del sistema, ed il sistema non può punire se stesso, punisce solo chi osa criticarli. Sempre, in qualsiasi momento ed in qualsiasi luogo il gioco è sempre lo stesso. E’ il capitalismo signori! Non rimane che sovvertirlo, loro non correggeranno mai questi crimini orrendi, non a caso investono risorse enorme per imbrogliarci con la loro informazione “libera e democratica”. Apriamoci alle esperienze dell’America Latina da dove sto scrivendo, loro hanno capito l’imbroglio e si stanno liberando dalla vergognosa e criminale democrazia capitalista.
In attesa che Bruno Vespa, o nel caso l’insetto fosse ancora alle prese con la beatificazione del Duce di Arcore, chissà, al posto suo Giovanni Floris o Michele Santoro, si occupino di casi come questi invece di mandare in onda ridicoli scontri tra destri e sinistri nostrani che si contendono poltrone governative, amministrative o di capipartito, cominciamo noi a far circolare informazione vera tra la gente, che sempre più persone si rendano conto del mostro che avvelena l’esistenza di uomini, donne e bambini. Nessuno si illuda che un Obama qualsiasi cambi minimante le cose, fa parte pure lui del sistema, per chi avesse dei dubbi analizzi i suoi primi atti da Presidente, tutti tesi a sostenere con immensi capitali pubblici le imprese dei ricchi che come mai in questi anni hanno fatto business, mentre le classi più deboli vengono vergognosamente abbandonate al loro destino. Barak Obama continua convinto le criminali orrende guerre dei suoi predecessori, tutte tese a sottomettere ogni angolo del pianeta al loro dominio. Non crediamo più alle loro favole ed alle menzogne tese a santificare criminali e criminalizzare le vittime. Ne va del nostro futuro e soprattutto di quello dei nostri figli e nipoti. Ed i tempi sono sempre più stretti, la furia distruttiva dei ricchi si fa sempre più odiosa.
Il socialismo è l’unica via percorribile per un futuro di pace, giustizia e fraternità tra i popoli.
Un mondo più giusto è possibile, soprattutto è necessario.

7.2.09

Zorro: So' creature


Qualcuno ha finalmente cominciato a chiedersi il perchè la sinistra italiana è fallita. Era ora. A chi cerca le cause di questo fallimento regalo questo illuminante articolo pubblicato sull'Unità da Marco Travaglio nella sua rubrica, Zorro. Molto istruttivo....

Zorro
l'Unità, 6 febbraio 2009


Quando qualche politico molto intelligente scelse gli Angelucci come editori dell’Unità, redazione e direzione si ribellarono. Anche il sottoscritto si permise di ricordare che la famiglia era «nota alle cronache sanitarie e giudiziarie per le sue cliniche convenzionate e per i processi per corruzione». Nonché per essere già editrice di Libero e del Riformista. Risultato: l’intera famiglia Angelucci chiese 2,9 milioni di danni all’Unità e al sottoscritto. Citazione firmata dai maggiorenni: Antonio (classe 1944), Andrea e Alessandro (1970); e pure dai minori: Matteo (1995), Luca (1996), Simone (2001), Andreas (2003), Silvana e Vittoria (2004). Sostenevano, i seniores e gli juniores dall’asilo nido, di essere stati sanguinosamente offesi dall’Unità che li aveva accomunati a Giampaolo, arrestato nel 2005 per presunte tangenti a Raffaele Fitto (ora ministro, appena rinviato a giudizio per un altro scandalo): «Stando a tali ingiustificate affermazioni, padre, fratelli o nipoti dovrebbero sopportare l’onta di un procedimento giudiziario». Ora purtroppo i giudici di Velletri han di nuovo arrestato Giampaolo (che prudentemente non s’era associato alla causa) e chiesto la cattura del vecchio Antonio, che però con agile balzo ha avuto l’accortezza di rifugiarsi alla Camera col Pdl e dunque è intoccabile. C’è da sperare che, come sempre fa, Montecitorio respinga la richiesta di arrestarlo: non sia mai che debba disertare l’udienza dell’8 aprile per un fastidioso impedimento ai polsi, lasciando soli a rappresentare la famiglia quei poveri ragazzini col biberon, sul passeggino.
(Nella foto Antonio Banderas nei panni di Zorro)

5.2.09

Crisi del capitalismo, chi paga?

 
 Foto tratta da: www.politicaonline.net

La domanda è seria: chi paga la crisi del capitalismo che sta impervarsando sull'intero pianeta? La risposta l'ho trovata sul sito www.resistenze.org del Centro di Cultura e Documentazione Popolare di Torino pubblicata lo scorso mesu su "L'Ernesto". Eccolo.

La crisi capitalista e le conseguenze per i lavoratori
di Michele Michelino

Dopo che il governo USA ha stanziato 700 miliardi di dollari per salvare dalla bancarotta le banche di Wall Street e l’economia americana, anche i governi europei hanno varato un piano anti-crisi di 200 miliardi di euro. 170 miliardi saranno però messi dai governi dei singoli paesi membri a seconda delle loro possibilità. I 27 paesi della UE potranno anche sforare lievemente i limiti di Maastricht per un anno senza subire la procedura di infrazione, che però sarà pesante per i singoli paesi nel caso non venga rispettato il vincolo deficit/pil del 3%.
Dai primi dati gli aiuti stanziati dal governo Italiano sarebbero così divisi: 16 miliardi per infrastrutture, cioè ai padroni-costruttori, 10 miliardi alle banche e alla finanza, 0,45 miliardi ai pensionati sotto i 500 euro. E’ stata inoltre istituita la “social card” per coloro che non ce la fanno ad arrivare a fine mese e muoiono di fame, un contributo aggiuntivo di 40 euro al mese, pari a 1 euro e 33 centesimi al giorno.
Più che nelle parole, in queste cifre è già evidente il carattere di classe del governo e quali interessi sostiene
Intanto - con il crollo delle borse - i fondi integrativi del TFR dei lavoratori, gestiti da padroni e sindacati sono andati a picco.
Fondo Enel: -27,6%
Fonchim (Chimici ) - 24,89%
Pegaso (servizi di pubblica utilità) -18,07%
Cometa (metalmeccanici) -16,43
Di fronte alla paura del crac del capitalismo i borghesi cercano di salvare il sistema capitalistico e finanziario cercando di introdurre nell’opinione pubblica alcuni concetti, come “economia reale” che si opporrebbe ad una “economia finanziaria virtuale”, invocando nuove regole in grado di controllare il mercato, come se il mercato capitalista non fosse un tutt’uno.Non è un fatto nuovo.
La crisi impone sempre cambiamenti e alcuni pensano che basti cambiare alcune regole o darsene di nuove per evitare in futuro altre crisi. Far finta di cambiare tutto per non cambiare nulla è una vecchia tattica. Nella società democratico-borghese, sotto il dominio del capitale, nessuna legge stabilisce che l’operaio è uno schiavo salariato però – dato che la proprietà dei mezzi di produzione è in mano a pochi che lo privano della possibilità di sviluppo economico - il lavoratore è uno schiavo salariato.
In momenti di difficoltà, quando il sistema capitalista traballa dalle fondamenta sotto i colpi delle crisi e delle lotte proletarie, i borghesi “illuminati” sarebbero disposti anche a contrattare un minore tasso di sfruttamento o l’eliminazione degli “abusi” del capitalismo, a patto però che non si intacchi il sistema del lavoro salariato basato sull’espropriazione e sullo sfruttamento dei lavoratori che continua a riprodurre sfruttati e sfruttatori.
I sostenitori del libero mercato e dell’”economia reale”, del “capitale produttivo” - che hanno sempre nascosto dietro una parvenza di libertà formale lo sfruttamento e il carattere dittatoriale della violenza e della brutalità capitalista - oggi sono i primi a richiedere ai loro governi misure “socialiste” a favore dei padroni.
Mentre i governi intervengono a favore delle banche e della finanza, cioè dei capitalisti, con i soldi pubblici tolti dalle tasche di tutti i cittadini, in particolare dei proletari e delle fasce più povere della popolazione che pagano le tasse alla fonte sul reddito di lavoro o pensione, negli USA in pochi mesi ci sono stati 100.000 licenziamenti nel settore finanziario, dell’auto, nell’edilizia. La Morgan Stanley, la seconda banca d’affari americana prima della crisi, dopo il salvataggio da parte del governo americano in settembre ha annunciato che ridurrà di un ulteriore 10% il suo personale. La Citigroup ha preannunciato 53.000 licenziamenti dovute a prestiti non rimborsati e sono già avvenuti i primi massicci licenziamenti nel settore automobilistico.
In Europa si prevedono, per effetto della recessione, licenziamenti massicci; in Italia (dati CISL) per i prossimi due anni sono previsti circa 900.000 di posti di lavoro in meno.
Intanto il Parlamento Europeo ha approvato l’istituzione della “Carta Blu” per regolare l’immigrazione “qualificata”.
Gli immigrati titolari della carta potranno richiedere un salario superiore solo di 1,7 volte il salario lordo che ricevevano nel loro paese ( ad esempio 3800 euro per un francese, ma solo 325 per un bulgaro).
In questo modo si aumenta la concorrenza fra lavoratori (facendo lo stesso lavoro con salari diversi) e i salari continueranno a scendere a tutto vantaggio dei profitti.
Ma la crisi non colpisce tutte le classi sociali nello stesso modo. Mentre diminuiscono i consumi della maggioranza proletaria e più povera della popolazione, di chi non arriva a fine mese, crescono a dismisura i consumi di lusso che il 2% della popolazione può permettersi, mentre un altro 12% di borghesi - pur non ostentando gli status symbols della ricchezza sfrenata- vede aumentare il suo capitale e i suoi consumi.
Dopo anni di contenimenti salariali e aumento dei profitti la Confindustria ed il governo ripropongono la solita ricetta: gli operai devono continuare a farsi sfruttare pacificamente o tutto il sistema capitalista rischia di saltare.
Il capitalismo, l’imperialismo dietro la facciata “civile e democratica” dei periodi pacifici dell’abbondanza, nascondono il più spietato sfruttamento. Licenziamenti, morti sul lavoro e di lavoro, precarietà, fame e guerra stanno nuovamente portando il mondo verso la catastrofe, e la crisi dimostra che nessuna mediazione è possibile fra sfruttati e sfruttatori.
I partiti rappresentanti delle varie frazioni della classe borghese (sia di centrodestra che di centro sinistra) e i sindacati confederali, facendosi sostenitori della logica del profitto e della concorrenza capitalista, dividono i lavoratori mettendoli gli uni contro gli altri, disposti ad accettarne tutte le conseguenze, compresi i licenziamenti di massa che a parole dicono di voler combattere.
Solo l’azione organizzata e cosciente della classe operaia e proletaria può mettere un argine a questa deriva. Solo distruggendo quel cancro dell’umanità che si chiama capitalismo, eliminando lo sfruttamento capitalistico dell’uomo sull’uomo, è possibile eliminare la fame, la sete, le guerre e avanzare verso l’emancipazione dei lavoratori e di tutta l’umanità.

1.2.09

Eduardo Galeano: Piombo impunito

Quì a Cuba è molto sentita la questione palestinese e la crudeltà degli attacchi alla striscia di Gaza. Avevo intenzione di pubblicare un'articolo tratto dalla stampa locale ma visto che questo non è un sito dedicato a Cuba ho deciso di passare in rassegan i siti web dei giornali italiani, sul sido del Manifesto ho trovato questo articolo del grandissimo giornalista e scrittore uruguaiano Eduardo Galeano, come sempre la sua straordinaria lucidità sa cogliere l'essenza degli eventi e la lettura dei suoi scritti riesce sempre a farci cogliere con assoluta chiarezza tutto quanto si cela dietro gli eventi che la stampa inginocchiata agli interessi di pochi nasconde con l'abilità di sempre. Per chi se lo fosse perso lo riporto quì sotto nella sua integrità.

Buona lettura.

PIOMBO IMPUNITO di Eduardo Galeano
Per giustificarsi, il terrorismo di stato fabbrica terroristi: semina odio e raccoglie pretesti. Tutto indica che questa macelleria di Gaza, che secondo gli autori vuole sconfiggere i terroristi, riuscirà a moltiplicarli.
Dal 1948 i palestinesi vivono una condanna all'umiliazione perpetua. Senza permesso non possono nemmeno respirare.
Hanno perso la loro patria, la loro terra, l'acqua, la libertà, tutto. Non hanno nemmeno il diritto di eleggere i propri governanti. Quando votano chi non devono, vengono castigati. Gaza viene castigata. Si è trasformata in una trappola per topi senza uscita da quando Hamas vinse limpidamente le elezioni nell'anno 2006. Qualcosa di simile era accaduto nel 1932, quando il Partito Comunista aveva trionfato nelle elezioni in Salvador. Inzuppati nel sangue, i salvadoregni espiarono la loro cattiva condotta e da allora vivono sottomessi a dittature militari. La democrazia è un lusso che non tutti meritano.
Sono figli dell'impotenza i razzi caserecci che i militanti di Hamas, rinchiusi a Gaza, sparano con mira pasticciona sopra le terre che erano state palestinesi e che l'occupazione israeliana ha usurpato. E la disperazione, al limite della pazzia suicida, è la madre delle spacconate che negano il diritto all'esistenza di Israele, urla senza alcuna efficacia, mentre una molto efficace guerra di sterminio sta negando, da anni, il diritto all'esistenza della Palestina.
Già non ne resta molta, di Palestina. Passo dopo passo Israele la sta cancellando dalla mappa. I coloni invadono, e dietro di loro i soldati modificano la frontiera. I proiettili sacralizzano il furto, in legittima difesa. Non c'è guerra aggressiva che non dica d'essere guerra difensiva. Hitler invase la Polonia per evitare che la Polonia invadesse la Germania. Bush invase l'Iraq per evitare che l'Iraq invadesse il mondo. In ognuna delle sue guerre difensive Israele ha inghiottito un altro pezzo di Palestina, e il pasto continua. Il divorare si giustifica con i titoli di proprietà che la Bibbia ha assegnato, per i duemila anni di persecuzioni che il popolo ebreo ha sofferto, e per il panico causato dai palestinesi che hanno davanti.
Israele è il paese che non adempie mai alle raccomandazioni e nemmeno alle risoluzioni delle Nazioni unite, che non si adegua mai alle sentenze dei tribunali internazionali, che si fa beffe delle leggi internazionali, ed è anche il solo paese che ha legalizzato la tortura dei prigionieri.
Chi gli ha regalato il diritto di negare tutti i diritti? Da dove viene l'impunità con cui Israele sta eseguendo la mattanza di Gaza? Il governo spagnolo non avrebbe potuto bombardare impunemente il Paese Basco per sconfiggere l'Eta, né il governo britannico avrebbe potuto radere al suolo l'Irlanda per liquidare l'Ira. Forse la tragedia dell'Olocausto comprende una polizza di impunità eterna? O quella luce verde proviene dalla potenza più potente, che ha in Israele il più incondizionato dei suoi vassalli? L'esercito israeliano, il più moderno e sofisticato del mondo, sa chi uccide. Non uccide per errore. Uccide per orrore. Le vittime civili si chiamano danni collaterali, secondo il dizionario di altre guerre imperiali. A Gaza, su ogni dieci danni collaterali tre sono bambini. E sono migliaia i mutilati, vittime della tecnologia dello squartamento umano che l'industria militare sta saggiando con successo in questa operazione di pulizia etnica.
E come sempre, è sempre lo stesso: a Gaza, cento a uno. Per ogni cento palestinesi morti, un israeliano.
Gente pericolosa, avverte l'altro bombardamento, quello a carico dei mezzi di manipolazione di massa, che ci invitano a credere che una vita israeliana vale quanto cento vite palestinesi. Questi media ci invitano a credere che sono umanitarie anche le duecento bombe atomiche di Israele, e che una potenza nucleare chiamata Iran è stata quella che ha annichilito Hiroshima e Nagasaki.
È la cosiddetta comunità internazionale, ma esiste? È qualcosa di più di un club di mercanti, banchieri e guerrieri? È qualcosa di più di un nome d'arte che gli Stati uniti si mettono quando fanno teatro?
Davanti alla tragedia di Gaza l'ipocrisia mondiale brilla una volta di più. Come sempre l'indifferenza, i discorsi inutili, le dichiarazioni vuote, le declamazioni altisonanti, i comportamenti ambigui rendono omaggio alla sacra impunità.
Davanti alla tragedia di Gaza i paesi arabi si lavano le mani. Come sempre. E come sempre i paesi europei se le fregano.
La vecchia Europa, tanto capace di bellezza e di perversione, sparge una lacrima o due mentre segretamente celebra questo colpo maestro. Perché la caccia agli ebrei è sempre stata un'abitudine europea, ma da mezzo secolo questo debito storico viene fatto pagare ai palestinesi, che pure sono semiti e non sono mai stati, e non sono, antisemiti. Essi stanno pagando, in sangue contante e sonante, un conto altrui.
(Questo articolo è dedicato ai miei amici ebrei assassinati dalle dittature latinoamericane sostenute da Israele)