Fidel Castro: Concetto di Rivoluzione

Revolución
Es sentido del momento histórico;
es cambiar todo lo que debe ser cambiado;
es igualdad y libertad plenas;
es ser tratado y tratar a los demás como seres humanos;
es emanciparnos por nosotros mismos y con nuestros propios esfuerzos;
es desafiar poderosas fuerzas dominantes dentro y fuera del ámbito social y nacional;
es defender valores en los que se cree al precio de cualquier sacrificio;
es modestia, desinterés, altruismo, solidaridad y heroísmo;
es luchar con audacia, inteligencia y realismo;
es no mentir jamás ni violar principios éticos;
es convicción profunda de que no existe fuerza en el mundo capaz de aplastar la fuerza de la verdad y las ideas.
Revolución es unidad, es independencia, es luchar por nuestros sueños de justicia para Cuba y para el mundo, que es la base de nuestro patriotismo, nuestro socialismo y nuestro internacionalismo.

Fidel Castro Ruz (1ro de mayo del 2000)

28.10.08

A proposto di carceri e prigionieri politici


Sulla nostra libera stampa non si risparmiano pagine per descrivere gli orrori delle carceri dei "paesi canaglia" che limitano le libertà ai portatori sani di democrazia. Tanto che i paesi "democratici" non possono rimanere con le mani in mano di fronte a tali violazioni dei diritti umani e perciò si sacrificano intervenendo con costose guerre di pace per portare la democrazia dove non c'è. Su questa ipocrisia e sui suoi fallimenti non mi sembra il caso di insistere, di questi tempi sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. E non mi sembra il caso di tirare in scena le carceri segrete dei nostri eroici paesi votati a regalare la democrazia a chi non ce l'ha, ai famosi paesi canaglia, appunto. Mi preme invece raccontare di normali carceri dove vengono detenuti cittadini rei di lottare per la democrazia nei paesi democratici oppure in quelli peggiori dei paesi canaglia ma che tali non vengono considerati per il semplice fatto che l'essere o meno paese canaglia non dipende affato dal grado di democrazia, bensì dal fatto di ubbedire o meno agli interesi dell'imperialismo USA e dei suoi amici, tra i quali la nostra democraticissima Italia che riempie le prigioni di morti di fame e disperati mentre si adopera per l'impunità dei grandi delinquenti che commettono ogni tipo di reato contro le persone, le istituzioni e l'ambiente.

La storia che vi voglio raccontare è quella di un giornalista turco, recluso nel carcere di Nuoro. Si chiama Avni Er ed è una persona impegnata contro il mancato rispetto dei diritti umani nella "democratica" Turchia che si appresta ad entrare nell'altretanto democratica "Unione Europea". Ingresso fortemente caldeggato dagli Stati Uniti per consolidare il loro controllo sul Medio Oriente ed appianare alcune divergenze con la Turchia stessa.

Tra il totale disenteresse dei nostri media, Avni Er, dopo un processo che nei due gradi svoltisi fino ad ora ha ignorato le più elementari garanzie, è stato condannato in Italia a ben sette anni di galera per appartenenza ad associazione con finalità di terrorismo (art. 270 bis comma 1 c.p.). Inutile dire che i Magistrati che hanno emesso la condanna hanno ritenuto superflua ogni indagine e valutazione, sia pur sommaria, sulla democraticità o meno della Turchia e del suo regime oligarchico - militare.

Le ragioni di Avni Er le faccio raccontare a lui stesso pubblicando questa sua lettera dal carcere.

Lettera di Avni Er dal carcere di Nuoro. 23/10/2008

L’altro giorno ho ricevuto la rivista “Yürüyüs”. Questa rivista è settimanale ed è legale. Si può trovarla e comprarla in ogni edicola in Turchia. È una rivista che difende l’indipendenza, l’uguaglianza e la democrazia. Questa rivista come altre riviste è oppositrice del governo, e purtroppo è sempre stata nel mirino dello stato turco. Tante volte gli uffici di questa “Yürüyüs” sono stati attaccati dai poliziotti e dai fascisti. I lettori della rivista sono stati rapiti, arrestati e condannati a tanti anni di carcere. Ultimamente la rivista “Yürüyüs” ha subito pesanti condanne. La libertà di stampa è stata varie volte violata, i lettori della rivista “Yürüyüs” sono stati arrestati e condannati. Forse vi ricordate, l’anno scorso un ragazzo, Ferhat Gerçek, di 17 anni, mentre vendeva la rivista, viene sparato dalla polizia sulla strada. E quel ragazzo Ferhat Gerçek è rimasto gravemente ferito, e oggi sta sulla sedia a rotelle, paralizzato. I suoi amici e compagni hanno chiesto, e chiedono anche oggi giustizia, che la polizia che ha sparato a Ferhat venga processato e condannato. Tutte le volte le loro richieste sono state brutalmente fermate. L’unica parola: la giustizia. Vendere una rivista legale non deve essere un motivo per sparare ad un ragazzo di 17 anni. Da dove prende la polizia questo diritto di sparare? I suoi amici e compagni hanno continuato a vendere questa rivista. Però lo stato turco, il governo di Tayyip Erdogan si è sentito scomodo perché la rivista “Yürüyüs” è la voce di libertà. È la voce dei poveri, la voce dei popoli oppressi, la voce degli operai che muoiono ogni giorno perché i padroni cercano più guadagno. La rivista “Yürüyüs” è la voce del popolo kurdo, lazi, armeno, la voce di tutti quei popoli che vivono in Turchia. Ecco l’oligarchia turca si è sentita scomoda. Doveva fermare quella rivista. Il 28 settembre quattro ragazzi che vendevano la rivista “Yürüyüs” sono stati fermati dalla polizia. Tutti e quattro i ragazzi sono stati portati alla stazione di polizia di Istinye (Istanbul), poi dopo alla stazione di polizia di Sariyer (sempre in Istanbul). In questa stazione di polizia i 4 ragazzi hanno subito torture pesanti. Le celle dove li hanno messi erano sempre bagnate e i ragazzi dal 28 settembre all’8 ottobre tutti i giorni torturati e picchiati con bastoni e vari oggetti. I 4 ragazzi: ENGIN CEBER, CIHAN GUN, AYSU BAYKAL E OZGUR KARAKAYA, hanno subito torture molto pesanti. Uno di loro ENGIN CEBER, dopo le torture si è sentito male. L’8 ottobre è morto sotto tortura….gli altri ragazzi sono in gravi condizioni di salute…ENGIN CEBER era un ragazzo di 29 anni. Il suo”crimine” era vendere una rivista che difende la democrazia, la giustizia, l’uguaglianza e l’indipendenza. I suoi “crimini” erano così “gravi”, il governo di Tayyip Erdogan doveva torturarlo e poi ucciderlo. La tortura è un crimine contro l’umanità. Oggi è morto il ragazzo ENGIN CEBER sotto la tortura. A chi tocca domani? I torturatori, i poliziotti, gli assassini di ENGIN CEBER devono essere arrestati. Dobbiamo fermare le torture e i torturatori dello stato turco! I ragazzi come ENGIN CEBER non devono morire sotto la tortura. Chiediamo giustizia per Ferhat Gerçek e Engin Ceber! A pugno chiuso!

Avni Er

3.10.08

La rete ci libererà dall'informazione drogata?

Ho sempre sostenuto che l'informazione sia una delle principali cause della pericolosa involuzione culturale, politica ed economica del nostro paese e dell'occidente "democratico". La deformazione della realtà con la creazione di idoli, o meglio idioti, e nemici cattivi da dare in pasto al pubblico per permettere a lor signori di fare tutto quello che vogliono e che in pochi anni ha portatato i ricchi ladroni ad impossessarsi anche delle istituzioni, credo che sia sotto gli occhi di tutti coloro che hanno conservato un minimo di coscenza critica e non possa essere smentita. A sostegno di tale tesi arriva ad hoc un sondaggio in rete pubblicato sul sito Virgilio Notizie, quindi non sospettabile di tendenze "comuniste" che potete trovare al seguente indirizzo: http://notizie.alice.it/community/dilatua/risultato.html?897

Sorriso idiota
Il sondaggio viene proposto dopo la pubblicazione dell'articolo che riporto quì sotto.

Giornalisti, per la maggioranza degli italiani dicono bugie


Faccia di bronzo

Storicamente quella dei giornalisti è una delle categorie professionali più vituperate, odiate e bistrattate. Sensazionalisti, iene dattilografe, sciacalli, embedded, ruffiani con il potere, millantatori, insomma poco credibili. Aggettivi ed epiteti denigratori rientrano nella norma. Proprio la scarsa attendibilità è la caratteristica presa di mira da un'indagine campionaria commissionata all'Istituto Astra Ricerche sui giornalisti in Lombardia. I principali appunti che vengono mossi agli operatori della carta stampata e della tv riguardano la mancanza di veridicità nelle notizie riportate e l'inadeguatezza rispetto al ruolo. Quasi due terzi tra i 2000 intervistati li considerano addirittura bugiardi. Alla classe professionale vengono mossi rilievi anche circa l'approssimazione, l'esagerazione, la mancanza di autonomia e indipendenza (52%), la partigianeria con cui vengono riportate le notizie. In coda alla classifica le definizioni forse più oltraggiose, vale a dire, il narcisismo (30%) e l'autoreferenzialità e la scarsa comprensibilità.Una precedente rilevazione del 1997 ha dato una fotografia decisamente migliore del quadro d'insieme del giornalismo italiano, la cui immagine risulta pessima per il 32% dell'universo statistico preso in considerazione e cattiva per il 23%. Quello che in definitiva emerge è la ricerca di un modello giornalistico più pungente, avulso da filtri, che soppianti, come una legge di Gresham rovesciata, le degenerazioni della comunicazione. Quanto più alta è la competenza tanto maggiore è il magnetismo esercitato sugli inserzionisti pubblicitari. C'è anche un barlume di ottimismo. Secondo l'83% degli intervistati esistono significative eccezioni e modelli a cui riferirsi. Una nostalgia per i reporter, i freelance (i battitori liberi): in una parola di un sistema dell'informazione non pilotata. È una categoria comunque che in passato ha subito gli attacchi di Beppe Grillo che definisce l'ordine dei giornalisti una casta privilegiata, che va a braccetto con il potere, e munge copiosi finanziamenti pubblici.

Leccaculo


Il sondaggio pone la seguente domanda:

Quale giornalista ritieni piu' credibile?

Ad oggi, dopo circa 3500 voti il sorprendente risultato è il seguente:


Marco Travaglio 52.2 %

Emilio Fede 3.4 %

Clemente Mimun 1.6 %

Vittorio Feltri 10.1 %

Maurizio Belpietro 3.2 %

Ezio Mauro 4.8 %

Concita De Gregorio 2.3 %

Roberto Saviano 6.5 %

Bruno Vespa 4.4 %

Enrico Mentana 11.5 %



Leccatutti


La conferma che chi si informa in modo autonomo in rete anzichè tramite i canali di informazione tradizionale in mano a chi manipola l'informazione per dominare pensieri e coscenze, ha le idee molto più chiare sulla realtà che ci circonda.

Che la rete sia uno strumento che ci permetterà di liberarci dal condizionamento mediatico come sostengono molti, Beppe Grillo in testa? Io ho i miei dubbi! Qualcuno si illude che in un sistema dove i capitali dominano tutto ci sarà permesso di avere a disposizione un mezzo di comunicazione che potrà permettere di demolire i privilegi dei potenti? Credo proprio di no, lor signori si impossesseranno pure della rete, in gran parte lo sono già.

Per questo continuo a pensare che la strada per liberarci dai cialtroni che dominano il pianeta sia ben altra. Una volta qualcuno la chiamava Azione diretta, Espropri proletari, e quant'altro. Ora lasciamo pure stare gli slogan ed il proletariato, ma se non riprendiamo in mano la nostra capacità di lotta e di azione credo proprio che non cambierà un gran che, malgrado la grave crisi economica in atto nei sistemi capitalisti. I padroni del mondo troveranno le soluzioni adatte a perpretare il loro dominio, anzi lo incrementeranno a discapito di coloro che da secoli sopportano soprusi e sfruttamenti inaccettabili per arricchire questi cialtroni.

1.10.08

Avanza il Socialismo del XXI secolo!


Il percorso verso l'integrazione del continente Latinoamericano ha ricevuto un altro forte impulso con la netta vittoria del Sì nel referendum in Ecuador sulla nuova Costituzione voluta dal Presidente Rafael Correa. Il testo approvato a larghisima maggioranza malgrado i tentativi delle potenti oligarchie del capitale e della Chiesa Cattolica del paese andino di farlo fallire, impone il controllo dello stato sul settore energetico, sulla politica monetaria, importanti riforme economiche e sociali, riconoscimento delle unioni omossessuali e per la prima volta la natura diventa soggetto di diritto. Vietata anche la presenza militare straniera nel Paese e via la base militare Usa di Manta. Viene pure riconosciuto il diritto all’emigrazione, garantendo assistenza ai lavoratori ecuadoriani all’estero ed alle loro famiglie, così come agli immigrati in Ecuador.

"E' una vittoria storica, l'Ecuador ha deciso di essere una nazione nuova e le vecchie strutture sono state sconfitte" è stato il primo commento del Presidente dopo il trionfo della sua proposta. La nuova Costituzione, tra le più avanzate al mondo, porterà un "cambiamento profondo e rapido che andrà a beneficio dei lavoratori e che lo aiuterà a sradicare una classe politica che ha reso l’Ecuador uno dei Paesi più corrotti» ha aggiunto il Presidente.

Con questa vittoria Correa ha allineato il suo paese alle svolte bolivariane di Bolivia e Venezuela dando un forte impulso alla costruzione del "Socialismo del XXI secolo" ed al progetto di integrazione per la definitiva indipendenza del continente latino.

La svolta radicale in Ecuador non tarderà a svolgere un ruolo di traino per gli altri paesi latinoamericani sempre più determinati a lasciarsi alle spalle oltre cinque secoli di dominio imperialista e le politiche neoliberiste degli ultimi decenni che stavano portando il continente verso il tracollo economico. Con il capitalismo occidentale in piena crisi, chissà che anche il Vecchio Continente non ripensi le sue politiche e faccia tesoro proprio degli eventi in atto in America Latina per voltare pagina e ricercare nuove strade per uscire dalla situazione insostenibile in cui ci siamo cacciati? Forse siamo ancora in tempo ad evitare la catatrofe, ma servono il coraggio, la determinazione e l'onestà dimostrate da personaggi come Correa, Evo Morales ed Hugo Chàvez perchè si possa dare seguito a quei cambiamenti radicali che soli sono in grado di salvarci dal declino altrimenti irreversibile. Ma dove li troviamo in Europa personaggi simili? Certamente non tra gli attuali governanti e nemmeno nel resto del ceto politico, servono uomini nuovi. E coraggiosi, appunto.