Fidel Castro: Concetto di Rivoluzione

Revolución
Es sentido del momento histórico;
es cambiar todo lo que debe ser cambiado;
es igualdad y libertad plenas;
es ser tratado y tratar a los demás como seres humanos;
es emanciparnos por nosotros mismos y con nuestros propios esfuerzos;
es desafiar poderosas fuerzas dominantes dentro y fuera del ámbito social y nacional;
es defender valores en los que se cree al precio de cualquier sacrificio;
es modestia, desinterés, altruismo, solidaridad y heroísmo;
es luchar con audacia, inteligencia y realismo;
es no mentir jamás ni violar principios éticos;
es convicción profunda de que no existe fuerza en el mundo capaz de aplastar la fuerza de la verdad y las ideas.
Revolución es unidad, es independencia, es luchar por nuestros sueños de justicia para Cuba y para el mundo, que es la base de nuestro patriotismo, nuestro socialismo y nuestro internacionalismo.

Fidel Castro Ruz (1ro de mayo del 2000)

3.12.09

Le pene del monarca


Si discute molto in questi giorni della politica italiana ma aldilà delle liti nel PDL e del conflitto Fini Berlusconi, molto viene occultato sulla reale posta in gioco, sulla resa dei conti in atto e sopratutto sulle enormi difficoltà che affliggono il nostro premier ed il suo progetto di diventare il monarca assoluto e nonm solo del PDL.
Essendo un Fan del gruppo di Facebook:  Anch'io so che Marcello DELL'UTRI è stato condannato a 9 anni per MAFIA, mi permetto di pubblicare un interessante messaggio che Alessio Fratticcioli ha inviato ai membri del gruppo stesso e che contengono degli interessantissimi link a siti e video che illuminano sulla questione.


Oggetto: Berlusconi ha fatto affari con la Mafia?
Buongiorno cari amici, vi proponiamo alcune notizie che potrebbero interessarvi. In caso contrario, non esitate a cancellare questo messaggio cliccando con la massima forza! Una buona giornata a voi, cittadini italiani. « I ladri di beni privati passano la vita in carcere e in catene, quelli di beni pubblici nelle ricchezze e negli onori » (Catone, citato da Aulo Gellio in Noctes Atticae) VIDEO DA VEDERE E DIFFONDERE: Il resoconto dettagliato delle ultime dichiarazioni dei pentiti di mafia che chiamano in causa Silvio Berlusconi e Marcello Dell'Utri. http://www.facebook.com/l/35ca0;www.youtube.com/watch?v=j4MF_lAJ-Ro La mafia non esiste, Berlusconi e Dell'Utri invece si - Marco Travaglio http://www.facebook.com/l/35ca0;www.youtube.com/watch?v=oimta4gtCIUFINI fuorionda parla del pentito di Mafia SPATUZZA e di Berlusconi: "BERLUSCONI CONFONDE LA LEADERSHIP CON LA MONARCHIA ASSOLUTA..." : http://www.facebook.com/l/35ca0;www.youtube.com/watch?v=xhtgSpEQDaM Mafia, ecco perché i pentiti accusano Berlusconi, di ATTILIO BOLZONI e GIUSEPPE D'AVANZO http://www.facebook.com/l/35ca0;www.repubblica.it/2009/10/sezioni/cronaca/mafia-10/resa-conti/resa-conti.html La nascita di Forza Italia e le bugie del Cavaliere, di GIUSEPPE D'AVANZO http://www.facebook.com/l/35ca0;www.repubblica.it/2009/10/sezioni/politica/berlusconi-varie-3/nascita-forza-italia/nascita-forza-italia.html La famosa espressione “mettere le mani avanti”e’ la piuù azzeccata per descrivere il comportamento che alcuni quotidiani come “Il Giornale” e “Il Foglio” (entrambi di proprietàa della Famiglia Berlusconi) stanno mostrando nei confronti di alcune notizie che, se dimostrate, aggraverebbero pesantemente la posizione del premier S.BERLUSCONI a causa dei suoi PRESUNTI RAPPORTI CON LA MAFIA e la sua funzione nelle STRAGI DEL ‘93. I pentiti di mafia e l’ironia dei giornali di “famiglia”, di Simone Pomi http://www.facebook.com/l/35ca0;www.dirittodicritica.com/2009/11/25/i-pentiti-di-mafia-e-lironia-dei-giornali-di-famiglia/ L’hanno gridato ai quattroventi: «Silvio Berlusconi non è indagato per mafia». Eppure i tv, giornali e radio hanno dimenticato un particolare non di poco conto: fino all’iscrizione sul registro degli indagati, nessun giudice comunica all’imputato l’indagine in corso a suo carico. Berlusconi indagato per mafia? Vigna: «Per legge nessuno può confermarlo», di Emilio Fabio Torsello http://www.facebook.com/l/35ca0;www.dirittodicritica.com/2009/11/30/berlusconi-indagato-per-mafia-vigna-%C2%ABper-legge-nessuno-puo-confermarlo%C2%BB/ Nella giunta per le autorizzazioni a procedere di Montecitorio viene approvata una relazione che respinge la richiesta di arresto per il sottosegretario all'Economia, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Votano compatti Pdl e Lega, il Pd si esprime contro assieme all'Italia dei Valori. Spaccata l'Udc, astenuto l'esponente dei radicali. L'Aula si dovrà pronunciare entro il dieci dicembre. Il Senato respinge le mozioni di democratici e dipietristi che chiedevano le dimissioni dal governo . La maggioranza salva Cosentino, di Francesco Scommi http://www.facebook.com/l/35ca0;www.aprileonline.info/notizia.php?id=13602Mentre infuria la guerra di numeri tra Alfano e Csm - con il primo che sostiene che con il processo breve si estinguerebbe solo l'uno per cento dei processi mentre l'organo di autogoverno delle toghe fissa la stima al 35 - l'Anm dirama una dura nota in cui denuncia le gravi carenze d'organico a cui sono sottoposte le procure italiane. Ma il dibattito è avvitato sulle esigenze del premier, che ormai ha pilotato la maggioranza a salvarlo dai processi Mills e Mediaset Giustizia, c'č solo il tornaconto di Berlusconi, di Andrea Scarchilli http://www.facebook.com/l/35ca0;www.aprileonline.info/notizia.php?id=13604L’inchiesta sugli appalti truccati per la ricostruzione dell’Aquila si allarga e minaccia la tenuta della giunta regionale di centrodestra. Appalti post-terremoto: trema la giunta regionale abruzzese, di Emilio Fabio Torsello http://www.facebook.com/l/35ca0;www.dirittodicritica.com/2009/11/24/appalti-post-terremoto-trema-la-giunta-regionale-abruzzese/ Il leader dell'Udc è il vero ago della bilancia, tratta su due fronti. Sabato prossimo, in Puglia, il Pd cercherà di sciogliere il nodo Vendola. Intanto, nel Pdl si allungano i tempi per la composizione delle liste. Al nord c'è il pressing della lega e al sud lo scoglio è sempre il caso Casentino Casini fa cassa sulle regionali, di Monica Maro http://www.facebook.com/l/35ca0;www.aprileonline.info/notizia.php?id=13611 In Italia si privatizza l’acqua? A Parigi ritorna pubblica. Siamo sempre innovatori, di Simone Pomi http://www.facebook.com/l/35ca0;www.dirittodicritica.com/2009/11/23/in-italia-si-privatizza-lacqua/Abbiamo indagato e fatto due calcoli sul bilancio del nostro ministero della Difesa. Il governo, sostanzialmente, ha destinato alle Forze armate quasi gli stessi soldi previsti per gli investimenti in politiche sociali. Non accade in nessun paese d’Europa. Quanto ci costa la Difesa di La Russa? di Pietro Salvato http://www.facebook.com/l/35ca0;www.giornalettismo.com/archives/43437/quanto-ci-costa-la-difesa-di-la-russa/«Inutile insistere su una tecnologia che crea solo problemi e ha bisogno di troppo tempo per dare risultati». È con queste semplici parole che il nobel Carlo Rubbia, intervistato da Repubblica. Il Nucleare è out, parola di Premio Nobel, di Simone Pomi http://www.facebook.com/l/35ca0;www.dirittodicritica.com/2009/12/01/il-nucleare-e-out-parola-di-premio-nobel/ “A cosa serve, chi ci guadagna e perché in Italia è così difficile”: Luca Iezzi, giornalista di Repubblica, spiega che le centrali non sono la risposta, ma una delle possibili risposte al problema energetico. E dipende dalla politica, se è anche quella giusta o no. “Nucleare sì grazie?” Tutti i perché dell’atomo all’italiana di Alessandro D'Amato http://www.facebook.com/l/35ca0;www.giornalettismo.com/archives/42847/nucleare-si-grazie-tutti-i-perche-dellatomo-allitaliana/ L’affascinante Obama in Asia per celebrare il traumatizzante ma inevitabile declino della leadership americana di Alessio Fratticcioli http://www.facebook.com/l/35ca0;www.giornalettismo.com/archives/42573/obama-in-asia-cina-e-giappone-fanno-la-voce-grossa/ -------------------- Per rispondere a questo messaggio, segui il link in basso: http://www.facebook.com/n/?inbox%2Freadmessage.php&t=1290766910688&mid=1817698G62f64e90Ge393d8G0 ___ Trova i contatti presenti nella tua rubrica di Libero su Facebook! Vai a: http://www.facebook.com/find-friends/?ref=email Questo messaggio è destinato a elio.bonomi@libero.it. Vuoi specificare quali e-mail ricevere da Facebook? 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25.11.09

STUPIDII E MALVAGI


Sul fenomeno del leghismo ho scritto pochissimo, vivo nella valle più leghista d'Italia e già questo è più che sufficiente, pensare di dedicare a questo fenomeno pure un post mi sembra di affondare il coltello nella ferita. Perchè, ve lo assicuro, vedere la mia terra sempre più in balia di idee e personaggi inqualificabili, è una ferita profonda che non si rimargina facilmente. Negli ultimi giorni pero si stanno verificando degli eventi che vetramente fanno rabbrividire, segno che questa cultura, lungi dall'essere ridimensionata e da essere criticata con mezzi opportuni da chi di dovere, si sta radicando in sempre più grandi strati di popolazione ed in terriroti fino a qualche tempo fa impensabili. Ieri sul Manifesto è uscito un ottimo articolo di Alessandro Portelli, che pubblico quì sotto, che ha acceso una discussione sul fatto che i leghisti siano degli stupidi o dei malvagi. Io ritengo che siano STUPIDI E MALVAGI e che le due cose messe insieme formano un potente esplosivo che ha già fatto le sue vittime, in primo luogo la democrazia ed in secondo luogo l’attitudine dei giovani a lottare per un mondo migliore. Quì i giovani ormai non pensano ad altro che ad arricchirsi personalmente calpestando qualsiasi valore etico e morale, e siccome sono veramente stupidi non si rendono conto che ricchi lo diventano solo quelli che lo sono già e loro termineranno la loro esistenza senza aver mai raggiunto il loro obiettivo. Ma vallo a spiegare a dei coglioni svuotati di qualsiasi ideale degno di chiamarsi tale. Vagli a spiegare che è primavera a quella consumata nel farsi dar retta, direbbe il grande Fabrizio De Andrè....

Alessandro Portelli

Razzisti cioè cattivi
E’ proprio vero che siamo un paese di poeti santi e navigatori. Solo in un paese di geni assoluti poteva essere concepita l’idea, scaturita dalla fervida immaginazione di un paese del bresciano, di lanciare di qui a Natale una campagna di pulizia etnica e chiamarla “White Christmas.” La trovo un’idea entusiasmante. In primo luogo, perché spazza via tutte le menzogne mielate di quando ci raccontavano che a Natale siamo tutti più buoni: prendere spunto dal Natale per diventare più cattivi, e farlo in nome delle nostre radici cristiane mi pare un’operazione liberatoria di verità assolutamente ammirevole. Altro che cultura laica.
Qualche anno fa, quando il mio quartiere scese in piazza per impedire il trasferimento in zona di qualche famiglia rom, una compagna disse: “Non è razzismo, è cattiveria.” Scrissi allora, e mi ripeto: non distinguerei fra le due cose (il razzismo è cattiveria), ma trovo giusta questa parola, “cattiveria”, così elementare da essere caduta in disuso, perché qui è proprio l’elementarmente umano che è in gioco.
D’altra parte, un esimio leghista ministro della repubblica aveva già proclamato che bisognava essere cattivi con gli esseri umani non autorizzati. Disciplinatamente, fior di istituzioni democratiche eseguono: sbattono fuori dalle baracche i rom a via Rubattino a Milano e al Casilino a Roma e i marocchini braccianti in Campania, incitano i probi cittadini dei villaggi lombardi a denunciare i vicini senza documenti, premiano con civica medaglia intitolata a Sant’Ambrogio gli sgherri addetti ai rastrellamenti dei senza diritti. Fini dice che sono stronzi: no, non sono solo stronzi, sono malvagi.
Su un piano più leggero, trovo altrettanto geniale proclamare che l’operazione si fa in nome dell’incontaminata cultura lombarda e bresciana – e chiamarla con un nome inglese, per di più orecchiato da una canzone e un film americano. Non si potrebbe trovare un modo migliore per prendere in giro tutta la mitologia lombarda delle radici e della purezza culturale. Non è solo una bella presa in giro di quelli che mettono nomi lumbard sui cartelli all’ingresso dei paesi. Ma è anche un modo per ricordarci che non esiste cultura più paesana, più subalterna e più provinciale di quella che finge un cosmopolitismo d’accatto.
E infine, la trovata dell’inglese è una spietata denuncia dell’ipocrisia razzista. Dire “bianco Natale” significava mettere troppo in evidenza il colore della pelle, perciò lo diciamo con una strizzata d’occhio – dire le cose in inglese, non solo in questo caso ma più in generale ormai, significa dirle ma non dirle, è la nuova forma della semantica dell’eufemismo. E poi, “Christmas” invece di Natale: e hanno ragione, il nostro tradizionale Natale è sempre più sovrastato dall’americano Christmas, lasciamo perdere il misticismo e corriamo a fare shopping.
Aveva proprio ragione la mia amica appalachiana che diceva, “noi poveri di montagna non sognavamo un bianco Natale. Se nevicava, era più che altro un incubo”. Io non so che Natale sognino i senza documenti del bresciano, dopo questo bell’esempio di cristianesimo. La cosa che immagino è che, cacciati dal villaggio, gli stranieri sbattuti fuori di casa andranno a dormire in una stalla e faranno nascere i loro clandestini bambini in qualche mangiatoia.

12.11.09

Il Muro di Berlino e gli altri muri


Le parole che volevo scrivere per commentare i festeggiamenti dell'anniversario della caduta del Muro di Berlino me le ha mandate Marco Rizzo, ex deputato del PdCI, recentemente epurato in quanto non fedele alla linea. Le trascrivo senza cambiare una virgola.

BREVI NOTE SUL MURO, SULL'URSS E SULL'OGGI
di Marco Rizzo

La storia la fanno i vincitori ed è vero, lo vediamo in questi giorni quando i pennivendoli di ogni colore sono in gara tra loro nell'esaltare la fine del muro di Berlino come fine di tutti i mali, nella riedizione dell'Urss come impero del demonio ecc. Dentro a questa orgia di disinfomazione credo sia doveroso ricordare alcune cose che, assieme ad un ragionamento collettivo che prima o poi va fatto a sinistra sulla fine dell'Urss e dei paesi dell'Est, può servire certo non a fermare i possenti mezzi mediatici del club dei ricchi del mondo che ieri sera erano assieme alla Clinton a festeggiare la loro traballante supremazia a Berlino (eh sì , il pianeta ha risorse finite ed il loro saccheggio ambientale unito ad un modello diseguale di sviluppo hanno poco futuro), ma almeno a solleticare le rari menti giovanili che non hanno intenzione di andare all'ammasso. L'esperimento di una società di eguali (da sempre desiderata dalle classi meno abbienti del pianeta) è avvenuto in un luogo originale e non previsto: la Russia feudale degli Zar e non le moderne ed industrializzate Germania ed Inghilterra come Marx prevedeva. Nonostante ciò in meno di mezzo secolo L'Unione Sovietica è divenuta la seconda potenza del mondo e ha battuto in modo determinante il nazismo di Hitler. Certo questo è avvenuto a costo di grandi tragedie, ma sarebbe folle non tener conto del contesto storico, in quel periodo non si andava certo per il sottile, dalle camere a gas di Himmler alle atomiche degli americani. La cosidetta guerra fredda oggi viene raccontata priva di particolari che la dicono lunga su chi mente, proviamo ad elencare alcuni punti che certo stupiranno chi si è limitato finora ad un approccio superficiale al tema: - il termine "cortina di ferro" è stato coniato da Churchill e non dai russi, -l'Allenza Atlantica (NATO) organizzazione militare degli stati occidentali nasce molto prima (4 aprile 1949) della risposta russa col Patto di Varsavia (14 maggio 1955), -la divisione della Germania in sfere di influenza fu voluta dagli occidentali contro il parere di Stalin che avrebbe voluto un unico stato demilitarizzato e non facente parte di alcun schieramento, -Berlino geograficamente non era situata in mezzo al confine tra le due Germanie, ma in mezzo al territorio della Germania Democratica ed unita con una autostrada all'altra Germania, per fare un esempio sarebbe come San Marino fosse territorio francese e da lì la Francia iniziasse provocazioni ed altro contro l'Italia.. chiaro..? -l'Urss si è sempre dichiarata disponibile a firmare un trattato denominato "no first strike" (mai il primo colpo atomico) mentre gli Usa avevano una dottrina militare che, in un ipotetico scenario di guerra convenzionale, avrebbe visto l'uso delle armi atomiche dopo pochi giorni di combattimento; potremmo continuare per ore a raccontarvi appunto di come la storia la scrivono i vincitori, ma le nostre idee di giustizia e solidarietà continuano ad esser giuste e ragionevoli e senza quella rivoluzione dell'ottobre le conquiste sociali del mondo sarebbe di certo arretrate. Finisco, per cercare anche di capire il perchè della fine di quella esperienza citando le parole di un libro di Egor Ligaciov (autorevole membro del Politburo, avversario di Gorbaciov): siamo nell'era Eltzin ed " il pluripartitismo è pura finzione. Al posto del monopolio del Pcus vi è il monopolio dei 'democratici' e , guarda caso, tutti i dirigenti 'democratici', nella stragrande maggioranza, sono ex-comunisti della nomenklatura...". Terrbile ma vero, in questa citazione trovo una imbarazzante analogia ai tempi nostri con persone che, mentre discettavano sulla "mummia di Lenin ", votavano per ridurre le pensioni ai lavoratori, per tagliare loro il welfare ed il TFR, nonchè votavano per il finanziamento della guerra in Afghanistan, salvo poi fare cortei contro queste stesse decisioni. La consonanza continua oggi quando, sempre in nome di una falce martello che poco fa avevano ripudiato per l'improbabile Arcobaleno, sono già pronti a fare accordi col Pd per qualche scranno alle elezioni regionali.

31.10.09

Caso Cucchi: il volto fascista della democrazia


Ci risiamo, l'ennesima esecuzione extragiuduziaria di un ragazzo reo di avere con sè un po' di erba, forse dal punto di vista droga nemmeno equiparabile al pacchetto di sigarette che si portano in tasca tanti "cittadini per bene". Con l'avvento del berlusconismo e lo sdoganamento dei fascisti la repressione contro i poveri cristi e l'impunità dei potenti vanno avanti di pari passo ed il G8 di Genova ha rappresentato il punto di svolta di un'accanimendo razzista del potere verso qualsiasi forma di non omologazione al pensiero ed agli interessi dominanti. Mentre le carceri continuano a riempirsi di povera gente colpevole solo di essere vittima di un sitema sociale, politico ed economico che ha distrutto qualsiasi valore e qualsiasi speranza per milioni di persone, sopratutto giovani che non riescono più ad immaginare un futuro dignitoso, il potere continua indisturbato nella sua opera di annientamento di ogni dissenso e si accanisce contro chiunque tenti di mettere in evidenza la realtà vera, in antitesi con il mondo edulcorato che la loro propaganda vuole farci credere.
Non voglio quì riportare la cronologia degli eventi che hanno portato alla morte del trentunenne romano, credo che sia nota a tutti, ciò che mi interessa è mettere in risalto l'inquietante tentativo di stravolgere i fatti e mettere in sordina questo nuovo episodio che mostra in tutta la sua ferocia l'arroganza e la brutalità del potere che si vuole continuare a chiamare democratico.
Il Ministro fascista della Difesa, Ignazio La Russa, anziche indagare sull'evento e contribuire a far chiarezza su quanto accaduto, ha detto che non ha elementi per dire come andarono i fatti connessi all'arresto di Stefano Cucchi, pero' sostiene che l'intervento dei carabinieri e' stato corretto..... Miserevole Ministro, ma crede davvero che gli italiani siani tutti rincretiniti? D'accordo che l'informazione di regime sta svolgendo egregiamente il suo compito di svuotare i cervelli per riempirli di idiozie, ma fortunatamente c'è ancora una buona fetta di cittadini di questo disgraziato paese che non ha perso la memoria storica e che sa ancora utilizzare le facoltà intellettive.
Stamattina ad Omnibus, trasmissione de La 7 condotta da Luisella Costamagna, erano ospiti Luigi Manconi dell'associazione 'A Buon Diritto', l'ex prefetto di Roma, oggi deputato del Pd Achille Serra, Paolo Cento dei Verdi, il presidente de La Destra Teodoro Buontempo, il giornalista di Panorama Carlo Puca ed il deputato del Pdl Filippo Ascierto. Quest'ultimo, che prima di sedere su una poltrona parlamentare per scelta dei dirigenti del PDL e non del popolo è stato un funzionario dei carabinieri, ha addirittura avuto l'ardire di far passare Stefano Cucchi da vittima a colpevole! Colpevole di soffrire di epilessia che lo avrebbe colto e fatto scivolare per le scale procurandosi la frattura della mascella e dei denti, tumefazioni alle orbite oculari con un occhio che è addirittura entrato dentro l'orbita, fratture delle costole e della colonna vertebrale, e molto di più. Questo ridicolo e maldestro tentativo di coprire i colpevoli da parte di un ex funzionario dell'Arma, la dice lunga sul perchè certe aberrazioni di stampo nazifascista ricorrano sempre più spesso nel nostro paese.
La mente non può che andare ai tempi della tremenda repressione che soffocò la ribellione studentesca ed operaia degli anni '70, non può non venire in mente l'omicidio di Giuseppe Pinelli, l'aqnarchico caduto per "malore" dal terzo piano degli uffici della polizia. E non si possono che ricordare, almeno da chi non ha ancora perso questa facoltà, la recente morte di Federico Aldrovandi a Ferrara, quella di Renato Biagetti a Roma, di Aldo Bianzino a Perugia, Abdul Guibre a Milano, Nicola Tommasoli a Verona, e molti altri, tutti vittime di una sorta di "pulizia sociale" contro chi rivendica la propria la libertà d’ espressione, gira senza documenti, consuma marijuana per uso personale in un paese che persegue i consumatori al posto dei trafficanti.
Ma questi fatti, spesso venuti a galla solo grazie al coraggio delle famiglie delle vittime che hanno saputo trasformare il loro dolore ed il loro tormento in un'occasione per rendere di pubblico dominio i crimini perpretrati da chi dovrebbe proteggere i cittadini, sono solo la punta dell'iceberg di una prassi che vede vittime molto spesso persone fragili, che spesso non solo non hanno alle spalle una famiglia coraggiosa, ma nemmeno una famiglia. E' il caso degli immigrati, dei rom, dei senzapatria e dei milioni di disperati abbandonati da questo sistema criminale che genera mostruosità inaccettabili pur di garantire sempre più potere a chi ne ha gia troppo e continua a farne abuso.
Ciò che ancora fa paura è che, al contrario degli anni '70 quando la repressione scattò contro le manifestazioni di piazza, ora si colpiscono cittadini qualunque, persone inermi sulle quali scaricare l'odio razzista più violento e criminale che permea molti strati della nostra società, perfino le istituzioni che dovrebbero garantire l'incolumità e la tranquillità dei cittadni. Un salto di qualità preoccupante che supera ogni più pessimistica previsione.
E ciò che più avvilisce è che, temo, anche questo fatto finirà presto nel dimenticatoio. Sui nostri giornali, nelle nostre radio e televisioni tutto continuerà come prima, nani e ballerine rallegreranno le nostre giornate e cercheranno di convincerci ancora di più che viviamo nel migliore dei mondi possibile. Vorranno convincere anche quei pochi che ancora non lo sono che solo alcuni paesi terroristi, l'invasione di extracomunitari e rom ed i soliti comunisti, dai giudici rossi ai "drogati", ci impediscono di godere appieno della felicità che il potere dispensa a piene mani e con sorrisi a trentaquattro denti. Continueranno instancabilmente a ripetrci che presto questi inconvenienti verranno eliminati, la ex Juogoslavia è stata sistemata, in Iraq ci manca poco, in Afganistan siamo ancora indietro ma il nuovo idolo Obama promette di stringere i tempi, in Africa non si dice ma si sta normalizzando, la ripresa del controllo del continente latino è cominciata, vedasi il golpe in Honduras, e via disinformando. Rimane Cuba, paese duro a piegarsi, ma quando avremo terminato con la normalizzazione del resto del mondo nemmeno l'isola di Fidel sfuggirà all'omologazione. E sarà finalmente ferlicità....

19.10.09

Prove di fascismo




Che la situazione italiana si stia facendo critica lo sostengono persino le anime candide che siedono nei salotti televisivi. In pratica stiamo assistenza ad un crescendo di provocazioni che non lasciano dubbi sull'intenzione dei soliti noti di creare quel clima di tensione che si ripete con  le solite prassi ogni volta che un esecutivo si trova in situazioni critiche. Quì sotto riporto un articolo apparso sul sito del PCDL su fatti avvenuti recentemente a Pistoia, fatti emblematici che riportano la memoria, per chi la conserva ancora, a tempi non molto lontani.


Quello che accaduto ieri a Pistoia è gravissimo e si può apertamente parlare di una provocazione organizzata ai danni degli antifascisti toscani. Riportiamo la cronaca dei fatti del compagno presente al presidio che si è formato davanti alla Questura.

Pistoia: 17 fermati nel corso di una assemblea riunita presso il circolo 1° Maggio per discutere del rondismo
La situazione di Pistoia è di forte tensione. Già l'anno passato c'erano stati scontri dopo l'apertura della sede di Casapound in una zona storicamente antifascista a due passi dalla storica Breda. In quella occasione fu organizzata un' importante manifestazione antifascista regionale alla quale abbiamo aderito anche noi come PCL.
L'operazione Casapound a Pistoia è ovviamente un' atto di provocazione ( anche per la collocazione della sede) come altre sul territorio nazionale, ma, presumibilmente, all’interno di un progetto regionale. La scelta di Pistoia andrebbe maggiormente indagata, ma credo che la priorità di un sito o di un'altro sia legata alla disponibilità di presenze in loco di sostenitori e finanziatori più o meno occulte e di fascisti in doppio petto tipo il consigliere Tomasi AN-PDL. La Toscana è un ghiotto obiettivo per il fascistume di ogni genere ( Lega compresa) e, sicuramente per la loro strategia d’occupazione, Pistoia ha i requisiti della testa di ponte.
ore 16,30- Avviene la presunta e strana aggressione alla sede di Casapound posta a poche centinaia di metri dal circolo 1° Maggio dove è prevista una assemblea per discutere del fenomeno rondista.
ore 18,30 La polizia si presenta davanti al circolo. Prende le generalità dei presenti e di chi sta arrivando. Chi arriva, seppure nella meraviglia si sottopone all'accertamento e pensa di poter poi continuare
l' assemblea.
Evidentemente un ordine dall'alto fa cambiare atteggiamento alla polizia che carica sulle auto i presenti, 17 tra compagne e compagni, e li porta in questura.
Da li la prima richiesta di aiuto parte intorno alle 19 e da via al tam-tam che si irraggia in Toscana.
Quando arrivo, intorno alle 21,30 c'è solo un compagno di Cecina e un giovane avvocato amico di uno dei fermati e che farà poi da tramite per le notizie dall’interno della Questura. Ci sono un paio di genitori perché almeno due dei fermati sono minorenni. Poca la presenza di pistoiesi.. Intorno alle 22 cominciano ad arrivare, a gruppetti, compagni da Firenze, Livorno, Massa.. Alle 22,30 siamo a 50-60 presenze. La strada è occupata e il traffico bloccato. Le auto che arrivano dalle due parti sono costrette a fare inversione. A mezzanotte sono usciti, con il verbale in mano, 4 ragazze ed un ragazzo, prima due, poi una, poi un''altra e un'altra. Dopo mezzanotte qualcuno pensa bene di andare a prendere pizze e bibite per i trattenuti. C'è stanchezza, ma anche voglia di solidarietà. Qualcuno si organizza per andare a prendere le auto dei fermati rimaste davanti al circolo 1° maggio. Nel percorso passano davanti alla sede di Casapound dove sono presenti una decina di individui. Si noti che durante il denunciato attacco, nella sede era presente un iscritto e il consigliere comunale di AN PDL Tomasi ( ovviamente li per caso, come dichiara al Tirreno).
Dal verbale, dato in copia ai fermati, simile, nella sostanza, a quello rilasciato al gestore del circolo, risulta che la polizia è arrivata al circolo 1° Maggio, dopo l'attacco a Casapound, su "indicazione confidenziale". Si parla di testimoni oculari che avrebbero visto una quindicina di giovani scappare dalla sede attaccata con in mano bastoni e cinture. Sempre nel verbale si dichiara che la polizia era entrata al 1° Maggio alla ricerca di mazze, bastoni e "tirapugni e che, dopo circa mezz'ora di perquisizione, niente si era trovato.
Alle sette del mattino, dodici ore dopo dall’inizo dell’operazione, , solo tre dei fermati ( due compagni ed una compagna) sono arrestati e tradotti al carcere di Sollicciano a Firenze. Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere . Sembra che nell’auto di uno di loro la polizia abbia trovato delle catene.
Un’operazione di Polizia in stile sudamericano, per ammonire, intimidire, annichilire?
Dopo poche ore alla provocazione poliziesca la risposta è stata di esemplare reattività.
Il presidio partecipato nonostante la domenica, che ha richiamato compagni e compagne da posti lontani oltre cento chilometri nonostante l’ora, la costante presenza davanti alla Questura fino all’uscita almeno di 14 dei 17 fermati, le assemblee e le mobilitazioni del giorno dopo a Livorno, Pisa, Versilia ( quelle a noi note) , sono a dimostrare la vitalità di un movimento antifascista che non si fa intimidire . Anzi, che impara a confrontarsi e sottolinea positivamente la crescente volontà di incontro e di collaborazione di realtà diverse ( erano presenti compagni/e di Firenze, Pistoia, Livorno), mediamente molto giovani. Noi, come PCL toscano, siamo stati tra i primi a cogliere questo elemento, questa necessità di incontro, e a lavorare per allargare il fronte di organizzato antifascista e antirazzista. Prima il CAAV in Versilia ( momento di collegamento già consolidato in due anni di lavoro) , poi il CAAT lanciato appena il 19 settembre scorso e che vede ancora e nuove adesioni, hanno colto l' essenza di un bisogno, quello di trasformare una sparpagliata resistenza, in una più compatta forza d'attacco. Bisogna crederci e lavorarci
Domenico Marsili
PCL Versilia

9.10.09

Seremos como el Che!



Nel giorno del quarantaduesimo anniversario dell'assassinio di Ernesto Che Guevara, il miglior modo di ricordarlo a mio parere è quello di cercare di imitarne i valori e l'etica.
Sto ascoltando una bellissima canzone di Sergio Endrigo a lui dedicata, eccovi il testo.





ANCH’IO TI RICORDERÒ
Testo: Sergio Endrigo
Musica: Sergio Endrigo

Era mezzogiorno e prigioniero
Aspettavi che si fermasse il mondo
Fuori c’era il sole e caldi odori
E parole antiche di soldati
Forse vedevi la tua gente
Cuba viva sotto il sole
La sierra che ti ha visto vincitore
Addio addio
Chi mai ti scorderà
Addio addio
Anch’io ti ricorderò

Era mezzogiorno in piena notte
E gli uomini di buona volontà
Tutti si guardarono negli occhi
Poi ognuno andò per la sua strada
E’ troppo tardi per partire
Troppo tardi per morire
Siamo troppo grassi comandante
Addio addio
Chi mai ti scorderà
Addio addio
Anch’io ti ricorderò

Era mezzogiorno e tu non c’eri
Un bambino piangeva nel silenzio
Fuori c’era il sole e caldi odori
E parole antiche di soldati
Oggi ti ricorda la tua gente
Cuba viva sotto il sole
La sierra che ti ha visto vincitore
Addio addio
Chi mai ti scorderà
Addio addio
Anch’io ti ricorderò

17.9.09

Sanaa ammazzata due volte


Volevo dedicare un post sull'increscioso fatto di sangue che ha visto vittima la givane di origini marocchine Sanaa, poi mi è arrivata una mail dell'amico Alessandro Perrone che condivido al punto di pubblicarla integralmente.

Pordenone: la destra specula su una drammatico fatto di cronaca per alimentare l'odio razziale.

Dal Blog Eatonite Uniti si Vince!

Sanaa, ammazzata due volte.

Il sanguinoso attentato ai danni dei militari italiani a Kabul, dove hanno perso la vita 6 soldati e 4 sono rimasti feriti, sul quale per brevità non posso soffermarmi, - anche se accaduto riporta all'ordine del giorno il senso stesso di una missione militare internazionale che non ha mai avuto alcuna giustificazione -, mette, per forza di cose in ombra l'omicidio avvenuto ieri a Pordenone, nel quale uomo d'origine marocchina, El Ketaoui Dafani, ha ucciso, sgozzandola, la propria figlia di 18 anni Sanaa, rea di voler convivere con un ragazzo italiano e, quindi, di offendere e non rispettare i precetti famigliari.

Fino qui l'efferato atto omicida, sarebbe d'annotare tra i tanti gesti di violenza privata e di prepotenza patriarcale che si sviluppano ai danni di un membro della famiglia stessa. Questo genere di crimini, purtroppo, soprattutto ai danni delle donne e dei bambini, se ne compiono tutti i giorni in Italia e accomunano i maschi delle diverse etnie e strati sociali, con la netta prevalenza, per la verità, di quelli italiani, come certificato dal Ministero degli Interni.

Attorno a questo figlicidio pordenonese, però, è montata una speculazione che non esito a definire vergognosa e becera.

All'accaduto Il Messaggero Veneto d'oggi ha doverosamente dato molto spazio, non solo in cronaca, ma anche riportando le diverse reazioni e gli innumerevoli commenti, compresi quelli della ministro Carfagna. Di seguito riporto alcuni titoli esemplificativi:

- Carfagna: rispettino le nostre regole. Il ministro: ha ragione la Lega, gli immigrati si adeguino alle leggi italiane.

- Governo, Fvg e Provincia saranno parte civile «Non c'è spazio per la violenza integralista».

- Il vicepresidente Luca Ciriani chiede una condanna durissima per il padre accusato di omicidio: Sanaa voleva fuggire da logiche barbare e medievali «L'integrazione tra cristiani e musulmani è impossibile».

- L'assessore Seganti: per noi la vita è un valore, per altri no e su questo non ci sono compromessi .

- La Lega all'attacco: no alla cittadinanza E ora c'è chi invoca norme più dure.

- La Lega ora vuole il censimento dei salatiti.

Pur dando per scontato che il padre della povera Sanaa, sia il suo omicida, le indagini degli inquirenti a riguardo stanno ancora verificando i fatti, c'è un dato che non può sfuggire ed è la corale e per questo sospetta condanna preventiva che gli esponenti politici sopra citati, elementi dello stesso schieramento di destra, si sono affrettati a fare, secondo un assioma terribile: padre marocchino, quindi musulmano, ergo, barbaro assassino senza cuore. La responsabilità individuale dell'omicida, ancorché marocchino, è qui generalizzata in una responsabilità collettiva di tutta la comunità islamica.

Lo scontro di civiltà e l'odio razziale è un espediente tristemente noto, soprattutto in tempi di crisi come questi, ha ben altre motivazioni di fondo, basti rammentare ciò che è accaduto in Europa dopo il crollo economico del 1929 e il conseguente avvento dei totalitarismi.

La ministro Mara Carfagna, infatti ha dichiarato: "...con l'omicidio di Sanaa non ci troviamo di fronte solo a un orribile fatto di sangue, ma dinanzi alla folle e disumana affermazione di un principio culturale che non possiamo accettare: far pagare con la vita una scelta che non si condivide".

L'assessore regionale Federica Seganti, da par suo, arriva a supporre che la vita umana per i mussulmani non è un valore. La Lega Nord chiede il censimento su base religiosa, cosa che in Italia si fece solo durante il fascismo; ognuna ed ognuno pretende leggi più dure, tolleranza zero, come se nel nostro codice penale vigessero principi che, appunto, ammettessero e giustificassero in qualche modo la violenza omicida.

L'uso strumentale e irresponsabile di questa tragica famigliare, deve interessare tutte e tutti i cittadini democratici amanti della libertà, poiché è un sintomo di pericoloso sbandamento autoritario delle classi dirigenti al potere, le quali non si fermano davanti a nulla ed ormai non hanno neppure il pudore di rispettare il lutto per una giovane vita spezzata in nome di un ingiustificato primato patriarcale, del quale, peraltro, anche noi italiani non ci siamo mai del tutto liberati.

Alessandro Perrone

7.9.09

Sergio Endrigo, a 4 anni dalla morte per non dimenticarlo


Quattro anni fa moriva Sergio Endrigo, sicuramente il più discreto e sensibile dei nostri cantautori, autore di motivi indimenticabili e maestro riconosciuto da tutti coloro che sanno di musica ma purtroppo non da coloro che che si arricchiscono con il business che gira intorno al fenomeno musicale. Praticamente dimenticato dall'industria discografica, si rende necessario l'impegno di tutti perchè la sua straordinaria opera non venga dimenticata. Claudia Endrigo, sua unica figlia, ha lanciato un appello in tal senso, invito tutti a sottoscrivere sul sito www.sergioendrigo.it
Per ricordare il grande cantautore istriano, riporto il testo di una delle sue canzoni meno conosciute ma che io considero un capolavoro:

ANTIGUA

SE IO POTESSI DIRE
QUEL CHE VORREI
ALLORA SÌ CHE PARLEREI
PAROLE CALME TROVEREI
CANTANDO SULLA BOCCA TUA
LE POSEREI

SE IO POTESSI FARE
QUEL CHE VORREI
ALLORA SÌ CHE VOLEREI
COME UN COLOMBO VOLEREI
E IL PANE NELLE MANI TUE
IO MANGEREI

BOCCA CHE TACE NON FA DEL MALE
MA SE TU ASCOLTI IO CANTERÒ

SE TI POTESSI AMARE
COME VORREI
IL VINO E IL GIOCO LASCEREI
NEL CORPO TUO MI PERDEREI
E GIORNO E NOTTE NEL TUO LETTO
ABITEREI

LA PORTA È CHIUSA LA NOTTE È SCURA
MA SE TU ASCOLTI IO CANTERÒ

SE TI POTESSI AMARE
COME VORREI
IL VINO E IL GIOCO LASCEREI
NEL CORPO TUO MI PERDEREI
E GIORNO E NOTTE NEL TUO LETTO
ABITEREI

26.8.09

La nuova Amministrazione USA: come illudere che tutto cambia continuando come e peggio di prima.


La nuova Amministrazione USA: come illudere che tutto cambia continuando come e peggio di prima.
Non ho deciso di abbandonare il blog, mi sono solo permesso una sana pausa. Eccomi di nuovo a scrivere quello che i nostri media “democratici” non dicono, o dicono in maniera distorta. Ma torniamo al tema di questo post.
L’elezione di Barak Obama alla presidenza degli Stati Uniti è stata accolta, in particolare dal mondo progressista, come un evento decisivo che avrebbe dato inizio alla fine delle politiche aggressive che la superpotenza ha accentuato in modo vergognoso dopo la caduta del Muro di Berlino e che durante i due mandati di George W. Bush ha toccato livelli impensabili. L’elezione di Obama ha alimentato molte speranze in tutti coloro che aspirano ad un diverso ordine mondiale, più giusto e rispettoso dell’autonomia, dell’indipendenza e delle necessità di tutti i popoli del pianeta. Dopo quasi otto mesi di Amministrazione Obama anche le persone più ingenue ed ottimiste dovrebbero ricredersi e rendersi conto che le speranze si sono vanificate e che dietro alla bella faccia ed ai bei discorsi si nascondono le politiche di sempre. Come disse con estrema chiarezza Frei Betto, l’intellettuale brasiliano esponente della Teologia della Liberazione ed ex ministro brasiliano, al Presidente Lula appena eletto, “conquistare il governo non significa conquistare il potere”. Niente di più ovvio, soprattutto negli Stati Uniti,  paese capitalista, ultraliberista ed imperialista dove il potere rimane ben saldo nelle mani delle lobby e delle oligarchie, indipendentemente dai Governi e dai Presidenti che si succedono. Che il Presidente sia un goffo ed ignorante reazionario come George W. Bush oppure un progressista fine ed intelligente, colto ed ammaliante come Obama, non cambia nulla nelle strategie di dominio planetario messe in atto dagli strateghi della superpotenza.
Per eliminare qualsiasi possibilità di dubbio su quanto scritto sopra, forse è il caso di fare un breve riassunto degli eventi più importanti che hanno caratterizzato questo inizio di gestione della nuova Amministrazione statunitense. Come tutti sanno, o dovrebbero sapere, Hillary Clinton, che si sentiva già certa di vincere le Primarie del Partito Democratico e di conseguenza la presidenza del paese, dopo la cocente sconfitta mise in atto una strategia di ostilità verso il suo compagno di partito fino al punto di minacciare di non sostenerlo alle elezioni presidenziali. In quel periodo si rumoreggiò che Obama si fece carico dell’immenso debito della Clinton, vari milioni di dollari, e si vide costretto, per ottenere il suo appoggio determinante per conquistare la presidenza, ad offrire all’ex first-lady, non la vice-presidenza come tutti si aspettavano, bensì il posto più ambito, quello della Segreteria di Stato. Vendere una nuova faccia al mondo dopo il disastro di George W. Bush, era fondamentale per la politica del nuovo Presidente, ma è proprio quello il punto più difficile per raggiungere il suo obiettivo, a causa dell’ostilità della signora Clinton e dei suoi consiglieri. Non può sfuggire agli osservatori l’enorme contraddizione tra quello che dice Obama e quello che fa la Clinton. Due esempi per tutti servono ad allontanare qualsiasi dubbio in proposito. Il primo riguarda il colpo di stato in Honduras, Obama si affrettò a prendere le distanze dai golpisti mentre la Clinton ricevette il Presidente costituzionale hondureño, Manuel Zelaya, al quale dedicò un incontro che durò la bellezza di otto minuti. No, non è uno scherzo! Zelaya volò negli States e l’incontro durò veramente otto minuti! Il tempo necessario ad Hillary Clinton per dire a Zelaya che aveva nominato quale giudice della diatriba tra il Presidente eletto dal popolo ed i golpisti che lo avevano sequestrato e spedito in Costarica, un certo Oscar Arias, Presidente di quel paese e della cui storia e sottomissione ai voleri di Washington tutti sanno. Se si aggiunge, parole scritte sul Guardian, che due dei consiglieri più importanti dei golpisti hondureñi, Lanny Davis e Bennet Ratcliff, sono pure amici e consiglieri dell’ex first-lady e del suo marito spergiuro, i conti tornano facilmente.
La seconda questione riguarda la nuova strategia statunitense verso il continente africano. Dopo le parole pronunciate da Obama durante la sua visita in Ghana in cui esortava a lavorare per la democrazia e per relazioni nuove e più equilibrate, Hillary Clinton in meno di una settimana ha deciso di pestargli i piedi e si è precipitata in Africa per una serie di visite che non lasciano dubbi sulle sue reali intenzioni.  Lavorare per la democrazia secondo il classico stile nordamericano significa assicurare gli interessi di chi continua l’ipocrita guerra di Bush contro il terrorismo. La Segretaria di Stato ha partecipato al VIII Forum sulla Legge di Opportunità e Crescita per l’Africa (AGOA, sigla in inglese) criticando lo scarso profitto che fino ad ora i paesi africani che fanno parte di questo accordo hanno riservato a questa opportunità. Ma l’AGOA è veramente un’iniziativa tesa ad incrementare lo sviluppo economico africano oppure serve a garantire gli interessi della superpotenza? Chi ha dubbi in proposito si armi di buona volantà ed entri nel merito della questione, si legga bene i numeri di questi interscambi e vedrà che anche questa sigla fa parte delle tante che servono a nascondere la difesa degli interessi delle grandi multinazionali e delle Corporation nordamericane, serve ad aprire loro la strada per nuovi saccheggi ai danni dei paesi africani e dei loro popoli. In pratica l’AGOA altro non è che uno strumento neocolonizzatore.
Alle due questioni sopra citate se ne possono aggiungere altre a volontà. Come ad esempio il fatto che dopo le parole diplomatiche di distensione con l’Iran pronunciate da Obama all’Università del Cairo, Hillary Clinton si è affrettata a dare un ultimatum al governo iraniano affermando senza mezzi termini che al regime di Teheran sta terminando il tempo per adeguarsi. Obama parla di distensione e la Clinton subito minaccia!
Altra questione importante ed illuminante, la nuova strategia messa in atto dal Pentagono per arrestare il processo di integrazione dei paesi latino-americani. La regia di Washington dietro al colpo di stato in Honduras non può essere in alcun modo contestata e nel frattempo si è dato avvio ai negoziati con la Colombia del servile Uribe per l’installazione di nuove basi militari statunitensi in quel paese. La reazione dei capi di stato sudamericani è stata forte ed unanime ma il processo continua e già si segnalano provocazioni dell’esercito colombiano alla frontiera con il Venezuela con la penetrazione in quel paese di forze militari mentre le bande paramilitari care ad Uribe da qualche tempo hanno allargato il loro raggio d’azione in territorio venezuelano. Provocare lo scontro tra Colombia e Venezuela per giustificare un intervento diretto è lo scopo non tanto nascosto delle politiche del Pentagono. Ma in Venezuela comanda un certo Hugo Chàvez che gode di un forte sostegno popolare ed è sopravvissuto a tutti i tentativi dell’intelligence yankee per destabilizzarlo. Chàvez non sta a guardare, continua incessantemente la sua denuncia contro il tentativo dell’impero di installare nuove basi militari in Colombia, “per fare della Colombia l’Israele del Sudamerica”, ha detto l’acuto Presidente venezuelano. Interessante ed ironico il suo discorso durante l’inaugurazione di due nuove imprese che funzioneranno con un sistema di gestione socialista. Chàvez ha approfittato dell’occasione per ribadire il suo lucido pensiero su come funziona il mondo in cui viviamo, ha infatti detto che “il capitalismo è stato studiato per fabbricare poveri, illudendoli che un giorno diventeranno ricchi”…. “peccato che muoiano prima di diventarlo….”. Interessantissime al riguardo le due Reflexiones del Comandante Fidel Castro del 6 e 10 agosto, entrambe leggibili sul sito Cubadebate. La prima è titolata “Siete puñales en el corazòn de Amèrica” (sette saranno le basi militari americane situate in Colombia se l’operazione riuscirà), la seconda “Las bases yankee y la soberania latinoamericana”. Chi non conosce lo spagnolo mi può richiedere la traduzione che vedrò di effettuare appena trovo un lasso di tempo. Colgo l’occasione per invitare tutti ad una seria riflessione sulle numerose basi militari piene di infernali armi di distruzione di massa che insistono sul nostro paese. Si dice che sono frutto degli accordi NATO, ma questa non è altro che un’altra trovata per nascondere la totale sottomissione del nostro paese, e dell’occidente “democratico”, alla superpotenza imperiale. Se così non fosse l’accordo sarebbe reciproco, alle basi USA in Italia dovrebbero corrisponderne altrettante italiane negli USA! Quando mai? E continuiamo a crederci un paese libero….
Per concludere non vorrei che si dimenticasse che le promesse di Barak Obama di affrontare il problema della povertà negli Stati Uniti e di garantire l’assistenza ai meno fortunati di quel paese, è rimasta lettera morta. Al contrario si sono utilizzati immensi capitali pubblici per foraggiare le grandi imprese in crisi, immensi capitali tolti ai cittadini per darli a chi come mai ha fatto affari in questi ultimi decenni. Con il risultato che il numero di poveri, già vergognosamente alto nel paese più ricco del mondo, sia aumentato invece di diminuire.
In conclusione viene da domandarsi, come lo fecero a suo tempo i sociologi americani Wright Mills e William Domhoff, chi governa veramente negli Stati Uniti. Che il Presidente sia bianco o nero, repubblicano o democratico, a mio parere U.S.A. continuerà ad essere sinonimo di Usurpare Saccheggiare Aggredire. La politica statunitense, come nel caso del Presidente democratico Barak Obama, può farsi carico di nuove intenzioni e sincere aspirazioni politiche, però molto presto le regole del sistema si fanno carico di convertire i buoni propositi in vittime delle circostanze e degli interessi più retrivi e reazionari che dominano quel sistema socio-economico e politico. 
Non leggo, per autodifesa, la nostra stampa da mesi e non so come vengano trattati questi argomenti, ma sono certo che si continua, anche a “sinistra”, con la solita mistificazione mediatica su eventi tanto determinanti. Nulla cambia sotto il sole, e guai a chi pensa di voler modificare lo status quò!Lo sanno bene iracheni, afgani, ex jugoslavi, ex sovietici e molti altri in ogni angolo del mondo. Fino a quando?

12.6.09

Quanto ci manchi dolce Enrico!


Venticinque anni fa ci ha lasciato Enrico Berlinguer. Da quel giorno è iniziata l'inversione di tendenza che ha portato un popolo che aveva conquistato dignità e diritti impensabili, verso una escalation paurosa che ci ha visti rapidamente diventare il popolo più maltrattato e ridicolo del pianeta.
Purtroppo uomini così nascono una volta ogni 100 anni.
Quanto ci manchi dolce Enrico!

4.6.09

IL FUTURO DELL'UOMO SARA' SOCIALISTA O NON SARA'. Ecco perchè voto comunista.








Siamo ormai alla vigilia delle elezioni europee, non ho mai nascosto il mio pensiero comunista libertario ed agnostico, perciò qualcuno potrebbe pensare che sia un probabile astensionista. Niente di tutto questo, non sono un anarchico indivudualista, il comunismo libertario non persegue l'utopia assoluta ma la partecipazione attiva alla costruzione graduale di una società giusta, a misura d'uomo e il rispetto dell'ambiente in cui viviamo. Una società socialista è la base indispensabile per costruire questo mondo, il capitalismo è esattamente l'opposto ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Mai come oggi le conseguenze nefaste di questo sistema sono lì a dimostrare i suoi effetti disastrosi sulle nostre condizioni di vita. La ricchezza sfrenata di pochi contro la povertà dilagante delle moltituni, la prepotenza dell'imperialismo che sottomette tutti e tutto ai propi voleri. Con le buone nei paesi con governi amici, con le trame sovversive o l'aggressione militare con le sue conseguenti immani tragedie, distruzioni e lutti dolorosi contro quei paesi che non intendono sottomettersi AL LORO DOMINIO POLITICO, CULTURALE ED ECONOMICO. Fame, malattia, sofferenza, disperazione e chi più ne ha più ne metta, sono i risultati di questo ordine mondiale insostenibile. Lo stato assente e l'economia regolata esclusivamente dal mercato fanno il resto. Il socialismo rimane l'unica risposta possibile a questa barbarie.

Ho pubblicato i programmi dei partiti di sinistra "con la S maiuscola", cioè quelli che stanno a sinistra del PD, ormai partito dichiaratamente centrista che nemmeno siederà sui banchi dei Socialisti europei, sulla cui appartenza alla sinistra ci sarebbe molto da discutere. Se escludiamo Sinistra Critica che non presenta liste proprie, la scelta di un voto a sinistra rimane tra Sinistra e Libertà, il raggruppamento di Rifondazione, Comunisti Italiani e Socialismo 200, oppure il Partito Comunista dei Lavoratori di Marco Ferrando.


Pur apprezzando Vendola e molti compagni di Sinistra e Libertà, ritengo che il voto a questa formazione rischi di consolidare il non cambiamento. Una sinistra, seppure rappresentata da persone oneste e di sicuri valori morali ed etici ma che non si schiera apertamente contro il capitalismo, l'imperialismo e non indica chiaramente la costruzione di una società alternativa di tipo socialista dove lo Stato torni ad essere quello che non può che essere, cioè il regolatore dell'economia e la garanzia delle tutele di tutti i cittadini ed una barriera contro l'arricchimento indiscriminato di pochi a spese dei lavoratori e dell'intera cittadinanza, non può definirsi di sinistra. La sinistra non può che essere ANTICAPITALISTA, ANTIMPERIALISTA e lavorare per la costruzione del SOCIALISMO. Il resto è riformismo, oliare il sistema capitalista, non cambiamento. Anche con le migliori intenzioni il risultato non potrà essere che qualche briciola raccattata sotto le tavole imbandite dei furfanti che stanno sottomettendo l'uomo ed il suo ambiente alle loro sfrenate ambizioni. Non servono ridicole Social Card alla Berluscuni per attenuare l'immensa depressione economica in cui sono caduti lavoratori e pensionati ed in cui sta precipitando addirittura il ceto medio. E mi sembra che il governo "di sinistra" guidato da Romani Prodi, persona stimabile sia chiaro, nemmeno lontanamente paragonabile all'arroganza ed alla cialtroneria di chi ci governa ora ma pur sempre sostenitore del sistema capitalista, abbia prodotto ben poco di meglio.

Sono da anni convinto che serve un CAMBIO VERO. Serve UNA NUOVA RESISTENZA per la costruzione di una società a misura d'uomo.

Rilancio con sempre più forza la mia convinzione che IL FUTURO DELL'UOMO SARA' SOCIALISTA O NON SARA'.

Il dibattito a sinistra dovrebbe trattare esclusivamente il tema di COME costruire il socialismo non su come RIPARARE il capitalismo, operazione quest'ultima indubbiamnte impossibile.

E sottolineo ancora con forza che LA SINISTRA NON PUO' ESSERE RICOSTRUITA DA CHI L'HA DISTRUTTA!

E voglio mettere in guardia contro la tentazione di votare la Lista di Di Pietro, uomo dichiaratamente di destra, populista, antisocialista, filocapitalista. L'antiberlusconismo ed il giustizialismo non possono essere l'unica alterniva alla cultura devastante e sempre più dominante della destra !!!!

Tra le liste in lizza in queste elezioni due sono le soluzioni praticabili, il cartello anticapitalista di Rifondazione Comunista, Partito dei Comunisti Italiani e Socialismo 200, oppure il più radicale Partito Comunista dei Lavoratori di Marco Ferrando. Nel primo militano o si candidano persone che hanno sostenuto il Governo Prodi, però visto come è andata a finire hanno tratto le loro conclusioni ed hanno deciso di voltare decisamente pagina e schierarsi senza se e senza ma contro il sistema capitalista. Il secondo può sembrare velletario e troppo radicale, ma le sue analisi dell'attuale situazione e le sue proposte per uscirne sono lucide, chiare ed inconfutabili. Non trovo altre possibilità di scelta che tra queste due formazioni.

La mia dichiarazione di voto perciò è che contro il voto FUTILE voto anticapitalista! Con la speranza che dopo il voto si dia inizio ad una NUOVA RESISTENZA, combattutta con le armi dell'impegno, della cultura e della lotta. Per la costruzione del SOCIALISMO DEL VENTUNESIMO SECOLO.

Buon voto a tutti! Poi, appena noti i risultati, qualunque essi siano, a questo punto poco importa, tutti al lovoro per il VERO cambiamento.

2.6.09

Europee: Partito Comunista dei Lavoratori



In vista delle prossime elezioni europee concludo la presentazione dei programmi dei partiti di sinistra con questo post dedicato al Partito Comunista dei Lavoratori di Marco Ferrando. Spero di aver fatto cosa gradita ai lettori in questo periodo di grandi conflitti e confusioni che vedono sovraesposti i partiti dominanti mentre le formazioni di sinistra stanno subendo, peggio ancora del Partito Radicale, un prossochè totale oscuramento mediatico. La volontà di polarizzare la politica italiana sui due partiti maggiori e di relegare in un angolo chi propone soluzioni radficali all'insopportabile dominio dei potentati economicio che dominano economia e politica. Ognuno tragga le sue conclusioni e decida con coscenza a chi dare il proprio voto, da parte mia non mancherò dio rendere pubblico la mia scelta e di illustrarne i motivi.


Indirizzo politico e programmatico del Partito Comunista dei Lavoratori sull’Europa

Il PCL combatte l’attuale “Unione Europea”, e rivendica la prospettiva degli Stati Uniti Socialisti d’Europa, quale unica vera alternativa su scala continentale.


1) La UE non è semplicemente un’architettura istituzionale antidemocratica, ma un ambito strutturale di concertazione tra i principali stati capitalisti del vecchio continente sul terreno della gestione delle politiche antioperaie e delle relazioni intercapitaliste. Tutta la retorica ideologica “europeista” degli imperialismi europei, ovviamente del tutto reazionaria, si è inoltre rivelata un inganno. Politicamente la UE si è necessariamente subordinata alle scelte di fondo dell’imperialismo americano, a partire dalla politica militare ed estera. La sua inferiorità militare (e il ruolo ponte della Gran Bretagna) hanno frustrato ogni seria ambizione imperialistica egemonica e concorrenziale rispetto agli USA. Peraltro, su basi capitalistiche, ogni reale autonomismo europeo rispetto agli USA comporterebbe necessariamente lo sviluppo del militarismo europeo, contro i lavoratori e i popoli oppressi. Economicamente la UE è strutturalmente incapace di un’organica politica comune, imbrigliata com’è nelle mille contraddizioni tra i suoi capitalismi nazionali. Ed oggi la grande crisi capitalistica internazionale sottolinea e aggrava proprio le debolezze del capitalismo europeo (limiti organici del bilancio comunitario, rilancio dei protezionismi nazionali, debolezza della BCE rispetto alla FED). Persino il relativo successo dell’espansionismo economico europeo nei Balcani e nell’est Europa negli ultimi 15 anni (con tratti neo-coloniali) rischia di trasformarsi oggi in un pericoloso boomerang per le banche europee, a causa del possibile default di alcuni Stati dell’est.


2) La propaganda “europeista” è servita unicamente a mascherare e abbellire l’unico tratto organicamente comune delle politiche dell’UE: l’attacco ai diritti della classe operaia, la precarizzazione del lavoro, la privatizzazione dei servizi pubblici, l’allungamento degli orari di lavoro, le politiche anti immigrazione; il tutto al servizio delle grandi imprese e delle banche, vero dominus dell’attuale Europa. Ma, complessivamente, proprio queste politiche antioperaie e antipopolari dell’UE hanno scavato una frattura profonda tra i vertici di Bruxelles e larga parte delle masse popolari europee (v. la bocciatura referendaria del progetto di costituzione europea in Francia e Olanda, e del Trattato di Lisbona in Irlanda). Sotto ogni profilo siamo dunque di fronte ad una crisi profonda dell’UE e dell’europeismo borghese.


3) Mentre le socialdemocrazie europee si sono alternate ai tradizionali partiti borghesi conservatori nella gestione sempre più organica delle comuni politiche antioperaie, le cosiddette “sinistre europee” hanno cercato e cercano di far leva sul malcontento sociale di massa, per “premere” sulle socialdemocrazie liberali: o per bussare alle porte dei loro Governi, al fine di ottenere ministeri e riconoscimenti; o per ricontrattare, dall’opposizione, le prospettive di alleanza governativa con le socialdemocrazie. La parola d’ordine dell’”Europa sociale e democratica” ha costituito la copertura ideologica di questa politica spregiudicata: che ha condotto ciclicamente partiti chiave della sinistra europea a condividere e concertare le peggiori politiche antioperaie e imperialiste della UE. Il sostegno del PCF al Governo Jospin in Francia, la partecipazione di PRC e PdCI ai Governi Prodi in Italia, l’appoggio di Isquierda Unida al Governo Zapatero in Spagna hanno rappresentato casi emblematici.


4) Il PCL, al contrario, fonda sulla denuncia della natura imperialistica della UE e sulla sua crisi di consenso a livello di massa, una prospettiva coerentemente anticapitalista. Su basi capitalistiche, non vi sarà mai alcuna “Europa sociale e democratica”. Tutta l’esperienza degli ultimi vent’anni dimostra l’irriformabilità del capitalismo europeo. Ogni compromesso di governo con le borghesie europee, tanto più in questa epoca di crisi, si trasforma in un compromesso controriformatore contro diritti e interessi dei lavoratori, dei giovani, delle donne, di tutti gli sfruttati. Di converso, ogni seria lotta “sociale” e persino “democratica” implica la contrapposizione al capitalismo europeo, e la lotta per il suo rovesciamento; conduce alla prospettiva dell’Europa socialista, nella forma degli Stati Uniti Socialisti d’Europa. La storia ha dimostrato che le borghesie europee sono incapaci di unificare il vecchio continente superando le barriere degli stati nazionali, entro il groviglio conflittuale dei loro diversi interessi. Solo il governo dei lavoratori – in ogni paese e su scala continentale – liberando l’Europa dal capitalismo, può realizzare, su altre basi, l’unificazione dell’Europa.


5) In questa prospettiva generale, il PCL si batte per un programma di lotta unificante del proletariato europeo e delle masse oppresse, a partire dalle urgenze imposte dalla crisi sociale, contro ogni subordinazione dei lavoratori alle rispettive borghesie nazionali e alle imposizioni della UE: -per il blocco generale dei licenziamenti in tutta Europa. -per l’uguaglianza di diritti e salari, a parità di lavoro, in tutto il continente; a partire dalla definizione di un salario minimo europeo. -per un piano di ripartizione del lavoro, in ogni paese e su scala continentale, che ridistribuisca tra tutti il lavoro esistente: attraverso la riduzione progressiva dell’orario di lavoro a parità di paga. -per un grande piano di lavoro sociale e investimenti pubblici, sotto controllo operaio e popolare, in abitazioni popolari, istruzione, sanità, risanamento ambientale, nuove fonti energetiche: finanziato da un unico regime di tassazione progressiva dei grandi profitti, rendite, patrimoni, combinato con la soppressione di ogni “paradiso fiscale”, e con la relativa abolizione del segreto bancario. -per l’abolizione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro realizzate nei diversi paesi, e l’introduzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato in tutti i settori e per tutti i lavoratori. -per la soppressione di ogni legge antimmigrazione e di tutte le misure discriminatorie verso cittadini comunitari ed extra-comunitari; per la concessione del permesso di soggiorno a tutti i lavoratori migranti. -per la rinazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo sociale, di tutti i servizi pubblici privatizzati. -per la nazionalizzazione, senza indennizzo e sotto controllo dei lavoratori, delle banche e delle aziende che licenziano, che inquinano, che ignorano le normative di sicurezza sul lavoro. -per la difesa e l’estensione dei diritti sociali, democratici, civili, di tutte le minoranze oppresse; l’abrogazione di ogni privilegio o ingerenza clericale sulle libertà democratiche delle persone; l’emancipazione e liberazione delle donne da ogni forma di discriminazione e oppressione. -per il riconoscimento del pieno diritto di autodeterminazione delle nazionalità oppresse dall’Europa capitalista, e all’interno stesso dell’Europa (popolo irlandese, popolo basco); per il ritiro delle truppe europee da tutte le missioni militari e per l’abbattimento delle spese belliche. 6) In questo quadro, e sulla base del proprio programma anticapitalistico, socialista e rivoluzionario (opposizione ai Governi borghesi, rivendicazioni transitorie, espropriazione completa della borghesia capitalistica, Governo dei lavoratori in ogni paese, Stati uniti Socialisti d’Europa), il PCL lavora e lavorerà, su scala europea, per l’unificazione di tutti i rivoluzionari, nella più ampia prospettiva della rifondazione della Quarta Internazionale. Al fianco di quelle organizzazioni e gruppi che già oggi, in Grecia, Finlandia, Francia, Danimarca, si battono con noi per questa prospettiva.


Comitato Escutivo PCL Maggio 2009

30.5.09

Europee: Sinistra e Libertà

Continuo la pubblicazione dei programmi dei partiti di sinistra per le prossime elezioni europee. Ecco quello di sinistra e Libertà.

SINISTRA E LIBERTA’ - PROGRAMMA ELETTORALE
Elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo 6/7 giugno 2009
UNA BREVE PREMESSA
Un voto utile per cambiare l’Europa
La costruzione dell'Unione Europea è stata la scelta più importante compiuta nel nostro continente dal dopoguerra: ha preso vita una nuova realtà, prima solo pensata da personalità illuminate. Una storia lunga e antica di Stati spesso in guerra tra loro è diventata un progetto di unità culturale, politica ed economica, capace di esprimere anche un Parlamento Europeo eletto a suffragio universale. Dal Manifesto di Ventotene del 1941, stilato da Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni, ad oggi è stata compiuta molta strada, ma molto ancora dobbiamo fare per un’Europa davvero democratica e federalista. Sinora abbiamo visto soprattutto un’Europa economica, basata su di un mercato comune; è giunto il momento, proprio di fronte alla gravissima crisi mondiale in atto, che l’Europa faccia un decisivo passo in avanti, che diventi cioè un’Europa dei cittadini a tutti gli effetti, capace di iniziative di pace e di solidarietà a livello mondiale. Per questo occorre una Costituzione europea con il coinvolgimento diretto dei popoli che valorizzi le culture e le diverse identità, affinché non venga perduta la parte migliore della lunga storia del nostro continente. La democratizzazione dell’Unione Europea (UE) è decisiva perché l’Europa politica sia autorevole e davvero utile ai cittadini.
Il Parlamento Europeo è un'istituzione dotata già oggi di reali poteri,in grado di prendere decisioni che pesano nella vita dei cittadini. Purtroppo però anche il Parlamento Europeo viene percepito dai cittadini come lontano ed estraneo, e c’è il pericolo che la partecipazione al voto per l’unico organo veramente democratico della UE sia troppo scarsa. I candidati di SINISTRA e LIBERTA' s'impegnano per un’Europa utile, solidale, democratica e ecologica, che é possibile, ma che ancora non c’é.
L’Unione Europea di fronte alla crisi globale
La gravissima crisi economica mondiale in atto segna il fallimento dell’ideologia neoliberista. Per
uscrirne bisogna cambiare questo disastroso modello economico promuovendo un cambiamento
epocale e di civiltà. Questa è anche l’occasione per valorizzare e cambiare il ruolo della Ue. Infatti c’è bisogno di nuove e coraggiose politiche sociali ed economiche che mettano al primo posto le
cittadine e i cittadini. Per questo è necessario determinare una maggioranza democratica nel PE,
dove invece oggi il gruppo più forte è quello di centrodestra dei Popolari, a cui appartengono gli
europarlamentari di Berlusconi. La prevalenza di governi di destra nei paesi dell’Unione Europea ha provocato negli ultimi anni una maggioranza conservatrice nella Commissione Europea e nel
Consiglio Europeo, gli organi esecutivi della UE. Se non si cambia diventa più forte il rischio di una vera e propria crisi del progetto europeo, perché le destre sono in realtà nemiche dell’Europa, predicano un falso federalismo e vogliono istituzioni “deboli” per favorire i poteri economici forti. Noi vogliamo rafforzare la partecipazione e la decisione democratica, solo così si potrà cambiare un sistema economico, politico e mediatico controllato da grandi gruppi economici e da pochi individui. In caso contrario siamo condannati ad una triste deriva verso un populismo oligarchico e sempre meno trasparente, già ben visibile in Italia, anche con leggi elettorali che mirano a provocare un bipartitismo artificiale ben diverso dal pluralismo che c’è sempre stato nel Parlamento Europeo.
La ricetta economica liberista perseguita dalle destre, al servizio degli interessi di pochi. all’insegna dell'ognuno per sé, trascurando la democrazia, l’integrazione sociale, il lavoro, l’ambiente, ha provocato la crisi economica, esaltata poi dalla bolla finanziaria. La realizzazione dell'euro, pur con i problemi che vi sono stati al momento della sua introduzione, in particolare per il mancato controllo sui prezzi al dettaglio, ha contribuito a ridurre i danni della crisi. Questa crisi economica, ambientale, sociale, democratica e morale dimostra quanto fosse illusorio affidare alla volontà dei singoli governi e ai mercati senza regole gli obiettivi sociali della Strategia di Lisbona del 2000.
E’ giunta l'ora di cambiare. La grande prospettiva della Costituzione democratica si è infranta in
questi anni per mancanza di determinazione nel difendere i valori dell'Europa: pace, disarmo,
democrazia, lavoro, ambiente, diritti civili e sociali. Noi non rinunceremo a questi valori e ci
impegneremo per rilanciare il progetto costituzionale attraverso un percorso che renda protagonisti i popoli, i soggetti sociali, le intellettualità. E' dunque decisivo che nel Parlamento Europeo siano presenti i deputati della lista "SINISTRA e LIBERTA'" che vogliono questo cambiamento e che hanno già dimostrato di saper lavorare per questo obiettivo.
L’attività dei parlamentari europei che aderiscono a Sinistra e Libertà
La nostra esperienza in questi anni ha dimostrato la possibilità e l’utilità di lavorare insieme e sugli stessi obiettivi pur partendo da gruppi diversi: Socialisti, Verdi, Sinistra Unitaria. Tutti i momenti importanti della legislatura che si conclude hanno visto protagonisti i parlamentari che ora fanno parte di SINISTRA e LIBERTA': dal “pacchetto clima” alla direttiva REACH sulle sostanze chimiche; dal 7° programma quadro sulla ricerca e la tecnologia all’opposizione alle 65 ore di lavoro settimanali; dalla battaglia contro la proposta della destra di liberalizzazione estrema dei servizi (Bolkestein) alle leggi sull'immigrazione e la protezione dei dati; dalla mobilitazione contro la pena di morte e per la chiusura di Guantanamo alla verità sui voli illegali della Cia di Bush e a un indirizzo di pace in Medio Oriente. Con una presenza costante ai lavori parlamentari e un "gioco di squadra" che si é rivelato vincente, è stato possibile orientare l'atteggiamento dell'UE nei confronti dell'Italia a favore delle politiche migratorie e contro le discriminazioni, sulla concentrazione dei media, sulla gestione dei rifiuti e controbattere le bugie del governo a proposito dei costi del pacchetto energia. Abbiamo anche contribuito a fare del Parlamento Europeo la casa degli europei,
aprendolo a centinaia di militanti e membri di associazioni. Abbiamo usato il Parlamento Europeo come uno strumento al servizio dei cittadini, raccogliendo le istanze di gruppi e comitati e portando all'attenzione dell'UE situazioni di illegalità e sperpero di denaro pubblico che hanno condotto all’avvio dei controlli e all'apertura di procedure di infrazione. Ci siamo battuti per una riduzione dei costi della politica, ottenendo innanzitutto la riduzione degli stipendi degli europarlamentari italiani equiparandoli a quelli degli altri paesi.
LE NOSTRE IDEE E I NOSTRI IMPEGNI PER LA PROSSIMA LEGISLATURA
EUROPEA
A. Combattere la crisi con un nuovo sviluppo e la riforma ecologica dell’economia
A1) L’Unione Europea non sta affatto affrontando in modo efficace la crisi. Quando dispone di
poteri e competenze reali, come é stato nel caso della legislazione sui cambiamenti climatici
(pacchetto energia) l'UE ha dimostrato di sapere agire prima degli altri e in modo coeso. Sulla crisi finanziaria ed economica non é cosi: per diverse ragioni. Ha influito negativamente la politica seguita dalla Banca centrale europea che, fino a poco tempo fa, ha prodotto innalzamenti del costo del danaro, inseguendo l'unico obiettivo del contenimento di un'inflazione peraltro già bassa; quando poi è passata alla riduzione dei tassi la crisi aveva già invertito le tendenze economiche volgendo verso la recessione. Ha pesato la mancanza di strumenti europei che obblighino i governi a trovare un accordo su interventi comuni e coordinati di politica economica; ha pesato la scelta di fare ognuno per sé, anche per cercare un facile consenso con misure elettoralistiche e tendenzialmente protezionistiche. I piani che si sfornano continuamente e in modo scoordinato non riescono ad avere un impatto reale né sui mercati finanziari, né sulla fiducia degli investitori, né tantomeno sull’economia reale. La Commissione Barroso, che in questi anni si è sempre opposta a misure legislative per regolare i mercati finanziari e favorire il credito alle imprese “virtuose”, oggi non sa gestire né guidare la risposta alla crisi. Una strada europea di rilancio è indispensabile. Per questo la UE deve diventare un soggetto politico capace di decisioni efficaci, sia per quanto riguarda la situazione interna sia per quanto riguarda la sua proiezione internazionale.
L’Unione Europea deve farsi sostenitrice della convocazione in ambito Onu di una conferenza
mondiale sui problemi economici, monetari e finanziari, al fine di costruire un sistema di cambi
regolati tra le monete; di assumere misure contro la speculazione finanziaria mondiale, come
l’istituzione di una tassa, con aliquota bassa, sulle transazioni di capitale a scopo puramente
speculativo (la Tobin tax); di combattere i paradisi fiscali e tutte le forme di evasione fiscale; di
limitare drasticamente la creazione e la circolazione dei titoli derivati; di riformare il ruolo delle
istituzioni internazionali nate dall’accordo di Bretton Woods del 1944, quali la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale. Occorre riportare le funzioni di governo del commercio mondiale all’interno delle competenze dell’Onu, visto la clamorosa crisi del WTO, riproporre il rilancio dell’economia mondiale su basi di convergenza fra i vari paesi e per combattere concretamente i cambiamenti climatici, il fenomeno della fame e della povertà.
A2) Il Patto di stabilità e di crescita di Maastricht è legato al passato, ad una situazione economica e politica che la attuale crisi ha completamente superato. Infatti, i vincoli di bilancio in esso contenuti vengono continuamente violati dai paesi più forti che hanno bisogno di rilanciare le loro economie. Tutta l’Europa, in particolare i paesi di nuovo ingresso e quelli del Mezzogiorno d’Europa, hanno bisogno di una politica economica espansiva che si fondi su nuovi modelli di sviluppo e di consumo. Per questo vanno ridiscussi criteri e vincoli del Patto, introducendo parametri occupazionali e ambientali. La stessa funzione della Banca Centrale Europea (BCE) va ripensata. La sua missione non può essere limitata a quella del contenimento dell’inflazione, che, a causa della grave recessione economica in atto, è naturalmente su valori bassi. Al contrario deve prevalere il ruolo di finanziamento dell'economia reale, in particolare in settori innovativi dove vi è bisogno di intensificare gli investimenti. Tra il Parlamento Europeo e la BCE deve intercorrere una relazione nella quale il primo traccia le linee di fondo della politica economica e la seconda, nella piena autonomia delle proprie scelte specifiche, concorre alla realizzazione di quegli obiettivi. In questo quadro, deve avere maggiore importanza la relazione annuale del presidente della BCE al Parlamento Europeo e il conseguente dibattito parlamentare deve assumere un ruolo di indirizzo per l’istituto finanziario. Il mercato finanziario europeo può essere messo al servizio degli interessi pubblici, anche attraverso nuove forme di finanziamento quali gli Eurobond, per evitare di peggiorare la situazione del debito nazionale dei vari paesi. Nel 2010 comincerà la difficile discussione per la riforma del bilancio comunitario e dobbiamo evitare che si arrivi all'ennesimo indebolimento del quadro europeo di sostegno finanziario.
A3) Va incrementata la quota di investimenti pubblici destinati alla formazione, alla ricerca, alla
innovazione. Questa è la terapia d’urto per competere nel mercato mondiale sulla qualità, non certo sul costo del lavoro o sulla distruzione dell’ambiente. Queste scelte devono guidare una nuova politica industriale dell’Europa. Conseguentemente vanno scartate ipotesi di ritorno a forme autarchiche che pure, di fronte alla crisi, si affacciano con sempre maggiore insistenza. L'attuale pesante recessione ha le sue radici non solo nelle distorsioni della finanza dei derivati, ma anche in un regime di bassi salari e di precarizzazione del mercato del lavoro, di disuguaglianza nella distribuzione del reddito fra i vari paesi e le regioni, che hanno compresso la domanda interna. Si può uscire solo solo puntando su un "green deal" mondiale, un nuovo corso economico ecologicamente e socialmente sostenibile a livello planetario. A questo "green deal" la UE può e deve dare un contributo decisivo. In particolare la Unione Europea deve tenere fede agli impegni assunti, al proprio interno e nelle sedi internazionali, rafforzando il protocollo di Kyoto con gli ulteriori obiettivi europei di riduzione di CO2, puntando con decisione e assoluta priorità sulle energie rinnovabili, che possono dare sviluppo a un nuovo tipo di politica industriale. Tutto questo richiede una semplificazione burocratica del modo di funzionare del mercato interno della Ue. Va preservato e valorizzato il ruolo del sistema delle piccole e medie imprese sostenendo la loro proiezione sul mercato mondiale globalizzato. La costruzione di moderne infrastrutture, di trasporti e comunicazioni sia fisiche che telematiche (internet veloce di seconda generazione), è strategica per la crescita civile, oltre che economica, delle società europee, ma, proprio per questo, deve essere condivisa dalle popolazioni locali.
B) Un nuovo modello sociale, ambientale, tecnologico
B1) Il cuore di una nuova politica economica e sociale europea deve essere la tutela del lavoro,
della sua stabilità e continuità. Per questo proponiamo un Patto europeo per l’Occupazione e un uso mirato delle risorse del Fondo sociale europeo. Poiché bassi salari e precarizzazione del lavoro sono le cause di fondo della attuale crisi, la Ue deve promuovere una politica di piena occupazione e di elevazione della qualità del lavoro; sostenere la convergenza dei salari e delle retribuzioni europee per eliminare le differenze di retribuzione per lo stesso lavoro fra zona e zona, e tra i sessi, anche grazie alla determinazione di un salario minimo orario europeo. Occorre favorire gli accordi tra le parti sociali che si propongono di evitare e di mettere in mora i licenziamenti e combattere la precarizzazione del rapporto di lavoro, riportando la flessibilità entro confini fisiologici in base al principio che la forma normale e prevalente del rapporto di lavoro deve essere a tempo indeterminato. Vanno estese le forme di protezione del reddito, introducendo forme di salario sociale ai disoccupati di lungo periodo e agli inoccupati per favorire la ricerca di nuovi posti di lavoro. Va promossa l’estensione dei diritti nel mondo del lavoro secondo criteri universalistici e paritari e garantire l’esercizio pieno e libero dell’attività sindacale e del diritto di sciopero. Va ripreso il percorso verso una riduzione dell’orario di lavoro, in particolare nel settore manifatturiero, per liberare nuovi posti di lavoro e aumentare il tempo da destinare alla vita sociale. Bisogna prevedere che il sistema degli aiuti alle imprese contenga vincoli, per chi li riceve, in modo che non possa licenziare e sia spinto ad innovare nel senso della sostenibilità ambientale e della sua responsabilità sociale.
B2) Dopo l’approvazione del pacchetto energia, è ora necessario dirigere gli investimenti pubblici
europei e nazionali verso "l’economia verde"; in particolare nella riqualificazione energetica delle
costruzioni e nella vivibilità delle città, nel risparmio energetico, nelle energie rinnovabili, nei trasporti pubblici, nell'informatica e nel telelavoro. Questo avrà un triplo vantaggio: ridurrà la nostra dipendenza energetica, diminuirà le emissioni e rilancerà l’industria europea verso una nuova rivoluzione ecologica. L’Europa è leader nel settore dell’energia rinnovabile e dell’economia verde. Secondo stime della Commissione Europea, ci sono già 3,5 milioni di lavoratori impegnati nella green economy in Europa. Con un piano di investimenti coordinato, che tocchi i settori dell'edilizia, della produzione energetica e dei trasporti, si possono creare milioni di posti di lavoro qualificati che, dato il loro forte legame con il territorio, non sono delocalizzabili.
B3) In questo contesto, il ritorno dell'energia nucleare in Italia e la volontà di usare fondi europei
per finanziare nuove centrali - da aggiungere a quelli ingenti che già oggi finanziano sicurezza e ricerca- rappresentano una scelta profondamente sbagliata. L'energia nucleare non é la soluzione per i cambiamenti climatici. L'industria nucleare negli ultimi 30 anni non ha risolto né il problema della sicurezza, né quello delle scorie radioattive, né quello della proliferazione dal nucleare civile a quello militare. Imbarcarsi nella costruzione di centrali nucleari di terza generazione, già vecchie oggi, significa rinunciare a investire in energia pulita. Significa compiere un errore economico oltre che sul versante della sicurezza e dell’ambiente. Perché non ci sono le risorse per fare tutte e due le cose, né in Europa né in Italia. O si investe subito in rinnovabili e risparmio energetico, creando centinaia di migliaia di lavori e imprese verdi; o si punta su poche centrali nucleari fra venti anni, affidate a grosse imprese in realtà assistite dal denaro pubblico. La scelta da fare é per noi chiara. In ogni caso è indispensabile che l’Europa si doti di una rete di sicurezza comune capace di tenere sotto controllo le centrali nucleari già esistenti.
B4) Il modello sociale europeo è stato attaccato dalle destre per farlo assomigliare sempre più a
quello americano, ora la nuova amministrazione statunitense punta oggi alla costruzione di un
sistema sanitario pubblico. In questo grave momento di crisi e insicurezza, é necessario difendere ed estendere lo spazio pubblico europeo, lo stato sociale, investendo per assicurare il reddito di
base, la formazione e i servizi per i giovani, i disoccupati e i lavoratori precari; garantire il diritto
alla pensione, ai servizi sociali via via integrati verso l'alto. In questo senso riteniamo un delitto il
dirottamento dei Fondi europei per le aree sottoutilizzate (FAS) verso il finanziamento di grandi
infrastrutture inutili o non prioritarie come il Ponte sullo Stretto, recentemente decise dal governo italiano. La crescita e il miglioramento della società civile europea, a partire dai paesi e dalle regioni (come il Mezzogiorno d’Italia) che più ne hanno bisogno, può e deve diventare un potente volano per l’economia nel suo complesso, sia quella pubblica che quella privata, rivoluzionando il principio di indicatori dello sviluppo qualitativo e non solo quantitativo come il PIL.
B5) L'UE non può prescindere dall'obiettivo di costruire una "Società della Conoscenza" dove il
libero accesso al sapere venga tutelato e il diritto alla formazione riconosciuto come diritto
fondamentale di ogni essere umano. Vanno impegnate maggiori risorse nel triangolo 'Formazione, Ricerca, Innovazione' e va costruita una politica comune e condivisa su grandi scelte: dalla ricerca scientifica, alla formazione, dalla scuola pubblica di qualità, all'universalità di accesso a strumenti ormai indispensabili come internet. L’Europa deve guadagnare terreno e diventare protagonista, mettendo in campo formazione continua per tutta la vita, scuola pubblica di qualità, ricerca e università adeguatamente finanziate prioritariamente con denaro pubblico. Non possiamo accettare la “riforma Gelmini” della scuola e dell’università che taglia arbitrariamente risorse portando l’Italia fuori dall’Europa; Allo stesso modo è sempre l'Europa che deve costruire le condizioni per una grande riforma del diritto allo studio, avendo l'obiettivo di garantire a tutti i soggetti in formazione, a prescindere dalle condizioni sociali di partenza, il reale e autonomo accesso ai percorsi formativi. Per questa ragione vanno individuati parametri europei che stabiliscano i servizi di welfare minimi (casa, trasporti, sussidi) rivolti agli studenti e le studentesse in tutti gli Stati membri. Sempre con tali obiettivi è necessaria una riforma dei parametri di valutazione della qualità dell'istruzione pubblica che metta al centro non più soltanto la conoscenza come risorsa economica, ma innanzitutto il sapere e l'apprendimento come risorsa sociale e civile, invertendo i processi di mercificazione e privatizzazione in atto. Al tempo stesso dovrà valorizzare la capacità e il merito, le competenze migliori degli insegnanti, ponendo fine ai clientelismi accademici e alle discriminazioni per origine familiare.
B6) I servizi pubblici ed i beni comuni sono parte indispensabile del modello sociale europeo,
perchè garantiscono accesso uguale e universale ai diritti; le associazioni dei cittadini devono avere voce, perché i servizi siano adeguati e di qualità e ne sia garantito il valore sociale e pubblico. Un esempio importante in questo senso é l'acqua, che deve essere diritto universale e non una merce così come l'energia, la salute, l'istruzione o la mobilità. La difesa e l’allargamento dello spazio pubblico europeo richiede quindi il protagonismo dei cittadini e dei soggetti sociali, quindi un potenziamento della democrazia anche nelle decisioni di politica economica. L'applicazione della direttiva "Servizi" non deve reintrodurre ciò che il Parlamento, anche grazie a noi, ha bocciato. Ribadiamo con forza il nostro impegno a riportare all'ordine del giorno della UE una direttiva sui servizi pubblici, come chiesto dalla petizione della Confederazione Europea dei Sindacati (CES), che la Commissione Barroso ha sempre rifiutato di presentare.
B7) La politica europea dei trasporti e i criteri di finanziamento europeo delle infrastrutture non
hanno ancora portato ad un deciso passaggio dalla gomma alla ferrovia; la priorità sarà allora
lavorare perché vengano valorizzati il trasporto pubblico urbano e le reti ferroviarie, nell’ottica di integrare meglio trasporto ferroviario a lunga distanza con reti urbane e locali, di togliere traffico
pesante dalle strade, investendo anche sui porti e sulle autostrade del mare.
B8) Per rilanciare gli investimenti nella green economy e per una nuova politica industriale é
necessario mettere fine ai paradisi fiscali, alle pratiche di elusione fiscale e all’evasione, e
incrementare la lotta contro il riciclaggio di denaro, sia nell’Unione Europea che a livello
internazionale, così che tutti gli attori del mercato paghino la loro giusta quota di imposte nei Paesi nei quali operano e per sottomettere il potere delle istituzioni finanziarie al controllo democratico. E’ necessario avviare in modo deciso un processo di armonizzazione fiscale nel contesto europeo tale da non penalizzare il lavoro a favore della rendita; la generalizzazione di criteri di prelievo fiscale improntati alla progressività, sgravando contemporaneamente i redditi più bassi.
B9) La necessità di concentrare gli sforzi contro la recessione, di potenziare la capacità di spesa
pubblica senza appesantire i deficit di bilancio o aggravare il prelievo fiscale sui redditi da lavoro,
rendono necessaria la introduzione di forme di tassazione dei grandi patrimoni, tutelando invece il risparmio; in sostanza di una tassa sulle grandi ricchezze , che tenga conto delle forme moderne in cui queste oggi si articolano, in modo da fare contribuire in modo più rilevante i ceti privilegiati alla necessaria ricostruzione economica.
B10) Una parte molto importante della discussione sulla riforma del bilancio dell'UE verterà sulla Politica Agricola Comune (PAC). L'anno prossimo inizieranno le discussioni sulla sua riforma: noi
non pensiamo che sia necessario ridurre la spesa per la politica agricola, ma sicuramente é
indispensabile qualificarla e riorientarla, favorendo la qualità dei prodotti e il lavoro agricolo anche e soprattutto nelle sue forme di produzione biologica; diffondendo la pratica del ciclo corto e della stagionalità, per ridurne i costi economici e ambientali; abbattendo il ricorso ai pesticidi;
escludendo in qualsiasi forma l'uso di Organismi geneticamente modificati (OGM) in agricoltura. Il tutto all'interno di un sistema agricolo che abolisca la rendita parassitaria sui fondi comunitari, che dovrebbero, invece, essere attribuiti solo a chi trae il suo reddito dall'attività agricola in sé.
Insomma, un'agricoltura di qualità, che contribuisce alla lotta ai cambiamenti climatici, salvaguarda il territorio e il reddito dei lavoratori agricoli e sia libera da OGM. Una scelta questa innanzitutto economica, a favore dell’agricoltura italiana ed europea di qualità, che non preclude la libertà di ricerca scientifica in ambiente protetto e in sicurezza. L’Europa, infine, deve riconoscere e promuovere il benessere e i diritti degli animali.
C. Un’Europa più giusta: democrazia, diritti civili e diritti sociali
C1) Diritti sociali e diritti di cittadinanza sono inscindibili perché insieme garantiscono giustizia
sociale e libertà individuale. L’estensione dei diritti anche fuori dei confini europei è lo strumento
più utile a contrastare il dumping sociale e le tentazioni protezionistiche. Dobbiamo andare verso
una vera cittadinanza europea. La libera circolazione delle persone, delle merci e dei servizi è alla base della costruzione europea, ma senza diritti comuni e condivisi questa crollerebbe. Occorre
abbattere tutti gli ostacoli che impediscono ai cittadini di spostarsi facilmente e liberamente in tutta l’Unione per studiare, esercitare una professione, curarsi o per altri motivi. Vogliamo per questo riscrivere la direttiva sulla mobilità dei lavoratori europei, perché sia stabilito, una volta per tutte, che i contratti di lavoro e le condizioni salariali e di sicurezza non sono aggirabili con il distacco dei lavoratori da un paese UE all’altro. Questo spazio comune di circolazione è anche la migliore garanzia di sicurezza, che oggi non è più assicurata da anacronistici confini, ma dall’unità dello spazio giuridico e dal coordinamento tra le forze di polizia. La cittadinanza europea sarà anche il definitivo riconoscimento storico del contributo dell’emigrazione italiana alla costruzione
dell’Europa, così come garantirà l’integrazione dei nuovi cittadini dei Paesi dell’Europa orientale a cui la UE si è recentemente allargata.
C2) Sosteniamo parità e libertà per tutti i cittadini e i residenti dell’UE. Vogliamo un'Europa laica e perciò rispettosa di ogni credo religioso e della libertà di non averne nessuno. Proseguiremo nella nostra azione affinché sia approvata la Direttiva europea orizzontale contro ogni forma di
discriminazione in ragione del sesso, della razza, della religione, dell’età, dell’handicap,
dell’orientamento sessuale e identità di genere. Poiché le famiglie europee sono sempre più spesso composte da cittadini di stati diversi della UE, è necessario lavorare ad una legge che imponga il riconoscimento dei matrimoni, delle unioni civili e dei diritti parentali legalmente riconosciuti in un altro stato membro, e anche a un diritto europeo in materia di divorzio e di adozione. Continueremo a lavorare. Continueremo a lavorare per la fine di ogni forma di omofobia e di transfobia, affinché le persone gay, lesbiche, trans, possano veder riconosciuti in tutti gli stati europei lo status di cittadini con pari diritti e pari doveri; per il superamento di politiche proibizioniste che anziché rafforzare il principio di responsabilità lo indeboliscono con pratiche repressive; per il riconoscimento delle libere scelte delle persone in materia di cura, contraccezione, salute sessuale e riproduttiva; per la libertà di ricerca scientifica, inclusa quelle sulle cellule staminali; per il diritto di morire nella dignità. Sosteniamo il riconoscimento e l’incoraggiamento della diversità linguistica e culturale dell’Europa, sia quella storica, legata alle tradizioni regionali, sia quella nata dalle novità portate dalle migrazioni e dalla globalizzazione: questa diversità di lingue e culture, anche religiose, è stata, è e sarà la nostra più grande risorsa, purché si coniughi con il rispetto e il riconoscimento dei diritti individuali di tutti.
C3) Vogliamo un Patto Europeo per il progresso sociale, che stabilisca obiettivi e standard comuni per le politiche sociali, sanitarie ed educative nazionali, così come si sono stabiliti per le politiche di bilancio. Questo deve valere anche per le politiche di inclusione dei migranti e per un sistema comune di asilo europeo per i rifugiati e i profughi che chiedono protezione da guerre, dittature o disastri ambientali. Vogliamo un’Europa in cui i milioni di persone attive nel mondo del volontariato, del non-profit, del terzo settore e della società civile abbiano sempre più influenza sulle decisioni pubbliche, perché la solidarietà diventi predominante nelle politiche europee.
C4) In Europa vivono e lavorano già oggi milioni di migranti. Negli anni scorsi si è concentrata
l’attenzione sui problemi legati all’ingresso e al soggiorno, come se quello dell’immigrazione fosse
un problema passeggero. Al contrario, si tratta di un fenomeno permanente, che richiede standard comuni per l’immigrazione legale nei paesi dell’Unione Europea, sulla base di eguali diritti e responsabilità e sul mutuo rispetto. Vogliamo una politica d’inclusione che preveda diritti di cittadinanza e di espressione, oltre che pari diritti tra migranti e cittadini della UE nei luoghi di
lavoro o di studio. L’Europa non può, e quindi non deve, chiudere i confini ai migranti, che sono un elemento necessario dell’economia globale e di un mondo sempre più interconnesso. Se saranno garantite opportunità di accesso e di inclusione, sarà anche più agevole la necessaria politica di governo dell’immigrazione e di deciso contrasto del traffico di esseri umani. In ogni caso i diritti umani fondamentali, a partire da quello alla salute e alla tutela dei minori, vanno garantiti anche ai migranti non regolari. Siamo a favore del diritto di voto nelle elezioni locali dei cittadini extracomunitari residenti, sull’esempio di altri paesi europei. La lotta al razzismo e il principio di non discriminazione etnica e religiosa sono pilastri della UE. Occorre lavorare per consolidarli anche in Italia dove le manifestazioni di razzismo negli ultimi anni sono diventate sempre più frequenti e allarmanti.
C5) L’Unione Europea ha avuto un ruolo importante nel promuovere la parità tra i sessi e la libertà delle donne. Le donne devono poter essere libere di decidere di sé e del proprio corpo:
l’autodeterminazione femminile resta per noi un principio fondante. La crisi, tuttavia, potrebbe
costringere le donne ad arretrare sia rispetto all’inserimento nel mondo del lavoro, sia rispetto alla partecipazione ai luoghi di decisione politica ed economica, riconducendole ad un esclusivo ruolo familiare. SINISTRA e LIBERTA' si impegna perché ciò non accada e le donne siano libere di decidere di sé e del proprio corpo. Sosterremo le azioni positive, le pari opportunità, l’eliminazione di tutte le forme di discriminazione, a partire dalla parità salariale e di reddito previdenziale tra lavoratori e lavoratrici. Ci impegneremo per garantire alle donne l’accesso al lavoro e alla progressione nelle carriere; per la democrazia paritaria a tutti i livelli istituzionali; per combattere la violenza nelle sue diverse forme , a partire da quella domestica, inclusa la lotta al traffico di esseri umani che riguarda in prevalenza donne e minori . Contrasteremo le politiche di falsa parità, come quelle che vogliono parificare l’età di pensionamento di donne e uomini, senza alcun riconoscimento sociale del lavoro di cura.
C6) Per la prima volta in Europa i giovani hanno di fronte a loro la prospttiva di stare peggio dei
loro padri. Occorre ribaltare questa prospttiva con politiche capaci di valorizzare le giovani
generazioni minacciate dal precariato nuove tutele e diritti. I giovani devono essere i protagonisti della nuova Europa, perciò va favorita la loro educazione “europea”, estendendo programmi come Erasmu anche ai giovani lavoratori; va sostenuta la loro autonomia, attraverso il potenziamento di borse di studio e altre forme di reddito; va favorita la loro mobilità all’interno dell’Unione e la loro creatività scientifica e artistica attraverso programmi di scambio di esperienze culturali e lavorative.
C7) L’Europa sta invecchiando; l’attesa di vita, grazie ai sistemi di protezione sociale è aumentata, ma i giovani sono limitati nell’esercizio della loro indipendenza, persino nei progetti di paternità e maternità, dall’incertezza sul futuro. L’invecchiamento della popolazione non si affronta riducendo la spesa previdenziale pubblica (ridurre le risorse per una popolazione che aumenta equivale a programmarne l’impoverimento) né aumentando l’età di pensionamento, senza considerare la differenza tra i diversi percorsi lavorativi più o meno usuranti. In una società che invecchia non sarà possibile sostenere i giovani senza aumentare la produttività sociale degli anziani e valorizzare l’enorme esperienza accumulata dai cittadini e cittadine senior. E’ necessaria una politica che aiuti i giovani ad affrontare le responsabilità familiari e gli anziani a mantenere una vita dignitosa e attiva.
Perciò proponiamo che venga istituito e accresciuto il diritto al congedo di maternità e paternità in tutta Europa secondo gli standard più alti, per garantire l’accesso ai servizi per l’infanzia; che si incentivi la creazione di reti di servizi per gli anziani; che si progettino programmi internazionali di scambi e volontariato per gli over 60; che si confermi la necessità di garantire pensioni pubbliche dignitose.
D. L’Europa nel mondo.
D1) Per combattere la crisi serve più democrazia e partecipazione. L'Europa deve darsi questo
obiettivo. Deve farsi promotrice di una riforma di tutte le strutture globali. Va riformato l'ONU
come perno di un possibile nuovo spazio pubblico mondiale. Il che richiede il superamento degli
anacronistici criteri di funzionamento delle Nazioni Unite e soprattutto del Consiglio di sicurezza.
Siamo favorevoli ad un seggio per l’Unione Europea in un Consiglio di sicurezza riformato. Come
per il clima occorrono strutture ONU per l'economia, riportando quindi al suo interno le funzioni di governo del commercio mondiale finora delegate al WTO. La democrazia è la grande questione aperta come ci dicono i movimenti mondiali e di cui ci parla anche l'esperienza della nuova
America Latina. L’Unione europea ha grandi responsabilità per un mondo più giusto, per la pace, il disarmo e la sicurezza, ma pochi strumenti a disposizione per realizzarle. Il nostro impegno é a
favore di una politica estera comune della UE, coerente con i suoi valori fondanti.
D2) E' prioritario il rafforzamento della dimensione politica euromediterranea; l'integrazione dei
Balcani; la cooperazione economica con Russia, Cina e India. Questo rafforza il ruolo di pace
dell’Europa nel contesto mondiale. La soluzione del conflitto israelo-palestinese è fondamentale per l'affermazione della pace e lo sviluppo delle relazioni in tutto il bacino del Mediterraneo e può
ottenersi soltanto con il conseguimento dell'obiettivo dei "due popoli due stati", per raggiungere il quale la UE deve assumere un ruolo più attivo, coerente e tempestivo.
D3) E' poi da rafforzare la cooperazione di polizia, giudiziaria e dei servizi di sicurezza nel
combattere, nel rigoroso rispetto dei diritti umani e della legalità, il traffico di droga, la corruzione, le mafie e il terrorismo. Proponiamo di rafforzare su scala europea la lotta alla criminalità organizzata, estendendo l’uso di misure e strumenti come la confisca e l’obbligo dell’uso sociale dei beni sottratti alla mafia.
D4) La UE deve sostenere il sistema di commercio multilaterale ed orientarlo a beneficio dei Paesi in via di sviluppo. Vanno quindi regolate le ragioni di scambio su basi di reciprocità e di parità; bisogna evitare la speculazione sui prezzi delle derrate alimentari; garantire che tutti gli accordi commerciali stipulati dall’UE prevedano clausole appropriate a favore dei diritti umani, sociali e ambientali. Lavoreremo per promuovere la diffusione del commercio equo e solidale in Europa. Alla UE spetta un grande ruolo nella lotta contro la fame, la povertà e per lo sviluppo della cooperazione internazionale. Gli obiettivi di sviluppo del Millennio fissati dall’ONU possono e devono essere integrati dalla strategia europea di uscita dalla crisi, nella realizzazione di un nuovo corso economico verde mondiale e con più intense relazioni con i paesi del grande continente africano. In questo quadro ribadiamo la necessità che la politica di cooperazione sia finanziata almeno con lo 0,7% del prodotto interno lordo. Siamo per un impulso al processo di disarmo mondiale, per liberare risorse oggi assurdamente destinate alla produzione di armamenti, riconvertendo la produzione bellica in produzione di pace.