Fidel Castro: Concetto di Rivoluzione

Revolución
Es sentido del momento histórico;
es cambiar todo lo que debe ser cambiado;
es igualdad y libertad plenas;
es ser tratado y tratar a los demás como seres humanos;
es emanciparnos por nosotros mismos y con nuestros propios esfuerzos;
es desafiar poderosas fuerzas dominantes dentro y fuera del ámbito social y nacional;
es defender valores en los que se cree al precio de cualquier sacrificio;
es modestia, desinterés, altruismo, solidaridad y heroísmo;
es luchar con audacia, inteligencia y realismo;
es no mentir jamás ni violar principios éticos;
es convicción profunda de que no existe fuerza en el mundo capaz de aplastar la fuerza de la verdad y las ideas.
Revolución es unidad, es independencia, es luchar por nuestros sueños de justicia para Cuba y para el mundo, que es la base de nuestro patriotismo, nuestro socialismo y nuestro internacionalismo.

Fidel Castro Ruz (1ro de mayo del 2000)

29.9.06

Caccia alle streghe


Che l’Italia, come del resto tutti gli altri paesi europei, sia un paese democratico è scontato, ciò che non è chiaro è cosa significhi essere un paese democratico. In un paese democratico è possibile dire quello che si vuole, pubblicarlo, costituire un partito, ecc., mica siamo a Cuba dove non è consentito dissentire! Ma è proprio così? A me risulta che si possa dire e fare tutto quanto sopra finché si rimane entro i limiti del sistema capitalista. Se uno si attiva per organizzare un movimento che si oppone a questo sistema proponendo un sistema alternativo, sembra che le garanzie democratiche vengano meno. D’altronde la repressione dei movimenti nati negli anni ’70 in seguito alle grandi contestazioni del ’68, ne sono un esempio lampante. E la situazione non è cambiata nemmeno ora. Chi lotta contro le ingiustizie del sistema capitalista dove i furbi si arricchiscono alle spalle dei lavoratori onesti cui sono riservati miseri stipendi e pensioni da fame, viene additato come pericoloso sovversivo e contro di lui viene scatenata l’ennesima campagna giudiziaria con lo scopo di fermare chi si propone di cambiare questo stato di cose.
Di seguito pubblico un appello del CARC, Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo, che mi è stato inviato da Mirco, un frequentatore del blog.
L’appello è stato sottoscritto da molti cittadini comuni, partigiani e personalità quali Margherita Hack, Giulietto Chiesa e Don Andrea Gallo.

APPELLO DEL CARC
La campagna di persecuzione contro i comunisti avanza nel
nostro paese come in tutta Europa. Ancora una volta la
magistratura, nel caso specifico la Procura della
repubblica presso il Tribunale di Bologna, attraverso il
pubblico ministero Paolo Giovagnoli, intenta una nuova
caccia alle streghe, un’operazione di repressione
preventiva degna dei tempi del fascismo, contro il (nuovo)
Partito comunista italiano.
Per i prossimi mesi si preparano quindi dai 12 ai 40
arresti di presunti membri del (nuovo) Partito Comunista
Italiano per Associazione sovversiva (art. 270 bis),
imputazione nata nel ventennio fascista con il codice Rocco
e applicata dai Tribunali speciali fascisti per incarcerare
centinaia di comunisti e antifascisti (sulla persecuzione
politico-giudiziaria della “carovana” e del (n)PCI vedere
il dossier a cura del Comitato di Aiuto ai Prigionieri
politici del (n)PCI -Parigi).
Denunciamo la campagna che la magistratura, su commissione
della banda Berlusconi prima e oggi con il Governo di
centro sinistra, opera da lungo tempo contro la rinascita
del movimento comunista nel nostro paese. Questa è l’ottava
inchiesta aperta a carico della “carovana” che dal 1980 ad
oggi ha lavorato con forza e determinazione alla rinascita
del movimento comunista e alla costruzione di un nuovo
partito comunista nel nostro paese. Le precedenti inchieste
si sono sempre concluse con un non luogo a procedere e con
un’archiviazione.
Sappiamo che lo zelante persecutore di turno, Paolo
Giovagnoli, già salito all’onore delle cronache per la sua
attività di inquisitore e dispensatore del reato
associativo a Bologna, come ad esempio contro gli studenti,
rei di aver autoridotto la mensa, non si fermerà e cercherà
di ottenere, vista la formalizzazione della chiusura della
fase investigativa, gli arresti che richiede.
Oggi la borghesia attacca apertamente i diritti di
espressione, associazione, organizzazione delle masse
popolari. Si delinea sempre più chiaramente la
tendenza “eversiva” della borghesia, a violare
sistematicamente le leggi del suo stesso ordinamento. Con
l’alibi della lotta al terrorismo si giustifica la
persecuzione dei comunisti, degli antimperialisti, degli
immigrati, dei rifugiati politici a livello nazionale e
internazionale (sequestri di immigrati, caso Abu Omar,
utilizzo sistematico della tortura, pratica di
annientamento contro i prigionieri rivoluzionari articolo
41/bis, creazioni di polizie parallele, intercettazioni e
schedature di massa, violazione dello statuto di rifugiati
politici, liste nere contro organizzazioni comuniste e
antimperialiste).
I tentativi in sede UE di interdire il simbolo della falce
e martello, l’approvazione da parte del Consiglio d’Europa
il 25 gennaio scorso della direttiva Lindblad, sono segnali
chiari dell’intenzione della borghesia di criminalizzare
il comunismo e perseguitare chi professa e lavora per la
rinascita del movimento comunista, chi lotta per una
società senza più padroni, senza sfruttamento, miseria e
guerra.
A ciò si aggiunge l’accelerazione della repressione nel
nostro paese e i fatti di questi mesi lo dimostrano: gli
arresti e le perquisizioni contro i compagni sardi di A’
Manca pro Indipendentzia, punto di riferimento della lotta
anticoloniale e antimperialista in Sardegna, e la
vergognosa sentenza del Tribunale speciale di Milano contro
gli antifascisti milanesi, rei di aver difeso in piazza i
valori della Resistenza e di aver tentato di impedire una
parata nazifascista nella Milano capitale della Resistenza
e della liberazione dal nazifascismo.
Quando esponenti della borghesia (i Ricucci, i Previti, i
Vittorio Emanuele, i Fazio), quelli che loro chiamano vip,
cascano, per errore o per lotta interna tra fazioni, nelle
maglie della magistratura la repressione per loro significa
pochi giorni di carcere e nella peggiore delle ipotesi
arresti domiciliari nelle loro lussuose ville, per le masse
popolari, per le sue avanguardie, per i comunisti e gli
antifascisti significa mesi e anni di carcere.
La giustizia della borghesia è la giustizia di una classe
che deve difendere con le unghie e con i denti il proprio
potere, privilegi, vizi e immense ricchezze accumulate
sulla fatica e il sangue delle masse popolari.
La persecuzione contro il (n) PCI si inserisce nel clima
più generale di attacco alle conquiste di civiltà e
progresso ottenute nel nostro paese dai comunisti e dalle
masse popolari grazie alla Resistenza e alla vittoria sul
nazifascismo. Si inserisce nella tendenza eversiva e
reazionaria che la borghesia mette in campo per cercare di
gestire la crisi profonda, economica, politica e culturale,
che la attanaglia.
Per la borghesia contrastare la rinascita del movimento
comunista e il rafforzamento del (n)PCI è il compito
centrale nella sua guerra contro le masse popolari.
Facciamo appello a tutte le organizzazioni comuniste,
antimperialiste, anarchiche, progressiste, ai sinceri
democratici, agli organismi e movimenti di lotta a
respingere la campagna in atto di criminalizzazione del
comunismo e di persecuzione dei comunisti..
Invitiamo tutti a esprimersi pubblicamente sull’inchiesta
del “novello Torquemada” Giovagnoli contro il (n)PCI, a
inviare telegrammi di protesta all’indirizzo della Procura
di Bologna, Piazza Trento e Trieste, 401347 Bologna, tel.
051201111, fax 051 201948, inviare una e-mail per
conoscenza a: cap_npci_paris@voila.fr
A costituire entro settembre un momento nazionale di
discussione sulla situazione repressiva nel nostro paese.
Colpire i comunisti vuol dire colpire le masse popolari,
colpire le conquiste di civiltà e progresso frutto della
lotta di liberazione.
CARC, Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo,
Direzione Nazionale: Via Tanaro 7 - 20128 Milano
Tel/Fax 02.26306454 e-mail: resistenza@carc.it sito: http://www.blogger.com/www.carc.it

25.9.06

Telefoni liberisti? JaJahJajahJajahhhhhhh


Le liberalizzazioni che avrebbero dovuto creare maggiore concorrenza con riduzione delle tariffe a tutto vantaggio dei cittadini, sembra che non abbiano portato ai risultati desiderati. O meglio, non quelli promessi ai cittadini. Sicuramente se ne sono avvantaggiati i grandi capitalisti che si sono accaparrati le galline dalle uova d’oro, cioè le imprese pubbliche costruite con i nostri soldi. Lo Stato ha investito enormi capitali per costruire autostrade, ferrovie, reti telefoniche, linee elettriche, ecc. Questi investimenti hanno contribuito a creare quell’enorme debito che tanto incide sulla finanza pubblica. Però, contrariamente ad altre voci che compongono il debito pubblico, questi investimenti avrebbero dovuto ammortizzarsi rapidamente in quanto lo Stato incassava le tariffe che i cittadini pagano per questi servizi. Ma qualcuno ha pensato bene di accaparrarsi questo fiume di denaro a proprio uso e consumo. Così si è cominciato a parlare di liberalizzazioni. Lo Stato non poteva essere proprietario di queste imprese che non permettevano la libera concorrenza impedendo al paese di modernizzarsi. Non poteva rimanere legato a vecchi concetti che ci facevano assomigliare più all’ex Unione Sovietica che ad un moderno stato liberale. Ce lo hanno spiegato tutti: gli opinionisti, i grandi economisti, la stampa, la televisione, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale, il WTO, i partiti liberali e perfino quelli di sinistra. Oltre alle raccomandazioni dell’Unione Europea e dei nostri più grandi amici, gli americani. Detto fatto, si è deciso di privatizzare. Qualcuno ha cominciato a dire che forse non era il caso, che così facendo il paese si sarebbe impoverito, che i lavoratori ed i cittadini sarebbero stati meno tutelati, che in altre parti del mondo la cosa non stava funzionando molto bene. Si sono mobilitati cittadini in tutto il mondo ed è nato quel grande movimento che vede impegnati milioni di cittadini che si riconoscono nello slogan “un mondo migliore è possibile”. Ovviamente sono stati subito tacciati di essere dei pericolosi comunisti che vogliono impedire il progresso e ad ogni manifestazione che organizzano vengono pestati ben bene dalle polizie di tutto il mondo al servizio di coloro che governano per il nostro bene….
Come stiano andando le cose le persone di buon senso lo hanno capito da un pezzo. Basta vedere in che condizioni è stata ridotta l’America Latina e tutti quei paesi dove il liberismo imperante ha impoverito molti per arricchire pochi e distrutto intere economie, basta pensare al caso Argentina. E basta guardare cosa sta succedendo in casa nostra dopo la privatizzazione di autostrade, ferrovie, telefoni, gas, luce, ecc. Prendiamo ad esempio i telefoni che in questi giorni sono saliti alla ribalta della cronaca grazie al caso Telecom. Quando c’era la famigerata Sip, impresa pubblica cioè dei cittadini, i telefoni funzionavano benissimo, le tariffe erano basse e ci lavoravano centinaia di migliaia di lavoratori ben stipendiati e tutelati. Dopo la privatizzazione ci lavorano pochissime persone con salari ridicoli e senza nessuna tutela, le tariffe sono salatissime, lo Stato è sempre più indebitato ed ha regalato un fiume di denaro a coloro che si sono accaparrati l’affare, Telecom naviga in un mare di debiti mentre i padroni del vapore hanno incrementato notevolmente le loro ricchezze personali.
Al di là di ogni convinzione politica o ideologica, credo che queste siano verità inconfutabili e dovrebbero spingere tutti i cittadini a ribellarsi ed a chiedere a gran voce ai nostri governanti di tornare sui propri passi prima che sia troppo tardi. Anziché irridere a quei Paesi come il Venezuela, la Bolivia e la stessa Argentina che tornano a nazionalizzare le imprese strategiche, sarebbe meglio seguirne l’esempio. Ancora qualche anno di queste politiche scellerate e la situazione diventerà irrimediabile. Anche perché per milioni di cittadini che devono vivere con salari da fame e pensioni ridicole, la situazione è già drammatica.In attesa che i nostri governanti si rendano conto della situazione e trovino i dovuti rimedi, cerchiamo di correre ai ripari. Parlando di telefonia, visto che le compagnie fanno cartello imponendo dei prezzi assurdi e che la nostra Authority sembra disinteressarsi, non sarebbe il caso di sfruttare tutti i vantaggi che le nuove tecnologie mettono a disposizione? Oggi è possibile comunicare GRATIS in tutto il mondo, basta avere una connessione internet, una cuffia ed un microfono. Queste informazioni dovrebbero essere diffuse da tutti i mezzi di informazione ma così non è, e le ragioni le conosciamo bene. Per questo Beppe Grillo ha fatto conoscere la tecnologia Voip durante i suoi spettacoli in giro per l’Italia dimostrando in diretta che si può chiamare tutto il mondo a costo zero con persone connesse alla rete, o a pochi centesimi di Euro al minuto a tutti i numeri di rete fissa. Sono molte le compagnie che offrono queste opportunità, le più conosciute sono Skype, Messanger,VoipDiscount, VoipStunt, JaJah, ed altre. Con quest’ultima compagnia non sono necessari nemmeno cuffia a microfono, basta digitare sul computer il numero che si vuole chiamare, il vostro telefono squilla, alzate la cornetta ed in pochi secondi siete collegati con il numero desiderato. Facile no? Allora perché continuare a svenarci per ingrassare i Tronchetti Provera di turno? Visitate il sito della compagnia all’indirizzo http://www.jajah.com/info/rates/ scaricate il programma ed è fatta.
Pensate che bello, risparmiamo e mettiamo sul lastrico i cialtroni!!!! JajahJajahJajahhhhhhh

19.9.06

Conclusa la XIV Cumbre MNOAL


Si è appena chiusa la XIV Cumbre dei Paesi non allineati che si è tenuta all’Avana. Visto che i nostri mezzi d’informazione sembra abbiano ritenuto poco importante questo incontro al quale hanno partecipato i rappresentanti di 118 paesi che rappresentano a loro volta circa tre quarti della popolazione mondiale, vedo di farmi carico per i frequentatori del blog di tradurre un riassunto del documento finale. Come si può vedere i temi trattati sono tutti quelli che la diplomazia dei paesi ricchi si guarda bene dall’affrontare preferendo massicce campagne di disinformazione che servono a mantenere l’idea che la democrazia e i diritti umani sono temi che stanno a cuore all’occidente ma non possono essere affrontati perché i paesi sottosviluppati si oppongono all’apertura alla democrazia. Se oltre al riassunto dei temi trattati qualcuno ha voglia di approfondire i contenuti lo può fare cliccando <qui>. Sarà facile rendersi conto che le cose non stanno proprio come ce le raccontano, che la soluzione pacifica ai problemi ed un mondo più giusto sono possibili. E ci si renderà conto del perché del silenzio della grande stampa su questo importante evento.

TEMI MOMDIALI
Esame della situazione internazionale; Funzioni e metodo di lavoro del Movimento; Diritto internazionale; Promozione del multilateralismo; Soluzione pacifica della controversie senza l’uso o la minaccia della forza; Cultura della pace, dialogo tra le civiltà, culture e religioni; Diritto all’autodeterminazione e alla decolonizzazione; Le Nazioni Unite: continuare con la Dichiarazione del Millennio ed i risultati della Conferenza mondiale del 2005 e riforma istituzionale dell’organizzazione, regolare la situazione finanziaria, operazioni necessarie per il mantenimento della pace; Disarmo e sicurezza internazionale; Lotta al terrorismo; Democrazia; Dialogo e cooperazione Nord-Sud; Funzione delle organizzazioni regionali.
QUESTIONI POLITICHE REGIONALI E SUBREGIONALI
Medioriente: Processo di pace; L’occupazione dei territori palestinesi e Gerusalemme orientale; Il Golan siriano occupato; Territori occupati del sud del Libano e la recente aggressione israeliana al Libano.
Africa: Angola; Arcipelago di Chagos; Jamahirya Araba in Libia; Somalia; Il Sudan; La regione dei Grandi Laghi; Sahara occidentale.
Asia: Afganistan; Iraq e Kuwait; Penisola coreana; Asia sudorientale; Repubblica Araba di Siria.
America Latina e Caribe: Belize e Guatemala; Cuba; Panamà; Venezuela; Guyana; Honduras; Bolivia.
TEMI DELLO SVILUPPO E DEI DIRITTI UMANI
Paesi meno avanzati; Paesi in via di sviluppo senza litorali e piccoli stati insulari; Commercio; Cooperazione Sud-Sud; Migrazione internazionale e sviluppo; Acqua; Il Mar Morto; Il Caribe; Energia; Diritti umani e libertà fondamentali; Razzismo e discriminazioni razziali, schiavitù e traffico di persone; Diritto internazionale umanitario; Assistenza umanitaria; Tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni; Liberazione della donna; Popolazioni indigene; Analfabetismo; Salute, AIDS, Paludismo, Tubercolosi e altre infermità contagiose; Delinquenza transnazionale organizzata; Traffico di droga; Corruzione.


Principi Fondanti del Movimento dei Paesi Non Allineati

1. Il rispetto dei diritti umani fondamentali e dei propositi e principi della Carta delle Nazioni Unite.
2. Il rispetto della sovranità e l’integrità territoriale do tutte le nazioni.
3. Il riconoscimento dell’uguaglianza di tutte le razze e di tutte le nazioni, grandi e piccole.
4. L’astenzione dall’intervenire o interferire nei problemi interni di altri paesi.
5. Il rispetto al diritto di ogni nazione a difendersi, idividualmente o collettivamente, in conformità con la Carta delle Nazioni Unite.
6. L’astenzione dell’uso di patti di difesa collettiva per servire gli interessi particolari di qualsiasi delle grandi potenze, e l’astenzione di tutti i paesi dall’esercitare pressioni su altri paesi.
7. L’astenzione dal realizzare atti o minacce di aggressione o di utilizzare la forza contro l’integrità territoriale o l’indipendenza politica di qualsiasi paese.
8. Il regolare tutte le controversie internazionali con mezzi pacifici, quali il negoziato, la conciliazione, l’arbitrato, così come come altri mezzi pacifici in conformità con la Carta delle nazioni Unite.
9. La promozione dei mutui interessi e della cooperazione.
10. Il rispetto della giustizia e degli obblighi internazionali.

15.9.06

Ma Israele è un paese democratico


Volevo scrivere qualcosa del genere, frutto di discussioni con alcuni amici, specialmente i radicali, che sostengono che Israele è l'unico paese democratico dell'area medio-orientale. Io ho sempre pensato che se questa è la democrazia.... Poi l'amico Gigi mi ha mandato questo interessante scritto.

Ma Israele è un paese democratico.
Israele proibisce ai cittadini arabi israeliani il ricongiungimento familiare, proibisce a decina di migliaia di palestinesi che hanno ottenuto una cittadinanza straniera di tornare nelle loro case, discrimina gli arabi israeliani sulle licenze edilizie, li esonera dal servizio militare, vietando loro di far parte di una istituzione cardine nella società israeliana, ma Israele è un paese democratico.
Israele viola numerosi diritti umani dei palestinesi nei territori occupati, da quello al lavoro, alla salute, all’istruzione, alla libertà di movimento, come dimostra il rapporto di Amnesty Internazional nel suo briefing del 2006 ( vedi Sopravvivere sotto assedio, edizioni Ega 2006), ma Israele è un paese democratico.
Israele occupa da 39 anni la Cisgiordania, Gaza (fino all’anno scorso), Gerusalemme Est, le Alture del Golan in Siria e le fattorie di Sheba in Libano, in spregio alla risoluzione 242 dell’Onu ; ha violato o ignorato tutte le risoluzioni dell’Onu sulla Palestina, più di quaranta, ma Israele è un paese democratico.
Israele ha espropriato le terre dei palestinesi per costruire decine di colonie per 450 mila ebrei, in modo illegale, contro gli obblighi che la Convenzione di Ginevra impone ai governi occupanti, ma Israele è un paese democratico.
Decine di migliaia di palestinesi, ogni giorno, stazionano per ore e ore davanti al 400 check point dell’esercito israeliano, sotto il sole, spesso invano, sempre umiliati, spesso rimandati indietro, comprese le persone che devono ricoverarsi in ospedale e le donne incinte, ma Israele è un paese democratico.
Diecimila palestinesi sono rinchiusi nelle carceri israeliane, compresi parlamentari, ministri, sindaci, minorenni, e la stragrande maggioranza sono in attesa di giudizio, senza accuse specifiche a carico, ma Israele è un paese democratico.
Dal settembre 2000 al 23 agosto 2006, 4224 palestinesi uccisi (le vittime israeliane 1041) di cui 700 bambini. Dopo il ritiro da Gaza (settembre 2005) uccisi 500 palestinesi e feriti 3.000, 150 case distrutte, come distrutti ponti, strade e centrali elettriche. In tutti i Territori palestinesi da tempo ormai è emergenza umanitaria, come denunciano i rappresentanti delle Nazioni Unite; il 70% dei palestinesi vive in povertà e praticamente di elemosina internazionale, ma Israele è un paese democratico.
Israele sta costruendo un muro alto 8 metri e lungo 750 km, per il 75% all’interno dei Territori palestinesi, deprivando i palestinesi di un altro 15% della poca terra loro rimasta, in spregio alla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aja e di quella dell’Assemblea generale dell’Onu entrambe del luglio 2004, che condanna come illegale e lesiva dei diritti umani dei palestinesi la costruzione di questo muro e ne ordina la demolizione; i Territori palestinesi sono ormai una grande prigione a cielo aperto, chiusa per mare, per terra e per cielo, ma Israele è un paese democratico.
Israele ha il controllo totale delle acque e ne discrimina pesantemente la distribuzione, lasciando i palestinesi spesso senza acqua, mentre i coloni ne abbondano, perfino per le loro piscine; ai palestinesi 83 metri cubi di acqua annui, agli israeliani 333, ma Israele è un paese democratico.
Non passa giorno che tre o quattro palestinesi non siano uccisi nei bombardamenti quotidiani per terra, per mare e per cielo da parte dell’esercito israeliano, che case non siano distrutte, che ulivi non siano sradicati, campi devastati, nella totale indifferenza e acquiescenza della maggioranza degli israeliani, ma Israele è un paese democratico.
Nella guerra contro il Libano ha fatto uso massiccio di proiettili all’uranio impoverito e di migliaia di bombe a grappolo ( bombe che sganciano altre bombe che, se inesplose, si trasformano in mine), armi vietate dalle convenzioni internazionali, ma Israele è un paese democratico.

Gigifioravanti

P.s. Chi mi conosce sa che non sono antisemita; chi non mi conosce non confonda la critica con l’odio, non sposti il discorsi dall’oggetto- le cose in merito- al soggetto; cose analoghe e ancora più dure sostengono e dicono parecchi ebrei, israeliani e non.

11.9.06

XIV Cumbre del Movimiento de Países No Alineados (MNOAL)


Inizia oggi all’Avana la XIV Cumbre del Movimiento de Países No Alineados (MNOAL). Di questo importante incontro che vede quasi tutti i Paesi non allineati confrontarsi sui grandi temi che regolano le relazioni tra i popoli, si sa molto poco. Per questo ho pensato di fare un breve riepilogo delle intenzioni di questo importante evento che terminerà il 16 settembre.
Di seguito un riassunto dei temi che verranno trattati, che come si vede sono fondamentali per la costruzione di un futuro di pace, giustizia e convivenza fra i popoli, temi che mettono in evidenza l’impossibilità di soluzioni dei problemi se non cesserà al più presto l’arroganza della ormai unica superpotenza mondiale.

Temi all’ordine del giorno degli incontri

· Preservare i suoi nobili ideali, i principi fondanti e gli obbiettivi primari, al fine di consolidare sempre più il Movimento e far si che sia una forza avanzata in questo XXI secolo.
· Determinazione per realizzare tutti gli sforzi possibili per rivitalizzare e rafforzare il Movimento, in maniera che possa operare efficacemente in difesa degli interessi e delle priorità dei paesi membri nel complesso panorama internazionale.
· Multilateralismo come via idonea per trovare soluzioni ai problemi fondamentali che affliggono l’umanità, inclusi quelli relazionati al mantenimento della pace e della sicurezza internazionale.
· Il rispetto dei principi consacrati nella Carta dell’ONU e nel Diritto Internazionale, difendendo la sua stretta osservanza, in particolare il rispetto e la sovranità, l’integrità territoriale e l’indipendenza degli Stati, la non ingerenza negli affari interni degli stessi, e il non uso o minaccia di uso della forza nelle relazioni internazionali.
· La ferma condanna a tutte le azioni militari unilaterali, incluse quelle realizzate senza l’autorizzazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, così come le minacce di azioni militari contro la sovranità, integrità territoriale e l’indipendenza dei paesi membri del Movimento, che costituiscano atti di aggressione e una manifesta violazione dei principi del non intervento e dell’ingerenza.
· La difesa della carta fondamentale delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace e la sicurezza internazionale e il rafforzamento della cooperazione internazionale.
· La difesa del reale ed effettivo avanzamento del processo di riforma e democratizzazione delle Nazioni Unite, incluso il Consiglio di Sicurezza.
· La lotta per la democratizzazione dell’ordine economico-commerciale e politico internazionale attuale, che permetta ai paesi in via di sviluppo di partecipare in piena uguaglianza e in tutte le sfere a livello internazionale.
· Il compromesso di continuare a lavorare per stabilire un sistema internazionale basato sulla pace, la giustizia, l’uguaglianza, la democrazia e il pieno rispetto di tutti i diritti umani e dei principi consacrati nella Carta delle Nazioni Unite e nel Diritto Internazionale.
· Il riconoscimento che tutti i diritti umani sono universali, inalienabili, indivisibili, interdipendenti e interrelazionati e che la comunità internazionale deve trattarli in maniera globale, giusta, equa e con la stessa enfasi, rispettando l’importanza delle particolarità nazionali e regionali e le diverse appartenenze culturali e religiose
· La difesa e la necessità di applicare la protezione e la promozione dei diritti umani in virtù dei principi di obiettività, imparzialità e non selettività, evitando la politicizzazione del tema.
· Il rifiuto all’applicazione di misure coercitive unilaterali che abbiano un impatto negativo sulla realizzazione piena dei diritti umani nei paesi penalizzati da queste azioni.
· La difesa del diritto inalienabile dei popoli, dei territori non autonomi e sotto dominazione coloniale, all’autodeterminazione e all’indipendenza.
· Il fermo appoggio alla causa palestinese e alla ricerca di soluzioni definitive nel processo di pace in Medio Oriente.
· La ferma condanna alla sistematica violazione dei diritti umani e dei crimini di guerra commessi con la forza nell’occupazion,e da parte di Israele contro il popolo palestinese, e il reclamo del pieno ed inalienabile diritto del popolo palestinese all’indipendenza nazionale e alla sovranità, tradotto con la formazione dello Stato della Palestina, con Gerusalemme orientale come sua capitale, e il ritiro di Israele da tutti i territori occupati nel 1967
· Compromesso con il processo di disarmo generale e completo sotto controllo internazionale, verificando in particolare il raggiungimento del disarmo nucleare. I paesi non allineati difendono fermamente l’idea che l’eliminazione totale delle armi nucleari è l’unica garanzia assoluta contro l’uso o la minaccia dell’uso delle stesse.
· La condanna inequivocabile di tutti gli atti, metodi e pratiche del terrorismo in tutte le sue forme e manifestazioni, in qualsiasi posto e da qualsiasi siano commessi, così come la riaffermazione della carta centrale delle Nazioni Unite nella campagna internazionale contro il terrorismo.
· La condanna alla continua applicazione unilaterale, da parte di alcune potenze, di misure economiche coercitive e altre, che comprendono l’applicazione di leggi extraterritoriali, contro determinati paesi in via di sviluppo, con l’intenzione di evitare che questi paesi esercitino il diritto a scegliere liberamente il proprio sistema politico, economico e sociale. I paesi non allineati hanno riaffermato che questo tipo di legislazione contraddice le norme del Diritto Internazionale e viola i principi e gli obbiettivi delle Nazioni Unite.

7.9.06

Ricordando Endrigo


Il sette settembre di un anno fa, rendendo triste il mio compleanno, ci ha lasciati Sergio Endrigo. Con lui ho avuto solo un fugace incontro, ma non lo scorderò mai. Musico in poesia, Endrigo è nato a Pola, in Istria, nel 1933. E’ stato uno dei componenti di quel gruppo di cantautori che tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio dei ‘60 hanno portato una ventata di aria nuova nella musica leggera italiana. La sua vena romantica lo ha fatto conoscere al grande pubblico come il cantautore per le giovani coppie innamorate, ma Endrigo è stato molto di più. A mio parere è stato uno dei personaggi più complessi, sensibili, intelligenti e culturalmente avanzati della canzone italiana del secolo appena concluso.
Le sue canzoni dalle melodie indimenticabili, commuovono e incantano. Musicista e poeta, nei pensieri, nella semplicità e nella vita, Sergio Endrigo è conosciuto soprattutto per i suoi successi sanremesi ma la sua carriera artistica è ben più intensa e piena di impegno sociale, politico e umanitario. Ha musicato testi di poeti quali Rafael Alberti, Josè Martì, Pasolini e Ungaretti. Amico di Ignazio Buttitta, di lui ricordava sempre una lettera che il poeta siciliano gli aveva mandato dagli Stai Uniti: “ Sergio carissimo, sono in una terra senza amore. Vedo solo cenere. Meglio carcerato in Sicilia che libero qui. Da dietro le inferriate si può vedere il cielo e il nostro cielo è umano. Ti abbraccio. Tuo Ignazio”.
Nelle sue canzoni, del vivere non indaga solo il lato morboso e non si ferma alla sua dimensione soggettiva e al tema dell’individuo, a quell’intimismo scontroso che ha caratterizzato spesso la canzone d’autore, la sua è una visione delle cose esplicitamente e dichiaratamente politica. Anche quando ha cantato l’amore, lo ha fatto rompendo gli schemi imposti dalla cultura bigotta e reazionaria dell’epoca. Viva Maddalena e Teresa ne sono due esempi chiarissimi. La donna non più moglie e madre ma essere libero e indipendente che vive la sessualità senza mezzi termini. Non a caso le sue prime canzoni per passare alla radio di Stato dovevano essere modificate perché in contrasto con il carattere asessuato con cui all’epoca veniva inteso il rapporto uomo-donna.
Molto intenso fu il suo rapporto con il Brasile, eletto a sua seconda patria. Molto conosciuto ed amato in quel Paese, ha avuto rapporti di collaborazione e di amicizia con artisti come Vinicius de Moraes, Toquiño, Chico Barque de Hollanda, Jobim, Joao Gilberto, Roberto Carlos. In coppia con quest’ultimo vinse anche un Festival di Sanremo. La sua casa di Mentana era diventata il punto d’incontro di tutti questi straordinari musicisti quando passavano per l’Italia. Molti di loro furono costretti ad emigrare a causa della feroce dittatura che seminava terrore nel loro Paese.
Tra i tanti Paesi dove era, e lo è ancora oggi, conosciutissimo ed amato, c’è sicuramente Cuba. Indimenticabile un suo concerto all’Avana alla fine degli anni sessanta quando miglia di cubani si alzarono in piedi per cantare con lui “La rosa bianca” tratta da una poesia di Josè Martì. Alla famosa Bodeguita del Medio alla Habana Vieja si incontra ancora una sua foto con la scritta “Sergio Endrigo, grande cantante italiano” in mezzo a quelle dei grandi personaggi che sono passati di lì.
Altro suo grande merito è stato sicuramente quello di avere rivoluzionato la musica per bambini. Ha scritto canzoni che hanno rotto con la retorica dominante, raccontando storie che rimarranno sempre un esempio ineguagliabile di intelligenza e sensibilità. In collaborazione con il grande amico Vinicius de Moraes e con lo scrittore Gianni Rodari, ha pubblicato brani che sicuramente sono quanto di meglio sia stato pensato e realizzato per l’infanzia.
Ascoltando le sue canzoni si comprende come l’umanità di Endrigo sia composta di amici, chitarre, conchiglie, nidi, uccelli, amori in libertà, ragazze e ragazzi che “tornano dal mare a raccontare che è finita la paura” per dire al mondo “la pura verità”. Infine la presa di coscienza, sofferta e disincantata, ma anche serena, del fallimento di una generazione. La rivoluzione ancora una volta rinviata e affidata ai “ragazzi e ragazze che tornano dal mare”. Perché nella rivoluzione Endrigo ci ha sempre creduto, non ha mai nascosto, anche se non lo ha mai sbandierato, di essere comunista. Ha sempre coltivato l’utopia di un socialismo che rendesse gli uomini tutti uguali. Comunista e non credente, al punto che i suoi funerali, per suo volere, si sono svolti senza funzione religiosa.
Coerente fino in fondo, dopo l’immenso successo degli anni sessanta e settanta, visto che il clima cambiava e che l’interesse delle case editrici e di tutto quanto gira intorno alla musica stava prendendo direzioni esclusivamente commerciali, si è ritirato in punta di piedi nella sua casa romana frequentata da ventotto gatti, lasciatigli in eridità dalla moglie scomparsa nel 1994, dalla figlia Claudia e da pochi amici. Ha continuato a scrivere canzoni e ha pubblicato anche degli album di ottima fattura ma senza l’appoggio della mostruosa macchina commerciale che sta dietro il mondo della canzone, non ha raggiunto il pubblico, nemmeno quello più attento alla qualità. Ha scritto anche un bel libro dal titolo inquietante “Quanto mi dai se mi sparo” dove racconta il mondo cinico e baro dell’ambiente dello spettacolo dal quale è riuscito a non farsi stritolare. Ovviamente nessuno si è preso la briga di rilanciare l’immensa opera che ci ha lasciato in eredità. Disse in un’intervista: “La canzone come scambio, racconto di un’emozione, di un fatto, è morta”. “I tempi sono cambiati e basta”. Le sue atmosfere, già da sempre lontane dal fracasso, schive, mal si adattarono al frastuono degli anni ottanta e seguenti. Non provava amarezza, rabbia o rancore. Anche quando è rimasto solo e dimenticato da tutti non ha mai perso la sua grande dignità e saggezza. E non si è mai prestato, contrariamente ai più, a fare il pagliaccio in certe melense trasmissioni per cercare una nuova notorietà.
Un uomo coerente come pochi Sergio Endrigo. In una delle sue ultime interviste disse: “anche se ho scarsa fiducia nei rappresentanti di Dio in terra, credo di avere rispettato i dieci comandamenti meno un paio….circa. Ho nominato il nome di Dio, diciamo “invano”, perché sono veneto e da noi la bestemmia è, a volte, un semplice intercalare e poi, qualche volta, ho desiderato la donna d’altri. Non ho mai fatto volontariamente del male a nessuno. Posso aver sbagliato, questo sì. Ma…. chi è perfetto?”
Avercene di persone così. Di lui conservo tutti i suoi dischi, un suo autografo e il ricordo di un incontro al Festival dell’Unità di Rimini all’inizio degli anni settanta.
Anche per fare contento l’amico Kalos trascrivo i versi de “La rosa bianca” tratta dai versi del poeta e rivoluzionario cubano Josè Martì.

La rosa bianca
(Martì-Gustavino-Endrigo)

Coltivo la rosa bianca
in luglio come in gennaio
per l’amico sincero
che mi da la sua mano franca
Per chi mi vuol male e mi stanca
questo cuore con cui vivo
cardi né ortiche coltivo
coltivo una rosa bianca


Cultivo la rosa blanca
en julio como en enero
para el amigo sincero
que me da su mano franca
Y para el cruel que me arranca
el corazon con que vivo
cardos ni ortigas cultivo
cultivo la rosa blanca

3.9.06

Poesia, Musica e Liberazione: Quintin Cabrera


Ho parlato spesso, è lo scopo di questo blog, dell’informazione cosiddetta democratica e della sua miopia. Della sua funzione al servizio dei potenti per indirizzare l’opinione pubblica all’accettazione delle loro logiche e alla martellante campagna denigratoria verso coloro, Paesi, popoli, movimenti o singoli individui, che si oppongono al degrado ed alla violenza distruttiva di quello che non può che essere definito l’Impero. Il condizionamento mediatico delle coscienze passa anche attraverso la diffusione massiccia di mode, tendenze culturali, musicali ed artistiche, provenienti in gran parte dagli Stati Uniti, che hanno la funzione di omologare i gusti e gli interessi delle persone al livello più basso possibile in modo da limitarne la capacità di critica al sistema dominante. Speculandoci pure alla grande con le industrie del settore. Come logica conseguenza di questa politica si ha una diffusione massiccia di “spazzatura” ed un puntuale oscuramento di personaggi che, per la loro statura ed onestà intellettuale, meriterebbero invece di essere fatti conoscere al grande pubblico. Personaggi magari anche premiati con un Nobel ma subito dimenticati, se non in alcune occasioni di comodo. Molte di queste personalità lavorano per indicare vie e percorsi per superare molti dei mali che affliggono la nostra epoca.
Per questo ho deciso di dedicare periodicamente un post a questi spesso semisconosciuti personaggi che con la loro opera danno un grande contributo alla cultura progressista. Voglio iniziare questo discorso parlandovi di Quintin Cabrera, poeta e cantautore uruguaiano che vive da molti anni in Spagna, in Catalogna prima e a Madrid poi.
Quintin Cabrera Beduchaud è nato a Montevideo il 25 Aprile 1944, figlio di Quintin Cabrera e Lydia Beduchaud, eredi da varie generazioni di famiglie di lavoratori. Fin da giovanissimo leggeva e diffondeva la stampa fedele al motto “Proletari di tutto il mondo unitevi”. Impegnato politicamente, fu cantautore e poeta ed uno dei massimi esponenti di quell’epoca di indimenticabili fermenti culturali e politici messi a tacere dall’affermarsi in tutto il Sudamerica di atroci dittature imposte dall’imperialismo Usa. Costretto a lasciare il suo Paese, atterrò all’aeroporto del Prat di Barcellona 35 anni fa con la sua chitarra in mano ed il cuore pieno di sentimenti da usare come armi per combattere la dittatura e le ingiustizie. Dopo una settimana già era in piazza con le organizzazioni clandestine che diedero inizio alle Comisiones Obreras, alternando la partecipazione alle manifestazioni con esibizioni insieme a Jordi Roura e frequentando la scuola di Rosa Sensat. Cantò per sostenere i lavoratori impegnati nei grandi scioperi organizzati in Catalogna e per raccogliere i fondi necessari a pagare la cauzione di coloro che vennero imprigionati. Sempre impegnato a sostenere tutti i popoli in lotta, dal Vietnam al Kurdistan, da Cuba al Salvador, e tutte le organizzazioni di sinistra in lotta, fa sorgere spontanea la domanda: Ci sarà qualche altro cantante che si sia impegnato tanto come Quintin Cabrera in atti di solidarietà?
Dopo le canzoni di lotta e la satira umoristica di quell’epoca di agitazioni, oggi, testardo ed onesto come sempre, continua a difendere le nobili “cause perse” cantando la libertà e la solidarietà e, sensibile e tenero, non si dimentica di cantare l’amore, l’amicizia, la malinconia e la gente.
Le sue canzoni provengono dal folklore che il suo Paese condivide con il sud del Brasile e parte dell’Argentina. Con il tempo ha subito le influenze maturate nei suoi tanti viaggi e dall’incontro con i musicisti con cui ha lavorato, guadagnando in complessità, sia dal lato poetico che da quello musicale. Il suo canto è una miscela di sensibilità e tenerezza, ribellione e sorriso, amicizia ed affetto, sempre in cerca della complicità di tutti coloro che credono che un mondo migliore è possibile. Tutte queste emozioni condivise hanno forgiato un artista che in ogni sua esibizione dal vivo e in ogni disco pubblicato, sembra far suo quel verso di Neruda che dice “Non temere, e non pensare. Dare per tornare a dare”. Un cantante che ha fatto suo il consiglio del suo primo maestro: “No hay que cantar mintiendo”. Ora che molti anni sono passati, continua ad essere quel ragazzo che un giorno partì da Montevideo con una chitarra in mano ed un cuore aperto alla meraviglia.

Di questo straordinario artista, snobbato anche dalla sinistra nostrana, scrivo la traduzione di una sua canzone dal titolo “Prontuario criminal”, a mio parere uno dei testi e una delle canzoni più belle che siano mai state scritte contro la guerra e l’imperialismo. Coloro che hanno la fortuna di ricevere Cubavision dal satellite, la possono vedere ed ascoltare in una bellissima versione eseguita con alcuni bravissimi musicisti cubani tra i quali, Chucho Valdès e il grande suonatore di tres (chitarra latina a tre corde) Pancho Amat. Molto bello anche il video che accompagna l’esecuzione dove le riprese degli artisti in sala di incisione si alternano a filmati e fumetti che descrivono in maniera inequivocabile la ferocia con cui l’Impero sta portando morte e disperazione in giro per il mondo. Cubavision la manda in onda quasi quotidianamente da oltre un anno. Se qualcuno volesse conoscere i dati per la ricezione di Cubavision dal satellite, me li può chiedere.
Quintin Cabrera è stato in Italia il 26-11-2005 presso la Camera del Lavoro di Milano per un Convegno Internazionale sull’America Latina. Il filmato dell’incontro è visibile sul sito di Arcoiris all’indirizzo: http://www.arcoiris.tv/ Consiglio a tutti di vederlo perché molto interessante, anche se purtroppo manca la traduzione in italiano.

PRONTUARIO CRIMINAL
(Quintin Cabrera, Pancho Amat y sus cabildo del son)
(Con la partecipacion de Chucho Valdes)


Desde los mismisimos dia
que como Pais nacieron
usurparon, masacraron
degollaron y agredieron

Comprando la democrazia
subyugaron y mentieron
ejecutaron, mataron
bombardearon, sometieron

Por eso y por mucho mas
lo que el yanqui necesita
es una aumentada dosis
de jarabe y vietnamita

Con sus leyes terroristas
al piel roja exterminaron
avasallaron, domaron
lincharon y doblegaron

Con todos los dictatores
urdieron, confabularon
enredaron, engañaron
traicionaron, conspiraron

Por eso y por mucho mas
lo que el yanqui necesita
es una aumentada dosis
de jarabe y vietnamita

Respetan solo al mercado
y sus leyes impusieron
dominaron, liquidaron
oprimieron, destruyeron

En nombre del Cristianismo
a tantos asesinaron
molieron, sacrificaron
manejaron, acabaron

Por eso y por mucho mas
lo que el yanqui necesita
es una aumentada dosis
de jarabe y vietnamita

Contra la libertàd
complotaron, maquinaron
intrigaron, maniobraron
tramaron, confabularon

Siguiendo la religion
del dollar, crucificaron
rebajaron, aplastaron
ahorcaron, nazificaron

Por eso y por mucho mas
lo que el yanqui necesita
es una aumentada dosis
de jarabe y vietnamita
de jarabe y vietnamita….
de jarabe y vietnamita….

Final:

Al yanqui dale una provadita

Messanger, requerdate

Oye Bush, toma una cucharita

Que se acabe el terorismo
y reine la tranquilidad

Hoyeloooooooooo

Abre la boquita, abre la boquita

Vaya que te voi hacer el avioncito
para que te vaya ahora mismo….


TRADUZIONE
(per quanto può valere una traduzione letterale)

Fin dai primi giorni
che come Paese sono nati
usurparono, massacrarono
sgozzarono e aggredirono

Comprando la democrazia
soggiogarano e mentirono
eseguirono, ammazzarono
bombardarono, sottomisero

Per questo e per molto di più
quello che gli Yankee hanno bisogno
è una maggiore dose
di arabi e vietnamiti

Con le loro leggi terroriste
il pellerossa sterminarono
sottomisero, domarono
linciarono ed obbligarono

Con tutti i dittatori
ordirono, confabularono
imbrogliarono, ingannarono
tradirono, cospirarono

Per questo e per molto di più
quello che gli Yankee hanno bisogno
è una maggiore dose
di arabi e vietnamiti

Rispettando solo il mercato
le sue leggi imposero
dominarono, liquidarono
oppressero, distrussero

In nome del Cristianesimo
tanti assassinarono
macinarono, sacrificarono
maneggiarono, sterminarono

Per questo e per molto più
quello che gli Yankee hanno bisogno
è una maggiore dose
di arabi e vietnamiti

Contro la libertà
complottarono, macchinarono
intrigarono, manovrarono
tramarono, confabularono

Seguendo la religione
del dollaro, crocifissero
ribassarono, schiacciarono
impiccarono, nazificarono

Per questo e per molto più
quello che gli Yankee hanno bisogno
è una maggiore dose
di arabi e vietnamiti
di arabi e vietnamiti….
di arabi e vietnamiti….

FINALE

Al Yankee dagli una piccola prova

Messaggero, ricordati....

Ascolta Bush, prenditi un cucchiaino (di tranquillante)

Che termini il terrorismo, e regni la tranquillità

Ascoltaloooooooo

Apri la boccuccia, apri la boccuccia

Vattene che vado a prepararti l’aeroplanino
perché te ne vada subito

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