Fidel Castro: Concetto di Rivoluzione

Revolución
Es sentido del momento histórico;
es cambiar todo lo que debe ser cambiado;
es igualdad y libertad plenas;
es ser tratado y tratar a los demás como seres humanos;
es emanciparnos por nosotros mismos y con nuestros propios esfuerzos;
es desafiar poderosas fuerzas dominantes dentro y fuera del ámbito social y nacional;
es defender valores en los que se cree al precio de cualquier sacrificio;
es modestia, desinterés, altruismo, solidaridad y heroísmo;
es luchar con audacia, inteligencia y realismo;
es no mentir jamás ni violar principios éticos;
es convicción profunda de que no existe fuerza en el mundo capaz de aplastar la fuerza de la verdad y las ideas.
Revolución es unidad, es independencia, es luchar por nuestros sueños de justicia para Cuba y para el mundo, que es la base de nuestro patriotismo, nuestro socialismo y nuestro internacionalismo.

Fidel Castro Ruz (1ro de mayo del 2000)

15.11.11

C’E’ BEN POCO DA FESTEGGIARE!!!!


C’E’ BEN POCO DA FESTEGGIARE!!!!

Berlusconi si dimette ed i cittadini “liberati” brindano in piazza per festeggiare il tanto sospirato evento. Cosa ci sia da festeggiare è un mistero per i pochi ancora rimasti a giudicare con sana obiettività la realtà italiana. La rinuncia di Berlusconi non sana assolutamente i mali che hanno portato in pochi decenni il nostro paese verso il baratro, le cause vengono da lontano ed il compito che sta per assumersi Mario Monti è tutt’altro che quello di affrontare e combattere questi mali.
Monti è un economista funzionale al sistema finanziario internazionale, quel sistema liberista e neoliberale che è la principale causa del malessere economico e sociale che caratterizza questi tempi tristi che ci tocca vivere. Suo compito sarà quello di mettere in pratica i tagli richiesti dall’Europa per recuperare la credibilità dell’Italia. Di nuovo il popolo italiano sarà chiamato a versare lacrime e sangue per risanare i bilanci mentre Berlusconi non è affatto intenzionato ad uscire di scena, anzi, prima di salire al Colle per presentare le sue dimissioni ha costretto il parlamento ad approvare i 39 punti che aveva concordato con l’Unione Europea che chiede misure draconiane per evitare la bancarotta.
Quello che nessuno dice è che la bancarotta è già avvenuta, i lavoratori ed i pensionati italiani sono in bancarotta da molto tempo e nessuno sembra essersene accorto. Non se n’è accorto il segretario del Partito Democratico, Pierluigi Bersani, che per dare il suo sostegno all’ex commissario europeo chiede che “tra le riforme deve esserci quella della riduzione dei parlamentari”. Questa sì che sarà la soluzione definitiva dei mali del paese! Per non parlare di Pierferdinando Casini, il leader del Terzo Polo chiede che Monti abbia “tempo per arrivare fino alla fine della legislatura”! E Di Pietro pretende che il nuovo Governo dia garanzie che venga cambiata la legge elettorale. Mentre Bossi starà a guardare per decidere cosa è più conveniente fare per soddisfare gli appetiti della Lega, i massimi dirigenti dei nostri partiti pensano che si uscirà dalla catastrofica situazione con una nuova legge elettorale, con la riduzione dei parlamentari e con Monti a capo del governo fino al 2013! Ottime prospettive per il popolo italiano! Popolo che dimostra tutta la sua lungimiranza con un sostegno, secondo il sondaggio commissionato da Ballarò, quasi plebiscitario al nuovo Primo Ministro incaricato di fare macelleria sociale, per quel poco che ancora rimane da macellare.
Sintetizzando si può dire che il popolo festeggia il fatto che colui che intendeva tagliare entrambe le palle agli italiani se ne va per far posto ad uno che dice che potrebbe restituirne una se si è disposti a pagarne il prezzo. Meglio di niente? Chi avrebbe pensato solo pochi decenni fa che un popolo che con l’impegno e la lotta era riuscito a conquistare uno stato sociale tra i più avanzati del mondo avrebbe finito per perdere tutto senza praticamente alzare la voce? Mistero? Niente affatto, solo ovvia conseguenza delle scelte scellerate di pseudo dirigenti succeduti a quei prestigiosi leader della sinistra italiana che furono artefici delle grandi conquiste del dopoguerra, e merito dello strapotere dei mass-media “democratici” regalati alla borghesia padronale ed ai grandi capitali internazionali che investono ingenti somme di denaro per lobotomizzare i cittadini.
Intanto il contesto internazionale che accompagna i tristi eventi nostrani è tutt’altro che roseo, la situazione italiana è solo l’iceberg di quella crisi internazionale di cui tutti parlano anche se nessuno spiega quali sono le reali cause che hanno portato il pianeta terra ad essere lo scenario di una situazione drammatica al punto tale che molti studiosi pensano che l’umanità sia ormai prossima alla fine della sua avventura.
I recenti avvenimenti culminati con il linciaggio di Gheddafi, lo sgozzamento del figlio e la feroce aggressione al popolo libico, hanno posto fine alla rivoluzione che fece della Libia un popolo sovrano non sottomesso agli appetiti imperiali, avvenimenti che sono stati tenuti nascosti o completamente deformati dai maggiordomi dell’informazione internazionale al servizio degli appetiti dei potenti che terrorizzano il pianeta. Il video della crudele esecuzione del leader libico forno diffusi da Al Jazeera  non dalla CNN, Reuters, Deutsche Welle, TVE, Fox News e BBC. Questi hanno obbedito al mandato di trasmettere poetiche e tenere immagini dei Freedom Fighters. Gli Usa ed i loro accoliti, prima incassarono i milioni di dollari con gli affari che l’imprudente Gheddafi facilitò, poi, con un finale degno di un’opera wagneriana, hanno preso il sangue del suo popolo, della sua famiglia e di lui stesso per farla finita con l’indipendenza, la sovranità e l’esempio di una rivoluzione che ha portato la Libia ad essere il paese più progredito dell’area, per sfruttare i facili guadagni derivati dallo sfruttamento del petrolio.
Chi ancora ha conservato la capacità di analizzare gli eventi può facilmente rendersi conto che in realtà i più prestigiosi mezzi di informazione altro non fanno che esibire un’accurata messa in scena che vuole convincere che i mostruosi crimini che da troppo tempo l’imperialismo egemone commette in ogni angolo del pianeta, altro non sono che interventi tesi a portare pace e democrazia nei “paesi canaglia”. E guarda caso i “paesi canaglia” altri non sono che quelli che intendono portare avanti un progetto autonomo che nasce e si sviluppa nel loro contesto politico, religioso, geografico e culturale.
Ciò che preoccupa è che i popoli del mondo nella loro quasi totalità tacciono di fronte a tali mostruosi crimini contro popolazioni inermi e leader scomodi. Se in passato ci fu qualche anelito di disapprovazione, ora sembra che l’omologazione stia facilitando il compito all’imperialismo devastante che sta riducendo in povertà persino i propri cittadini. Il silenzio di fronte alla tragedia del popolo libico, del loro leader e della sua famiglia, altro non fa che fortificare il gioco macabro dell’imperialismo, in pratica una cambiale in bianco perché continui ad ammazzare, distruggere e sottomettere come e quando conviene.

Tornando al tema italiano, qual’è la lezione che i nostri politici hanno tratto da questi recenti eventi? La destra fino a ieri al governo che ha partecipato direttamente al linciaggio del popolo libico non può che gongolare per il “successo” dell’operazione, questo è scontato, meno scontato è il fatto che l’opposizione di sinistra abbia accettato questi eventi con scandalosa e superficiale disinvoltura. La sinistra italiana che sinistra non è più, ha completamente abbandonato ogni anelito di opposizione al dominio dei grandi capitali sovranazionali con sede negli USA, la parola imperialismo non fa più parte del suo vocabolario e di organizzare la resistenza alle vergognose aggressioni della borghesia padrona, altro vocabolo dimenticato, nemmeno a parlarne. Come può chi da decenni insegue con perseveranza il sogno borghese farsi portavoce dei bisogni degli sfruttati? Se il tentativo di Mario Monti dovesse fallire, non capiterà per causa della sinistra ma semmai perché Berlusconi ed i suoi accoliti non sosterranno l’ex commissario UE se anche solo lontanamente cercherà di toccare gli interessi del Cavaliere. In questo caso ci aspettano elezioni anticipate dove la speranza più stimolante è che il centrosinistra candidi a capo del governo Niki Vendola. Quello che subito dopo il linciaggio di Gheddafi e del popolo libico si è affrettato a dire che ora tocca a Cuba!!!!
Sbaglio o pecco di pessimismo se sostengo ce con queste premesse il futuro dell’Italia è irrimediabilmente segnato?
Altro che festeggiamenti!!!!!! Serve subito una seria riflessione sui tempi che stiamo vivendo, sulla funzione dell’informazione, sui valori che vengono diffusi e sulle vere cause del disastro in cui siamo precipitati, cause ben diverse da quelle che vorrebbero farci credere i vari Berlusconi, Monti, ex sinistri e borghesie di ogni colore. Al popolo italiano non resta che riappropriarsi della sua capacità di analisi critica per poter elaborare strategie capaci di ridarci la dignità perduta, strategie che non possono che partire dall’azzeramento dell’attuale classe dirigente incapace, inefficiente, collusa e sconfitta nei fatti. Senza inventarsi leader che non esistono, personaggi che pretendono erigersi a capipopolo senza averne la minima consistenza. La fonte a cui attingere sta nel recupero di quei valori e quella grande cultura che furono frutto di grandi lotte di popolo, di organizzazioni di massa che basavano la loro forza sull’impegno quotidiano delle collettività, impegno collettivo che solo può combattere lo strapotere dei potenti di turno, che siano i Berlusconi in prima persona che i Monti al loro servizio.
Spero che i festeggianti buttino lo champagne e cerchino dentro di sé eventuali risorse dimenticate, che si liberino del soffocante condizionamento dei media e delle farse di ciarlatani che fingono di battersi per valori di cui non hanno più nemmeno il ricordo. Se questo non avviene lo champagne diventerà un letale veleno.


La Habana, 15, novembre 2011

8.11.11

UN CONSIGLIO DI CARLOS FONSECA

Oggi, il giorno dopo la contundente vittoria di Daniel Ortega e del Frente Sandinista de Liberaciòn Nacional alle elezioni presidenziali in Nicaragua, ricorre l’anniversario della morte di Carlos Fonseca, vittima della feroce dittatura di Somoza. Per ricordarlo ricorro a questa sua frase che ritengo molto adatta all’attuale situazione politica italiana.

“Non si tratta di ottenere semplicemente un cambio di uomini al potere, bensì di un cambio di sistema, lo smantellamento della classe sfruttatrice e la vittoria delle classi sfruttate”.

Meditare, per evitare che la caduta di Berlusconi si riveli del tutto inutile. La storia dovrebbe insegnare….

31.8.11

Rete di Intellettuali ed Artisti in Difesa dell’Umanità

Rete di Intellettuali ed Artisti in Difesa dell’Umanità

La Rete di Intellettuali ed Artisti in Difesa dell’Umanità è un progetto nato per contrastare la barbarie dell’aggressione imperiale dei grandi capitali e le menzogne dell’informazione al suo servizio. Aderiscono intellettuali ed artisti di 52 paesi e culture diverse che non intendono stare in silenzio di fronte a questa criminale violenza che i potenti stanno infliggendo ai popoli del pianeta.
Questo progetto è conseguenza del mandato dell’Assemblea Plenaria dell’Incontro Mondiale di Intellettuali ed Artisti in difesa dell’Umanità, che ha avuto luogo il 6 dicembre 2004 a Caracas, Venezuela.
La Rete  "In Difesa dell’Umanità" si oppone all’imperialismo ed alle sue politiche  neoliberali, alla guerra ed al terrorismo (quando questo non viene confuso con la lotta dei popoli per la propria indipendenza ed autonomia), ai progetti di uniformare la società e la cultura ed alla monopolizzazione del sapere. Appoggia le lotte dei popoli del mondo, è solidale con i processi di cambio sociale, sostiene la diversità culturale ed i diritti culturali, promuove campagne di solidarietà e diffonde tra i suoi membri appelli e denunce, sostenendo con il massimo impegno queste cause.
Attualmente la Rete ha sezioni nei seguenti paesi: Messico, Venezuela, Cuba, Colombia, Argentina, Chile, Ecuador, Bolivia, Nicaragua, Repubblica Domenicana, Brasile, Canada, Stati Uniti, Spagna, Belgio, Francia, Germania, Portogallo e Italia.
La Rete è sostenuta da scrittori, artisti, accademici, professionisti di tutte le discipline, studenti, movimenti sociali, mezzi di stampa alternativi e tutti quelli che si sentono compromessi con la causa dell’umanità.
Dal suo inizio il movimento può contare con l’appoggio attivo dei Premi Nobel Gabriel García Márquez, Adolfo Pérez Esquivel, Rigoberta Menchú, Nadine Gordimer e José Saramago, così come intellettuali ed artisti di grande statura come Noam Chomsky, Ernesto Cardenal, Eduardo Galeano, Theotonio Dos Santos, Harry Belafonte, Danny Glover, Ahmed ben Bella, Ignacio Ramonet, Richard Gott, Pablo González Casanova, Ramsey Clark, Samir Amin, Tarik Ali, Amina Baraka, James Petras, Atilio Borón, Luís Britto García, Ramón Palomares, Gustavo Pereira, tra i tanti. In poche parole il meglio della cultura progressista mondiale. Ovviamente brillano per assenza, salvo pochissime eccezioni, personalità di rilievo della cultura ed artisti europei, compromessi, anche quando si dichiarano progressisti, con le politiche capitaliste, borghesi e riformiste che tanto utili sono ai padroni del mondo. A loro, anche quando predicano il contrario, stanno più a cuore i conti in banca che le sorti dell’umanità….
L’incontro di Caracas ha dato corpo a 10 tavoli di lavoro che trattano i seguenti temi:
·        In difesa del Nostro Pianeta
·        In difesa dell’Integrazione dei Popoli
·        In difesa di un’ Economia Emancipatrice
·        In difesa della Sovranità e la Legalità Internazionale
·        In difesa dell’Unità nella Diversità e la Cultura
·        In difesa della Partecipazione Popolare
·        In difesa della Verità e della Pluralità informativa
·        In difesa della Conoscenza
·        In difesa della Pace
·        In difesa della Memoria

Missione della Rete di Intellettuali ed Artisti in Difesa dell’Umanità è quella di creare, fortificare e mantenere un sistema internazionale di informazione e comunicazione interattiva tra intellettuali ed artisti, lavoratrici e lavoratori, movimenti sociali, comunità organizzate, istituzioni pubbliche e private, organizzazioni civile e qualsiasi altro tipo di gruppo di lavoro o di associazioni preoccupate per la difesa cosciente, attiva e globale della vita, la diversità culturale, la pace, la libertà, l’uguaglianza e la sovranità dei popoli. Lavora inoltre per la costruzione collettiva di un altro mondo possibile ed imprescindibile per la realizzazione piena dell’umanità. Appoggia e promuove tutti quegli ideali, movimenti sociali ed azioni che hanno luogo nel mondo in difesa dell’umanità, partecipa e contribuisce nell’appoggiare tutte le manifestazioni di lotta contro l’egemonia del capitale ed appoggia tutte le forme di lotta contro la dominazione politica, economica, culturale e militare dell’imperialismo. (La parola imperialismo, anche se è scomparsa totalmente dal dibattito politico europeo e suscita ribrezzo a qualche anima nobile, non è mai stata attuale come ora. Infatti le nefandezze che si stanno commettendo in suo nome non hanno precedenti, per furore, crudeltà, intensità e globalizzazione, nella storia dell’umanità! Nemmeno Hitler riuscì a tanto….)
Come si può vedere si tratta di un impegno totale da parte delle personalità più rappresentative della cultura e dell’arte, un impegno che sa individuare le cause dei mali che affliggono questi nostri tempi dominati dal capitale e dai personaggi più crudeli e feroci che agiscono anonimamente tramite il potere dei loro denari calpestando ogni valore umano ed aggredendo intere popolazioni colpevoli solo di voler difendere la propria cultura e la propria autonomia ed indipendenza. Un impegno che merita il sostegno di tutte le donne e gli uomini di buona volontà che non intendono rimanere indifferenti di fronte allo scempio ed all’orrore che ci circonda, che non smettono di indignarsi nel sapersi governati da personaggi indecenti come Berlusconi, Sarkozy, Cameron, per non parlare dei predecessori Aznar, Blair, Bush e persino dei “sinistri” Zapatero, Prodi, D’Alema, Veltroni e l’attuale Presidente USA, Barak Obama, speranza delusa che mette in evidenza l’assoluta sottomissione del potere politico agli interessi dei grandi capitali internazionali.
Quindi un invito a tutti ad entrare in contatto attraverso internet con questa Rete delle Reti ed i magnifici personaggi che la sostengono.
Ovviamente questo invito è rivolto a coloro che hanno capito che i “moderni Stati democratici” si stanno sempre più rivelando per quello che sono: un’Agenzia delle Entrate che raccoglie fondi dai lavoratori dipendenti ed autonomi, liberi professionisti, ecc., per darli ai ricchi che li impiegano per le atrocità a cui stiamo assistendo da troppo tempo, Stati a cui rimane solo l’onere di gestire la povertà. Per coloro che invece continuano a credere alle favole, che si sono fatti convincere, per fare un esempio, che Fidel Castro è stato un crudele dittatore e che gli Sati Uniti sono, per dirla con la “sinistra” italiana, “la più grande democrazia”, l’invito è di continuare a farsi fottere….
Buona navigazione a tutti.

16.8.11

LA REPRESSIONE POLIZIESCA NEL CAPITALISMO E NEL SOCIALISMO

LA REPRESSIONE POLIZIESCA NEL CAPITALISMO E NEL SOCIALISMO


In questi giorni mi trovo su una spiaggia ad ovest dell’Avana dove da parecchi giorni è in atto un’ispezione da parte di vari organismi statali per reprimere interventi urbanistici che violano le norme edilizie ed ambientali. Si tratta della costruzione di ville con accesso diretto al mare da parte di personaggi che ostentano la loro ricchezza non sempre di provenienza certa. Gli organi di polizia e di ispezione stanno verificando tutta la documentazione inerente alla proprietà, all’acquisto, ai permessi per costruire ed alla provenienza dei materiali per la costruzione. Al termine degli accertamenti gli organismi legali emetteranno i loro verdetti rispetto alle varie situazioni. Si vocifera di sequestri, abbattimenti ed approfondite indagini riguardo alla provenienza dei capitali. Ojalà, che in Cuba sia riesca ad evitare che si inizi un processo simile a quanto avvenuto nei paesi capitalisti dove l’urbanizzazione selvaggia ha prodotto danni incalcolabili!
Nel contempo il telegiornale riporta le notizie delle repressioni poliziesche in atto in Cile, in Spagna, in Inghilterra ed in altre parti dell’universo capitalista contro i cittadini che chiedono il rispetto di diritti elementari. In seguito a questi eventi mi sorgono spontanee alcune riflessioni.   
La polizia per sua natura reprime, succede in tutto il mondo, in tutte le epoche ed in qualsiasi sistema politico, questo è indiscutibile. La questione è: chi e cosa reprime la polizia?
Da quanto esposto sopra si può facilmente dedurre che nel sistema capitalista, sfido chiunque a dimostrare il contrario, la polizia reprime i cittadini che reclamano i propri diritti in contrapposizione agli interessi dei grandi capitali.
Nel sistema socialista, e sfido nuovamente chiunque a sostenere il contrario, la polizia reprime chi, per interesse particolare, opera contro gli interessi dei cittadini.
Se ne deduce che per i cittadini il sistema repressivo può essere un fedele alleato oppure un crudele nemico, a seconda del sistema politico. Ai cittadini la scelta del sistema più conveniente….
Se non ci fosse la potente campagna mediatica al servizio dei grandi capitali per distorcere la realtà a vantaggio dei loro interessi, non ci sarebbero dubbi su quale sistema politico conviene alla stragrande maggioranza dei cittadini.
Se non ci fosse l’imponente campagna mediatica al servizio degli interessi di pochi ed i vigliacchi che per quattro soldi (ma se sono fedeli al capo fino alla sfacciataggine i soldi diventano tanti, vedi Feltri, Belpietro & company) si vendono a questi cialtroni contribuendo in maniera decisiva ad affossare i diritti dei loro concittadini….

5.8.11



DAL KOSOVO A BENGASI: I CRIMINI DELLA “DEMOCRAZIA”
Foto tratta da L'Ernesto.it
Dal Kosovo a Bengasi la linea aggressiva adottata dall’imperialismo statunitense negli ultimi decenni è molto chiara anche se i media imperiali sanno bene come nascondere la verità ed indirizzare l’interesse delle masse verso il futile ed il dilettevole per distogliere l’attenzione dai crimini orrendi di cui si stanno macchiando.
Attualmente il Kosovo, antica provincia della ex  Repubblica di Yugoslavia, è una terra occupata dalle forze imperialiste guidate dagli Stati Uniti ed è governata da una mafia al servizio degli interessi della borghesia e dei grandi capitali transazionali. Dodici anni fa le forze armate della NATO bombardarono per 78 giorni e 78 notti la Yugoslavia facendo sì che i dirigenti di quel paese barbaramente aggredito, di fronte a tanti civili morti decidessero di accettare le condizioni imposte degli aggressori, ponendo così fine alla resistenza popolare che non intendeva accettare nessun compromesso con gli invasori. Una straordinaria campagna di manipolazione mediatica senza precedenti era riuscita ad evitare che si potesse raggiungere un accordo in seno al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, un accordo che potesse impedire agli Stati Uniti di dare l’ordine di attaccare il paese balcanico.
Più di 2 000 civili morti, decine di migliaia di feriti, la distruzione di ospedali, asili infantili, fabbriche, abitazioni, edifici pubblici, stazioni radio e televisive, ambasciate ed altro, fu il più immediato risultato di quell’azione barbarica che portò alla disintegrazione della Yugoslavia socialista, un raro esempio di sovranità, indipendenza e fratellanza tra popoli di culture e religioni diverse.
Ricordare alcuni dei tremendi fatti conseguenti all’aggressione selvaggia dei paesi fascio-nazisti che la stampa borghese, di destra e di sinistra, si ostina a definire “democratici”, aiuta ad evitare che il tempo offuschi la memoria e le coscienze. Il Danubio, fiume vitale per quella regione dell’Europa Centrale, fu infestato con l’uranio impoverito dei 31 000 ordigni lanciati dagli aggressori. Il mondo cominciò a conoscere il termine “effetti collaterali” quando il 30 maggio del 1999, la NATO bombardò un ponte a sud di Belgrado ammazzando 11 civili e ferendone altri 40. Sempre a sud di Belgrado venne bombardata la città mineraria di Aleksinac mentre 55 persone che viaggiavano su un treno furono uccise a Grodelika Klisura. Il 14 aprile dello stesso anno la NATO bombardò una carovana di profughi nella regione di Djakovica lasciando 75 morti; il 28 dello stesso mese fu aggredita una zona residenziale di Surdulica con la conseguenza di 20 morti e numerosi feriti. Altri 47 civili che transitavano su un autocarro vennero assassinati a causa del bombardamento del ponte di Luzane mentre il 7 maggio una bomba a grappolo venne lanciata sul centro della città di Nis lasciando 15 morti e 70 feriti. L’otto maggio l’aviazione degli aggressori bombardò l’Ambasciata della Cina ammazzando tre giornalisti cinesi e ferendo 20 persone tra diplomatici e lavoratori di quella nazione. Il primo di giugno del 1999 venne bombardato un centro geriatrico della periferia di Belgrado, furono 20 gli anziani massacrati dalla follia criminale dei paesi capitalisti. Dopo queste barbarie le autorità jugoslave cedettero alle richieste di Washington permettendo agli strateghi nordamericani di indirizzare i propri istinti bestiali verso il Kosovo e di organizzare la caccia all’allora presidente jugoslavo, Slobodan Milosevic, che venne trascinato davanti al Tribunale Internazionale dell’Aia, creato su misura per gli interessi USA, dove si difese senza avvocati e stava dimostrando tutt’altra verità di quella che i media occidentali avevano diffuso. Dal Tribunale dell’Aia Slobodan Milosevic uscì solo dopo essere deceduto per cause mai accertate ma facilmente immaginabili…. In Kosovo venne imposta la “democrazia” e si installo alla guida del nuovo stato, Hasim Thachi, capo mafioso di una rete criminale e sospetto trafficante di organi e droga. Ancora una volta l’imperialismo ricorse alla peggior feccia dell’umanità per sottomettere un popolo ai propri voleri. Credo non sia il caso di riportare i nomi dei governanti italiani che parteciparono a questi orrori, dovrebbero essere ben noti a tutte le persone dotate di umanità e memoria storica. Per aiutare i più smemorati dirò soltanto che in quel periodo l’Italia non era governata da Berlusconi, fascisti e leghisti ma dal centrosinistra….
Da oltre quattro mesi i criminali fascio-nazisti che governano i paesi capitalisti della famigerata NATO, stanno aggredendo la Libia, i dirigenti di quel paese hanno deciso, con l’appoggio dell’esercito e della maggioranza della popolazione, di resistere e di non fare nessuna concessione agli aggressori, convinti che solo con la lotta di resistenza sia possibile difendere la verità e salvaguardare la sovranità di un popolo. Gli strateghi dell’imperialismo americano ed europeo hanno pensato di convertire la città di Bengasi in una specie di Kosovo libico ed hanno installato, armato e finanziato un cosiddetto Consiglio Nazionale dell’opposizione e sembra non vogliano rendersi conto che il Colonnello Gheddafi gode del sostegno popolare e militare, di quello delle tribù e della stragrande maggioranza dei giovani e che non intende arrendersi ne fare alcuna concessione alle pretese degli Stati Uniti. Per capire chi siano i “valorosi” oppositori di Gheddafi e quali i valori che li guidano, basta sapere che proprio in questi giorni il loro capo è stato assassinato in seguito a contrasti interni….
Le manovre militari dell’impero stanno massacrando la popolazione libica, le strutture pubbliche, civili e militari di quel paese vittima delle pretese arroganti di chi intende dominare l’intero pianeta con il terrore. L’intenzione è quella di sfinire la popolazione, catturare Gheddafi e portarlo davanti al loro Tribunale dell’Aia dal quale, come Milosevic, ne uscirebbe solo morto. A chi non ha mai perso la capacità di guardare in faccia la realtà, questo piano non stupisce, è solo la conferma di una strategia mostruosa in atto da molto tempo, quello che lascia esterrefatti è l’indifferenza! Sembra che operazioni simili vengano ormai accettate come normalità, o peggio, come una necessità. La codardia di popoli incoscienti ed ormai incapaci di leggere gli eventi, sembra essere l’alleato perfetto per continuare tranquillamente a massacrare innocenti in ogni angolo del pianeta per appropriarsi di tutto quanto necessitano i ricchi per estendere sempre più il loro criminale dominio. La speranza, ultima a morire, è che la resistenza di Gheddafi abbia successo e riesca a turbare il sonno tranquillo dei sudditi incoscienti dell’Occidente opulente. O meglio, ex-opulente, perché a furia di concentrare sempre più la ricchezza in poche sporche mani, l’opulenza si sta trasformando rapidamente in povertà dilagante.

Banes 31-7-2011

22.7.11

CHI PUO’ AMMAZZARE UN ANGELO?




Il cantautore argentino Facundo Cabral si definiva “serenamente anarchico” e sosteneva di essere “un narratore di storie, viaggi, sogni e incubi”. In un’intervista al programma radiofonico Viva la Radio, Cabral disse che non avrebbe mai pensato di arrivare alla terza età ed incontrare tanta pace. I suoi 74 anni li aveva compiuti lo scorso 22 maggio, dopo che nel 2010 aveva subito ben quattro interventi chirurgici in seguito ad un cancro che da alcuni anni lo tormentava. Aveva bisogno di aiuto per muoversi ed aveva subito un abbassamento della vista ma tutto questo non gli impediva di continuare a scrivere e cantare le sue canzoni in diversi scenari in giro per il mondo. “Quello che io faccio è agitare, incendiare la sala perché se ne vadano pieni di calore”, disse recentemente, ed aggiunse: “Per questo quando salgo sul palco quello che cerco di fare è contagiare la gente con l’amore per la vita, spingerla perché si animi a vivere, perché se hai paura la vita non esiste. La paura è l’antitesi dell’amore, l’amore è coraggio”. Il successo come artista arrivò nel 1970 con il brano No soy de aquì, no soy de allà, dove diceva: “non ho età ne avvenire, essere felice è il mio colore e la mia identità”. Spiegava Facundo Cabral, che uno decide di essere felice, qualsiasi sia la circostanza in cui si trova a vivere. Diceva di conoscere una formula efficace per raggiungerla, quella di ascoltare il cuore prima che intervenga la testa, che sempre ti mette in conflitto. “La testa fa sempre domande perché mai impara, il cuore sa una sola cosa e la mette in atto, che è amare; per questo sono condannato alla felicità”. Nel 1996 l’UNESCO lo dichiarò Messaggero di Pace per la sua opera di cantautore, poeta e scrittore.
Il 9 luglio scorso Facundo Cabral si stava dirigendo verso l’Aeroporto La Aurora, a sud di Ciudad Guatemala, per volare verso il Nicaragua dove era atteso per dei concerti. Per strada, in quel paese che rappresenta l’essenza della follia capitalista, Facundo Cabral incontrò la furia di sicari armati che scaricarono tutta la loro follia contro l’auto su cui viaggiava in compagnia dell’impresario teatrale che lo aveva contrattato. Non era lui la vittima destinata, non poteva essere lui. Nemmeno nell’inferno capitalista che distrugge ogni valore si può arrivare a tanto! Chi può ammazzare un angelo?

20.7.11

Lo stato capitalista, la farsa elettorale e l’unica soluzione possibile.


Lo stato capitalista, la farsa elettorale e l’unica soluzione possibile.

Lo Stato capitalista è lo strumento formidabile con il quale la borghesia sottomette i popoli, esattamente come succedeva ai tempi dello schiavismo. Un tempo i padroni si chiamavano con il loro nome, PADRONI per l’appunto, ora ci dicono che “lo schiavismo è stato abolito” ed i padroni si chiamano IMPRENDITORI! Che è una maniera elegante per gabbare gli sprovveduti. Infatti ora le borghesie criminali dominano come mai e sfruttano i popoli grazie all’aiuto incondizionato degli stati capitalisti che legalizzano e difendono lo sfruttamento degli uomini a favore del capitale. Quando c’era il padrone gli sfruttati erano in grado di individuare la persona che li sfruttava e potevano in qualche modo difendersi, ribellarsi, quando non addirittura vendicarsi, ora l’imprenditore è quasi sempre anonimo, invisibile e quindi invulnerabile, spesso addirittura osannato da sudditi ignari. Comprendere questo semplice meccanismo dovrebbe bastare a far ribellare intere generazioni di sfruttati ma… culi, tette, palloni d’oro e la sempre efficace mistura di sesso, droga & rock ‘n roll riescono a rimbecillire giovani e non più giovani, perfino ex e neo-comunisti…. Se non ci credete leggete Impero, il libro scritto da Toni Negri e Michael Hardt, due personaggi sconcertati e sconcertanti che hanno l’ardore di definirsi comunisti, e vi renderete conto di come il pensiero imperial-borghese dominante sappia devastare le menti dei propri sudditi.

La farsa elettorale e l’unica soluzione possibile.
Le elezioni politiche in Italia ed in tutti i paesi capitalisti, hanno valenza zero. Infatti nel capitalismo il vincitore, di qualsiasi colore esso sia, è solo un ragioniere che deve apporre la propria firma a decisioni prese da una sequenza impressionante di poteri criminali che non hanno precedenti nella storia dell’umanità. In primo luogo le decisioni le prendono le organizzazioni dei potentati economici transazionali, tipo il Club Bildenberg ed altre diavolerie simili che riuniscono la peggior feccia dell’umanità, quindi le varie organizzazioni internazionali tipo Fondo Monetario Internazionale, Banca Mondiale, WTO, ecc., poi il Governo imperialista di Washington, in seguito la NATO, poi l’Europa ed infine il nostro Governo al quale non resta altro compito che reprimere eventuali oppositori che sono sopravvissuti alla manipolazione mediatica, alla propaganda cosiddetta democratica ed a culi e tette somministrati a colazione, pranzo e cena. Malgrado tutto questo c’è ancora chi si spende per “sconfiggere Berlusconi”. Come se Prodi non avesse approvato tutto quanto serviva agli interessi dell’imperialismo! Qualcuno ora spera in Vendola, se non ci tocca Montezemolo o Tronchetti Provera, non sapendo che non potrà cambiare una virgola che vada contro agli interressi della borghesia nostrana ed internazionale. Ma se pure al Presidente del paese sede dell’impero, gli Stai Uniti d’America, non resta altro da fare che mettere la firma su quanto decidono i padroni dei capitali! A tutti i presidenti dei paesi capitalisti, oltre alla repressione, tocca solo il compito di difendere la borghesia fascista ed amministrare la povertà dilagante.
Chiarito questo, l’unica cosa che è possibile fare è non sprecare inutilmente le energie in stupide ed inutili campagne elettorali ed utilizzarle piuttosto per liberare il mondo da questa immondizia criminale…. Con qualsiasi mezzo! Solo un mondo libero dai nazisti senza scrupoli che ci dominano può salvare l’uomo dalla tremenda schiavitù in cui è precipitato. Troppi cervelli sono stati espropriati della facoltà intellettiva, compreso quello di Toni Negri, troppi animi sono stati annichiliti, bisogna agire il più presto possibile. Molti a questo punto si domandano come fare, quali soluzioni adottare…. Ce n’è solo una: eliminare lo stato capitalista. Eliminare lo stato capitalista significa annientare la borghesia criminale! Perché lo stato capitalista è l’unica arma efficace che possiede, senza quello la borghesia crolla perché i capitali perdono il loro valore e diventano quello che realmente sono: carta straccia!
Bisogna agire al più presto perché mentre noi viviamo sulle nuvole altri popoli muovono passi da gigante e ben presto ci troveremo relegati in fondo alle classifiche del benessere! Da anni si vede chiaramente quali sono gli stati emergenti, in Asia, in Sudamerica, perfino in Africa, mentre l’Europa continua testardamente a fare gli interessi dell’imperialismo! Davvero pensiamo che il futuro ci sorriderà se continuiamo a farci portatori di un sistema oppressivo, ingiusto e devastante che elegge periodicamente a rappresentarci delle macchiette ridicole come Berlusconi, Prodi, Aznar, Blair, Cameroon, Sarkozy, ecc.? Macchiette che sono espressione di una società gravemente malata, uomini che sembrano usciti dalla fantasia di uno scrittore in vena di ironia ma che sono lo specchio della nostra società in declino che ha perso ogni etica, uomini incoscienti ed ignoranti che si avventurano in stupide ed orrende guerre contro popoli inermi facendo pagare ai più deboli i costi di queste barbarie messe in atto solo per obbedire agli interessi del grande capitale. Cina, Brasile, Venezuela, Bolivia, Ecuador, India, Sudafrica e perfino il Vietnam distrutto dall’aggressione nazi-capitalista, stanno portando ogni anno milioni di persone dalla povertà al benessere, stanno mettendo in pratica uno sviluppo tecnologico sempre più rispettoso dell’ambiente e stanno sviluppando un progresso basato su una sempre maggior giustizia ed equità sociale, paesi, questi, che hanno deciso di mettere i capitali al servizio dei popoli e non il contrario. Di loro è il futuro, l’Europa o cambia o finirà miseramente la sua avventura spaccandosi tra nazioni che intendono salvaguardare la propria dignità ed altre, tra cui sicuramente l’Italia, che finiranno per distruggere irreparabilmente il proprio futuro. Quanto all’impero USA, la sua fine è già cominciata, anche se Toni Negri e Michael Hardt non se ne accorgeranno, e prima di dissolversi continuerà disperatamente a spargere distruzione e morte in ogni angolo del pianeta.

15.7.11

LA VERGOGNA DELLA BORGHESIA CIALTRONA


LA VERGOGNA DELLA BORGHESIA CIALTRONA

Un fatto recente mi ha distolto dalla tranquillità dell’auto-esilio avanero per riportarmi al disgusto della realtà italiana. Dall’ex belpaese mi avvertono che l’Agenzia delle Entrate si è fatta viva per chiedermi il pagamento di 1700 Euro riguardanti la denuncia dei redditi del 2007 e relative multe, interessi, ecc. Il Fisco, tanto generoso con miliardari, ladri e truffatori, si accanisce contro la pensione che all’epoca cominciai a percepire dopo oltre 40 anni di duro lavoro e che ammontava all’enorme cifra di 688 Euro al mese….
La favolosa pensione è frutto di una vita di duro lavoro che mi ha visto costretto a sacrificare la giovinezza per sopperire ad eventi luttuosi che hanno sconvolto l’esistenza della mia famiglia abbandonata a se stessa da istituzioni nate dalla gloriosa lotta di Liberazione ma finite ben presto nelle mani avide di chi quella lotta l’ha solo osservata da agiati luoghi di svago dove l’unico impegno era quello di prepararsi a goderne i frutti al momento opportuno. Non è da ora che sostengo che tutte le disgrazie del nostro paese sono iniziate proprio quando, terminata l’eroica lotta per liberarci dagli occupanti stranieri e nostrani, i partigiani vennero convinti a deporre le armi. Fu l’inizio della riconsegna dell’Italia nelle mani avide della borghesia cialtrona di ogni colore e che il colore lo cambia allegramente a seconda delle convenienze del momento. Quella situazione di profondo disagio in cui mi venni a trovare, fu anche l’inizio della presa di coscienza politica e la decisine di impegnarmi per dare il mio contributo alla costruzione di una società veramente libera e giusta dove il lavoro fosse la base per costruire il benessere di tutti e le istituzioni democratiche divenissero per tutti garanzia di giustizia, pace e prosperità. Mi resi subito conto che gli ostacoli per raggiungere gli obiettivi desiderati stavano proprio in quelle istituzioni nate dal sangue eroico di chi non volle piegarsi agli oppressori, istituzioni che, nate con le migliori intenzioni e pensate da persone rette ed oneste, vennero rapidamente utilizzate dai soliti noti per gabbare nuovamente il popolo italiano convinto che si stesse costruendo il sol dell’avvenire. Non formato da alcun tipo di ideologia ma forgiato dai valori etici che la mia famiglia seppe inculcarmi fin dalla nascita, anche se attratto dal pensiero libertario e da figure straordinarie come Malatesta e Bakunin, individuai nel Partito Comunista Italiano lo strumento più utile per combattere lo strapotere delle aristocrazie e della borghesia padrona che si stavano appropriando della ricchezza prodotta dal lavoro degli umili e degli onesti. Vennero anni di duro lavoro e di grande impegno sociale che mi portarono ad assumere incarichi politici ed amministrativi, anni in cui non era difficile incontrare persone che si dedicavano alla politica per puro spirito di servizio. Erano anni di grandi speranze, finiti purtroppo malamente prima che si raggiungessero gli obiettivi previsti. Infatti le destre reazionarie sostenute dalla borghesia, non stettero con le mani in mano ed a colpi di stragi, repressione e disinformazione di massa, riuscirono a creare quel clima di confusione che annichilì le lotte di lavoratori e studenti che avevano caratterizzato gli anni ‘60 e ‘70 e ci portò verso i tragici anni ottanta dove si illusero gli italiani di aver raggiunto il benessere, si sperperarono le ricchezze prodotte dal lavoro e si sconfisse ogni democratica resistenza al dominio della borghesia. Il Partito Comunista Italiano malgrado tutto seppe resistere, anche per mezzo di poco edificanti compromessi più o meno storici, alle aggressioni interne ed esterne, seppe sopravvivere alle strategie liquidatorie dell’imperialismo yankee che non riuscì a mettere in pratica i propri scopi come era invece riuscito in quasi tutti gli angoli del pianeta dove sconfisse definitivamente le grandi organizzazioni progressiste. Ma se non ci riuscì per via diretta, raggiunse alla fine il proprio scopo sfruttando ingenuità e cialtronerie dei nuovi dirigenti del PCI che, abbandonato il loro compito di difendere gli interessi dei lavoratori, preferirono amicizie influenti e più redditizie. Furono infatti i dirigenti ad estinguere quell’enorme ed indispensabile patrimonio di cultura progressista e di lotta proletaria che aveva prodotto il più grande Partito Comunista dell’Occidente.
L’occasione ghiotta si presentò quando altrettanti dirigenti sconsiderati liquidarono un altro grande punto di riferimento delle organizzazioni progressiste mondiali, l’Unione Sovietica. Ci raccontarono che l’URSS era implosa a causa dell’insostenibilità della sua economia pianificata. Ma un attento osservatore degli eventi che voglia scoprire cosa si nasconde dietro i fatti, al di là di come l’informazione borghese li vuole rappresentare, non poteva non rendersi conto di cosa veramente fosse accaduto. Come diavolo potevano farci credere che il paese che all’inizio del secolo scorso era considerato il più povero del mondo, che aveva sconfitto il nazismo a costo di enormi sacrifici umani ed economici e che in pochi decenni era diventata la seconda potenza mondiale (seconda solo perché le misure si prendono con il metro del capitalismo….) fosse un fallimento dal punto di vista economico???? Portare un popolo di centinaia di milioni di persone dall’indigenza al benessere diffuso, secondo la “stampa democratica” e gli stessi dirigenti comunisti italiani, era un fallimento!!!! Secondo loro la caduta dell’URSS era dovuta anche alla richiesta di democrazia che cresceva nel paese. Io non vidi nessun sollevamento popolare, non vidi piazze stracolme di manifestanti che chiedevano democrazia, non vidi in quegli anni manifestazioni come si vedevano invece nei paesi capitalisti in preda ad una delle solite e ricorrenti crisi. Vidi tutt’altro che richieste popolari di democrazia, vidi piuttosto il Parlamento sovietico preso a cannonate da coloro che poi si spartirono le immense ricchezze di quel grande paese che seppe unire per molti decenni popoli e culture tanto diverse e seppe creare prosperità economica e crescita culturale e valoriale. Non fu difficile vedere dietro il crollo dell’URSS gli appetiti interni ed esterni di oligarchie vecchie e nuove, lo testimoniarono la rapida comparsa in quei territori ed in quelle città dei famigerati simboli dell’imperialismo americano: la Coca Cola ed i Mc Donald’s, solo per citarne alcuni, e la privatizzazione selvaggia di tutto quanto prodotto dal lavoro di milioni di persone che finirono rapidamente in balia dello sfruttamento capitalista senza nessuna protezione da parte dello stato. Vidi mettere in pratica tutto quanto le potenti oligarchie internazionali avevano sempre desiderato. Non fu difficile capire che gli interessi dell’imperialismo americano e di dirigenti sovietici senza scrupoli convergevano, che CIA e KGB stavano dietro questa colossale truffa. Dopo avere sfruttato l’ingenuità di Gorbaciov e la figura ingigantita di un dirigente devastato dall’alcol, il nuovo imperatore russo divenne un certo Putin che altri non era che lo stratega del KGB….
Ma tutto questo i dirigenti del PCI non lo capirono, o meglio, fecero finta di non capirlo e convinsero milioni di militanti della necessità di porre fine a quella straordinaria esperienza che aveva portato i lavoratori italiani ad essere tra i più tutelati del mondo, secondi solo a poche altre realtà ora scomparse od in via di estinzione. Parlo della Germania, che si stava ricostruendo dopo la terribile avventura nazista, e dei paesi baltici, anche questi ormai in preda agli appetiti del capitalismo imperialista ed a tutti i mali che questo porta con se.
Ma se per milioni di lavoratori italiani questi eventi rappresentarono una vera tragedia, iniziò infatti da lì la rapina di tutto quanto conquistato a costo di dure lotte, lo stesso non è successo ai dirigenti del PCI che ora vantano barche milionarie dove distrarsi con i loro nuovi referenti di alto rango e riposarsi dalle loro immani fatiche, ed appartamenti newyorchesi da regalare alle loro figlie che studiano nelle braccia dell’impero come si fa a gabellare i popoli.
E’ così che siamo arrivati a voraci Agenzie delle Entrate che si vogliono appropriare, per foraggiare liquidazioni milionarie e vili regalie, di misere pensioni che non arrivano a coprire nemmeno le più elementari necessità di sopravvivenza, pensioni elargite dopo lunghi decenni di rapine contributive. Basterebbe fare i nomi di chi ha diretto le istituzioni finanziarie del nostro paese in questi ultimi tempi per renderci conto dell’inevitabilità della situazione in cui ci troviamo. Come si può pensare che chi arriva a dirigere il più importante Ministero economico per sottrarsi al giudizio del fisco, possa essere in grado di formulare politiche di giustizia ed equità sociale? Quando presunte democrazie arrivano a simili aberrazioni senza che nessuno si opponga veramente, il destino di quei popoli è irrimediabilmente segnato e solo chi sopravvivrà alla tragedia finale potrà rendersi conto della ridicola sprovvedutezza che ha reso possibile il compiersi del dramma. Ma non ci sarà più tempo per rimediare, altri popoli avranno preso in mano i destini del pianeta ed ai nostri discendenti non resterà che un nuovo tragico medio evo da espiare.
Non so se pagherò i 1700 Euro che i cialtroni che ci dominano intendono rapinarmi, non ho gli strumenti necessari per oppormi al loro strapotere ma nemmeno possiedo le risorse economiche per soddisfare i loro appetiti. Al massimo posso rinunciare ad una pizza che una volta all’anno, rinunciando ad altre necessità indispensabili, io e mia moglie ci concediamo. Sono 17 Euro che risparmio e che posso devolvere all’Agenzia delle Entrate perché li giri ai milionari. Se avrò lunga vita in cent’anni riuscirò a saldare la rapina, in alternativa c’è una sola soluzione: un’adeguata pensione che mi permetta di soddisfare le mie necessità ed i loro appetiti insaziabili.
Ho creduto per tanti anni che l’onestà, il lavoro e l’impegno avrebbero portato ad un mondo di pace e di giustizia, ho sempre rispettato le istituzioni ed onorato gli impegni anche a costo di negare ai miei figli necessità irrinunciabili pur di non venire meno ai miei doveri di cittadino onesto, ho versato i contributi necessari a garantire a me ed a mia moglie una vecchiaia serena, per parecchi anni ho versato contributi multipli in quanto per soddisfare le necessità della famiglia una sola attività non bastava. Ho fatto contemporaneamente, per più anni, l’artigiano, l’insegnante ed il libero professionista e quando lamentavo che non potevo continuare a lavorare tanto per vedermi sottrarre quasi tutto da tasse e contributi, mi si rispondeva che alla fine della mia carriera lavorativa avrei percepito una pensione da nababbo. La pensione d’oro però tardò ad arrivare, io la rincorrevo e loro continuavano a spostare l’asticella dell’età pensionabile sempre più in alto, quando, stanco e sconfortato vidi finalmente arrivare il primo assegno quasi non ci credevo. Ci ho creduto quando lessi la cifra, una miseria! Mi dissero che erano cambiate le regole e tutto quanto versato, o quasi, non era più cumulabile, mi toccava una pensione relativa ai versamenti degli ultimi anni, quando avevo ormai tirato i remi in barca ed i versamenti contributivi si erano ridotti al minimo. E tutta la fortuna versata per tanti decenni? Andati perduti, per soddisfare gli appetiti insaziabili dei cialtroni che hanno divorato tutto quanto il lavoro onesto ha prodotto. Cambiare le regole in modo unilaterale ed a partita in corso dovrebbe essere qualcosa che ha poco a che vedere con una democrazia, ma servi del potere lautamente ricompensati ci spiegano in tutte le lingue che pagare le pensioni di vecchiaia non è più sostenibile. Uno di questi tanti cialtroni l’ho sempre impresso nella mia memoria, si chiama Capezzone e lo ricordo quando quasi ancora in fasce faceva il rivoluzionario e quando poco più che adolescente stava già in Parlamento. Ora me lo ritrovo a fare il portavoce del governo formato da quell’accozzaglia di fascisti, nazisti, razzisti, cialtroni ed ignoranti di cui perfino Gianfranco Fini si rifiuta di far parte. Non manca giorno che il nostro eroe ci spieghi, con quella faccia di bronzo che ha, che pagare le pensioni agli anziani significa negarle ai giovani!!!!! E col ca….volo che qualcuno di coloro che fingono di opporsi a questi svergognati provi a ribattergli! Nemmeno quelli che ancora si chiamano comunisti provano a spiegargli che le pensioni degli anziani non vanno pagate con i contributi dei giovani ma che, almeno per quanto riguarda quelli che hanno lavorato veramente, vanno pagate con i fondi già versati da loro stessi a costo di enormi sacrifici e rinunce. Spero di incontrare un giorno Capezzone, o uno dei tanti figli di buona donna come lui, per spiegargli a modo mio che non me la sta raccontando giusta e che farebbe bene a guadagnarsi da vivere in maniera più dignitosa….
Ora che la pensione d’oro che i cialtroni di destra e di “sinistra” che si sono succeduti al governo dell’Italia in questi ultimi decenni, mi concedono, dovrebbe bastare a sopperire alle esigenze che le stesse statistiche governative certificano pari ad almeno tre volte l’importo che ricevo. Tre mesi di quella miseria dovrei pure utilizzarli per pagare le sanzioni che i servi sciocchi dei padroni, con la loro Agenzia delle Entrate, pretendono. Devo pagare semplicemente perché, invece di morire di fame o chiedere la carità, per vivere decentemente ho continuato a lavorare pagando altre tasse e contributi, senza però, nel 2007, restituire loro parte della misera pensione maturata dopo aver versato oneri che, se fatti fruttare con speculazioni finanziarie come fanno lor signori, al posto di una pensione da miseria mi ritroverei con rendite da nababbo.
In poche parole, mi danno una pensione che non serve a coprire che la terza parte delle necessità più essenziali, mi costringono a continuare a lavorare per vivere, a pagare ulteriori tasse e contributi e, visto che sono riuscito a sopravvivere, rivogliono indietro la pensione.
Questa mia condizione non è sicuramente unica, è la stessa di milioni di persone oneste che hanno fatto la fortuna del nostro paese, quella fortuna che, come avvenuto nell’ex Unione Sovietica, la sfacciataggine di cialtroni senza vergogna vuole spartirsi fino all’ultimo centesimo. Quello che fa più rabbia è il fatto che, mentre il sottoscritto non ha ancora abdicato alla capacità di analizzare la realtà ed individuare cause e responsabilità ben precise, la stragrande maggioranza dei gabbati, confusa da culi e tetti televisivi e da palloni d’oro vero, ha perso ogni capacità di capire e di indignarsi e crede che la causa di tutto questo siano i comunisti. E quello che rende ancora più grottesca la situazione è che i comunisti non ci sono più, alcuni velleitari si ostinano a definirsi tali ed a presentarsi alle elezioni anche se sono di più i partiti comunisti dei voti che raccolgono. A volte entro nei loro siti, nei loro blog, nei loro profili di Facebook, e ne esco desolato. A parte alcune lodevoli eccezioni, leggo cose allucinanti che con la lotta al capitalismo vorace, all’imperialismo criminale ed alla costruzione di una società socialista, comunista sarebbe pretendere troppo, non hanno assolutamente nulla a che vedere. Sono sempre più convinto che questo paese in mano ad una borghesia sfacciata, vile, incolta e spesso feroce, sia in declino più di altri che stanno sulla nostra stessa barca. Paesi, quelli occidentali, che alternano governi di destra e di “sinistra” sempre più compromessi con gli interessi della borghesia parassitaria. Che vengano chiamati reazionari o progressisti, poco importa, fanno sempre e comunque gli interessi dei ricchi e mai quelli dei lavoratori e degli onesti, ne sanno qualcosa i giovani spagnoli che scendono in piazza contro il governo socialista che aiuta i ricchi e si dimentica del 40 per cento di giovani disoccupati. La crisi del sistema capitalista oramai è sempre più evidente anche se i media dei padroni  con i mercenari al loro servizio fanno di tutto per nasconderla. Ora, per cercare di rimanere a galla, si è intrapresa l’orribile strada dell’aggressione armata contro popoli indifesi, colpevoli solo di vivere in territori strategicamente importanti per le mire di dominio dell’imperialismo criminale. L’imperialismo di cui prima eravamo solo stupidi servi, ora lo cavalchiamo direttamente nella speranza di sopravvivere ma la risposta dei popoli aggrediti ha già cominciato a farsi sentire e sarà sempre più violenta. Il futuro che stiamo costruendo per i nostri figli e nipoti è un futuro allucinante e senza speranza, un futuro che li vedrà impotenti con due armi puntate alle tempie, quella del capitalismo aggressore e quella del terrorismo disperato. E pensare che con le tecnologie di cui disponiamo si potrebbe vivere serenamente, in pace ed in equilibrio con la natura, ma tutto questo viene vanificato dalla concentrazione delle ricchezze in mano a dei banditi e dalla stupidità di mercenari e servi sciocchi dei padroni .
Dopo questa mia denuncia, ho già avuto più esperienze in tal senso, sono certo che i cialtroni sopra menzionati non tarderanno a scatenare tutta la loro potenza mediatica atta a diffamare chiunque osi opporsi al loro dominio, non tarderanno ad usare le istituzioni nate per tutelare i cittadini per aggredire con la solita inaudita violenza chi si ribella alle sopraffazioni dei potenti.
In un passato poco lontano i massimi rappresentanti delle istituzioni hanno aggredito quanto di più caro sono riuscito a costruire in un’intera vita di lavoro e di sacrifici, ma questa è un’altra storia, una storia sbagliata, una storia di mafie e connivenze che agiscono nel nord del paese dove si dice che la mafia non esiste, che operano all’interno delle stesse istituzioni nate per proteggere gli onesti e contrastare i prepotenti, istituzioni che invece servono a proteggere i potenti  dalla rabbia degli onesti. Ma questa è un’altra storia, dicevo, una storia che descrive la tristezza del nostro paese passato dall’orgoglio della Liberazione alla schiavitù della sottomissione e difesa degli interessi dell’imperialismo becero e criminale. Una storia che racconterò prima o poi, anzi, la racconterò presto perché sia nota a tutti coloro che si illudono che l’Italia possa avere ancora un futuro con questo sistema che l’ha già condannata al declino irreversibile, una storia che sia di monito a chi, come il Presidente Napolitano e qualche altra anima bella, crede ancora, o finge di credere, che in Italia esita una democrazia da difendere. La democrazia si difende solo se le istituzioni sono gestite da coloro che prima di tutto sanno rinunciare ai propri interessi personali per il bene comune, non se finiscono in mani macchiate dal sangue degli sfruttati e degli innocenti. Eleggere alla Presidenza del Consiglio persone come Silvio Berlusconi è il peggior insulto che si possa fare alle istituzioni, alla democrazia ed all’intelligenza. Un popolo che si è macchiato di tali vergogne è irrimediabilmente condannato alla disperazione, anche perché non si vedono credibili vie d’uscita, cadesse il nuovo duce arriverebbe qualcun altro della stessa stirpe di mascalzoni, un qualsiasi Cordero di Montezemolo, Tronchetti Provera o qualche legaiolo del momento. In alternativa qualcuno spera nel ritorno di Romani Prodi…. Poveri noi!!!!
Persino i mitici “paesi delle banane” latinoamericani si stanno ribellando a tali scempi per sperare ancora in un futuro, ma l’Italia no, sembra abbia rinunciato definitivamente ad avere un futuro, ribellarsi non è roba per gente invasata da miti ridicoli, droghe ed ignoranza.
Non sono un seguace di Beppe Grillo, non credo che un comico milionario possa risollevare un paese sconfitto e dilaniato, serve ben altro, ma il suo VAFFANCULO! È quanto di meglio sia stato prodotto in questi decenni tristi e disperati. Chiudo quindi con un mio personale vaffanculo rivolto ai cialtroni di cui sopra ma anche a tutti quelli che non hanno più il coraggio di ribellarsi.

P.S. Cubavision e Telesur mi informano proprio oggi che il Senato italiano ha approvato le misure “necessarie” per salvare l’Italia dalla bancarotta, 112 milioni di Euro da prelevare con i soliti mezzi vili dalle tasche dei più deboli. Greci e spagnoli sono scesi in piazza ed hanno affrontato coraggiosamente la repressione delle forze dell’ordine al servizio dei banditi che dominano l’economia di quei paesi, temo che in Italia ci si limiterà a finti scontri televisivi della solita politica spettacolo. Se anche questa volta si rimarrà inermi di fronte a tale scempio e non si avrà ilo coraggio di togliere di torno con ogni mezzo i BANDITI di ogni colore…. VAFFANCULO a tutti gli italiani!!!!

22.2.11

Viva i ribelli arabi! Senza se e senza ma?


Nei paesi del nord Africa e del Golfo le rivolte stanno sconvolgendo gli equilibri politici di quell'area così determinante per l'occcidente cosiddetto democratico. Le cronache dei giornalisti al soldo della borghesia ladrona occidentale ci raccontano che in Libia la situazione è ormai sfociata in guerra civile. E giù con giudizi affrettati e tranciati con l'accetta senza il minimo di umiltà necessaria per cercare di capire quello che veramente sta succedendo e quali sono le logiche sottintese a questi avvenimenti.
Ma non sono solo i giornalisti venduti ai loro padroni a sparare spropositi di ogni tipo, lo fanno pure coloro che si schierano contro il capitalismo imperialista e inneggiano alla rivoluzione socialista, sono con "le masse in rivolta senza se e senza ma" ma non hanno la minima idea di chi stia veramente dietro ai "ribelli". Tutti a sostegno delle "masse in rivolta" senza rendersi conto che c'è il rischio di fare poi delle brutte scoperte, e troppo tardi, così come succede quasi sempre. Anche i fascisti marciarono su Roma.... Visto che i "giornalisti di professione continueranno a fare il loro lavoro di informazione di comodo, sarebbe il caso che coloro che pretendono di difendere veramente i diritti umani fossero quantomeno un po' più cauti e cercassero di non cadere vittima delle mistificazioni dell'informazione borghese. Questi signori che tando fanno per i loro interessi e nulla per quelli della collettività, sono gli stessi che a Gheddafi hanno affidato banche, imprese,squadre di calcio, hanno interessi enormi in quell'area, ecc. e gli hanno pure assegnato una laurea Honoris causa. Anche Ceusescu era "il più democratico leader dei paesi dell'est", lo dicevano gli stessi che pochi giorni dopo esultavano per la sua fucilazione in diretta televisiva. Cerchiamo di essere rivoluzionari veri non stupidi e superficiali, magari cercando di rispondere alla domanda più ovvia: chi c'è dietro le rivolte in atto in quei paesi? E quali sono gli interessi dell'imperialismo in quell'area e, sopratutto, che ruolo stanno interpretando le intelligence dell'occidente imperialista, aggressivo e bellicoso?

4.1.11

Isabel Monal e l'attualità del socialismo

Ecco un'interessante intervista alla studiosa marxista Isabel Monal.

“Socialismo del XXI secolo? Attenti a non fare confusione”

Di sottoosservazione

imagesIsabel Monal è tra le più autorevoli studiose marxiste e organizzatrici di cultura dell’America Latina. Cubana, dirige la rivista internazionale “Marx Ahora”, presentata il 7 maggio dello scorso anno all’Avana nel corso della “IV Conferenza Internazionale sull’opera di Karl Marx e le sfide del XXI secolo”, promosso dall’Istituto di Filosofia con la partecipazione di studiosi da tutto il mondo. Tra i molti testi interessanti pubblicati nella rivista, segnaliamo i quasi sconosciuti “Arabeschi filosofici” di Bucharin, tre importanti documenti dei popoli indigeni americani, un lungo saggio sull’economia della perestroika e altri approfondimenti sull’imperialismo, su Hegel, Marx, Freud, Gramsci, Althusser, sulla mercificazione della cultura e tanti altri.

Ti chiedo, anzitutto, di spiegare al lettore italiano l’origine della rivista da te diretta “Marx Ahora” e la funzione che essa svolge nel dibattito teorico e politico a Cuba e in America Latina.
La rivista “Marx Ahora” è stata concepita nei primi anni ’90 e il primo numero è uscito nel ’96. Era un momento economicamente molto difficile per la rivoluzione cubana e non era facile trovare la forma migliore per fare uscire la rivista. Era chiaramente un progetto di rivista marxista in un momento di egemonia neoliberale e conservatrice su scala mondiale. Abbiamo pensato molto a quale titolo dare alla rivista. Pensavamo che forse era meglio un titolo più vicino alla linea della lotta nazionale cubana e latinoamericana. L’altra opzione era un riferimento a Marx e al marxismo. Finalmente abbiamo deciso per il riferimento a Marx, non al marxismo, anche se si tratta evidentemente di una rivista marxista che pubblica diverse tendenze della ricerca marxista. Ma volevamo fare un riferimento diretto a Marx, il curatore della concezione, del metodo di tutto il movimento per l’emancipazione sociale dell’uomo. Abbiamo anche pensato che doveva essere una rivista di un Marx della contemporaneità, del mondo di oggi, con i problemi di oggi. Poi è venuta questa idea di “Ahora” che in spagnolo è un’espressione forte, bella, è meglio di “hoy” perché “ahora” ha il significato di un impulso, di un’urgenza. Non è solo un riferimento al tempo, all’epoca, ma è anche un riferimento all’urgenza di agire, all’attualizzazione del marxismo, del suo sviluppo, del suo arricchimento. Abbiamo anche convenuto che doveva essere una rivista teorica, nel senso più ampio del termine: filosofia, economia, teoria politica, ecc. E poi la dimensione internazionale, perché se vogliamo una rivista di qualità abbiamo bisogno di una prospettiva di teorici, di accademici, di politici che esprimano diverse tendenze, diverse concezioni. Anche questa è una ricchezza per la qualità teorica. La rivista esce due volte l’anno perché l’allestimento è complesso in quanto abbiamo bisogno di fare molte traduzioni. Abbiamo pubblicato diversi autori italiani, figure importanti del marxismo italiano di oggi e anche della tradizione e siamo molto orgogliosi di questa linea.

L’America Latina esprime oggi una vitalità sociale e politica che attraversa quasi tutti i paesi, inclusa Cuba. Questa vitalità sembrerebbe prefigurare una forte ripresa della prospettiva socialista. Al contempo, emergono differenze, anche profonde, tra i diversi paesi del subcontinente. Vuoi spiegare lo scenario presente di quello che molti definiscono “il socialismo del secolo XXI”?
In questa vitalità troviamo una diversità di sviluppi, di tendenze, di processi. Si trovano cambiamenti molto moderati, come per esempio in Uruguay. Esiste poi il problema di Lula che non può fare molte cose, anche se pensiamo che avrebbe potuto fare di più. Io difendo Lula, ma c’è una certa disillusione. Poi si trovano altre tendenze rivoluzionarie che sono arrivate al governo ma non al potere. Chavez, che è un vero rivoluzionario e che ha portato avanti un processo di radicalizzazione della rivoluzione. C’è l’esperienza importantissima della Bolivia in cui è la prima volta che è presente al governo un presidente indio. Nel secolo XIX abbiamo avuto in Messico Benito Juarez – un grande uomo d’America che ammiro molto – ma era espressione del movimento liberale. Mentre Evo Morales è espressione del movimento indigeno che è divenuto protagonista del movimento sociale con un progetto nazionale e questo è importantissimo per l’America Latina. Perché prima le ribellioni indiane erano circoscritte, mentre ora il movimento indigeno boliviano si presenta come prospettiva nazionale e internazionale. Questo è veramente straordinario perché mostra che se hai una politica intelligente il movimento indigeno può avere un ruolo nazionale e continentale. Poi c’è l’esperienza dell’Ecuador con un presidente molto bravo che sta aprendo un dialogo con i partiti e con il movimento indigeno dell’Ecuador, anche se non è un processo così radicale come in Venezuela o in Bolivia. Non parlo del Cile che continua ad essere pienamente neoliberale. Ognuna di queste esperienze è diversa dall’altra, perché le tradizioni sono diverse, i rapporti di classe non sono gli stessi, il livello della coscienza di classe, la maturità politica non sono le stesse. Ogni processo sarà diverso dall’altro e ha bisogno di flessibilità. Troviamo anche molte difficoltà e gravi pericoli. Evo Morales sarà capace di controllare una situazione così complessa? Aspettiamo, non è sicuro. Anche il processo venezuelano è diventato molto complicato. Le rivoluzioni sono fatte di uomini, di classi sociali, di popoli diversi che possono sbagliare. Non possiamo quindi essere completamente sicuri che l’esito di questi processi rivoluzionari divenga permanente, si stabilizzi. Ma una cosa è chiara: l’America Latina non sarà più quella di prima. L’imperialismo statunitense e le oligarchie non potranno più fare quel che facevano prima. Questo è chiarissimo. Tu parlavi del “socialismo del secolo XXI”. Io e molte persone che in America Latina lavoriamo su questi temi pensiamo che ci sia molta confusione, che gli scritti su tale questione non siano seri. Dirigenti del movimento indigenista dell’Ecuador, ad esempio, hanno la stessa percezione. Non hanno fiducia in questo concetto, non lo considerano chiaro. Uno di questi dirigenti mi diceva: “Isabel, prima i marxisti mi parlavano del socialismo e io potevo capire cosa voleva dire perché noi abbiamo la proprietà comune della terra. Ma questo socialismo del secolo XXI? Perché del secolo XXI?”. Certo se pensiamo di conseguire il socialismo nelle nuove condizioni del XXI secolo, questa è un’altra cosa: è possibile parlare di socialismo nelle condizioni del secolo XXI, tenendo presenti tutte le cose fatte nel secolo scorso, gli errori, le persecuzioni. Con tutto ciò, con la nuova realtà del mondo, sì, si può parlare di socialismo nel secolo XXI. Ma socialismo del secolo XXI è anche legato all’idea del computer-socialismo che mi sembra una concezione molto debole, è legato all’influenza della scuola scozzese, la scuola di Bremen, di Arno e il suo computer socialismo. Non sono d’accordo che la democrazia del socialismo sia solo partecipativa, ha bisogno di essere sociale. Cosa voglio dire: l’analfabeta, l’illetterato può partecipare ma continua ad essere emarginato. Vogliamo il socialismo partecipativo e sociale insieme. Chi ha teorizzato questo socialismo del XXI secolo sostiene che la legge del valore non esiste più perché ci sono i computer! Questa è l’incomprensione totale della concezione marxista dell’economia politica.

Qual è il ruolo di Cuba all’interno di questa ripresa della sinistra e dei movimenti sociali in America Latina? Che funzione svolge oggi Cuba, che ruolo ha, anche sul piano della riflessione teorica, all’interno di questa ripresa della sinistra latinoamericana?
Il più grande contributo di Cuba è di esistere, di essere là e questo è riconosciuto da tutte le forze progressiste. Perché Cuba ha resistito, ha dimostrato che era possibile arrivare al socialismo, con tutte le difficoltà che abbiamo. Che è possibile resistere all’imperialismo se si fa in una maniera intelligente, con l’unità del popolo, difendendo i propri principi. Questo è stato uno stimolo morale, politico, ideologico per tutte le forze progressiste e socialiste dell’America Latina. Perché bisogna considerare che la fine delle terribili dittature in America Latina è stata segnata da una specie di illusionismo, con democrazie di tipo borghese. Si pensava che con la democrazia avremmo risolto la questione sociale, in un contesto che vedeva a livello mondiale la fine del socialismo reale e l’avanzata del capitalismo neoliberale come sola e unica alternativa. E l’America Latina è precipitata in una notte terribile: un’enorme povertà, la privatizzazione di tutto, le ricchezze naturali sfruttate e rapinate. Abbiamo adesso questo risveglio del continente e la rivoluzione cubana era là con il suo messaggio di possibilità. Questa è la prima cosa. Fidel Castro è una figura prestigiosa nel mondo e in America Latina, con una forza enorme. Anche persone che non sono né socialiste né marxiste ammirano la lotta, l’intelligenza, la flessibilità di Fidel Castro che non ha mai avuto una concezione marxista settaria o dogmatica. C’è stata l’apertura ai cattolici, agli indigeni, a tutte queste diversità. La rivoluzione cubana ha avuto sempre questa apertura. Un’apertura dentro i principi socialisti. Non ha mai negato i principi. Perché si trovano persone aperte che dimenticano i principi. No, i principi non si dimenticano e la gente apprezza queste cose. Per uomini come Evo Morales o Chavez e molti altri la rivoluzione cubana con la sua apertura, con il grande sentimento di umanità molto forte che è presente nel popolo cubano, è stata un insegnamento, una lezione. Sempre in una prospettiva di internazionalismo e di solidarietà. Questi sono i principali contributi di Cuba. Mentre il pensiero della rivoluzione, il nesso tra il sociale e il nazionale-rivoluzionario sono molto importanti nelle condizioni dell’America Latina e possono essere utilizzati, certo senza copiare, da altri movimenti.

In che modo le forze politiche sempre meno numerose della sinistra anticapitalista europea potrebbero trarre ispirazione dall’esperienza latinoamericana?
Mio caro amico, questa è una domanda molto difficile. Non ho una risposta per questo. Si può dire che per noi rivoluzionari e marxisti latinoamericani quello che è successo con la sinistra, il marxismo, socialisti e comunisti in Europa, è un’enorme preoccupazione. Io sono fortemente internazionalista, certo sono latinoamericana, ma quello che è successo in Europa è anche parte di me, non è una cosa estranea, lontana. Ho anche vissuto in Europa, in Germania e in Francia. Visito periodicamente l’Europa. Probabilmente si sono fatti molti sbagli, ma la mia conoscenza non è sufficiente per dire quali e non voglio improvvisare. Ho la speranza che le forze di sinistra in molti paesi europei facciano una critica e un’autocritica profonda e si sviluppino in un cammino vicino ai lavoratori, ai movimenti popolari europei. E’ certo che ogni situazione è diversa e non si può tradurre meccanicamente. Bisogna ritrovare la capacità di rappresentare, come la sinistra europea ha fatto nel passato, le forze popolari, le sue aspettative, le sue speranze, i suoi bisogni.

Donatello Santarone

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