Fidel Castro: Concetto di Rivoluzione

Revolución
Es sentido del momento histórico;
es cambiar todo lo que debe ser cambiado;
es igualdad y libertad plenas;
es ser tratado y tratar a los demás como seres humanos;
es emanciparnos por nosotros mismos y con nuestros propios esfuerzos;
es desafiar poderosas fuerzas dominantes dentro y fuera del ámbito social y nacional;
es defender valores en los que se cree al precio de cualquier sacrificio;
es modestia, desinterés, altruismo, solidaridad y heroísmo;
es luchar con audacia, inteligencia y realismo;
es no mentir jamás ni violar principios éticos;
es convicción profunda de que no existe fuerza en el mundo capaz de aplastar la fuerza de la verdad y las ideas.
Revolución es unidad, es independencia, es luchar por nuestros sueños de justicia para Cuba y para el mundo, que es la base de nuestro patriotismo, nuestro socialismo y nuestro internacionalismo.

Fidel Castro Ruz (1ro de mayo del 2000)

31.12.08

Feliz 2009!


Da quì, nella mia Avana querida, mando a tutti i miei auguri per un felice 2009.

Purtroppo sono costretto a moderare i commenti in qanto non voglio passare il mio tempo a cancellare quelli dell'idiota psicopatico che si diletta a riempire il blog con i suoi interventi da malato mentale. E' triste sapere che esistano ancora persone tanto sottosviluppate intellettualmente da passare il proprio tempo nel tentativo di denigrare le passioni altrui invece di decarsi alle proprie. Ma per avere delle passioni necessitano animi nobili, non essere vittime dell'odio che la nostra società "libera e domocratica" dispensa in quantità industriale.

Ora per due mesi mi godo l'amabilita dei cubani e le bellezze dell'isola, poi si vedrà. Forse è la volta buona che decido di trasferirmi definitivamente.

Hasta luego.

15.12.08

Ricordando Giuseppe Pinelli

Oggi è l'anniversario della morte di Giuseppe Pinelli, il compagno anarchico FATTO PRECIPITARE da una finestra della questura di Milano dopo essere stato "interrogato" sulla strage di Piazza Fontana avvenuta solo tre guorni prima. La polizia andò a casa del ferroviere anarchico e lo invitò a seguirli in questura, Pino li seguì in bicicletta, conosceva bene la questura ed era conosciuto, infatti vi si recava spesso per ottenere i permessi per manifestazioni ed affissioni. Pinelli faceva parte del Circolo anarchico Ponte della Ghisolfa, storico circolo degli anarchici milanesi, ed era conosciuto per il suo impegno politico e sociale iniziato fin dai tempi della Resistenza quando, ancora ragazzo, fece la staffetta per le Brigate Bruzzi Malatesta.
Purtroppo la sua passeggiata in questura si trasformò in tragedia. Lo Stato stragista aveva deciso di incolpare gli anarchici del vile attentato alla Banca dell'Agicoltura di Piazza Fontana, la sua chiacchierata durò quasi due giorni e si concluse con il volo dalla finestra. La sua morte venne ufficialmente attribuita ad un malore o ad un tentato suicidio, a seconda delle circostanze. Ma che Pinelli fosse tutt'altro che un suicida e che nessuno precipita da una finestra durante un interrogatorio a cusa di un malore fu subito chiaro a tutti. E se qualcuno aveva dei dubbi in proposito, quello che venne alla luce dimostrò inequivocabilmente che i servizi segreti ed i fascisti furono gli autori della strage e la pista anarchica risultò inventata di sana pianta. I colpevoli della strage furono identificati ma alla fine assolti dopo una serie di sentenze di colpevolezza seguite da assoluzioni. Il potere si autoassolve sempre, ne abbiamo delle dimostrazioni anche ora.
Giuseppe Pinelli era nato a Milano il 21 ottobre 1928, ora avrebbe ottant'anni ed avrebbe continuato a servire la cusa degli sfruttati se non fosse incappato nell'arroganza criminale del potere. E con lui pagò duramente anche Pietro Valpreda, altro capro espiatorio di quella messinscena che servì a coprire i crimini di Stato. Ma a pagarne il prezzo fu tutto il movimento di lotta impegnato in quegli anni a smascherare le violenze di coloro che si erigevano a rappresentatanti del popolo ma che avevano come unico fine quello di stare dalla parte dei potenti che sfruttano vergognosamente cittadini e lavoratori. Con la strage di Piazza Fontana e l'assassinio di Pinelli ebbe inizio la strategia della tensione che sconfisse definitivamente il movimento di lotta. E le conseguenze ora sono sotto gli occhi di tutti, almeno di coloro che ancora riescono a rendersene conto....



Hasta siempre compagno Pinelli, il tuo sacrificio non è stato vano, tanti ti ricorderemo sempre e sarai nei nostri cuori insieme a tutti quelli che nella storia di questo sfortunato paese si sono battuti fino a dare la vita per la giustizia e la libertà.



2.12.08

Achtung! Banditi!


Volevo titolare questo post "In direzione ostinata e contraria" pensando al buon Fabrizio de Andrè, poi ho pensato fosse più adatto il titolo del bellissimo film di Carlo Lizzani. Il fatto è che lunedì mattina sono rimasto allibito nel leggere il contenuto dell''articolo 29 del DECRETO-LEGGE 29 novembre 2008 , n.185 che lo scorso fine settimana i nostri solerti governanti hanno approvato mentre noi dormivamo il sonno dei giusti. Si tratta di un Decreto scandaloso che penalizza gli investimenti per il risparmio energetico agevolati dalle detrazioni fiscali del 55% previsti dal Governo Prodi nella Finanziaria del 2007 e valevoli fino al 2010. Per di più il Decreto non solo blocca i finanziamenti dalla data di entrata in vigore ma addirittura è retroattivo al primo gennaio di quest'anno! Praticamente chi ha investito per isolare le abitazione, installare doppi vetri, pannelli solari e caldaie a condensazione contando sul rimborso fiscale del 55%, si vede negato il finanziamento. Sopratutto le famiglie più povere, quelle a cui la bolletta energetica pesa molto sul bilancio famigliare e che spesso per mancanza di risorse sono ricorsi al prestito bancario per finanziare i lavori, ora si trovano con il mutuo da restituire senza poter detrarre quanto promesso DA UNA LEGGE DELLO STATO!!!!!!! E pensare che questi finanziamenti hanno creato un circolo vizioso di cui tutti traevano vantaggi.
Il nostro paese come si sa è in gravissimo ritardo nelle politiche di risparmio energetico nelle abitazioni, nel 1976 è entrata in vigore una legge che stabiliva dei parametri minimi di isolamento delle nuove costruzioni che però è rimasta nei cassetti delle Amministrazioni comunali che hanno allegramente rilasciato concessioni edilizie senza chiedere la necessaria documentazione del rispetto della normativa senza la quale il permesso di costruire non poteva essere rilasciato. Praticamente, salvo rarissime eccezioni, si calcola un uno per cento, tutte le costruzioni da allora sono abusive. Nel 1991 è entrata in vigore la legge 10 che entrava ancora di più nel merito dell'isolamento degli edifici ed in più imponeva la progettazione di impianti che garantiressero un Rendimento Medio Stagionale che superasse un minimo stabilito dalla legge. Si rimediava così ad una situazione disastrosa che vedeva il nostro paese agli ultimi posti in Europa. Basti pensare che scaldare un metro cubo di un'abitazione da noi costava, e costa tutt'ora, tre volte di più che in Germania.... Le ottime intenzioni della legge 10/91 sono rimaste anche queste lettera morta, le Amministrazioni locali hanno continuato a rilasciare permesi edilizi senza chiedere la relativa documentazione sull'isolamento termico dell'edificio e sul rendimento degli impianti. Il tutto è rimasto in mano ad installatori incompetenti, costruttori e venditori di fumo che si sono sostituiti ai tecnici nelle scelte da effettuare, scelte che andavano esclusivamente in direzione dei loro interessi e non di quelli che dovevano abitare le case e pagare le bollette energetiche. Si è addirittura andati in direzione contraria con la moda delle caldaiette autonome che hanno aumentato i consumi e le emissioni inquinanti, comportando costi di installazione enormi, compremesso la sicurezza e deturpato esteticamente le abitazioni con canne fumarie e bocche di ventilazione che hanno riempito le facciate degli edifici. Tutto ciò ha fatto la fortuna di operatori impreparati e disonesti che per lo più guadagnavano eludendo vergognosamente le imposte. Finalmente, dopo che l'Europa ci ha più volte sanzionato e richiamato all'ordine, il buon Bersani, uno dei pochi che ha affrontato il suo compito di Ministro con competenza e serietà, ha trovato il modo per far sì che anche in Italia venissero attuate delle efficaci politiche a salvaguardia dei consumi di combustibile e dell'ambiente. La trovata fu quella di creare un circolo vizioso che facesse in modo di stimolare i cittadini ad investire nel risparmio energetico. E' stato prima approvato negli ultimi giorni del 2006 il Decreto Legislativo 311 che eliminava alcune incongruenze della precedente legislazione riguardante l'isolamento termico delle abitazioni, i rendimenti degli impianti e l'obbligo della Certificazione Energetica degli edifici. Poi si è pensato al vero problema, quello degli edifici ed impianti esistenti che sono vergognosamente energivori e che abbisognano di interventi sostanziosi per rendere accettabili i loro consumi. Si è deciso di incentivare interventi di isolamento delle strutture, installazione di doppio vetri, pannelli solari e adeguamento degli impianti esistenti con l'installazione di moderne caldaie a condensazione ad altissimo rendimento e l'installazione di valvole termostatiche sui radiatori per ottimizzare le temperture nei vari ambienti ed equilibrare gli impianti stessi rendendoli flessibili per potrsi adeguare ai cambiamenti delle situazioni climatiche ed agli orientamenti dei locali permettendo lo sfruttamento dell'irraggiamento solare. Tutti questi interventi, eseguiti secondo il progetto di un tecnico abilitato che assevera il rispetto delle norme alla fine dei lavori, venivano poi incentivati dalla possibilità di detrare dalla denuncia dei redditi il 55 % delle spese sostenute. Un circolo virtuoso che ha creato lavoro alle imprese produttrici e tecnologicamente all'avanguardia, agli installatori seri e preparati, ai tecnici che si sono sempre battutti per il rispetto delle normative ed ai cittadini che investendo in tal senso si sono visti ridurre le spese energetiche di oltre il cinquanta per cento. Il tutto senza oneri per lo stato che recupera le risorse dalle maggiori entrate fiscali sotto forma di Iva, Irpef e contributi previdenziali versati dai vari operatori obbligati ad emettere regolare fattura. Per non parlare del vantaggio all'ambiente che vede enormemente ridotte le emissioni dovute al riscaldamento domestico.
Ora la doccia fredda di questo decreto che non può che definirsi vergognoso e nato dalla mente diabolica di personaggi fin troppo ben conosciuti ma che i nostri concittadini hanno deciso di metterli alla guida del nostro sfortunato paese. Visto che la farsa della Social Card doveva in qualche modo essere coperta finanziariamente, il nostro Ministro Creativo ed il Presidente del Consiglio che sa decidere tutto in pochi minuti, hanno trovato il modo, come sempre, di dare dieci con la destra per poi togliere mille con la sinistra inventandosi addirittura il ridicolo! Infatti secondo il Decreto chi ha fatto i lavori in oggetto dovrà fare richiesta all'Agenzia Delle Entrate tra il 15 gennaio ed il 29 febbraio, se l'ADE non risponderà positivamente entro trenta giorni il diritto alle detrazioni andrà perduto. Se si aggiunge che è stato messo un tetto al finanziamento che a tutt'oggi non copre nemmeno il dieci per cento delle richieste inviate all'ENEA, e molti lavori in corso saranno ultimati da quì a fine anno, si capisce cosa succederà tenedo conto che l'ADE valuterà le pratiche in ordine cronologico fino all'esaurmento dei fondi. Alle ore 0,01 del 15 gennaio saremo tutti davanti al computer per inviare le pratiche, il sitema informatico dell'ADE impazzirà, sceglieranno i pochi fortunati in base alla apidità dei mezzi informatici a disposizione e tutti rimarremo in attesa dei fatidici trenta giorni per sapere se siamo tra i pochissimi vincitori della lotteria!!!!!!!!!! E mentre questi banditi si divertono, non può che essere questa la spiegazione, al sapere che più ci prendono per i fondelli più vengono votati, l'opposizione si indigna perchè si vuole far pagare, come a tutti, il venti per cento di Iva a Sky del "compagno" miliardario australiano Murdoch!!!!!
Prevedo un futuro luminoso.... al sole dei Caraibi....

23.11.08

Premio Tenco 2008

Sono state assegnate le targhe del Premio Tenco 2008. I giornalisti specializzati chiamati a decretare i vincitori hanno scelto quale miglior disco dell'anno "Amen" dei Baustelle. Una buona scelta che riconosce i meriti della band e dà un buon segnale di svecchiamento al prestigioso festival della musica d'autore che rischiava di girare troppo su se stesso.
I Baustelle sono un gruppo nato nel 1994 a Montepulciano, in provincia di Siena. I componenti iniziali erano: Rachele Bastrenghi, voce, Synth, piano elettrico, organo e percussioni; Francesco Bianconi, voce, chitarre, synth e organo; Claudio Brasini, chitarre; Fabrizio Massara, tastiere e programmazioni che abbandonerà il gruppo nel 2005.
Da studenti universitari, dopo la solita trafila di demo nel 2000 producono il loro primo album dal titolo "Sussidiario importato della givinezza" che suscita curiosità ed apprezzamenti fra gli addetti ai lavori. Il lavoro si rifà a diversi stili musiali come la canzone d'autore francese ed italiana, la new wawe, l'elettronica, le colonne sonore degli anni sessanta e settanta fino a ritmi latini come la bossa nova. Nel 2003 pubblicano "La moda del lento" dove portano avanti il discorso precedente. L'album seguente è "La malavita", pubblicato nel 2005, anno in cui iniziano un nuovo tour senza il tastierista Fabrizio Massara che abbandona il gruppo. Amen esce nel febbraio di quest'anno e si avvale della collaborazione dell'etiope Mulatu Astatke, della poetessa Francesca Genti, del maestro Alessandro Alessandroni, di Beatrice Antolini, Sergio Carnevale, Alessandro Majorino, e Beatrice Martini.Dopo aver ricevuto la comunicazione della vittoria Francesco Bianconi ha rilasciato questa dichiarazione: "Siamo veramente orgogliosi di questo riconoscimento. E’ un premio alla fatica, alla dedizione, e alla fede con cui da anni facciamo musica. Personalmente, sono anche molto felice del fatto che ci si sia resi conto che lo spirito che anima le canzoni di Tenco e degli altri grandi cantautori italiani venga riconosciuto anche all’interno della musica non propriamente cantautoriale”.

Il premio per il miglior esordiente dell'anno è stato assegnato a Le Luci della Centrale Elettrica che altro non è che il progetto musicale del cantautore ferrarese Vasco Brondi. Fortemente influenzato dalla musica di Rino Gaetano e dei primi CCCP, Brondi esordisce nel 2007 ed ottiene ottimi riscontri da parte della critica. Il suo primo album è del maggio di quest'anno ed è titolato "Canzoni da spiaggia dertupata", lavoro originale che gi vale il prestigioso riconoscimento del Premio Tenco.

Mi fa immensamente piacere il fatto che il secondo posto per il miglior esordio sia andato al grande Ascanio Celestini per il suo bellissimo "Parole sante".

Per l'opera in dialetto l'ha spuntata un veterano del Club: Davide Van De Sfroos con il suo ultimo lavoro, "Pica". Personalmente il cantautore lariano, al quale riconosco comunque buone doti, mi ha sempre lasciato piuttosto perplesso. Dopo gli interessanti inizi con il gruppo De Sfroos, letteralmente "Di contrabbando", Davide Bernasconi sceglie un percorso "furbesco", scioglie il gruppo e cerca di costruire in dialetto comasco, o più precisamente "laghee", un percorso che attinge senza troppa inventiva al discorso portato avanti da De Andrè con "Creuza de ma". Sa poi cavalcare l'ondata leghista che imperversa tra le vallate lombarde e se ne fa interprete e portavoce. Questo lo porta verso un facile successo ma a scapito della rinuncia ad un discorso più colto ed impegnato che trapelava ai tempi della band. Quando la Lega ha messo le mani su Rai Due, si è presenata l'occasione per Bernasconi di farsi conoscere a livello nazionale. Un'operazione la sua che l'ha portato al successo ma anche alla rinuncia a portare avanti un discorso più impegnativo che avrebbe, a mio parere, prodotto frutti migliori.


Il premio per il miglior interprete è andato invece ad Eugenio Finardi per il suo lavoro-tributo a Vladimir Vysotzky dal titolo “Il cantante al microfono”.

Di seguito le classifiche complete dei premi di quest'anno.

Miglior Album: 1-Amen (Baustelle); 2-Safari (Jovanotti); 3-I milanesi ammazzano il sabato (Afterhours); 4-Di rabbia e di stelle (Roberto Vecchioni); 5-Per brevità chiamato artista (Francesco De Gregori)

Miglior Album d’Esordio: 1-Canzoni da spiaggia deturpata (Le luci della centrale elettrica); 2-Parole Sante (Ascanio Celestini); 3-Vago svanendo (John De Leo); 4-La parola che consola (Banda Elastica Pellizza); 5-Mala Tempora (Paolo Simoni)

Miglior Album in Dialetto: 1-Pica! (Davide Van De Sfroos); 2-La padrona del giardino (Carlo Muratori); 3-Suburb (‘A 67); 4-Donna Rita (Rita Botto); 5-Une primavere (Luigi Maieron)

Miglior Album di Interprete: 1-Il cantante al microfono (Eugenio Finardi interpreta Vladimir Vysotzky); 2-F. à Léo (Capelli-Fresu-Garica-Testa-Zanchi); 3-Un’altra me (Syria); 4-Musica Nuda 55/21 (Petra Magoni e Ferruccio Spinetti); 5-Compagnia Cantante (Alessio Lega)

18.11.08

Acqua in bocca


Il 5 agosto il Parlamento italiano ha votato l’articolo 23 bis del decreto legge numero 112 del ministro Tremonti che nel comma 1 afferma che la gestione dei servizi idrici deve essere sottomessa alle regole dell’economia capitalistica. Mentre nel paese imperversano discussioni sul grembiulino a scuola, sul guinzaglio al cane e sul flagello dei graffiti, il governo Berlusconi ha dato il via alla privatizzazione dell'acqua pubblica. Il decreto è del 25 giugno e viene trasformato in legge il 5 agosto, mentre tutti sono al mare tra l'art.23 e il 24 viene aggiunto l'infame 23 bis che titola "Servizi pubblici locali di rilevanza economica". Si situa tra un articolo sui contratti di apprendistato e un altro che regolamenta l'uso della carta nei Ministeri. Ferma restando la proprietà pubblica delle reti, la loro gestione può essere affidata a soggetti privati.
Così il governo Berlusconi ha sancito che in Italia l'acqua non sarà più un bene pubblico ma una merce, e quindi sarà gestita da multinazionali le stesse che possiedono l'acqua minerale.
Già a Latina la Veolia. multinazionale che gestisce l'acqua locale, ha deciso
di aumentare le bollette del 300%. Ai consumatori che protestano manda le sue
squadre di vigilantes armati e carabinieri per staccare i contatori.
La privatizzazione dell'acqua che sta avvenendo a livello mondiale provocherà, nei prossimi anni, milioni di morti per sete nei paesi più poveri.
L'acqua è sacra in ogni paese del mondo. L'uomo è fatto per il 65% di acqua, ed è questo che il governo italiano sta mettendo in vendita. L'acqua che sgorga dalla terra non è una merce, è un diritto fondamentale umano e nessuno puo' appropriarsene per trarne illecito profitto.
L'acqua è l'oro bianco per cui si combatteranno le prossime guerre. Guerre che saranno dirette dalle multinazionali alle quali oggi il governo, menre si discute di grembiulini a scuola, sta vendendo il 65% del nostro corpo.

L'acqua appartiene a tutti gli abitanti della Terra.
Il diritto all'acqua è inalienabile, individuale e collettivo.
L'acqua deve contribuire al rafforzamento della solidarietà fra i popoli, le comunità, i paesi, i generi, le generazioni.

10.11.08

Ciao Mama Africa

Ci ha lasciati la notte scorsa dopo essersi sentita male durante un concerto contro il razzismo e la camorra tenuto a Castel Volturno in soliderietà a Roberto Saviano. Aveva 76 anni e se ne è andata così come ha sempre vissuto: lottando contro tutte le ingiustizie e le discriminazioni.
Miriam Makeba, chiamata Mama Afrika per il suo impegno contro l'apartheid che nel suo Sudafrica ha relegao per decenni milioni di "abbronzati" in condizioni di schiavitù, è nata a Johannesburg il 4 marzo 1936. Cantante di jazz e di World Music, per il suo impegno politico è stata costretta all'esilio fino alla fine dell'apartheid e fu delegata alle Nazioni Unite. Famosa in tutto il mondo, è considerata una leggenda vivente e ci ha lasciato brani indimenticabili come la famosa Pata Pata, Malika, The click song, ecc. Iniziò la carriera negli anno cinquanta con il gruppo Manhattan Brothers con i quali incominciò a farsi conoscere anche all'estero. Nel 1959 conquita la notorietà con il musical King Kong a cui seguono film che trattano il tema dell'apartheid e un'infinità di pubblicazioni discografiche che la fanno diventare una delle artiste più apprezzate del panorama internazionale. Molte istituzioni internazionali, tra cui l'Unesco, la premiano e riconoscono la sua immensa statura di artista e di donna impegnata per la pace e la giustizia.

Miriam Makeba ci lascia un'eredità pesantissima: portare avanti la sua battaglia per un mondo più giusto e per la dignità di tutti gli esseri umani. A noi l'arduo compito di non deluderla e far sì che la sua figura continui ad essere uno spauracchio per tutti i cialtroni che seminano odio, discriminazioni, fame e morte per soddisfare la loro incolmabile avidità.


Quì sotto riporto un'interessante intervista a Miriam Makeb rilasciata nel 2004 a Paolo Battifora per il Secolo XIX.


Miriam Makeba, la più grande interprete della musica africana e figura simbolo della lotta all'apartheid, domani è al Carlo felice nell'ambito dell'Esposizione universale del jazz.
Signora Makeba, come definirebbe la sua musica?
Io canto e non mi pongo il problema di come definire la mia musica. Quando negli anni Sessanta sono andata al festival di Monterey dicevano che facevo jazz perché il jazz viene dall'Africa, poi quando ho cantato con Harry Belafonte parlavano di folk. Io canto la mia musica e lascio agli altri le definizioni.
Oggi va di gran moda il termine world-music. Cosa ne pensa?
Sono duemila anni che esiste la world-music...tutta la musica viene dal mondo. Non sarà piuttosto un modo per non dire che è la musica proveniente dal Terzo mondo?
Lei è conosciuta come “Mama Africa”. Cosa significa essere un simbolo della cultura e delle lotte dei neri?
Tutto il continente sulle mie spalle? Pesa decisamente troppo. No, non credo di essere un simbolo. Semplicemente la gente mi dimostra tutta la sua simpatia e il suo affetto.
Nelson Mandela: un'amicizia di lunga data.
Il nostro primo incontro risale agli anni Cinquanta, all'epoca in cui cantavo con in Manhattan Brothers. Quando è stato liberato gli ho subito telefonato e mi ha detto che dovevo tornare in Sudafrica, da cui sono stata lontana per oltre trent'anni. Il nostro primo abbraccio è però avvenuto a Stoccolma, perché io ero ancora esiliata.
Conosce la musica italiana?
Poco, ma amo moltissimo De André di cui ho tutti i dischi.
E Pavarotti?
Ricordo quando è venuto a cantare in Sudafrica con i tre tenori. Un grande concerto.
Come è cambiata la sua musica nel corso della sua carriera?
Non saprei. Io canto motivi sempre nuovi anche se non posso esimermi dal fare i successi più amati dal pubblico.
Come il celebre “Pata Pata”?
Appunto: ormai quel brano per me è diventato quasi un'ossessione.
Dal 1999 lei è ambasciatrice della FAO, cui ha dedicato il brano “Masakahane”. Può parlarci di questa sua attività?
E' una funzione che ricopro insieme a grandi personaggi dello spettacolo come Gina Lollobrigida, D.D. Bridgewater, Gilberto Gil, Youssou N'Dour,Gong Li. Nel 2001 sono stata in Mozambico, paese colpito da una grave alluvione, e nello stesso anno ho tenuto concerti per la FAO in Spagna e Giamaica. In quegli anni la mia immagine ha pubblicizzato l'organizzazione per l'alimentazione su importanti riviste internazionali e qualche mese fa ho aperto un centro vicino a Johannesburg per ragazze in difficoltà.
E' mai stata tentata dalla carriera politica?
Ho ricevuto diverse proposte in proposito e offerte di candidature, ma il mio ruolo è quello di cantare.
Il mondo è sempre più scosso dal terrorismo.
E' un grande problema, di fronte al quale però bisognerebbe risalire alle radici e fare attenzione alle strumentalizzazioni: ricordiamoci come Nelson Mandela sia stato bollato a lungo come terrorista dal governo sudafricano. La violenza in ogni caso va sempre rifiutata, perché a farne le spese è poi la gente comune.
Intervista di Paolo Battifora – IL SECOLO XIX – 17/03/2004

28.10.08

A proposto di carceri e prigionieri politici


Sulla nostra libera stampa non si risparmiano pagine per descrivere gli orrori delle carceri dei "paesi canaglia" che limitano le libertà ai portatori sani di democrazia. Tanto che i paesi "democratici" non possono rimanere con le mani in mano di fronte a tali violazioni dei diritti umani e perciò si sacrificano intervenendo con costose guerre di pace per portare la democrazia dove non c'è. Su questa ipocrisia e sui suoi fallimenti non mi sembra il caso di insistere, di questi tempi sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. E non mi sembra il caso di tirare in scena le carceri segrete dei nostri eroici paesi votati a regalare la democrazia a chi non ce l'ha, ai famosi paesi canaglia, appunto. Mi preme invece raccontare di normali carceri dove vengono detenuti cittadini rei di lottare per la democrazia nei paesi democratici oppure in quelli peggiori dei paesi canaglia ma che tali non vengono considerati per il semplice fatto che l'essere o meno paese canaglia non dipende affato dal grado di democrazia, bensì dal fatto di ubbedire o meno agli interesi dell'imperialismo USA e dei suoi amici, tra i quali la nostra democraticissima Italia che riempie le prigioni di morti di fame e disperati mentre si adopera per l'impunità dei grandi delinquenti che commettono ogni tipo di reato contro le persone, le istituzioni e l'ambiente.

La storia che vi voglio raccontare è quella di un giornalista turco, recluso nel carcere di Nuoro. Si chiama Avni Er ed è una persona impegnata contro il mancato rispetto dei diritti umani nella "democratica" Turchia che si appresta ad entrare nell'altretanto democratica "Unione Europea". Ingresso fortemente caldeggato dagli Stati Uniti per consolidare il loro controllo sul Medio Oriente ed appianare alcune divergenze con la Turchia stessa.

Tra il totale disenteresse dei nostri media, Avni Er, dopo un processo che nei due gradi svoltisi fino ad ora ha ignorato le più elementari garanzie, è stato condannato in Italia a ben sette anni di galera per appartenenza ad associazione con finalità di terrorismo (art. 270 bis comma 1 c.p.). Inutile dire che i Magistrati che hanno emesso la condanna hanno ritenuto superflua ogni indagine e valutazione, sia pur sommaria, sulla democraticità o meno della Turchia e del suo regime oligarchico - militare.

Le ragioni di Avni Er le faccio raccontare a lui stesso pubblicando questa sua lettera dal carcere.

Lettera di Avni Er dal carcere di Nuoro. 23/10/2008

L’altro giorno ho ricevuto la rivista “Yürüyüs”. Questa rivista è settimanale ed è legale. Si può trovarla e comprarla in ogni edicola in Turchia. È una rivista che difende l’indipendenza, l’uguaglianza e la democrazia. Questa rivista come altre riviste è oppositrice del governo, e purtroppo è sempre stata nel mirino dello stato turco. Tante volte gli uffici di questa “Yürüyüs” sono stati attaccati dai poliziotti e dai fascisti. I lettori della rivista sono stati rapiti, arrestati e condannati a tanti anni di carcere. Ultimamente la rivista “Yürüyüs” ha subito pesanti condanne. La libertà di stampa è stata varie volte violata, i lettori della rivista “Yürüyüs” sono stati arrestati e condannati. Forse vi ricordate, l’anno scorso un ragazzo, Ferhat Gerçek, di 17 anni, mentre vendeva la rivista, viene sparato dalla polizia sulla strada. E quel ragazzo Ferhat Gerçek è rimasto gravemente ferito, e oggi sta sulla sedia a rotelle, paralizzato. I suoi amici e compagni hanno chiesto, e chiedono anche oggi giustizia, che la polizia che ha sparato a Ferhat venga processato e condannato. Tutte le volte le loro richieste sono state brutalmente fermate. L’unica parola: la giustizia. Vendere una rivista legale non deve essere un motivo per sparare ad un ragazzo di 17 anni. Da dove prende la polizia questo diritto di sparare? I suoi amici e compagni hanno continuato a vendere questa rivista. Però lo stato turco, il governo di Tayyip Erdogan si è sentito scomodo perché la rivista “Yürüyüs” è la voce di libertà. È la voce dei poveri, la voce dei popoli oppressi, la voce degli operai che muoiono ogni giorno perché i padroni cercano più guadagno. La rivista “Yürüyüs” è la voce del popolo kurdo, lazi, armeno, la voce di tutti quei popoli che vivono in Turchia. Ecco l’oligarchia turca si è sentita scomoda. Doveva fermare quella rivista. Il 28 settembre quattro ragazzi che vendevano la rivista “Yürüyüs” sono stati fermati dalla polizia. Tutti e quattro i ragazzi sono stati portati alla stazione di polizia di Istinye (Istanbul), poi dopo alla stazione di polizia di Sariyer (sempre in Istanbul). In questa stazione di polizia i 4 ragazzi hanno subito torture pesanti. Le celle dove li hanno messi erano sempre bagnate e i ragazzi dal 28 settembre all’8 ottobre tutti i giorni torturati e picchiati con bastoni e vari oggetti. I 4 ragazzi: ENGIN CEBER, CIHAN GUN, AYSU BAYKAL E OZGUR KARAKAYA, hanno subito torture molto pesanti. Uno di loro ENGIN CEBER, dopo le torture si è sentito male. L’8 ottobre è morto sotto tortura….gli altri ragazzi sono in gravi condizioni di salute…ENGIN CEBER era un ragazzo di 29 anni. Il suo”crimine” era vendere una rivista che difende la democrazia, la giustizia, l’uguaglianza e l’indipendenza. I suoi “crimini” erano così “gravi”, il governo di Tayyip Erdogan doveva torturarlo e poi ucciderlo. La tortura è un crimine contro l’umanità. Oggi è morto il ragazzo ENGIN CEBER sotto la tortura. A chi tocca domani? I torturatori, i poliziotti, gli assassini di ENGIN CEBER devono essere arrestati. Dobbiamo fermare le torture e i torturatori dello stato turco! I ragazzi come ENGIN CEBER non devono morire sotto la tortura. Chiediamo giustizia per Ferhat Gerçek e Engin Ceber! A pugno chiuso!

Avni Er

3.10.08

La rete ci libererà dall'informazione drogata?

Ho sempre sostenuto che l'informazione sia una delle principali cause della pericolosa involuzione culturale, politica ed economica del nostro paese e dell'occidente "democratico". La deformazione della realtà con la creazione di idoli, o meglio idioti, e nemici cattivi da dare in pasto al pubblico per permettere a lor signori di fare tutto quello che vogliono e che in pochi anni ha portatato i ricchi ladroni ad impossessarsi anche delle istituzioni, credo che sia sotto gli occhi di tutti coloro che hanno conservato un minimo di coscenza critica e non possa essere smentita. A sostegno di tale tesi arriva ad hoc un sondaggio in rete pubblicato sul sito Virgilio Notizie, quindi non sospettabile di tendenze "comuniste" che potete trovare al seguente indirizzo: http://notizie.alice.it/community/dilatua/risultato.html?897

Sorriso idiota
Il sondaggio viene proposto dopo la pubblicazione dell'articolo che riporto quì sotto.

Giornalisti, per la maggioranza degli italiani dicono bugie


Faccia di bronzo

Storicamente quella dei giornalisti è una delle categorie professionali più vituperate, odiate e bistrattate. Sensazionalisti, iene dattilografe, sciacalli, embedded, ruffiani con il potere, millantatori, insomma poco credibili. Aggettivi ed epiteti denigratori rientrano nella norma. Proprio la scarsa attendibilità è la caratteristica presa di mira da un'indagine campionaria commissionata all'Istituto Astra Ricerche sui giornalisti in Lombardia. I principali appunti che vengono mossi agli operatori della carta stampata e della tv riguardano la mancanza di veridicità nelle notizie riportate e l'inadeguatezza rispetto al ruolo. Quasi due terzi tra i 2000 intervistati li considerano addirittura bugiardi. Alla classe professionale vengono mossi rilievi anche circa l'approssimazione, l'esagerazione, la mancanza di autonomia e indipendenza (52%), la partigianeria con cui vengono riportate le notizie. In coda alla classifica le definizioni forse più oltraggiose, vale a dire, il narcisismo (30%) e l'autoreferenzialità e la scarsa comprensibilità.Una precedente rilevazione del 1997 ha dato una fotografia decisamente migliore del quadro d'insieme del giornalismo italiano, la cui immagine risulta pessima per il 32% dell'universo statistico preso in considerazione e cattiva per il 23%. Quello che in definitiva emerge è la ricerca di un modello giornalistico più pungente, avulso da filtri, che soppianti, come una legge di Gresham rovesciata, le degenerazioni della comunicazione. Quanto più alta è la competenza tanto maggiore è il magnetismo esercitato sugli inserzionisti pubblicitari. C'è anche un barlume di ottimismo. Secondo l'83% degli intervistati esistono significative eccezioni e modelli a cui riferirsi. Una nostalgia per i reporter, i freelance (i battitori liberi): in una parola di un sistema dell'informazione non pilotata. È una categoria comunque che in passato ha subito gli attacchi di Beppe Grillo che definisce l'ordine dei giornalisti una casta privilegiata, che va a braccetto con il potere, e munge copiosi finanziamenti pubblici.

Leccaculo


Il sondaggio pone la seguente domanda:

Quale giornalista ritieni piu' credibile?

Ad oggi, dopo circa 3500 voti il sorprendente risultato è il seguente:


Marco Travaglio 52.2 %

Emilio Fede 3.4 %

Clemente Mimun 1.6 %

Vittorio Feltri 10.1 %

Maurizio Belpietro 3.2 %

Ezio Mauro 4.8 %

Concita De Gregorio 2.3 %

Roberto Saviano 6.5 %

Bruno Vespa 4.4 %

Enrico Mentana 11.5 %



Leccatutti


La conferma che chi si informa in modo autonomo in rete anzichè tramite i canali di informazione tradizionale in mano a chi manipola l'informazione per dominare pensieri e coscenze, ha le idee molto più chiare sulla realtà che ci circonda.

Che la rete sia uno strumento che ci permetterà di liberarci dal condizionamento mediatico come sostengono molti, Beppe Grillo in testa? Io ho i miei dubbi! Qualcuno si illude che in un sistema dove i capitali dominano tutto ci sarà permesso di avere a disposizione un mezzo di comunicazione che potrà permettere di demolire i privilegi dei potenti? Credo proprio di no, lor signori si impossesseranno pure della rete, in gran parte lo sono già.

Per questo continuo a pensare che la strada per liberarci dai cialtroni che dominano il pianeta sia ben altra. Una volta qualcuno la chiamava Azione diretta, Espropri proletari, e quant'altro. Ora lasciamo pure stare gli slogan ed il proletariato, ma se non riprendiamo in mano la nostra capacità di lotta e di azione credo proprio che non cambierà un gran che, malgrado la grave crisi economica in atto nei sistemi capitalisti. I padroni del mondo troveranno le soluzioni adatte a perpretare il loro dominio, anzi lo incrementeranno a discapito di coloro che da secoli sopportano soprusi e sfruttamenti inaccettabili per arricchire questi cialtroni.

1.10.08

Avanza il Socialismo del XXI secolo!


Il percorso verso l'integrazione del continente Latinoamericano ha ricevuto un altro forte impulso con la netta vittoria del Sì nel referendum in Ecuador sulla nuova Costituzione voluta dal Presidente Rafael Correa. Il testo approvato a larghisima maggioranza malgrado i tentativi delle potenti oligarchie del capitale e della Chiesa Cattolica del paese andino di farlo fallire, impone il controllo dello stato sul settore energetico, sulla politica monetaria, importanti riforme economiche e sociali, riconoscimento delle unioni omossessuali e per la prima volta la natura diventa soggetto di diritto. Vietata anche la presenza militare straniera nel Paese e via la base militare Usa di Manta. Viene pure riconosciuto il diritto all’emigrazione, garantendo assistenza ai lavoratori ecuadoriani all’estero ed alle loro famiglie, così come agli immigrati in Ecuador.

"E' una vittoria storica, l'Ecuador ha deciso di essere una nazione nuova e le vecchie strutture sono state sconfitte" è stato il primo commento del Presidente dopo il trionfo della sua proposta. La nuova Costituzione, tra le più avanzate al mondo, porterà un "cambiamento profondo e rapido che andrà a beneficio dei lavoratori e che lo aiuterà a sradicare una classe politica che ha reso l’Ecuador uno dei Paesi più corrotti» ha aggiunto il Presidente.

Con questa vittoria Correa ha allineato il suo paese alle svolte bolivariane di Bolivia e Venezuela dando un forte impulso alla costruzione del "Socialismo del XXI secolo" ed al progetto di integrazione per la definitiva indipendenza del continente latino.

La svolta radicale in Ecuador non tarderà a svolgere un ruolo di traino per gli altri paesi latinoamericani sempre più determinati a lasciarsi alle spalle oltre cinque secoli di dominio imperialista e le politiche neoliberiste degli ultimi decenni che stavano portando il continente verso il tracollo economico. Con il capitalismo occidentale in piena crisi, chissà che anche il Vecchio Continente non ripensi le sue politiche e faccia tesoro proprio degli eventi in atto in America Latina per voltare pagina e ricercare nuove strade per uscire dalla situazione insostenibile in cui ci siamo cacciati? Forse siamo ancora in tempo ad evitare la catatrofe, ma servono il coraggio, la determinazione e l'onestà dimostrate da personaggi come Correa, Evo Morales ed Hugo Chàvez perchè si possa dare seguito a quei cambiamenti radicali che soli sono in grado di salvarci dal declino altrimenti irreversibile. Ma dove li troviamo in Europa personaggi simili? Certamente non tra gli attuali governanti e nemmeno nel resto del ceto politico, servono uomini nuovi. E coraggiosi, appunto.

16.9.08

VIA DELLA SCALA E' SEMPRE LA'-CIAO STEFANO ROSSO


Ieri è volato in cielo il cantautore romano Stefano Rosso. Oltre alle bellissime canzoni che ci ha lasciato, pezzi in stile country-folk con testi mai banali, spesso ironici ed autobiografici, Stefano Rosso è stato un autore sempre coerente e non ha mai accettato le leggi del mercato che gli impedivano di dire ciò che pensava. Per questo proprio nel momento migliore della sua carriera ruppe il contratto con la RCA ed intraprese un percorso più libero ed autonomo cantando spesso da solo nei club accompagnato solo dalla sua chitarra.
Le sue canzoni sono tutte caratterizzate dall'impegno sociale e politico e da una forte impronta ironica, molto legate alla sua città, alla canzone popolare romanesca ed alle sue vicende personali che lo portarono perfino ad arruolarsi nella Legione Straniera a causa di una delusione amorosa.
Ricordo la bellissima "Una storia disonesta" con l'allora scandalosa frase "Che bello, due amici, una chitarra e uno spinello". Oppure "Letto 26", che da una sua degenza in ospedale, letto 26 appunto, racconta la sua vita a Trastevere dove viveva in Via della Scala. Con "Bologna '77" racconta l'assassinio di Giorgiana Masi, la ragazza uccisa il 12 maggio 1977 durante una manifestazione del Partito Radicale a Roma.
Come tutti coloro che in quell'indimenticabile periodo si resero protagonisti dell'esplosione culturale italiana, in questo caso della musica ingiustamente chiamata leggera, fu sommerso dall'ondata di riflusso che sommerse quell'ultima manifestazione di vitilità culturale e che diede inizio a quella decadenza creativa e culturale che perdura ai giorni nostri ed altro non è che il segnale più evidente della fine dell'egemonia, non solo culturale, dell'Occidente.
E non sarà con le aggressioni belliche nascoste sotto il nome di "interventi umanitari" e l'istigazione all'odio verso le altre culture che la nostra civiltà si salverà! Perchè proprio l'Oriente, L'Africa ed il Sudamerica stanno invece sperimentando momenti di straordinaria esplosione creativa che accompagnata da una grande crescita economica porterà quei paesi verso un futuro che noi ci sogneremo se non si avrà l'onestà ed il coraggio di superare le miopie con le quali i dirigenti dei paesi occidentali guardano alla realtà che ci circonda e la stupida presunzione di voler dominare il pianeta con la forza.
Per questo la scomparsa di Stefano Rosso, uno che queste tematiche conosceva bene ed aveva ben presente la situazione tragicomica in cui ci stiamo dibattendo, è ancora più dolorosa.

Riposa in pace tra gli angeli Stefano, e grazie per la tua testimonianza e per l'allegria che ci hai regalato con le tue canzoni tanto ironiche come profonde e realiste.

12.9.08

FORZA EVO!


Le trame messe in atto dall'opposizione, sotto l'abile regia degli esperti USA, per destabilizzare la Bolivia sono sfociati in scontri violenti con relative vittime. Il Presidente Evo Morales ha espulso l'Ambasciatore statunitenze Philip Goldberg, regista delle operazioni atte a destituire il Presidente boliviano democraticamente eletto, definendolo senza mezzi termini "persona non grata in quanto impegnato nel tentativo di dividere la Bolivia ed attentare alla nostra democrazia". La strategia USA di dividere i Paesi "nemici" per poi sottomertili ai propi voleri, in questi ultimi decenni ha portato a risultati eccezionali, basti pensare solamente ai paese dell'est europeo. E tutto questo avviene ancora una volta senza che l'Occidente "democratico", Europa in testa, muova un dito a favore della sovranità dei popoli vittima degli appettiti imperiali.

Fortunatamente il Presidente Morales non ha avuto esitazioni a denunciare i responsabili delle trame eversive dicendo di non avere paura di nessuno, nemmeno dell'impero. Il suo coraggio sta a dimostrare che l'America Latina è veramente cambiata e determinata a porre definitavamente fine ad oltre cinque secoli di sottomissione. Con la nuova situazione venutasi a creare nel continente non sarà facile per gli Usa ripetere le loro operazioni crimanali che portarono i paesi latinoamericani ad essere vittime di spietate dittature al servizio dei potenti padroni del nord.

Una sconfitta in America Latina potrebbe indicare la via e dare la forza a tutti i paesi sottomessi al dominio yankee di ribellarsi e riconquistare la proria sovranità.

La grave crisi, non solo economica, ma sopratutto morale ed ideale dell'Occidente, potrebbe essere accelerata dal fallimento di questi disperati tentativi di intervenire in quei paesi che hanno ormai chiaramente deciso di riprendersi la propria indipendenza.

Che l'Occidente sia in profonda crisi lo sta a testimoniare anche il fatto che anche dal punto di vista della produzione culturale ed artistica non è più in grado da parecchio tempo di proporre qualcosa di veramente interessante e valido. Questo è sempre stato un segnale di decadenza e dell'inizio del tramonto di qualsiasi egemonia.

Ben altri segnali arrivano invece dall'Oriente, dall'Africa ed, appunto, dall'America Latina. La speranza è che in Occidente ci siano personalità capaci di capire il fenomeno, analizzare le ragioni della crisi e comprendere che culture fino ad ora ingiustamente definite "arretrate" stanno invece portando avanti innovazioni interessantissime. Se si continua a credere ad una supramazia che non c'è più ed a credere di imporre la nostra egomonia con la forza, il nostro futuro è tragicamente segnato.

Forza Evo, forza Bolivia, forza Sudamerica, dal vostro coraggio e dalla vostra lotta dipende il futuro del pianeta!

7.9.08

ANCH'IO TI RICORDERO'


Tre anni fa cia ha lasciati Sergio Endrigo, un cantautore che ha scritto canzoni indimenticabili, un poeta, un amante della libertà, un artista impegnato per il progresso che ha dedicato canzoni inimitabili ai bambini, un uomo colto, schivo e generoso, il contrario dello schifoso show business che pervade questo mondo ridotto ad un vomitevole supermercato che impone con la guerra e la violenza le leggi del mercato e soffoca qualsiasi tentativo di dare dignità all'esistenza. Io lo ricorderò questa sera con una serata in musica che insieme ad alcuni amici dedicheremo all'indimenticabile cantautore istriano e con il testo di questa sua bellissima canzone dedicata al Che dopo la notizia della sua uccisione da parte degli schifosi servi dell'imperialismo criminale.


ANCH'IO TI RICORDERO'

Era mezzogiorno e prigioniero
Aspettavi che si fermasse il mondo
Fuori c’era il sole e caldi odori
E parole antiche di soldati
Forse vedevi la tua gente
Cuba viva sotto il sole
La sierra che ti ha visto vincitore

Addio addio
Chi mai ti scorderà
Addio addio
Anch’io ti ricorderò

Era mezzogiorno in piena notte
E gli uomini di buona volontà
Tutti si guardarono negli occhi
Poi ognuno andò per la sua strada
E’ troppo tardi per partire
Troppo tardi per morire
Siamo troppo grassi comandante
Addio addio
Chi mai ti scorderà
Addio addio
Anch’io ti ricorderò

Era mezzogiorno e tu non c’eri
Un bambino piangeva nel silenzio
Fuori c’era il sole e caldi odori
E parole antiche di soldati
Oggi ti ricorda la tua gente
Cuba viva sotto il sole
La sierra che ti ha visto vincitore
Addio addio
Chi mai ti scorderà
Addio addio
Anch’io ti ricorderò

Testo: Sergio Endrigo
Musica: Sergio Endrigo
Edizione: Fonit Cetra Music Publishing S.r.l.

6.9.08

Carne da cannone per il mercato


Carne da cannone per il mercato


Mentre nel mondo la libera informazione in mano ai potenti ci informa in maniera pressoché identica, pur con diverse visioni, da destra, dal centro e da sinistra, di come vanno le cose nel mondo, un “dittatore feroce e sanguinario” continua ad illuminare le menti libere sulla realtà che ci circonda.
L’8 agosto in Cina si sono aperti i giochi olimpici mentre “casualmente” lo stesso giorno, le truppe georgiane lanciavano il loro attacco alla Repubblica Autonoma dell’Ossezia del Sud. Questa casualità è sfuggita ai nostri grandi giornalisti difensori delle libertà, ma non è sfuggita a colui che ha dedicato l’intera sua esistenza a svelare i misfatti dei criminali che per secoli hanno imposto il loro dominio sul pianeta e che continuano, con l’avvallo della “libera informazione”, a perpretare crimini orribili pur di continuare ad imporre ed allargare il proprio dominio sull’umanità.
Come ben si sa Fidel Castro Ruz ha ufficialmente rinunciato a gestire il potere a Cuba a causa delle sue condizioni fisiche che lo rendono impossibilitato a reggere le funzioni di Presidente del paese, ma non ha rinunciato ad utilizzare la sua raffinata intelligenza e quei valori etici e morali che gli hanno permesso di essere indiscutibilmente una costante spina nel fianco dei potentati economici, militari e politici reazionari che non a caso si sono sprecati come non mai a diffondere un’immagine totalmente distorta della figura del leader della Rivoluzione cubana che è così diventato un criminale dittatore agli occhi delle masse confuse dai mezzi di informazione al servizio dei potenti, mentre viene considerato un raro esempio di saggezza e coerenza etica da coloro che hanno saputo liberarsi dalle manipolazioni dell’informazione ufficiale “libera e democratica”. Non a caso tra questi ultimi figurano numerosi Premi Nobel e personaggi di cultura internazionalmente riconosciuti.
Nella più recente delle sue famose riflessioni, anche se praticamente sconosciute o manipolate nel “libero occidente”, apparsa su Cuba Debate, Fidel Castro scrive a proposito dei fatti dell’Ossezia con il titolo: Carne da cannone per il mercato. La riflessione del Comandante è dedicata agli eventi in Ossezia del Sud dove per l’ennesima volta centinaia di cittadini innocenti sono stati sacrificati a causa delle mire espansionistiche degli interessi dei potenti capeggiati dal governo degli Stati Uniti e dai loro potenti apparati strategici. In attesa che il mondo si svegli e decida di porre fine agli scempi e processare per crimini di guerra i responsabili di crimini indescrivibili che hanno visto TUTTI i presidenti degli Usa responsabili nel condividere ed organizzare crimini vergognosi, proprio in questi giorni cade l’anniversario di Hiroshima e Nagasaki, traduco la riflessione di Fidel castro con la certezza che servirà a chi la legge per farsi un’opinione un poco diversa da quella che i mezzi d’informazione tradizionale cercano di inculcarci. Con tutti i limiti delle mie scarse qualità di traduttore, il senso del ragionamento del Comandante non può essere più chiaro talmente evidenti sono le sue considerazioni.

Carne de cañon para el mercado
A volte alcuni governanti disconoscono i dati concreti, per questo ci è apparso molto opportuno il messaggio di Raùl che ha chiarito la posizione di Cuba. Abbonderò su alcuni aspetti che non possono essere approfonditi in una dichiarazione precisa e breve.
Il governo delle Georgia non avrebbe mai lanciato le sue forze armate contro la capitale della Repubblica autonoma dell’Ossezia del Sud all’alba dell’ 8 agosto, per quella che ha definito la ristabilizzazione dell’ordine costituzionale, senza aver prima concertato l’evento con Bush, il quale nel passato mese di aprile a Bucarest assicurò il suo appoggio al presidente Saakashvili per l’ingresso della Georgia nella NATO, che equivale ad un pugnale affilato che si intende infilare nel cuore della Russia. Molti Stati europei che appartengono a questa organizzazione militare si preoccupano seriamente per la manipolazione irresponsabile del tema delle nazionalità, pieno di potenziali conflitti, che nella stessa Gran Bretagna possono dar luogo alla disintegrazione del Regno Unito. La Yugoslavia venne dissolta per questa via, gli sforzi di Tito per evitarlo vennero vanificati dopo la sua morte.
Che necessità c’erano per accendere la miccia della polveriera del Caucaso? Quante volte andrà la brocca all’acqua prima di rompersi? La Russia continua ad essere una poderosa potenza nucleare. Possiede migliaia di armi di questo tipo. D’altra parte devo ricordare che l’economia occidentale esportò illegalmente da questo paese più di 500 mila milioni di dollari. Se la Russia non rappresenta più il fantasma del comunismo, se non ci sono più le oltre 400 piattaforme nucleari puntate contro gli obiettivi militari e strategici europei smantellate dopo il dissolvimento dell’Unione Sovietica, perché la si vuole accerchiare con uno scudo nucleare? Pure il vecchio continente ha bisogno di pace.
Le truppe russe che si trovavano in Ossezia del Sud erano impiegate in una missione di pace riconosciuta internazionalmente, non sparavano contro nessuno.
Perché la Georgia escogitò l’ 8 agosto, data dell’inaugurazione dei Giochi Olimpici di Pechino, per occupare Tsjinvali, la capitale della repubblica autonoma? Questo giorno quattro miliardi di persone in tutto il pianeta presenziarono davanti alla televisione al meraviglioso spettacolo con il quale la China inaugurò questi giochi. Solo il popolo degli Stati Uniti non ha potuto sfruttare in questa giornata la trasmissione in diretta della stimolante festa di amicizia tra tutti i popoli del mondo che lì venne inscenata. Il monopolio sui diritti di trasmissione sono stati acquisiti da un canale televisivo mediante il pagamento di 900 milioni di dollari per ottenere il massimo beneficio commerciale per ogni minuto di trasmissione. Le imprese concorrenti si presero la rivincita divulgando in quelle ore le notizie della guerra in Ossezia, che non erano esclusiva di nessuno. Il rischio di un serio conflitto minacciava il mondo.
Bush ha potuto godersi lo spettacolo come invitato ufficiale. Tuttavia domenica 10, due giorni e mezzo dopo, lo si vedeva agitare bandiere, fingendo di essere alfiere della pace e pronto a dilettarsi con le vittorie dei magnifici atleti nordamericani, quello che i suoi occhi, abituati a manipolare tutto, vedevano come simbolo del potere e superiorità del suo impero. Nei suoi momenti di ozio, teneva lunghe conversazioni con i funzionari subordinati in Washington, minacciava la Russia e incoraggiava discorsi umilianti per questo paese, del rappresentante degli Stati Uniti nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
Alcuni dei paesi che formavano il campo socialista o parte della stessa URSS, oggi agiscono come protettorati degli stati Uniti. I loro Governi, spinti da un odio irresponsabile contro la Russia, come la Polonia e la Repubblica Ceca, si allineano in posizioni di totale appoggio a Bush ed all’attacco a sorpresa contro l’Ossezia del Sud da parte di Saakashvili, un avventuriero con una strana storia che, dalla natia Tblisi, capitale del suo paese, lo ha portato a laurearsi avvocato in una università di Kiev, a realizzare corsi post diploma a Strasburgo, New York e Washington. Esercita la professione a New York e si presenta come un georgiano occidentalizzato, ambizioso ed opportunista. Ritornò al suo paese appoggiato dagli yankee per pescare nel fiume torbido della disintegrazione dell’Unione Sovietica. Venne eletto Presidente della Georgia nel gennaio del 2004.
Questo paese, dopo Stati Uniti e Gran Bretagna, è quello che più soldati ha inviato nell’avventura bellica in Iraq, e non lo fa precisamente per spirito internazionalista. Quando Cuba, quasi due decenni fa, inviò centinaia di migliaia di combattenti a lottare per l’indipendenza e contro il colonialismo e l’hapartheid in Africa, non cercò combustibile, materie prime ne plusvalenze; erano volontari. Così si forgiò l’acciaio dei nostri principi. Che fanno in Iraq i soldati georgiani se non appoggiare una guerra che è costata a questo popolo centinaia di migliaia di vittime e milioni di danneggiati? Che ideali vanno a difendere lì? E’ logico che i cittadini dell’Ossezia del Sud non desiderino essere inviati come soldati a combattere in Iraq o altri luoghi del pianeta al servizio dell’imperialismo.
Saakashvili dal canto suo mai si sarebbe lanciato nell’avventura di inviare l’esercito georgiano in Ossezia del Sud, dove si scontrerebbe con le truppe russe piazzate lì come forza di pace. Non si può giocare con la guerra nucleare ne premiare la somministrazione di carne da cannone per il mercato.
Questa riflessione era già stata elaborata quando Bush parlò alle 5 e 30 p.m., ora di Cuba. Niente smentisce quello che qui si analizza; solamente che la guerra mediatica degli Stati Uniti è oggi più intensa che mai. E’ la solita manovra predisegnata che non inganna nessuno.
I russi hanno dichiarato con assoluta chiarezza che il ritiro degli invasori al punto di partenza è l’unica soluzione decorosa possibile.
Volesse il cielo i Giochi Olimpici possono continuare senza essere interrotti da una gravissima crisi. La partita di pallavolo femminile contro un’ottima compagine statunitense è stata fenomenale, ed il baseball non è ancora iniziato.

Fidel Castro Ruz

7.7.08

A MEMORIA VIVA-Filippine anni 50-60. Civilizzazione con l'aiuto di Dio


A MEMORIA VIVA
(la memoria corta è un’arma micidiale in mano all’Impero)

Riprendo la pubblicazione di eventi che purtroppo non fanno parte della nostra memoria storica malgrado l'impressionante analogia con quanto successo anche in Italia durante la seconda guerra mondiale e quanto sta succedendo ora in vari paesi del pianeta.
FILIPPINE ANNI 50-60. CIVILIZZAZIONE CON L’AIUTO DI DIO

Nel 1898 dopo che un’azione congiunta degli Stati Uniti e degli abitanti locali cacciò gli occupanti spagnoli dalle Filippine, il Presidente degli States, William Mc Kinley, passò le notti a percorrere i corridoi e le stanze della Casa Bianca chiedendosi quale fosse la cosa migliore da fare per il popolo filippino, non trovando soluzioni si lasciò cadere in ginocchio e chiese a Dio di illuminarlo ed arrivò alla conclusione che con l’aiuto di Dio avrebbe fatto del suo meglio per aiutare i fratelli filippini a sollevarsi dalle loro condizioni, civilizzandoli e cristianizzandoli visto che anche per loro Cristo morì sulla croce. Questo svelò il Presidente in un suo discorso, quello che non disse fu se Dio fosse d’accordo anche sull’impiego dell’esercito per ucciderli, bruciare i loro villaggi, sottoporli a tortura e gettare le basi per uno sfruttamento economico che avrebbe portato quel popolo a perdere qualsiasi autonomia ed indipendenza. Forse Cristo avrebbe fatto meglio a non morire sulla croce anche per i fratelli filippini....
Gli spagnoli furono costretti a “cedere” le isole agli Stati Uniti per venti milioni di dollari ma i filippini, che avevano già proclamato una propria repubblica indipendente, non gradirono e si sentirono umiliati ad essere trattati come un pezzo di terreno disabitato. La questione fu risolta mandando parecchie decine di migliaia di soldati americani a far accettare alle popolazioni le nuove condizioni. Ebbe così inizio la creazione di una nuova colonia americana nelle Filippine.
Durante la seconda guerra mondiale i soldati americani sbarcarono nuovamente nelle Filippine per dare la caccia ai giapponesi e trovarono un movimento nazionalista che collaborò con loro per lo stesso fine, ovviamente gli Stati Uniti non si fecero sfuggire l’occasione per utilizzare i nazionalisti contro i giapponesi per poi combatterli per eliminarli quando questi pretesero di voler governare la propria terra. L’Esercito Popolare Contro il Giappone, Hukbalahap in lingua locale, venne disarmato dai soldati yankee, i governi locali creati dagli Huk vennero rimossi, i loro leader vennero arrestati ed imprigionati insieme con gli esponenti del Partito Comunista Filippino che aveva costituito brigate partigiane, e diedero vita alle Forze Armate degli Stati Uniti per l’Estremo Oriente facendo uso di filippini che avevano collaborato con i giapponesi. Fu così che instaurarono nelle Filippine la “democrazia”, cioè un regno del terrore contro gli Huk ed i comunisti.
Gli Huk, che si costituirono nel 1942 per combattere l’invasione giapponese, avevano in programma due profonde riforme per dare impulso all’economia e risollevare gli isolani dalla loro arretratezza, dall’analfabetismo, dalla miseria e dalle malattie causate dalla povertà. La prima era la riforma agraria, indispensabile per un popolo sostanzialmente agricolo, la seconda l’industrializzazione per modernizzare il paese. Queste riforme cozzavano però contro gli interessi delle imprese americane che vedevano minati i propri interessi ed il loro dominio sull’economia. Per mantenere lo status quo, vennero addestrati decine di migliaia di filippini con lo scopo di “mantenere l’ordine interno e non certo per la difesa da minacce esterne” confessò candidamente un generale ad una commissione del Congresso.
Nell’aprile del 1946 gli Huk decisero di deporre le armi per partecipare alle elezioni nazionali all’interno di Alleanza Democratica, gruppo composto da contadini di ispirazione liberale e socialista. Agli eletti dell’Alleanza venne però impedito di partecipare alla vita politica dopo che furono pretestuosamente accusati di avere influenzato il voto esercitando delle coercizioni. Anche qui siamo di fronte alle solite strategie di manipolazione di cui gli americani sono maestri inimitabili. In conseguenza a questo fatto il Governo riuscì a far passare, con la maggioranza di soli due voti, un trattato commerciale tra le Filippine e gli Stati Uniti che concedeva a questi ultimi enormi concessioni e privilegi. Nei mesi successivi ebbe inizio una crudele repressione da parte dei militari, della polizia e delle squadre di vigilantes dei latifondisti. Molti contadini vennero uccisi, altri imprigionati, torturati e fatti sparire, interi villaggi distrutti. Agli Huk ed agli altri oppositori non rimase altro da fare che riprendere le armi.
Nel 1947 fu firmato un accordo che concedeva agli Stati Uniti le aree per la costruzione di 23 basi militari e l’impunità per i crimini commessi dai soldati.

Riferimenti: Il libro nero degli Stati Uniti di W. Blum - Fazi Editore

28.6.08

Auguri Nelson Rolihlahla Mandela


Compie novant'anni il 18 luglio e oggi a Londra lo hanno festeggiatto come si merita. Nelson Rolihlahla Mandela non va in pensione e dice che ha ancora molto da fare. Non ci resta che augurargli altri decenni di candeline, è uno dei pochi politici ad essere indispensabili all'umanità. Persone come lui e Fidel Castro pur essendo ancora in vita fanno già parte della leggenda e temo che non sarà facile trovare simili personalità in futuro.
Ah, che sbadato! Ho dimenticato Bush, Blair, Aznar e lo psiconano, possiamo stare tranquilli....

27.5.08

Basta alternanza, Berlusconi for ever


Dopo avere assistito ad una campagna elettorale scellerata che ha portato la sinistra prima a dividersi e poi ad incassare una sonora sconfitta, pensavo che avesse inizio un serio dibattito per mettere in campo strategie utili per limitare i danni che inevitabilmente la destra al potere arrecherà al nostro Paese. Pensavo ad accese discussioni ed a confronti tra proposte concrete per reagire alla disfatta, che si cercassero nuove vie da percorrere che facilitassero il ritorno della sinistra ad essere protagonista sullo scenario politico nazionale ed internazionale, un protagonismo che cercasse di coinvolgere nuovamente ampi strati di popolazione per un'opposizione dura contro questa destra ed il suo ridicolo governo. Che si cercasse di trovare il modo per rendere a questo governo una vita più breve possibile. Come si fece dopo la prima vittoria di Berlusconi, che infatti ebbe vita breve. Speravo in una qualche trovata simile alla famosa "cena" alla casa romana di Bossi, operazione che D'Alema seppe condurre con maestria e che ebbe come risultato la fine del primo governo Berlusconi.


Niente di tutto questo! Mentre la sinistra "radicale" tace e piange la perdita delle poltrone parlamentari, e non trova altro di meglio che preoccuparsi delle sorti di Annamaria Franzoni, la sinistra riformista continua imperterrita sulla strada che l'ha condotta ad una sconfitta di dimensioni storiche. Vogliono dimostrare ad ogni costo la validità della loro strategia con un atteggiamento tanto buonista da non voler disturbare il manovratore, anzi, massima collaborazione, per il bene del Paese. Che sostenere la destra fosse un bene non l'avevo ancora capito, ma visto quanto successo negli ultimi decenni, la cosa poteva essere prevedibile. Ormai possiamo aspettarci di tutto.


Però alcuni giorni fa ho ascoltato parole che non mi sarei mai aspettato di ascoltare. Le ha pronunciate il leader del Partito Democratico, quello che ha avuto il coraggio di affrontare il nemico da solo, perchè bisognava farla finita con la sinistra dei no, con i no non si governa il Paese, bisogna essere comprensivi, capire le ansie di chi in questi anni ha guadagnato l'inverosimile sulle pelle dei lavoratori e che non può vivere nell'angosciosa attesa che qualche disturbatore bolscevico si possa opporre alle loro strategie di conquista del "mercato". Da bravo leader buonista, pacato e sereno, il buon Uolter è riuscito a superarsi. Dopo avere elencato quanto sia vantaggioso per il Paese questo nuovo clima di collaborazione tra maggioranza fascista e minoranza imbecille, il nostro ha detto quello che nessuno si aspettava, nemmeno l'amico Berlusconi. Secondo Veltroni si è sottovalutato il fatto che in Italia da quando e sceso in campo il Cavaliere lo scontro tra le due fazioni che non si sono riconusciute reciprocamente ha fatto si che chi ha governato alle elezioni precedenti sia sempre stato sconfitto ed anche questa anomalia non ha sicuramente fatto bene al Paese, e grazie alle scelte del PD questo no succederà più........ Ascoltando una frase simile sono sobbalzato sulla sedia e mi sono allertato in attesa che Uolter si correggesse. Macchè!!!! il nostro ha continuato imperterrito il suo ragionamento accompagnato dal suo immancabile sorriso tranquillizzante. Nessuna correzione! Veltroni VUOLE CHE ALLA FINE DEL MANDATO BERLUSCONI VENGA RICONFERMATO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! PER IL BENE DEL PAESE....


Ho pensato, ingenuamente, che questa affermazione avrebbe sollevato un putiferio, giornali di sinistra scatenati contro l'ultima fesseria veltroniana, e giornali di destra euforici e pieni di commenti ironici. Ma niente! la nuova idea di Uolter è passata praticamente inosservata, come se fosse logica, come se fosse ormai dato per scontato che non potrà che essere così.

Ho finito il pezzo..... non so più che dire.... sicuramente aumenterò i tempi della mia permanenza all'estero....

14.5.08

CACCIA ALLA VOLPE




Ieri a Roma ho visto i primi effetti del nuovo sindaco che ha recentemente reso omaggio ai partigiani (qualcuno dice che a lui i partigiani morti sono sempre piaciuti), polizia a sirene spiegate e facce colorate correre a nascondersi nel Tevere con in spalla i loro sacchi di mercanzia da vendere sui marciapiedi.... Mi sono vergognato di appartenere a questo popolo di razzisti e non posso non pensare ai milioni di emigranti italiani che il secolo scorso hanno lasciato il nostro Paese in cerca di fortuna. Ma siamo un popolo con la memoria troppo corta per capire gli eventi, non a caso affidiamo il futuro dell'Italia ai fascisti.

2.5.08

A MEMORIA VIVA (Grecia 1947-anni 50)


A MEMORIA VIVA
(la memoria corta è un’arma micidiale in mano all’Impero)

GRECIA 1947-PRIMI ANNI 50. LA CULLA DELLA DEMOCRAZIA DIVENTA STATO CLIENTE

L’Esercito Popolare di Liberazione, ELAS, venne fondato nel 1942 dal Partito Comunista Greco per dare inizio alla lotta di liberazione dall’occupante tedesco che aveva messo in fuga i britannici nel 1941. L’ELAS ed il suo braccio politico EAM, rappresentavano tutti gli orientamenti politici di sinistra e tra i suoi numerosi iscritti, arrivò a contarne tra uno e due milioni su una popolazione di sette milioni, vi erano pure molti sacerdoti e persino qualche vescovo. All’inizio del conflitto Churchill aveva definito l’ELAS “una valorosa formazione di guerriglieri” ed i sostenitori dell’ELAS accolsero gli inglesi che tornarono nella Grecia ormai liberata dalla lotta partigiana, con cartelli tipo “Diamo il benvenuto al coraggioso Esercito britannico”. Gli eroici partigiani greci nell’entusiasmo della vittoria non si resero conto con chi avevano a che fare, i militari britannici non persero tempo ad instaurare un governo composto da monarchici, collaborazionisti e conservatori di ogni tipo. Il nuovo esercito e la polizia greca vennero messi sotto il controllo di questi elementi e dopo poco tempo i membri dell’ELAS\EAM finirono morti o imprigionati. Le intenzioni dei partigiani di modificare l’arrugginito stile di vita della vecchia guardia greca, di creare comunità governate dagli stessi abitanti, di istruire gli analfabeti e di creare battaglioni di donne e casalinghe che uscivano per la prima volta dal controllo dei loro mariti, ebbe vita breve, Winston Churchill pensò immediatamente che quello non doveva essere l’ordine sociale adatto ad una nazione considerata il proprio giardino di casa e, con l’aiuto dell’attenta regia USA, mise in atto una spietata caccia a quelli che aveva poco prima definito “valorosi guerriglieri”. Gli scontri tra l’esercito britannico ed i partigiani colsero di sorpresa la sinistra di tutta Europa, ancora impegnata nella lotta di liberazione dal nazi-fascismo. Le forze britanniche si allearono a quelli che avevano combattuto contro l’ELAS durante la guerra, gli stessi che erano stati collaboratori o combattenti con i fascisti ed i tedeschi. All’inizio del 1945 l’ELAS fu costretta a firmare un armistizio che in pratica fu una resa alla poderosa armata britannica sostenuta dall’Aviazione e dalla Marina degli Stati Uniti. Anche in questo caso l’Unione Sovietica non intervenne a sostenere i partigiani greci perché impegnata in una difficile impresa di ricostruzione dopo una guerra che aveva stremato l’intera popolazione sovietica. Loro la guerra al nazismo l’avevano fatta veramente lasciando sul campo milioni morti, non si erano limitati alla propaganda ed a liberazioni già avvenute con il sangue dei partigiani, come avevano invece fatto i difensori della “democrazia”....
Quelle che seguì fu una lunga serie di governi andati al potere sotto la regia britannica ed americana, tutti governi corrotti che continuarono a terrorizzare gli esponenti della sinistra fino a torturarli nei campi di prigionia situati sulle isole, intanto le miserie del popolo greco continuavano ad attendere soluzioni.
Alla fine del 1946 quelli che erano rimasti dei guerriglieri di sinistra, si rifugiarono sulle colline per rilanciare una nuova fase della guerra civile. Erano ormai in gioco la loro sopravvivenza e gli ideali per i quali avevano combattuto e che la collaudata strategia doppiogiochista degli americani e degli inglesi avevano resi vani.
In seguito gli inglesi si ritrovarono in grosse difficoltà a sostenere le spese per mantenere il controllo sulla Grecia a causa degli sforzi che stavano sostenendo per la ricostruzione del dopoguerra. Informarono gli alleati americani della situazione e fu così che inevitabilmente il compito di difendere “la democrazia” greca passò in mani Usa. Chiamarono l’incaricato di affari greco a Washington e lo informarono che il suo governo doveva chiedere l’aiuto degli Stati Uniti, così nessuno avrebbe potuto accusare il governo americano di intervento in una nazione straniera. Venne anche chiesto all’incaricato greco che il suo governo avrebbe dovuto rimuovere tutti quei dirigenti che per qualsiasi ragione si fossero opposti al raggiungimento degli obiettivi prefissati. I governanti di Washington sapevano benissimo che il loro governo-cliente era talmente avido di denaro ed irrispettoso dei diritti umani che non avrebbe opposto alcuna resistenza. Fu per questo che il governo greco venne definito “democratico” mentre gli oppositori che lottavano per la dignità della loro patria furono considerati come sempre dei “terroristi”. Le alchimie politiche dei governanti americani avevano prodotto un nuovo miracolo “democratico”. Dall’altra parte l’Unione Sovietica si disinteressò totalmente delle sorti dei “compagni” greci, convinti che la loro rivolta non avrebbe mai potuto avere successo, o forse più verosimilmente era la conseguenza degli accordi del dopoguerra tra sovietici ed Alleati.
Le forze armate greche stavano in piedi solo grazie all’aiuto americano che li rifornivano di tutto, comprese le uniformi ed i viveri. Cacciabombardieri, squadroni da trasporto, piste di atterraggio, bombe al napalm, fucili anticarro, unità navali, ferrovie, strade, ponti, materiali di equipaggiamento furono i risultati di un investimento che superò il miliardo di dollari, una cifra da capogiro per l’epoca. Venne inoltre creata una “riserva segreta dell’esercito” formata in gran parte dagli ex membri della sicurezza nazista e tutte le decisioni sui piani di battaglia furono prese dai militari americani che non accettarono nessuna indecisione od obiezione. Intere popolazioni furono sradicate dai loro territori d’origine per eliminare fonti di reclutamento ai guerriglieri e minare le loro basi operative, la stessa tattica che sarebbe stata utilizzata anche in Vietnam.
La resistenza dei combattenti greci durò per tre anni durante i quali vennero sottoposti a terribili sofferenze con perdite che ammontavano a parecchie decine di migliaia di unità e nell’ottobre del 1949, di fronte all’impossibilità di ottenere risultati contro una forza tanto poderosa, annunciarono il cessate il fuoco. Era la fine della guerra civile, gli Stati Uniti avevano conquistato il dominio sulla Grecia. Negli anni successivi si susseguirono un’infinità di governi, tutti formati da personaggi scelti dagli Stati Uniti. Nel 1947 venne deciso un ulteriore giro di vite ai danni dei dissidenti, il risultato fu l’arresto di 4.000 persone in una sola settimana. Un membro dell’EAM fu condannato a 18 mesi di reclusione semplicemente per aver definito il capo dei rappresentanti americani un “ufficiale di un paese straniero”! All’inizio degli anni 50 la Grecia era totalmente sotto controllo americano al punto da inviare un contingente militare in Corea. Quando, nel 1964, andò al potere un governo che pretendeva di essere realmente sovrano, gli Stati Uniti e le falangi greche estirparono rapidamente quest’eresia. Questa sarà un’altra storia da raccontare per dimostrare i reali intenti di coloro che vorrebbero farsi passare come i paladini della democrazia, ma dubito che tutto questo possa interessare i dirigenti della nostra sinistra che ben conoscono questi fatti anche perché a suo tempo li denunciarono. Ma ora i piani di questi vili personaggi, salvo rarissime eccezioni, prevedono che quella americana sia la più grande democrazia del mondo.... Fino a quando coloro che aspirano ad un mondo libero e giusto saranno disposti a tollerare questo oltraggio?

Riferimenti: Il libro nero degli Stati Uniti di W. Blum - Fazi Editore

12.4.08

La campagna mediatica anticinese


La mancanza di tempo mi ha impedito di dedicare un post ad un'argomento molto attuale: la campagna mediatica contro la Cina. Ritego comunque che fare della controinformazione su questo tema sia molto importante, per questo pubbloco un articolo di Ezio Bonsignore, apparso alcuni giorni fa sul sito Pagine di Difesa, che condivido in molte sue parti. Lo pubblico quì sotto invitando i lettori a leggere il mio post pubblicato qualche tempo fa (http://wwwmondolibero.blogspot.com/2008/02/memoria-viva-cina-1945-anni-60.html) che dimostra come la questione parta da molto lontano.


Paradossi dell’era moderna, la campagna razzista contro la Cina
Ezio Bonsignore, 8 aprile 2008
Quando tutta questa faccenda del boicottaggio delle Olimpiadi di Pechino (peraltro più esattamente definibile come campagna del “Dàgli ai Cinesi!”) ha cominciato a prendere forma verso la fine dell’anno scorso, in Italia come altrove, facendo inizialmente leva su pretesti abbastanza balzani e marginali (tipo la pessima qualità di certi giocattoli di produzione cinese, per intenderci), sembrava facile giudicare il tutto come del semplice “rumore di fondo”, ad opera dei vari gruppi e gruppuscoli di lunatici e rompiscatole assortiti, che sono immancabilmente pronti a cercare di rovinare qualsiasi grande festa dell’umanità, in nome dei loro oscuri pregiudizi e balzane ideologie. Sembrava facile, e difatti ci sono cascato anch’io.
Ma invece, ci troviamo di fronte a qualcosa di profondamente diverso: una grande campagna accuratamente pianificata e organizzata, che adesso ha trovato il suo tema principale (la liberazione del Tibet) e sta spiegandosi in tutta la sua forza, e che con tutta evidenza dispone di mezzi virtualmente illimitati. Una campagna del genere deve - prima di ogni altra cosa - essere capita nella sua sua natura e nei suoi scopi.
Mi sembra addirittura lapalissiano osservare che il vero obiettivo di questa campagna non consiste certo nel liberare il Tibet e nemmeno nel fare pressioni su Pechino, perchè cambi le sue politiche in fatto di rispetto dei diritti umani, in Tibet come altrove. L’obiettivo dell’attacco mediatico e propagandistico alla Cina consiste invece proprio nell’attacco alla Cina in sé, per scopi che cercheremo di analizzare di seguito. Il Tibet è solo una conveniente pedina. Ritengo, anzi, che si sarebbe certo preferito giocare il ben più consistente pedone di Taiwan, se non fosse che le recenti elezioni parlamentari e presidenziali a Taiwan hanno riportato al potere il Kuomintang e con esso una dichiarata politica di riavvicinamento alla Cina.
Dal momento che l’attacco alla Cina viene condotto con mezzi propagandistici, questi meritano una particolare attenzione. In effetti, l'aspetto più sconcertante - e per certi versi allarmante - di quanto sta accadendo è costituito dalla allucinante dimostrazione della straordinaria facilità con cui l'opinione pubblica occidentale, che si vorrebbe in larga parte costituita da persone raziocinanti e in grado di farsi un'idea sufficientemente precisa del mondo che le circorda, si lasci in realtà condizionare, manipolare e sfruttare ad opera di campagne propagandistiche, purchè queste siano condotte con grande decisione e senza risparmio di mezzi.
La cosa grave è che oggi vediamo come questo condizionamento e manipolazione funzionino non solo quando si tratta di rifilare alla gente delle favolette circa le armi di distruzione di massa di Saddam Hussein o i catastrofici orrori del riscaldamento globale (cose queste che fanno leva su timori diffusi anche se in larga parte irrazionali). No, condizionamento e manipolazione funzionano invece benissimo anche quando si tratta - per dirla tutta - di suscitare l'odio razziale contro un ben preciso nemico etnico anche in persone, che a freddo riterrebbero loro stesse assolutamente incapaci di esprimere sentimenti del genere.
Perchè di odio razziale e culturale contro i Cinesi si tratta, e non di una puerile infatuazione per il lamaismo tibetano come forma di governo (tra l'altro, forse la forma di governo più stupidamente reazionaria, retrograda e oppressiva che si possa immaginare, visto che non si basa nemmeno sul pretesto di un "mandato del cielo" ad opera di un Dio immanente). Questo è dimostrato dal fatto che in discussioni su questo soggetto negli ambienti più vari continuano a venire a galla critiche violente non tanto contro la politica del governo cinese in Tibet, ma proprio contro i Cinesi in quanto tali (le loro abitudini alimentari, le loro strutture sociali, la loro presenza in Italia, i loro successi commerciali, la qualità della loro produzione industriale e così via). Insomma, bisogna boicottare le Olimpiadi non per liberare il Tibet, ma perchè i cinesi mangiano cani e gatti, stanno invadendo il mondo con prodotti a basso costo, non sembrano disposti ad adottare immediatamente le forme politiche e di organizzazione del lavoro che piacciono a noi, impestano le nostre città con le loro Chinatown, eccetera eccetera. Insomma, sono brutti, sporchi e cattivi.
Mi è anche capitato di leggere qualcuno che si è addirittura permesso di definire ripetutamente i cinesi Han come "iene". A parte l'abissale stupidità di generalizzazioni del genere, questo signore (uso il termine con una certa qual riluttanza) sembra non sapere che in Italia l'uso di epiteti razziali denigratori è severamente proibito per legge, e dei termini anche molto meno offensivi applicati a ebrei, negri, zingari, kosovari, marocchini o una qualsiasi delle altre etnìe che ci onorano della loro presenza gli farebbero passare dei bruttissimi guai. Ma si vede che nei confronti dei cinesi è invece caccia libera.
Quanti ancor oggi si chiedono "come sia stato possibile" suscitare artificialmente nei tedeschi - forse il popolo più civile ed educato d'Europa - il disprezzo e poi l'odio nei confronti degli ebrei, non devono far altro che tenere d'occhio questa campagna per la liberazione del Tibet. Tra l'altro, dà veramente i brividi vedere come molti degli argomenti anti-cinesi, utilizzati a piene mani, siano appunto estremamente simili - se non identici - a quelli formulati dai nazisti in chiave anti-ebraica. E c’è il peso eccessivo dei cinesi nella economia mondiale, le loro strutture sociali e religiose incomprensibili e aliene, il loro modo ripugnante e inumano di preparare il cibo, il pericolo rappresentato dalla presenza di comunità chiuse e non integrate nelle nostre città, e così via. Ci manca solo che si cominci a parlare di "musi gialli dagli occhi storti", e poi il quadro è completo.
Se la cosa riguardasse solo individui di un certo livello intellettuale e morale, sarebbe già abbastanza grave. Ma adesso stanno scendendo nell’arena anche i grossi calibri, cioè certi grandi mezzi di comunicazione di massa, sempre attentissimi a fiutare il vento che tira, e a seguirlo prontamente quando non riescono a guidarlo. Tanto per dire, lo Spiegel è appena uscito con una bella copertina, che ritrae i cinque anelli olimpici in filo spinato sullo sfondo di una foto di gruppo della dirigenza cinese. Copertina che fa il paio perfetto con quella famosa che venne a suo tempo dedicata all'Italia e che ritraeva una pistola posata su un piatto di spaghetti (nel caso possa interessare, all'epoca lo scopo della manovra consisteva nel dirottare il turismo tedesco dall'Italia verso altre località, giudicate più in linea con certi interessi).
Eppure la gente sembra non capire. Tanti, troppi sono entusiasticamente disposti ad agitarsi, dimostrare, scrivere, berciare contro la Cina e i cinesi, esattamente come i loro nonni appendevano cartelli "Qui non vogliamo ebrei!" all'ingresso dei loro paesi e le loro nonnine cucivano tutte giulive i cappucci del KKK. Si direbbe quasi che tante persone, che hanno imparato (spesso a loro spese) come nelle nostre società sia strettamente proibito esprimere giudizi sprezzanti e offensivi nei confronti di qualsiasi diversità etnica, religiosa o sessuale, siano sollevate dal poter finalmente urlare tutto il loro livore contro un diverso, che è stato ufficialmente designato come cattivo, soprattutto poi visto che si può anche farlo, sotto il pretesto della difesa dei diritti umani e magari sentendosi impegnati in una nobile causa fianco a fianco con qualche attore di Hollywood. Si vede che certi odi sonnecchiano proprio appena sotto la nostra superficiale vernice di civiltà.
Fatta questa piccola introspezione, rimarrebbe da capire quali siano gli scopi ultimi della manovra: i fini cui essa mira. E’ stata fatta l'ipotesi che si voglia punire la Cina per il suo successo economico e industriale. Questa analisi mi sembra però riduttiva e semplicistica. Non si monta una campagna di questo livello per una questione di ripicca del genere, o almeno non solo per essa.
All'estremo opposto, separare il Tibet dalla Cina porterebbe senza dubbio degli enormi vantaggi strategici, almeno per certi paesi occidentali. La Cina verrebbe tagliata fuori dalla riserve di petrolio e gas naturale in Asia Centrale e in Myanmar e dovrebbe quindi accettare di rifornirsi tramite oleodotti e gasdotti che passerebbero attraverso il territorio di un paese, se non dichiaratamente ostile certo non amico, e in ogni caso legato a doppio filo agli Stati Uniti. Però, l'assoluta irrealizzabilità di ogni progetto che miri a raggiungere questo obiettivo - e gli enormi rischi che esso comporterebbe - dovrebbero apparire evidente anche a un neocon Americano in fase di grave ebbrezza strategica. La Cina di oggi non è la Jugoslavia e non si può seriamente pensare di farla a pezzi per ritagliarsi un Kosovo-Tibet dove fa comodo.
E’ forse possibile che si punti a far fallire le Olimpiadi allo scopo di indebolire la tenuta interna della dirigenza cinese tramite la perdita di faccia che ne seguirebbe. Questo, non tanto in vista di uno scopo pratico immediato, ma semplicemente perchè indebolire la dirigenza cinese rientra comunque tra gli interessi degli Stati Uniti e di alcuni altri Paesi occidentali.
Personalmente, mi sto sempre più convincendo che si tratti di un gigantesco ricatto. Questo, sopratutto a causa dell'atteggiamento estremamente prudente e moderato sinora tenuto da due personaggi assolutamente chiave come George W. Bush e il primo ministro britannico Gordon Brown, che pur non essendo un secondo Tony Blair rimane strettamente legato alle direttive strategiche di Washington. Un atteggiamento del genere, da parte di persone e di governi che non hanno esitato a formulare e avvallare le più vergognose menzogne e calunnie nel perseguimento dei loro obiettivi strategici e che di norma sono sin troppo pronti a etichettare come il Male in senso biblico chiunque si metta loro di traverso, è spiegabile solo immaginando che essi in realtà intendano NON boicottare le Olimpiadi in ultima analisi. Naturalmente, in cambio di qualcosa.
Cosa potrebbe essere questo qualcosa? Ecco una domanda interessante. Forse certe rassicurazioni circa le politiche che la Cina intende seguire in termini di manovra finanziarie o sui cambi. Diciamo, un impegno cinese a non cercare di disfarsi anche di parte delle loro mostruose riserve in dollari e buoni del Tesoro americano, che sono ormai l’unica cosa che tenga in piedi il carcassone dell’economia americana. Oppure, se vogliamo pensare a qualcosa di molto più sinistro, un impegno a non opporsi troppo duramente a un attacco americano contro l'Iran.
La Cina ha finora risposto agli attacchi in modo ampiamente prevedibile, e perciò quasi certamente previsto e quindi tale da fare il gioco dei promotori della campagna. Una linea di chiusura e rifiuto totale circa il Tibet, mentre per quanto riguarda l’opinione pubblica interna si è passati da un primo (futile) tentativo di nascondere quanto sta avvenendo, alla mobilitazione dell’orgoglio nazionale e del risentimento per le pesanti interferenze in affari interni della nazione cinese. Tutto questo viene prontamente utilizzato per ribadire come i cinesi siano, appunto: brutti, sporchi e cattivi.
Sia che la mia ipotesi del ricatto sia esatta e che la Cina abbia deciso di non cedere a nessun costo, o sia che l’atteggiamento di Pechino sia dovuto ad altre ragioni, al punto in cui sono arrivate le cose sembra molto improbabile che la campagna possa esaurirsi pacificamente prima dell’inizio delle Olimpiadi. I governi occidentali si troveranno quindi di fronte a un difficile dilemma: partecipare ai giochi (cosa che le loro opinioni pubbliche, artificialmente imbottite di odio anti-cinese, non capirebbero nè accetterebbero) oppure boicottare (il che irriterebbe profondamente la Cina ma senza portare alcun reale vantaggio politico o strategico).
Paradossalmente, e a parte il Tibet di cui beninteso non importa assolutamente nulla a nessuno, la Cina potrebbe forse uscirne meglio di chiunque altro. A giudicare da quello che sappiamo del rapido evolversi dell’atteggiamento dell’opinione pubblica cinese, anche un fallimento totale delle Olimpiadi non porterebbe a una totale perdita di faccia del gruppo dirigente, come qualcuno forse sperava, bensì a una vampata di orgoglio nazionalista e xenofobico che potrebbe essere utilmente sfruttata.
Se messa davvero alle strette, la Cina potrebbe essere lei stessa a prendere delle iniziative estreme: cancellare le Olimpiadi, oppure negare il visto d’ingresso agli atleti americani, in quanto rappresentati di una nazione, che ha brutalmente invaso e sta tuttora occupando uno stato sovrano e indipendente.
Tempi interessanti.

7.3.08

Ma c'entra l'Eta col Biafra?


Oggi è stato assassinato Isaias Carrasco, un uomo di 42 anni, ex rappresentante comunale del Psoe. Tre spari davanti a casa, a Mondragon, sotto gli occhi di moglie e figlia. Un crimine orrendo, attribuito all'ETA, organizzazione separatista basca che da quasi quarant'anni è in lotta contro lo stato spagnolo per ottenere l'indipendenza del Paese Basco.

Dopo aver chiarito che in nessun modo è mia intenzione giustificare simili orrendi atti criminali, sulla questione della violenza vorrei invitare ad approfondire meglio la questione. Limitandosi alla condanna di atti violenti come questi si corre il rischio di dimenticare altre orrende violenze che inesorabilmente stanno portando l'umanità verso una situazione insostenibile. Nel mondo ogni giorni a causa della violenza ci sono un numero incredibile di vittime che, chissà perchè, non riempiono le pagine dei nostri giornali. A me sorge il dubbio, lo pensavo già ai tempi delle BR, che certi fatti, orrendi ma non meno di molti altri, servano proprio a distrarre l'opinione pubblica da altre tremende violenze che quotidianamente colpiscono migliaia di persone. Pensare alla moglie ed alla figlia della persona ammazzata sotto i loro occhi è veramente qualcosa che colpisce ed addolora atrocemente, ma io non posso fare a meno di pensare che sono tante le persone che ogni giorno piangono i loro cari vittime di violenze artatamente tenute nascoste o relegate tra i tanti fatti del giorno, tra un'esternazione di Berlusconi o la caviglia slogata di un calciatore del Milan. E tra l'assassino che ha sparato alla nuca del giovane spagnolo e le altre migliaia di assassini che con uguale, se non peggiore freddezza, commettono atroci crimini, non riesco proprio a trovare grosse differenze. Ammazzare per la causa dell'ETA mi sembra semplicemente un atto di criminale demenza, ma dovrebbe suscitare lo stesso orrore invadere paesi per portare la "democrazia", far saltare in aria un intero villaggio per colpire un sospetto "terrorista" o sganciare bombe da un "democratico" aereo americano magari partito dalla base militare di Vicenza (da ingrandire perchè le necessità aumentano), ammazzare "guerriglieri" colombiani, far morire di fame, di sete, di malattia, milioni di bambini colpevoli di essere nati in un paese che detiene le materie prime che servono ai paesi democratici per il proprio "sviluppo", assassinare poveri cristi messicani che cercano di scavalcare un muro costruito per dividere la loro terra da quella che già gli venne sottratta per annetterla all'impero, sterminare popoli indigeni che ostacolano l'avanzata della "civiltà", far morire lavoratori speculando sulla loro necessità di portare a casa un salario "a qualsiasi costo" per poter sopravvivere. E si potrebbe andare avanti all'infinito.

La morale di quanto scritto è che vorrei cercare di far capire che sarebbe imperdonabile che un fatto esacrabile come quello avvenuto oggi nella Spagna che si trova alla vigilia di una votazione molto importante per l'avvenire non solo del popolo spagnolo, serva a far dimenticare tutto il resto. Anche perchè il sottoscritto è sempre stato convinto che certi accadimenti non avvengano per caso, in un determinato giorno ed in un determitato luogo. E che la stampa "democratica" e "libera", quella cioè che ha un padrone con interessi ben definiti da difendere, utilizzi questi avvenimenti per scopi meno nobili di quello che vorrebbero farci credere, è un'altra mia ostinata convinzione.