Fidel Castro: Concetto di Rivoluzione

Revolución
Es sentido del momento histórico;
es cambiar todo lo que debe ser cambiado;
es igualdad y libertad plenas;
es ser tratado y tratar a los demás como seres humanos;
es emanciparnos por nosotros mismos y con nuestros propios esfuerzos;
es desafiar poderosas fuerzas dominantes dentro y fuera del ámbito social y nacional;
es defender valores en los que se cree al precio de cualquier sacrificio;
es modestia, desinterés, altruismo, solidaridad y heroísmo;
es luchar con audacia, inteligencia y realismo;
es no mentir jamás ni violar principios éticos;
es convicción profunda de que no existe fuerza en el mundo capaz de aplastar la fuerza de la verdad y las ideas.
Revolución es unidad, es independencia, es luchar por nuestros sueños de justicia para Cuba y para el mundo, que es la base de nuestro patriotismo, nuestro socialismo y nuestro internacionalismo.

Fidel Castro Ruz (1ro de mayo del 2000)

24.5.13

La deriva sindacale

L'altra sera in Tv il Segretario della Fiom-CGIL, Giorgio Cremaschi ha sostenuto davanti al Segretario Generale della CISL, Raffaele Bonanni che il sindacato ha fallito nella sua missione di difendere i diritti dei lavoratori. Bonanni ci ha riso sopra ma forse farebbe bene a riflettere, le parole di Cremaschi dovrebbero esere prese molto sul serio. Qui sotto riporto un articolo di Maurizio Clerici apparso sull'Unità, parla anche di Bonanni e delle sue relazioni pericolose. Lo ripeto, Cremaschi ha detto delle sacrosante verità, la deriva sindacale è sotto gli occhi di tutti, anche del sottoscritto che non ha mai militato nel sindacato ed ha sempre svolto la libera professione. I fatti sono fatti, basta saperli leggere e non farseli leggere da pennivendoli venduti per quattro denari.

Maurizio Chierici: CHAVEZ è UN ASSASSINO?

La Confederazione Internazionale Sindacale informa che nel 2006 in Colombia sono stati assassinati 76 sindacalisti. Ma la Colombia è lontana, e per di più allineata al liberismo duro: insomma, non fa notizia. Stiamo perdendo di vista cosa succede nei posti lontani. Ci tormentano altri pensieri e altre grida. Solo i ragazzi e qualche intellettuale resistono nel voler sapere, ma da chi lo vengono a sapere ? Anche gli americani soffrono della stessa amnesia mentre il dollaro precipita, mutui casa allo sbando. Un’inchiesta pubblicata a Washington precisa l’oblio. Il nome dei governanti dei paesi latino americani restano sconosciuti. Il più ricordato è naturalmente Fidel Castro anche se appena il 51 per cento degli informati non ha saputo rispondere alla domanda se era vivo oppure morto. Adesso che l’hanno visto in Tv, qualche certezza in più. 49 americani su cento conoscono Chavez, presidente del Venezuela, con gli aggettivi che ne accompagnano le sue gesta sul piatto della cena davanti alla Tv: <>. Calderon governa il Messico ed è noto al 21 per cento del campione intervistato: <>. Nel sonno del Mid West prevale il silenzio. Stranezza in un paese dove gli affari sono importanti ed il Messico fa parte del Nafta, mercato comune che lo unisce a Stati Uniti e Canada. Come se gli italiani non avessero mai sentito parlare di Zapatero o Sarkozy. Anche l’ Italia pensa ad altre cose. Dopo il disimpegno dei cinque anni berlusconiani e nessun ministro che attraversava il mare ( con l’eccezione del senza portafoglio, emigrante Tremaglia ), l’evoluzione politica resta confusa. Oltre agli affari, quasi niente. Pescandoi nei ricordi: nel 1984, mentre il Nicaragua poverissimo si dissanguava nella guerra scatenata dai contras finanziati con triangolazioni oscure ( Oliver North e Irangate ) dagli Stati Uniti di Reagan, a Managua arriva la notizia che il ministro degli esteri Andreotti lascia l’assemblea Onu di New York per un breve soggiorno in Costa Rica, accompagnato da Lamberto Dini in quel momento in bella luce nella banca d’ Italia. I giornalisti che raccontano l’agonia di un popolo stremato, volano da Managua in Costa Rica dove l’ambasciatore del Nicaragua a Roma è lì che aspetta con una lettera per il nostro ministro degli esteri. Spera nella mediazione italiana per frenare i massacri. L’ambasciatore distribuisce la lettera ai giornalisti dopo averla consegnata ad Andreotti. Ma la conferenza stampa è una delusione. Italo Moretti ( Tg2 ), Franco Catucci ( Tg1 ) e tutti gli altri, vogliono sapere dal ministro se la sua presenza autorizza questa speranza: <>. Ironia di un politico ironico. Forse aveva dimenticato la lettera in camera. Non se n’é fatto niente anche perché Andreotti e Dini si trovavano a Mangua per un impegno più importante: inaugurare il supermercato Duemila aperto da Donatella Pasquali Zingone, vedova del magnate bergamasco rifugiato nel paradiso fiscale centro americano, inseguito da una bancarotta fraudolenta. Supermercato costruito anche con fondi italiani, regolarmente aggiudicati appena il Costarica, Svizzera tropicale, si è dichiarato paese sottosviluppato. Allora si diceva così. E alla Svizzera in miniatura Roma aveva attribuito quasi un terzo degli aiuti desinati al terzo mondo con salomonica divisione fra imprenditori di ispirazione democristiana e socialista. Il figlio di Edda Ciano produceva scarpe in conto socialdemocratico. Africa, Asia e chi viveva nelle favelas doveva portare pazienza. La visita a San Josè diventa più o meno l’annuncio del matrimonio tra Dini e la signora del supermercato, donna d’affari gentile e abile nel maneggiare il potere: fabbriche, isole off shores, e il settimanale – Panorama latino – distribuito in America Centrale. Potenza del gruppo Z. Storie dell’altro ieri. Ecco la storia di qualche anno dopo. Roberto Marinho, editore e proprietario della Rede Globo, monopolio brasiliano, vuole allargarsi all’Europa. Compra Telemontecarlo ed essendo i socialisti trincerati nell’alleanza imperforabile Berlusconi- Craxi, si affida alla protezione della Democrazia Cristiana di De Mita. Pony tra De Mita e Marinho, Clemente Mastella. Racconta Marinho: <>. Vuol sapere come mai Mastella odiava tanto Berlusconi. >. Era il 1996. Mastella e Casini ne appoggiavano il governo. Lo racconto al dottor Marinho che sbalordisce, mentre il figlio Roberto junior sospira: <>.Storie di ieri, l’ Italia è cambiata. Teleselezione, satelliti Tv, computer: si sa tutto di tutti. Il ministro D’Alema e il sottosegretario Donato Di Santo vanno e vengono dal continente latino: Cile, Brasile, Argentina, Venezuela. Messico. Amicizie con Lula, Lagos, la Bachelet. Non pacche sulla spalla o corna alle spalle mentre lampeggia la foto. Ne discutono i problemi derivandone analisi realistiche. Insomma, a loro non può succedere, eppure ad altri è successo. Niente supermarket e Tv, ma gli approcci del turismo politico continuano. Scopro in ritardo il racconto del viaggio in Venezuela di Raffaele Bonanni, segretario nazionale della Cisl: una sorpresa. Perché Bonnani è sindacalista che viene dalla gavetta dura. Ha una visione concreta della realtà. Sa cosa vogliono dire emarginazione e fatica. Tessera Cgil che diventa Cisl nel 1972. Manovale in un cantiere della Val di Sangro, va nella Sicilia anni ’80 difficile per chiunque, soprattutto per chi vuol smontare le infiltrazioni mafiose nelle opere pubbliche. Impegno che lo abitua alla tenacia e alla pignoleria. Un anno fa succede a Pezzotta con l’esperienza di chi ha affrontato le ingiustizie spalla a spalla con la gente. Non discuto il suo giudizio su Chavez: le conclusioni possono essere diverse, dipende anche dal controllo delle informazioni che le determinano. La meraviglia è dove Bonnani racconta di aver raccolto queste informazioni. Non nella Caracas delle baracche o nei cantieri dove la gente lavora con paghe regolate dopo 40 anni da leggi antisfruttamento. Non ha ascoltato intellettuali indipendenti, divisi tra l’opposizione e l’appoggio a Chavez. Stando al racconto della <>, ha guardato il Venezuela da Chacao, uno dei municipi nelle mani dell’antichavismo radicale liberamente tutelato da una polizia diversa da quella di stato. Lo abita una popolazione agiata. In passato ha affidato il futuro politico a Irtene Saenz, miss Universo. Ecco la prima deformazione: é come raccontare il problema dell’immigrazione straniera in Italia parlando col Gentilini di Treviso il quale non vuole che gli extra si siedano sulle panchine. <>. Otto ani prima – racconta Bonanni – avevo visitato il Venezuela viaggiando anche nell’interno. Adesso ha raccolto segnali <>. Traduco: squadre della morte agli ordini di Chavez. Forse gli amici non lo hanno informato che otto anni fa, governo del presidente socialcristiano Caldera, ogni fine settimana Caracas contava 215 omicidi. Si sparava per rubare un paio di scarpe. Oggi sono 137, la tragedia continua, ma perché solo adesso spaventa ? Interpretando la visione di Bonanni i giornalisti che vanno a dormire nel vecchio Hilton, centro città, e frequentano le librerie e i teatri attorno i viaggiano in metropolitana dove se hanno compiuto 60 anni viaggiano gratis, devono essere kamikaze irresponsabili. Con Chavez al potere, il Corriere della Sera ha scelto l’Hilton per festeggiare l’uscita del giornale stampato e distribuito in Venezuela. Ferruccio De Bortoli ed Enzo Biagi camminavano senza trasalimenti non sapendo ( gli sventati ) di attraversare le rovine di Bagdad. Non so cosa ha imparato Bonnani nell’incontro <>, ma è sicuro che il sindacato al quale ha prestato orecchio è quello dei <> della Cisl, la Cvt di Manuel Cova. Il suo leader storico, Carlos Ortega, viene definito <> per aver sostenuto la <> a Chavez.. Forse Bonanni è stato informato in fretta. Carlos Ortega, baffi e stazza da peso massimo, ha una storia più complicata. Per Ortega, sindacato voleva dire potere e petrolio. Negli anni delle democrazie disfatte dalla corruzione, il 20-23 per cento del petrolio pompato dal quinto produttore del mondo, spariva senza passare dogana. Non si sapeva dove andava, chi pagava e chi intascava. Sul traffico vigilava un’ala della Ctv che è riuscita ad eleggere Ortega presidente, in quanto raccordo tra la petroliera venezuelana ( Pdvsa ) e i protagonisti del colpo di stato 2002. Votazione fraudolenta, accusa Alfredo Ramos, altro leader Ctv. Metà delle schede sparite, se ne va. Quando Pedro Carmona, presidente degli industriali, annuncia la presa di potere raccogliendo davanti a RadioTvCaracas ( la Tv che ha perso le frequenze di stato e va in onda col satellite ) militari, imprenditori, il vescovo primate, il nunzio apostolico e l’ ambasciatore americano, un po’ a lato dai supportes di peso, spuntano Carlo Ortega e Manuel Cova. Hanno appoggiato il golpe ma sono delusi malgrado Chavez sia prigioniero: il nuovo presidente li ha esclusi dal governo. Ecco l’idea di abbattere il Chavez risorto <>: lo proclama Ortega a Miami nel dicembre 2002 quando lo sciopero è cominciato e il blocco del petrolio precipita per 62 giorni il paese nel caos. Economia distrutta, ma Chavez sopravvive per la seconda volta e Ortega si rifugia nell’ambasciata del Costa Rica: asilo politico. Emigra a San Josè dove vive l’esilio un vecchio amico, Jaime Lusinchi, ex presidente socialdemocratico travolto dalla corruzione. Si ferma fino al 2004 e poi rivuole il passaporto. Perché ? curiosità burocrati del Costarica. I verbali ne contemplano la risposta: <>. Sparisce per un anno e la sua insurrezione si conclude in una sala bingo di Caracas dopo il fallimento della rivolta petrolifera: lo pescano con due ragazze. Come il Gelli P2 fuggito dal carcere svizzero, anche Ortega si è fatto crescere baffi diventati nerissimi. Arrestato, processato, condannato a 15 anni, scappa da una prigione superprotetta. Ancora non si sa come. Rispunta dieci giorni fa a Lima dove il presidente peruviano Alan Garcia gli ha concesso il secondo asilo. Con quali soldi Ortega viaggia, paga avvocati, affitta belle case, nutre la dolce vita con le ragazze ? Il mistero continua. Ecco perché spiace che un sindacalista serio come Bonanni non abbia approfondito la sostanza morale degli amici di una Ctv ormai ridotta a niente. Chi davvero si interessa dei lavoratori ha preso le distanze da Ortega. Di Chavez si può dire tutto ed è giusto scriverlo quando provato: vorrei che Bonanni spiegasse chi gli ha raccontato del pantheon dove il <> avrebbe infilato Marx, Mussolini e Gesù, uno di fianco all’altro. Nessuno lo ha mai visto. <>. Scriverà alla confederazione sindacale mondiale dissotterrando la storia nera nascosta dal regime. Con le prove affidategli dalla Ctv. Finalmente sapremo e Chavez dovrà rispondere. Ma se le storie fossero di carta, immagino che Bonanni forse si pentirà di aver osservato il <> seduto attorno ad un campo da golf.mchierici2@libero.itCortesia dell'Unità

COME SUPERARE LA FINTA CRISI


La crisi economica, o meglio, la finta crisi imposta dai potenti per saccheggiare fino all'osso i popoli dell'intero pianeta, può essere superata solo se si individuane le vere cause che l'hanno creata e si trovano soluzioni radicali realmente efficaci. Sulle cause non serve scervellarsi più di tanto, si tratta delle conseguenze delle politiche neoliberali imposte agli stati dagli organismi internazionali al servizio dei grandi capitali trasnazionali e delle oligarchie locali. Le soluzioni non possono che passare per la nazionalizzazione dei settori strategici dell'economia che deve tornare ad essere contrallata dallo Stato per gli interessi di tutta la collettività. Chiunque sia dotato di un minimo di razionalità può rendersi conto che le disgrazie del nostro paese sono iniziate proprio con le privatizzazioni. La scelta scellerata di svendere i gioielli dello Stato ai privati è la conseguenza della sottomissione della politica ai diktat imposti dopo la cosiddetta "caduta del comunismo", [La prospettiva delle privatizzazioni in Italia fu discussa a bordo dello Yacht reale Britannia, il 2 giugno 1992. L'incontro, avvenuto in acque italiane, divenne famoso, tra l'altro, per quella che sarebbe stata secondo alcuni, la pianificazione della svendita dell'industria italiana. La nave attraccò al porto di Civitavecchia facendo poi rotta lungo la costa dell'Argentario. Alla riunione parteciparono, oltre ad alcuni banchieri inglesi, anche un gruppo di manager ed economisti italiani: Mario Draghi, Direttore Generale del Ministro del Tesoro, Herman van der Wyck, Presidente Banca Warburg, Lorenzo Pallesi, Presidente INA Assitalia, Jeremy Seddon, Direttore Esecutivo Barclays de Zoete Wedd, Innocenzo Cipolletta, Direttore Generale di Confindustria, Giovanni Bazoli, Presidente Banco Antonveneto, Gabriele Cagliari, Presidente ENI, Luigi Spaventa. (da Wikipedia)] le conseguenze di questo enorme furto ai danni del popolo italiano sono: licenziamenti in massa, precarizzazione dei lavoratori, bassi salari quindi bassi consumi, crisi dei settori produttivi, calo delle entrate dello stato che si vede costretto a reperire fondi con aumento delle tasse e tagli ai servizi sociali, disgregazione sociale, impoverimento dei ceti medi, dei lavoratori e dei pensionati,  e la tremenda crisi economica nella quale ci dibattiamo.
Giornali e tv con i loro editoriali e talk-show, spendono la maggior parte dei loro spazi a dibattere sulla crisi e sulle possibili soluzioni, tutti gli invitati, politici, economisti, giornalisti, specialisti di ogni specie, parlano di teorie astratte come se vivessero in un altro mondo e prefigurano soluzioni che sono le stesse delle cause che hanno creato il disastro. Possibile che tutti questi sapientoni siano tanto idioti da non sapere le vere, semplici cause che ci hanno portato a questo vergognoso stato di cose?
Da libertario ritengo che l'unica soluzione sarebbe quella dell'autogestione ma di questi tempi per uscire dalla crisi ci si potrebbe accontentare del ritorno delle Stato alle sue vere funzioni. Lo Stato, che nell'epoca del liberismo è diventato unicamente uno strumento in mano ai padroni che si sono appropriati delle ricchezze collettive, deve tornare a regolare l'economia, redistribuire il reddito e garantire i diritti basilari a tutti i cittadini. Per fare questo bisogna liberarsi dei partiti e dei mezzi di informazione che sono i più formidabili strumenti di dominio delle oligarchie e della borghesia padrona. Ogni comunità scelga direttamente i propri rappresentanti, il Parlamento, se non per occasioni straordinarie, si riunisca solo due volte all'anno, la prima per discutere, modificare ed approvare i programmi dei Ministeri, la seconda per verificarne l'efficacia e se del caso destituire i Ministri incapaci. Questa è l'unica vera ed efficace semplificazione necessaria, oltre a ridisegnare la mappa degli Enti Locali che sono diventati dei centri di potere e corruzione inaccettabile. Invece di eliminare le Province sarebbe il caso di eliminare quel pozzo senza fondo, fonte della più grande corruttela clientelare, che sono le Regioni mentre le Provincie dovrebbero sostituire le funzioni dei Comuni che diventerebbero inutili.