10.5.06
INTERVISTA A FREI BETTO
L'amico Gigig Fioravanti mi manda questa intervista a Frei Betto che pubblico molto volentieri
Intervista a Frei Betto, di Yuri Brunello, LeftAvvenimenti 13 aprile 2006, p.32
I sondaggi delle ultime settimane danno in Brasile il presidente Lula vincente alle elezioni dell'ottobre prossimo, La sua rielezione vorrebbe dire molto, Le critiche piovute sull' attuale presidente brasiliano - di coI11lzione da destra, di collusione con il neoliberalismo da sinistra - non sembrano avere compromesso la fiducia che la maggioranza del popolo brasiliano ha riposto in lui. Luci e ombre del primo governo della sinistra radicale dell' America latina dei nostri giorni sono affrontate in A mosca azul, l'ultima opera di Frei Betto, pub-blicata dall'editore brasiliano Rocco. lntellettuale di punta del Brasile contemporaneo,Frei Betto è una delle intelligenze più lucide della realtà politica e culturale latinoamericana. Anche perché, fino a poco tempo fa, nel governo di Ignacio Lula da Silva era impegnato con l'incarico di coordinatore della mobilitazione socia del programma Fame zero.
A fine anno in Brasile si tenranno le presidenziali. Lula per ora è il favorito. Se sarà rieletto, cosa dovrà conservare delle scelte del suo governo e cosa dovrà cambiare?
Lula ha governato bene in questi quasi quattro anni. Il problema è che gli è mancato il tempo per fare tutte le riforme che servivano: quella tributaria, quella politica, quella della riforma agraria. Delle cinque riforme promesse solo quella previdenziale è stata realizzata. Il presidente è un punto cruciale per l' equilibrio dell'attuale America latina. Senza Lula, non so se sarebbe possibile per il presidente Chavez mantenere la stabilità del governo, per Castro la sovranità di Cuba.
Senza Lula, non so se Evo Morales in Bolivia avrebbe vinto e se, in prospettiva futura, sarebbero possibili il ritorno di Daniel Ortega alla guida del Nicaragua, l'elezione di Obrador in Messico e quella di Humala in Perù. Lula ha condotto un'ammirevole politica estera, rifiutando l'accordo sull'Area di libero commercio delle Americhe proposto dalla Casa Bianca, rilanciando il Mercosul e stabilendo l'asse tra il Brasile, l'Africa del Sud, l'India e la Cina. Una volta rieletto, Lula dovrà rafforzare la sovranità brasiliana, controllare l'inflazione, ampliare il programma Fame zero e la politica della distribuzione delle rendite attraverso il progetto Borsa famiglia.
Cosa dovrà cambiare?
Dovrà realizzare la promessa riforma agraria, aumentare le offerte di lavoro, ridurre la violenza urbana e, soprattutto, cambiare la politica economica eccessivamente in recessione e beneficiaria del capitale proveniente dalle speculazioni.
Lei è stato il coordinatore della mobilitazione sociale del progranuna Fame zero. Dal suo incarico però si è dimesso. In polemica con chi, o cosa?
È stato per me un onore lavorare nella mobilitazione sociale. di Fame zero, trovarmi al servizio delle famiglie povere del Brasile. Il mio paese ha una popolazione di circa 180 milioni di persone, delle quali circa 53 milioni - 11 milioni e 400 mila famiglie - vivevano, nel 2003, in situazione di precarietà alimentare e nutrizionale, senza un accesso garantito al cibo in quantità sufficiente. Adesso Fame zero aiuta otto milioni e mezzo di famiglie che, ogni mese, ricevono un contributo economico da parte del governo federale e, in cambio, hanno l'obbligo di mandare i figli a scuola, di seguire un programma di assistenza sanitaria e di contribuire alla lotta contro l'analfabetismo. Tuttavia Fame zero corre il rischio di non conoscere una compiuta attuazione senza la riforma agraria, la cui messa in pratica sta conoscendo ritardi notevoli. Ho lasciato il governo Lula, dopo due anni di lavoro, per tornare alla letteratura. Ma anche perché dissentivo da una politica economica che mi appariva troppo neoliberale. Non sapevo più come difendere il governo nel corso delle mie conferenze e interviste. Sono però convinto che il Brasile sia migliore con Lula, piuttosto che senza. Per questo, in ottobre, voterò per la sua rielezione.
Nel continente sudamericano si è avviata, con declinazioni diverse, una nuova opposizione al neocolonialismo Usa, e un rapporto stretto tra movimenti e governo. Questa esperienza continuerà oppure ritiene che non sia la sinistra a trasformare il potere, ma piuttosto il potere a trasformare la sinistra?
L’elettorato latinoamericano sembra stanco dei fallimenti delle politiche pensate a Washington, delle vecchie oligarchie che continuano a privatizzare il patrimonio pubblico, della fisiologica corruzione dei partiti. Nascono da qui i voti attribuiti ai candidati provenienti dalla povertà o che furono vittime della repressione sotto le dittature militari dell'America latina degli anni Sessanta e Settanta: Lula, Tabaré Vasquez, Michelet e, adesso, Chavez ed Evo Morales. Le élite, disperate, definiscono populista il modello di società che si sta configurando. In realtà, stiamo tentando di realizzare cambiamenti sostanziali, dando corpo a una democrazia che da rappresentativa diventi partecipativa. Ma i rischi non mancano. Non va dimenticata l'analisi che effettuò nel 1911 il sociologo Robert Michels: una volta al governo, i partiti di sinistra tendono a essere assorbiti dai loro avversari storici. È il tema del mio libro. E se i governi popolari sudamericani non mantenessero il loro agire legato ai movimenti, potrebbero rimanere invischiati nello spietato pragmatismo delle élite. Situazione pericolosissima: alcuni movimenti potrebbero disporsi a cambiamenti per vie alternative, non istituzionali.
Nel libro lei parla dei fenomeni di corruzione che hanno :interessato il governo Lula e il partito del presidente. Sono stati in molti, nella sinistra e non solo quella brasiliana, a parlare di un complotto ordito da forze filoamericane ai danni dell'attuale governo del Brasile. Lei invece, pur assolvendo alla fine Lula, crede che la corruzione ci sia stata, anche dentro il suo Pt, il Partido dos trabalhadores.
La corruzione c’è stata. Ha riguardato una piccola parte dei dirigenti del Pt. Queste persone sono riuscite a fare in pochi mesi ciò che in ventanii la dittatura non era riuscita a fare: intaccare moralmente la sinistra brasiliana. Ho scritta A mosca azul per analizzare le cause di questo processo e le possibili soluzioni. La governabilità del governo Lula si regge su due gambe:il congresso nazionale e i :movimenti popolari. Il governo ha commesso l'errore valorizzare il congresso trascurando i movimenti. Nonostante ciò, i movimenti, conservando un atteggiamento critico, sosterranno Lula.
Il suo saggio non è una dichiarazione di resa verso la politica. Scrive: «La speranza resta. Una considerevole parte dell'umanità crede e lotta affinché, in futuro, tutti i p getti politici sfocino nella globalizzazione dei diritti e nella civilizzazione dell'amore», Eppure sono molti in Brasile gli elettori del Pt delusi dal partito.
Lo choc è stato molto forte Ma la maggioranza degli 860mila iscritti è rimasta partito. Non si può screditare un intero partito a causa di una mezza dozzina dirigenti che hanno perso ogni contatto con la base. Il Pt, di là del mondo dei poveri, non ha salvezza. Il suo futuro è la coerenza con il suo passato: essere un agente di trasformazione della realtà, brasiliana, di una nazione che si situa al decimo posto tra i paesi più diseguali del mondo.
Frei Betto, saggista, scrittore, politico e intellettuale è stato uno dei protagonisti del movimento studentesco brasiliano. A vent’anni è stato arrestato per attività sovversiva. Entrato nell’ordine domenicano, Frei Betto nel ’69 ha conosciuto di nuovo il carcere in quanto oppositore del regime militare. Impegnato anche sul fronte del giornalismo, tra i suoi libri inchiesta molta eco ha ottenuto quello sul capo rivoluzionario brasiliano Carlos Marighella, tradotto in Italia col titolo Il battesimo di sangue da Sperling e Kupfer e pubblicata nella prestigiosa collana diretta da Gianni Minà “Continente Desaparecido”, come anche i romanzi La musica nel cuore di un bambino e Uomo fra gli uomini.
Frei Betto è una delle personalità di primo piano della teologia della liberazione e della chiesa latinoamericana. La sua intervista a Fidel Castro, nella quale, per la prima volta il leader comunista trattò pubblicamente il tema della religione, è diventato un bestseller tradotto in oltre trenta paesi. Y.b.
(gf)
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