Fidel Castro: Concetto di Rivoluzione

Revolución
Es sentido del momento histórico;
es cambiar todo lo que debe ser cambiado;
es igualdad y libertad plenas;
es ser tratado y tratar a los demás como seres humanos;
es emanciparnos por nosotros mismos y con nuestros propios esfuerzos;
es desafiar poderosas fuerzas dominantes dentro y fuera del ámbito social y nacional;
es defender valores en los que se cree al precio de cualquier sacrificio;
es modestia, desinterés, altruismo, solidaridad y heroísmo;
es luchar con audacia, inteligencia y realismo;
es no mentir jamás ni violar principios éticos;
es convicción profunda de que no existe fuerza en el mundo capaz de aplastar la fuerza de la verdad y las ideas.
Revolución es unidad, es independencia, es luchar por nuestros sueños de justicia para Cuba y para el mundo, que es la base de nuestro patriotismo, nuestro socialismo y nuestro internacionalismo.

Fidel Castro Ruz (1ro de mayo del 2000)

17.12.14

I CINQUE PASSI DEI COLPI DI STATO DEL TERZO MELLENNIO

LE CINQUE FASI DEI COLPI DI STATO DEL TERZO MELLENNIO

La nuova strategia imperialista per sottomettere al proprio volere i popoli che percorrono strade diverse agli interessi dei grandi capitali, ha raggiunto un'efficacia straordinaria che permette all'impero di distruggere governi, paesi e culture ripetendo le stesse tecniche sperimentate con efficacia in questi ultimi decenni. Si tratta di sviluppare cinque azioni consecutive che garantiscono il risultato finale.
La prima tappa consiste nel generare e promuovere un clima di malessere mediante ripetute denunce di corruzione e di intrighi da parte dei legittimi governanti.
La seconda tappa è finalizzata a sviluppare intense campagne in difesa della libertà di stampa e dei diritti umani accompagnate da accuse di totalitarismo contro il governo.
La tappa successiva è caratterizzata dal passaggio alla lotta attiva per rivendicazioni politiche e sociali fino alla promozione di manifestazioni e proteste violente contro le istituzioni. In questa fase entrano in azione “istruttori” professionisti preparati fuori e dentro il paese da sottomettere.
Operazioni di guerra psicologica e destabilizzazione tali da creare un clima di ingovernabilità caratterizzano la quarta fase dell’operazione.
La fase finale consiste nel chiedere la rinuncia del presidente in carica sotto la pressione di manifestazioni di piazza che proseguono fino al raggiungimento dell’obbiettivo di controllare le istituzioni. Allo stesso tempo si da inizio ad una prolungata guerra civile che prepara il terreno all’intervento militare e l’isolamento internazionale del paese.
Paesi dell’ex Unione Sovietica, Iraq, Afganistan, Honduras, Paraguay, Rivoluzioni colorate e Primavere Arabe sono state le prime vittime di un grande progetto di dominio planetario che prosegue senza soste. Siria, Ucraina, Iran, Corea del Nord, Venezuela, Bolivia, Ecuador e la sempre aggredita Cuba, sono le attuali mete di un piano criminale senza precedenti che ha le proprie radici nell’insaziabile bisogno di potere degli Stati Uniti d’America, un piano iniziato con la pianificazione della dissoluzione dell’Unione Sovietica e le manipolazioni che hanno portato all’attentato contro le Torri Gemelle per giustificare gli orrori in corso.
Se il piano seguirà il suo corso, rimarranno solo la Russia e la Cina. A quel punto non basteranno le cinque tappe che attualmente stanno dando risultati certi, quella contro la Russia sarà una partita ben diversa e con la Cina non si potrà andare oltre un patto di non aggressione. Ma forse non sarà necessario, forse la follia imperialista si frantumerà contro la resistenza dei popoli che ancora non hanno perso la loro identità, che sono coscienti della realtà in cui viviamo e non sono disposti a rinunciare alla propria indipendenza ed autonomia. Si è svolta proprio in questi giorni all’Avana la riunione dei paesi dell’ALBA, l’Alternativa Bolivariana per l’America, un progetto lungimirante messo in campo dagli ultimi due grandi dirigenti del latinoamerica, Fidel Castro ed Hugo Chàvez, che in linea con gli ideali del Libertador Simòn Bolivar e di Josè Martì, pensano alla Patria Grande, alla Nostra America come progetto di liberazione dal colonialismo e dall’imperialismo che per oltre cinque secoli hanno saccheggiato, distrutto e sfruttato il continente latinoamericano.
Mentre l’Europa diventa sempre più dipendente dagli interessi e dalla cultura nordamericana, il latinoamerica sta difendendo le proprie radici recuperando la propria cultura, quella della dignità umana, del rispetto della natura e del “buen vivir”. Non a caso proprio quest’anno ed ancora qui all’Avana, la CELAC, l’organizzazione economica che unisce la maggioranza dei paesi Latinoamericani e del Caribe, si è proclamata area di pace.

Forse sarà proprio la cultura della pace e la difesa dell’identità culturale la vera arma che metterà fine agli orrori delle imprese belligeranti di un imperialismo sempre più crudele ma anche più disperato nel suo folle intento di dominare l’intero pianeta.

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