Sulla situazione a Cuba dopo l'intervento chirurgico a Fidel Castro, stavo preparando le mie considerazioni. Poi Gennaro carotenuto ha scritto per il suo blog un articolo talmente interessante che ho deciso di pubblicarlo.
Intanto ieri il capo dei fascio-nazisti dell’associazione cubano-americana di Miami ha parlato ai cubani (in inglese!!! per lui lo spagnolo è un dialetto….) e ha detto che loro sono già pronti, hanno preso contatti con dei militari e dei civili per prendere il potere a Cuba fino a quando verranno indette “libere” elezioni. In poche parole ha annunciato la preparazione di un colpo di stato. In qualsiasi paese democratico verrebbe arrestato, ma gli Usa non sono un paese democratico, loro sono “la più grande democrazia”…. E Busch ha detto che il suo governo è pronto a sostenere un governo di transizione!!!!! Io incomincio a prepararmi per la difesa dell’indipendenza di Cuba. E voi?
Fidel Castro; appunti per un coccodrillo che per ora non servirà
di Gennaro Carotenuto
Si poteva scommettere che oggi Pierluigi Battista, sulle pagine del Corriere della Sera, avrebbe usato le parole "satrapo" e "satrapia" con l'aggiunta dell'aggettivo "tropicale" per definire Fidel Castro e la Rivoluzione cubana. Che noia! Che superficialità di analisi (sic!) per il principale quotidiano italiano! Ci si domanda perfino che titoli abbia Pierluigi Battista per scrivere di America Latina se non riesce ad esprimere altro che una sequela di termini come "satrapo", "gulag tropicale", "dittatore sanguinario". Forse scriverli costituisce un titolo di merito in certi ambienti, ma tali termini non contribuiscano in nulla a spiegare 47 anni di Rivoluzione a Cuba. Stantie, schematiche, scontate, soprattutto colpevolmente autoreferenti, appaiono tutte le analisi sulla Rivoluzione cubana, soprattutto da quella sinistra che nel condannare sempre e comunque Cuba vede una comoda maniera di emendare il proprio peccato originale.
Fidel morirà. Probabilmente non questa volta -auguro lunga e felice vita al Comandante- ma morirà e a Miami potranno dar sfogo a tutta la volgarità della quale una ex-classe dirigente rapace, estremista e mafiosa è capace. E loro, Pierluigi Battista e sodali, saranno di nuovo lì a riciclare per l'ennesima volta gli articoli che avevano cominciato a scrivere alla caduta del muro di Berlino, nell'oramai remotissimo 1989. In tutti questi lunghi 17 anni non hanno mai provato a spiegare a se stessi prima che ai loro lettori perché Cuba non è caduta, perché Fidel non è né Ceaucescu né Honecker, perché Cuba è oggi meno isolata che mai, perché oggi può contare come mai nella storia sull'amicizia e il rispetto della regione, e perché forse la rivoluzione non cadrà neanche dopo la morte di Fidel.
Se la Rivoluzione cubana fosse stata quella che descrive la stampa europea, Cuba sarebbe davvero caduta nell'89. Ma Cuba è oggettivamente ben altro, anche se ai più conviene far finta di non vedere. Ed è ben altro perché Fidel Castro e la Rivoluzione incarnano la vera idiosincrasia di Cuba, quel nazionalismo di José Martí, cosciente e progressivo, che sa che l'isola o sarà indipendente o non sarà e che sotto gli artigli degli Stati Uniti non può esserci futuro. La Rivoluzione, nel bene e nel male, è cubana, non è calco o copia di un modello russo lontano. Se forse non tutti i cubani sono convinti del socialismo o comunque non sarebbero disposti a morirvi, sicuramente Cuba è fidelista. Fidelista in un sentimento patriottico dalle radici profonde che nessuna amministrazione statunitense può comprendere prima ancora che battere e che da 47 anni è incarnato da Fidel Castro. E per questo progetto fidelista, sicuramente, anche oggi, generazioni di cubani sono disposte a battersi. Con Fidel e dopo Fidel. E vedremo cosa riserverà il futuro e se la stampa italiana saprà spiegarlo.
Strano dittatore, Fidel Castro. E' dittatore da mezzo secolo dell'unico paese del continente americano che non ha conosciuto il dramma dei desaparecidos. Quasi un milione di cittadini americani sono stati fatti sparire nel frattempo da dittature e democrazie filostatunitensi in tutto il continente. E’ triste pensare che solo la dittatura di Fidel Castro abbia fatto da argine al crimine contro l’umanità della sparizione forzata di persone e del terrorismo di stato. Senza libertà di stampa, Cuba è pur sempre l'unico paese al mondo dove in questi 47 anni non è mai stato ammazzato un giornalista. E neanche un sindacalista, laddove in paesi come il Brasile o la Colombia ne cade uno al giorno sotto i colpi dei tagliagole pagati dalle imprese, spesso multinazionali del nord. A Cuba, secondo i dati di Amnistia Internazionale, ci sono 300 prigionieri politici. Sono 300 prigionieri politici di troppo, ma vivaddio, sono la metà dei detenuti nel "gulag tropicale" -quello sì- di Guantanamo. È possibile rappresentare la Rivoluzione cubana, con appena 300 prigionieri politici su 12 milioni di abitanti, e pure condannando l’esistenza di anche un solo prigioniero d’opinione, come un gulag a cielo aperto? È possibile rappresentare la repressione politica come il tratto distintivo di questa esperienza? Sempre pronti a giustificare le violazioni dei diritti umani e il terrorismo di stato degli Stati Uniti e dei loro alleati, i nostri media sono inflessibili solo verso Cuba e dimenticano scientemente 47 anni di aggressione e di terrorismo di stato statunitense che ha causato nell'isola 3500 morti. Gli argomenti che vengono usati per difendere Israele, con le proprie frontiere continuamente violate come quelle cubane, non sono validi per Cuba.
Strano dittatore, Fidel Castro. Da tempo le redini del potere reale sono passate ad una generazione di quarantenni nati e che hanno studiato nell'eccellente sistema scolastico e universitario cubano. Quando i quotidiani italiani ed europei si affannano a leggere tra le righe del momentaneo passaggio di consegne a Raúl, scordano, non sanno o fingono di non sapere, che già oggi a Cuba Fidel Castro ha un'infinita autorità morale, il rispetto pressocché unanime della popolazione -lo ammette oggi anche la BBC- ma ha da tempo ceduto ai giovani i gangli amministrativi dello stato.
Il fatto che la dittatura cubana e solo la dittatura cubana sia riuscita a risparmiare ai propri abitanti la peggiore tragedia che l'umanità possa concepire, la morte per fame, è allora la cartina tornasole del fallimento della democrazia liberale in America. E' triste e paradossale che un sistema rappresentativo faccia morire i bambini di fame mentre un sistema a partito unico sia dichiarato dalla OMS come l'unico libero dalla denutrizione infantile. Chi in questi anni ha votato democraticamente per Carlos Menem o Fernando Enrique Cardoso ha votato anche per la denutrizione infantile, risparmiata ai cubani, triste nemesi per chi si riempie la bocca di democrazia a patto che sia formale e mai sostanziale.
Gli europei si scandalizzano quando decine di milioni di latinoamericani -ogni giorno di più- trepidano per Fidel e guardano a Cuba come un modello, come un esempio di orgoglio, di dignità ma anche di soluzione pratica di problemi sociali che le democrazie non hanno voluto o potuto risolvere. Le democrazie rappresentative dell'America Latina straziata dal neoliberismo imposto dagli Stati Uniti, hanno conosciuto i morti per fame, la riduzione indiscriminata dei diritti civili, della scolarità, della salute. Il socialismo a Cuba ha garantito gli ultimi e svantaggiato i primi. La democrazia in America ha massacrato gli ultimi e favorito spropositatamente i primi. Oggi l'America Latina è profondamente più diseguale di quanto non fosse 47 anni fa laddove Cuba è infinitamente più giusta di quanto non fosse quando era una colonia degli Stati Uniti. Se la democrazia liberale fa morire i bambini di fame, come potranno i latinoamericani non augurare lunga vita al Comandante Fidel Castro?
Fidel morirà. Probabilmente non questa volta -auguro lunga e felice vita al Comandante- ma morirà e a Miami potranno dar sfogo a tutta la volgarità della quale una ex-classe dirigente rapace, estremista e mafiosa è capace. E loro, Pierluigi Battista e sodali, saranno di nuovo lì a riciclare per l'ennesima volta gli articoli che avevano cominciato a scrivere alla caduta del muro di Berlino, nell'oramai remotissimo 1989. In tutti questi lunghi 17 anni non hanno mai provato a spiegare a se stessi prima che ai loro lettori perché Cuba non è caduta, perché Fidel non è né Ceaucescu né Honecker, perché Cuba è oggi meno isolata che mai, perché oggi può contare come mai nella storia sull'amicizia e il rispetto della regione, e perché forse la rivoluzione non cadrà neanche dopo la morte di Fidel.
Se la Rivoluzione cubana fosse stata quella che descrive la stampa europea, Cuba sarebbe davvero caduta nell'89. Ma Cuba è oggettivamente ben altro, anche se ai più conviene far finta di non vedere. Ed è ben altro perché Fidel Castro e la Rivoluzione incarnano la vera idiosincrasia di Cuba, quel nazionalismo di José Martí, cosciente e progressivo, che sa che l'isola o sarà indipendente o non sarà e che sotto gli artigli degli Stati Uniti non può esserci futuro. La Rivoluzione, nel bene e nel male, è cubana, non è calco o copia di un modello russo lontano. Se forse non tutti i cubani sono convinti del socialismo o comunque non sarebbero disposti a morirvi, sicuramente Cuba è fidelista. Fidelista in un sentimento patriottico dalle radici profonde che nessuna amministrazione statunitense può comprendere prima ancora che battere e che da 47 anni è incarnato da Fidel Castro. E per questo progetto fidelista, sicuramente, anche oggi, generazioni di cubani sono disposte a battersi. Con Fidel e dopo Fidel. E vedremo cosa riserverà il futuro e se la stampa italiana saprà spiegarlo.
Strano dittatore, Fidel Castro. E' dittatore da mezzo secolo dell'unico paese del continente americano che non ha conosciuto il dramma dei desaparecidos. Quasi un milione di cittadini americani sono stati fatti sparire nel frattempo da dittature e democrazie filostatunitensi in tutto il continente. E’ triste pensare che solo la dittatura di Fidel Castro abbia fatto da argine al crimine contro l’umanità della sparizione forzata di persone e del terrorismo di stato. Senza libertà di stampa, Cuba è pur sempre l'unico paese al mondo dove in questi 47 anni non è mai stato ammazzato un giornalista. E neanche un sindacalista, laddove in paesi come il Brasile o la Colombia ne cade uno al giorno sotto i colpi dei tagliagole pagati dalle imprese, spesso multinazionali del nord. A Cuba, secondo i dati di Amnistia Internazionale, ci sono 300 prigionieri politici. Sono 300 prigionieri politici di troppo, ma vivaddio, sono la metà dei detenuti nel "gulag tropicale" -quello sì- di Guantanamo. È possibile rappresentare la Rivoluzione cubana, con appena 300 prigionieri politici su 12 milioni di abitanti, e pure condannando l’esistenza di anche un solo prigioniero d’opinione, come un gulag a cielo aperto? È possibile rappresentare la repressione politica come il tratto distintivo di questa esperienza? Sempre pronti a giustificare le violazioni dei diritti umani e il terrorismo di stato degli Stati Uniti e dei loro alleati, i nostri media sono inflessibili solo verso Cuba e dimenticano scientemente 47 anni di aggressione e di terrorismo di stato statunitense che ha causato nell'isola 3500 morti. Gli argomenti che vengono usati per difendere Israele, con le proprie frontiere continuamente violate come quelle cubane, non sono validi per Cuba.
Strano dittatore, Fidel Castro. Da tempo le redini del potere reale sono passate ad una generazione di quarantenni nati e che hanno studiato nell'eccellente sistema scolastico e universitario cubano. Quando i quotidiani italiani ed europei si affannano a leggere tra le righe del momentaneo passaggio di consegne a Raúl, scordano, non sanno o fingono di non sapere, che già oggi a Cuba Fidel Castro ha un'infinita autorità morale, il rispetto pressocché unanime della popolazione -lo ammette oggi anche la BBC- ma ha da tempo ceduto ai giovani i gangli amministrativi dello stato.
Il fatto che la dittatura cubana e solo la dittatura cubana sia riuscita a risparmiare ai propri abitanti la peggiore tragedia che l'umanità possa concepire, la morte per fame, è allora la cartina tornasole del fallimento della democrazia liberale in America. E' triste e paradossale che un sistema rappresentativo faccia morire i bambini di fame mentre un sistema a partito unico sia dichiarato dalla OMS come l'unico libero dalla denutrizione infantile. Chi in questi anni ha votato democraticamente per Carlos Menem o Fernando Enrique Cardoso ha votato anche per la denutrizione infantile, risparmiata ai cubani, triste nemesi per chi si riempie la bocca di democrazia a patto che sia formale e mai sostanziale.
Gli europei si scandalizzano quando decine di milioni di latinoamericani -ogni giorno di più- trepidano per Fidel e guardano a Cuba come un modello, come un esempio di orgoglio, di dignità ma anche di soluzione pratica di problemi sociali che le democrazie non hanno voluto o potuto risolvere. Le democrazie rappresentative dell'America Latina straziata dal neoliberismo imposto dagli Stati Uniti, hanno conosciuto i morti per fame, la riduzione indiscriminata dei diritti civili, della scolarità, della salute. Il socialismo a Cuba ha garantito gli ultimi e svantaggiato i primi. La democrazia in America ha massacrato gli ultimi e favorito spropositatamente i primi. Oggi l'America Latina è profondamente più diseguale di quanto non fosse 47 anni fa laddove Cuba è infinitamente più giusta di quanto non fosse quando era una colonia degli Stati Uniti. Se la democrazia liberale fa morire i bambini di fame, come potranno i latinoamericani non augurare lunga vita al Comandante Fidel Castro?
9 commenti:
Cuba: ".. un esempio di orgoglio, di dignità ma anche di soluzione pratica di problemi sociali ..."
Questa è una verità assoluta. Rendiamocene conto.
ELIO, NO TE PONGAS BRAVO CON BERTOLDO.
HA UN'ALTRA CULTURA, E' DIVERSO , LASCIALO SOLO.
E' UN ARTICOLO DA INCORNICIARE E DA APPENDERE LUNGO I VIALI DI MIAMI.
GRAZIE DI NUOVO
Un popolo che salvaguardia la propria INFANZIA e' un popolo SANO,in particolare sotto il profilo MENTALE!
L'ho gia scritta e rileggendola mi e'piaciuta,la riscrivo QUI',in questo affettuoso-spazio- dedicato al COMANDATE FIDEL CASTRO RUZ.
NON MORIRAI MAI!!
POICHE' NON MUORE,
CHI VIVE DENTRO IL CUORE!!!
FINO MAI AL COMANDANTE.
Fra le preoccupazioni Cuban più grandi che possono avere questo ora quella
di come cucinare senza il parere di esperti del cochinero in testa, quale acqua
da gettare a lui al cazuelita, se a untimed il fuoco, come e qualunque mette
il ventilatore, e la cosa noiosa che le piccole tabelle di redonditas senza il senso implacable il seran
ora, costante omnipresent e.
Se tutto non fosse una continuazione del misfortune che provano attraverso tutti i
mezzi e con tutte le armi serie quanto al dado inoltre con
anche se è del laughter.
Fidel è già ora che fa l'azienda a lui al Che Guevara, Hitler e mussolini.
Raul I castra il podra per non continuare il senso intrapreso da Fidel.
Il Comunism già è ora del passato.
il cono libero vivo della Cuba.
morte per tutti i facists italiani che persino sostengono al comandante ritardato Fidel
Cari amici, oggi mia moglie ha seguito sulla rete spagnola TVE Internacional il discorso di quel mascalzone mercenario che dirige l'associazione mafiosa cubano-americana che sostiene di avere già contatti con civili e militari cubani per un governo di transizione a "libere elezioni". Alla fine del discorso di quel vigliacco, con le lacrime agli occhi ha detto: "Voy a pelear por mi pais".
Probalminte dovrà affrontare l'Enrique! Non mi preoccupo, un vile come lui mia moglie lo caccia a pedate nel sedere....
UN BLOG ITALIANO REAL
http://pasquale1.wordpress.com/
Nauseato dai commenti di alcuni componenti del blog di Cubanite ho deciso di venire a trovarti sul tuo blog,molto interessante e ricco di spunti l'articolo di Carotenuto,che ha anche inviato un messaggio a Fidel ,pubblicato nel edizione di Venerdì del Granma "Digitale".
Bravo Elio ,questo Notizie dall'Impero è un ottimo contenitore di cultura ,naturalmente continuerò a seguire anche il blog di Cubanite astenendomi dai commenti di alcuni beceri personaggi ,questi personaggi non meritano risposta.
Un ' altra domanda Elio ,cosa ne pensi sulla nuova legge sul indulto approvata in parlamento,so che non c'entra niente con Cuba ma penso che su questo blog si discuta anche di altro.
Ti saluto Massimo (Salserodialbosaggia)
Massomo, sul blog di Cubanite io rispondo a certi commenti per far venire a galla la mentalità fascista di certi personaggi. Di conseguenza perdono tutta la loro credibilità e non rischiano di generare confusione tra i frequentatori del blog politicamente più sprovveduti. Queste tecniche questi fascistelli le usano su molti blog per impedire confronti costruttivi che metterebbero in luce tante scomode realtà. Raggiunto il mio scopo di smascherarli, abbandono poi ogni tipo di dialogo con loro.
Quanto alla legge sull'indulto, meriterebbe un post apposito ma purtroppo ho sempre poco tempo da dedicare a questo sito. Io penso comunque che ci fosse la necessità dell'urgenza di affrontare questo annoso problema. Certo che sarebbe stato meglio far uscire di galera persone che hanno compiuto reati non gravi, senza inserire delle clausole che evitano la prigione a certi lestofanti prezzolati. politici. Ma siccome per l'approvazione del provvedimento era necessaria la maggioranza dei tre quarti del Parlamento, il centrisinistra ha dovuto scendere a patti con l'opposizione. A mio parere avrebbero fatto meglio a non accettare certi ricatti e far venire a galla le intenzioni della destra. Ma si sa, anche nel centrosinistra non mancano i furbetti....
Posta un commento