Fidel Castro: Concetto di Rivoluzione

Revolución
Es sentido del momento histórico;
es cambiar todo lo que debe ser cambiado;
es igualdad y libertad plenas;
es ser tratado y tratar a los demás como seres humanos;
es emanciparnos por nosotros mismos y con nuestros propios esfuerzos;
es desafiar poderosas fuerzas dominantes dentro y fuera del ámbito social y nacional;
es defender valores en los que se cree al precio de cualquier sacrificio;
es modestia, desinterés, altruismo, solidaridad y heroísmo;
es luchar con audacia, inteligencia y realismo;
es no mentir jamás ni violar principios éticos;
es convicción profunda de que no existe fuerza en el mundo capaz de aplastar la fuerza de la verdad y las ideas.
Revolución es unidad, es independencia, es luchar por nuestros sueños de justicia para Cuba y para el mundo, que es la base de nuestro patriotismo, nuestro socialismo y nuestro internacionalismo.

Fidel Castro Ruz (1ro de mayo del 2000)

7.9.06

Ricordando Endrigo


Il sette settembre di un anno fa, rendendo triste il mio compleanno, ci ha lasciati Sergio Endrigo. Con lui ho avuto solo un fugace incontro, ma non lo scorderò mai. Musico in poesia, Endrigo è nato a Pola, in Istria, nel 1933. E’ stato uno dei componenti di quel gruppo di cantautori che tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio dei ‘60 hanno portato una ventata di aria nuova nella musica leggera italiana. La sua vena romantica lo ha fatto conoscere al grande pubblico come il cantautore per le giovani coppie innamorate, ma Endrigo è stato molto di più. A mio parere è stato uno dei personaggi più complessi, sensibili, intelligenti e culturalmente avanzati della canzone italiana del secolo appena concluso.
Le sue canzoni dalle melodie indimenticabili, commuovono e incantano. Musicista e poeta, nei pensieri, nella semplicità e nella vita, Sergio Endrigo è conosciuto soprattutto per i suoi successi sanremesi ma la sua carriera artistica è ben più intensa e piena di impegno sociale, politico e umanitario. Ha musicato testi di poeti quali Rafael Alberti, Josè Martì, Pasolini e Ungaretti. Amico di Ignazio Buttitta, di lui ricordava sempre una lettera che il poeta siciliano gli aveva mandato dagli Stai Uniti: “ Sergio carissimo, sono in una terra senza amore. Vedo solo cenere. Meglio carcerato in Sicilia che libero qui. Da dietro le inferriate si può vedere il cielo e il nostro cielo è umano. Ti abbraccio. Tuo Ignazio”.
Nelle sue canzoni, del vivere non indaga solo il lato morboso e non si ferma alla sua dimensione soggettiva e al tema dell’individuo, a quell’intimismo scontroso che ha caratterizzato spesso la canzone d’autore, la sua è una visione delle cose esplicitamente e dichiaratamente politica. Anche quando ha cantato l’amore, lo ha fatto rompendo gli schemi imposti dalla cultura bigotta e reazionaria dell’epoca. Viva Maddalena e Teresa ne sono due esempi chiarissimi. La donna non più moglie e madre ma essere libero e indipendente che vive la sessualità senza mezzi termini. Non a caso le sue prime canzoni per passare alla radio di Stato dovevano essere modificate perché in contrasto con il carattere asessuato con cui all’epoca veniva inteso il rapporto uomo-donna.
Molto intenso fu il suo rapporto con il Brasile, eletto a sua seconda patria. Molto conosciuto ed amato in quel Paese, ha avuto rapporti di collaborazione e di amicizia con artisti come Vinicius de Moraes, Toquiño, Chico Barque de Hollanda, Jobim, Joao Gilberto, Roberto Carlos. In coppia con quest’ultimo vinse anche un Festival di Sanremo. La sua casa di Mentana era diventata il punto d’incontro di tutti questi straordinari musicisti quando passavano per l’Italia. Molti di loro furono costretti ad emigrare a causa della feroce dittatura che seminava terrore nel loro Paese.
Tra i tanti Paesi dove era, e lo è ancora oggi, conosciutissimo ed amato, c’è sicuramente Cuba. Indimenticabile un suo concerto all’Avana alla fine degli anni sessanta quando miglia di cubani si alzarono in piedi per cantare con lui “La rosa bianca” tratta da una poesia di Josè Martì. Alla famosa Bodeguita del Medio alla Habana Vieja si incontra ancora una sua foto con la scritta “Sergio Endrigo, grande cantante italiano” in mezzo a quelle dei grandi personaggi che sono passati di lì.
Altro suo grande merito è stato sicuramente quello di avere rivoluzionato la musica per bambini. Ha scritto canzoni che hanno rotto con la retorica dominante, raccontando storie che rimarranno sempre un esempio ineguagliabile di intelligenza e sensibilità. In collaborazione con il grande amico Vinicius de Moraes e con lo scrittore Gianni Rodari, ha pubblicato brani che sicuramente sono quanto di meglio sia stato pensato e realizzato per l’infanzia.
Ascoltando le sue canzoni si comprende come l’umanità di Endrigo sia composta di amici, chitarre, conchiglie, nidi, uccelli, amori in libertà, ragazze e ragazzi che “tornano dal mare a raccontare che è finita la paura” per dire al mondo “la pura verità”. Infine la presa di coscienza, sofferta e disincantata, ma anche serena, del fallimento di una generazione. La rivoluzione ancora una volta rinviata e affidata ai “ragazzi e ragazze che tornano dal mare”. Perché nella rivoluzione Endrigo ci ha sempre creduto, non ha mai nascosto, anche se non lo ha mai sbandierato, di essere comunista. Ha sempre coltivato l’utopia di un socialismo che rendesse gli uomini tutti uguali. Comunista e non credente, al punto che i suoi funerali, per suo volere, si sono svolti senza funzione religiosa.
Coerente fino in fondo, dopo l’immenso successo degli anni sessanta e settanta, visto che il clima cambiava e che l’interesse delle case editrici e di tutto quanto gira intorno alla musica stava prendendo direzioni esclusivamente commerciali, si è ritirato in punta di piedi nella sua casa romana frequentata da ventotto gatti, lasciatigli in eridità dalla moglie scomparsa nel 1994, dalla figlia Claudia e da pochi amici. Ha continuato a scrivere canzoni e ha pubblicato anche degli album di ottima fattura ma senza l’appoggio della mostruosa macchina commerciale che sta dietro il mondo della canzone, non ha raggiunto il pubblico, nemmeno quello più attento alla qualità. Ha scritto anche un bel libro dal titolo inquietante “Quanto mi dai se mi sparo” dove racconta il mondo cinico e baro dell’ambiente dello spettacolo dal quale è riuscito a non farsi stritolare. Ovviamente nessuno si è preso la briga di rilanciare l’immensa opera che ci ha lasciato in eredità. Disse in un’intervista: “La canzone come scambio, racconto di un’emozione, di un fatto, è morta”. “I tempi sono cambiati e basta”. Le sue atmosfere, già da sempre lontane dal fracasso, schive, mal si adattarono al frastuono degli anni ottanta e seguenti. Non provava amarezza, rabbia o rancore. Anche quando è rimasto solo e dimenticato da tutti non ha mai perso la sua grande dignità e saggezza. E non si è mai prestato, contrariamente ai più, a fare il pagliaccio in certe melense trasmissioni per cercare una nuova notorietà.
Un uomo coerente come pochi Sergio Endrigo. In una delle sue ultime interviste disse: “anche se ho scarsa fiducia nei rappresentanti di Dio in terra, credo di avere rispettato i dieci comandamenti meno un paio….circa. Ho nominato il nome di Dio, diciamo “invano”, perché sono veneto e da noi la bestemmia è, a volte, un semplice intercalare e poi, qualche volta, ho desiderato la donna d’altri. Non ho mai fatto volontariamente del male a nessuno. Posso aver sbagliato, questo sì. Ma…. chi è perfetto?”
Avercene di persone così. Di lui conservo tutti i suoi dischi, un suo autografo e il ricordo di un incontro al Festival dell’Unità di Rimini all’inizio degli anni settanta.
Anche per fare contento l’amico Kalos trascrivo i versi de “La rosa bianca” tratta dai versi del poeta e rivoluzionario cubano Josè Martì.

La rosa bianca
(Martì-Gustavino-Endrigo)

Coltivo la rosa bianca
in luglio come in gennaio
per l’amico sincero
che mi da la sua mano franca
Per chi mi vuol male e mi stanca
questo cuore con cui vivo
cardi né ortiche coltivo
coltivo una rosa bianca


Cultivo la rosa blanca
en julio como en enero
para el amigo sincero
que me da su mano franca
Y para el cruel que me arranca
el corazon con que vivo
cardos ni ortigas cultivo
cultivo la rosa blanca

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Una Rosa Bianca, bellissima poesia-canzone, credo sull'amore universale;o sulla capacita' di superamento delle divergenze nelle relazioni.
Ho spesso sottolineato l'importanza della relazione con l'immaginario-femminile,l'attrazione verso la DONNA,poiche' da tale area emozionale deriva la capacita' a "coltivare una rosa e non un'ortica".
Grazie ELIO
kalos

Anonimo ha detto...

Grazie Elio di aver ricordato il grande Sergio,adesso forse ti faro sorridere un poco ma sono fiero di
essere nato in questa bella cita dove e nato il grande Endrigo,sono pure io
polesano e ho anche avuto l'ocasione
di parlare 2 minuti con Sergio piu o meno un'anno prima della sua scomparsa
qui nella sua arena a Pola.
Grazie ancora
Amicalmente.

giovane contadino cubano

Eliolibre ha detto...

Quanto sei simile ad Endrigo, Kalos! La visione dell'immaginario femminile vi accumuna. Ovviamente tra poeti....
Givane Contadino, che piacere mi fa leggerti nel mio blog. Ho appena lasciato un commento sul blog di Gennaro Carotenuto salutando con il bellissimo "amicalmente" preso in prestito da te. Saperti poi un ammiratore di Sergio Endrigo mi fa sentire ancora più in sintonia con te. Purtroppo non conosco Pola se non per un fugace passaggio senza essermi potuto fermare, ma ho potuto ammirare la bellezza della tua terra. Spero un giorno di poterci passare qualche giornata. Grazie amico.
PS. Giorni addietro ti ho citato nel post "Voto e democrazia". Se mi mandi la tua mail ti confido un segreto.

Anonimo ha detto...

Ciao Elio allora auguri per ieri!
Baci Annalisa

Eliolibre ha detto...

Grazie per gli auguri Annalisa. In realtà il mio compleanno è il 9 settembre. Sergio Endrigo è morto il 7 settembre e per questo dico che è stato un compleanno triste.
Pumario, il Giovane Contadino Cubano non è l'Anonimo contadino che scrive sul tuo blog. E non è nato nel polesine, ma a Pola in Istria. Per questo si definisce polesano e scrive in un italiano stentato. Però si fa capire benissimo e sopratutto ha idee chiare. E ha inventato il più bel saluto che possa concludere un intervento: amicalmente. E' bellissimo.

Anonimo ha detto...

Allora di nuovo auguri x domani!

Anonimo ha detto...

Ciao pumario vedi hai ragione io ho solo il diploma della seconda elementare mi sono fermato li!
pero ben venga quelli come te che mi riprendono,io ho ancora tanto da imparare fina che sono vivo.
Amicalmente

Grazie Elio sei troppo buono con me mi diffendi sempre.
Saluti.

Anonimo ha detto...

Ho dimenticato di firmarmi il post precedente e mio.

giovene contadino cubano.

Anonimo ha detto...

Grazie ELIO,(in greco ELIOS=SOLE),per le affettuose e delicate parole di accostamento a Sergio Endrigo,che mi onorano!
Domani incontrero'Stefano,che scrive in Cubanite,e' in viaggio nella mia regione e trascorreremo una mattina insieme,ovviamente parlando di CUBA e penso anche di FIDEL.Ma parleremo anche,AMICALMENTE, del tuo blog, e di TE.hasta siempre...kalos

Eliolibre ha detto...

Grazie di nuovo Annalisa per gli auguri. Ricevuti da te hanno un sapore meraviglioso. Domani festeggerò prima sulla panchina della mia squadra di calcio. Non più come tecnico, gli anni passano ed è meglio fare spazio ai giovani, ma come Direttore Sportivo. Si disputata un incontro amichevole prima dell'inizio del campionato. Poi festeggerò in casa con famiglia ed alcuni amici.
Non devi ringraziarmi Giovane Contadino Cubano, sono io che ringrazio te per la tua amicizia e la tua sincerità. La tua simpatia ha reso meno bellicoso perfino il Puma ed ha contagiato anche il poeta Kalos. Beato Stefano che lo va ad incontrare in quella bellissima isola quasi sempre accostata al fenomeno mafioso ma che ha saputo generare talenti di altissimo valore.

Anonimo ha detto...

Elio, permettimi di dirti che, pur non conoscendoti, penso tu sia una persona speciale.
Auguri anche per la partita, e vinca il migliore..

Anonimo ha detto...

Hai fatto bene a ricordare Sergio Endrigo.
Anche se in ritardo ti faccio gli auguri.
Un abbraccio,
luigi

Anonimo ha detto...

OT: la sindrome da governo amico sta contaggiando troppe compagne e compagni; girando per i blog noto troppe giustificazioni all'uso delle armi per la guerra in Libano. Speriamo che la sindrome non sia troppo contagiosa

Eliolibre ha detto...

Sono semplicemente uno che cerca di fare quanto possibile per un mondo migliore, cara Annalisa. Un mondo più giusto dove tutti sono uguali, quello che sarebbe piaciuto a Sergio Endrigo. Avrei voluto fare molto di più ma le difficoltà della vita hanno limitato le mie intenzioni. Ovviamente essere considerato da te una persona speciale mi lusinga e mi incita a fare sempre meglio.
Grazie per gli auguri Luigi, e complimenti per il tuo blog. Il post sul Libano è veramente interessante.