Fidel Castro: Concetto di Rivoluzione

Revolución
Es sentido del momento histórico;
es cambiar todo lo que debe ser cambiado;
es igualdad y libertad plenas;
es ser tratado y tratar a los demás como seres humanos;
es emanciparnos por nosotros mismos y con nuestros propios esfuerzos;
es desafiar poderosas fuerzas dominantes dentro y fuera del ámbito social y nacional;
es defender valores en los que se cree al precio de cualquier sacrificio;
es modestia, desinterés, altruismo, solidaridad y heroísmo;
es luchar con audacia, inteligencia y realismo;
es no mentir jamás ni violar principios éticos;
es convicción profunda de que no existe fuerza en el mundo capaz de aplastar la fuerza de la verdad y las ideas.
Revolución es unidad, es independencia, es luchar por nuestros sueños de justicia para Cuba y para el mundo, que es la base de nuestro patriotismo, nuestro socialismo y nuestro internacionalismo.

Fidel Castro Ruz (1ro de mayo del 2000)

24.5.13

COME SUPERARE LA FINTA CRISI


La crisi economica, o meglio, la finta crisi imposta dai potenti per saccheggiare fino all'osso i popoli dell'intero pianeta, può essere superata solo se si individuane le vere cause che l'hanno creata e si trovano soluzioni radicali realmente efficaci. Sulle cause non serve scervellarsi più di tanto, si tratta delle conseguenze delle politiche neoliberali imposte agli stati dagli organismi internazionali al servizio dei grandi capitali trasnazionali e delle oligarchie locali. Le soluzioni non possono che passare per la nazionalizzazione dei settori strategici dell'economia che deve tornare ad essere contrallata dallo Stato per gli interessi di tutta la collettività. Chiunque sia dotato di un minimo di razionalità può rendersi conto che le disgrazie del nostro paese sono iniziate proprio con le privatizzazioni. La scelta scellerata di svendere i gioielli dello Stato ai privati è la conseguenza della sottomissione della politica ai diktat imposti dopo la cosiddetta "caduta del comunismo", [La prospettiva delle privatizzazioni in Italia fu discussa a bordo dello Yacht reale Britannia, il 2 giugno 1992. L'incontro, avvenuto in acque italiane, divenne famoso, tra l'altro, per quella che sarebbe stata secondo alcuni, la pianificazione della svendita dell'industria italiana. La nave attraccò al porto di Civitavecchia facendo poi rotta lungo la costa dell'Argentario. Alla riunione parteciparono, oltre ad alcuni banchieri inglesi, anche un gruppo di manager ed economisti italiani: Mario Draghi, Direttore Generale del Ministro del Tesoro, Herman van der Wyck, Presidente Banca Warburg, Lorenzo Pallesi, Presidente INA Assitalia, Jeremy Seddon, Direttore Esecutivo Barclays de Zoete Wedd, Innocenzo Cipolletta, Direttore Generale di Confindustria, Giovanni Bazoli, Presidente Banco Antonveneto, Gabriele Cagliari, Presidente ENI, Luigi Spaventa. (da Wikipedia)] le conseguenze di questo enorme furto ai danni del popolo italiano sono: licenziamenti in massa, precarizzazione dei lavoratori, bassi salari quindi bassi consumi, crisi dei settori produttivi, calo delle entrate dello stato che si vede costretto a reperire fondi con aumento delle tasse e tagli ai servizi sociali, disgregazione sociale, impoverimento dei ceti medi, dei lavoratori e dei pensionati,  e la tremenda crisi economica nella quale ci dibattiamo.
Giornali e tv con i loro editoriali e talk-show, spendono la maggior parte dei loro spazi a dibattere sulla crisi e sulle possibili soluzioni, tutti gli invitati, politici, economisti, giornalisti, specialisti di ogni specie, parlano di teorie astratte come se vivessero in un altro mondo e prefigurano soluzioni che sono le stesse delle cause che hanno creato il disastro. Possibile che tutti questi sapientoni siano tanto idioti da non sapere le vere, semplici cause che ci hanno portato a questo vergognoso stato di cose?
Da libertario ritengo che l'unica soluzione sarebbe quella dell'autogestione ma di questi tempi per uscire dalla crisi ci si potrebbe accontentare del ritorno delle Stato alle sue vere funzioni. Lo Stato, che nell'epoca del liberismo è diventato unicamente uno strumento in mano ai padroni che si sono appropriati delle ricchezze collettive, deve tornare a regolare l'economia, redistribuire il reddito e garantire i diritti basilari a tutti i cittadini. Per fare questo bisogna liberarsi dei partiti e dei mezzi di informazione che sono i più formidabili strumenti di dominio delle oligarchie e della borghesia padrona. Ogni comunità scelga direttamente i propri rappresentanti, il Parlamento, se non per occasioni straordinarie, si riunisca solo due volte all'anno, la prima per discutere, modificare ed approvare i programmi dei Ministeri, la seconda per verificarne l'efficacia e se del caso destituire i Ministri incapaci. Questa è l'unica vera ed efficace semplificazione necessaria, oltre a ridisegnare la mappa degli Enti Locali che sono diventati dei centri di potere e corruzione inaccettabile. Invece di eliminare le Province sarebbe il caso di eliminare quel pozzo senza fondo, fonte della più grande corruttela clientelare, che sono le Regioni mentre le Provincie dovrebbero sostituire le funzioni dei Comuni che diventerebbero inutili.

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