Luis Sepùlveda, scrittore cileno che vive attualmente in Spagna, è sicuramente un grande conoscitore della storia e della cultura del Latinoamerica. Sepùlveda è cresciuto in Cile con il nonno paterno Gerardo Sepúlveda Tapia (conosciuto anche con il nome di battaglia "Ricardo Blanco"), un anarchico andaluso che fuggì in per evitare una condanna a morte. Anche la sua nascita porta questi segni: nacque infatti in una camera d'albergo mentre i suoi genitori fuggivano a seguito di una denuncia, sempre per motivi politici, contro suo padre fatta dal ricco nonno materno. La vita avventurosa di Sepùlveda sta a testimoniare la sua assoluta libertà di pensiero ed il suo impegno per la libertà e l’indipendenza dei popoli. In questi anni in cui l’America Latina sta avanzando a passi rapidi verso l'autonomia e l’integrazione continetale, ritengo che la sua opinione sia alquanto illuminante, soprattutto visto come il tema viene trattao dai nostri media, sempre più bugiardi e meno credibili.
(Intervista a Luís Sepúlveda di Silvia Zingaropoli per E Polis)
Settembre ad alta tensione in America latina. Bolivia, Venezuela, Argentina e Honduras fanno quadrato contro il gigante statunitense, decisi a mettere fine alle ingerenze yankee nei fatti di casa loro. Ce ne parla Luís Sepúlveda, uno dei “mostri sacri” della letteratura mondiale del XXI secolo.
Dopo la Bolivia, anche il Venezuela diChávez sbatte la porta all'ambasciatoreUsa. Che sta succedendo?
La risposta di Chávez è un fatto inedito: finalmente, dopo Salvador Allende, un presidente latinoamericano osa trattare gli statunitensi con decisione. Ciò che gli Usa fanno in Bolivia, promuovendo il separatismo e le azioni violente nell'Oriente del Paese, ricorda molto ciò che fecero in Cile per destabilizzare il governo di Allende, tra il 1970 e il 1973. Come sanno tutti coloro che hanno a che fare con la politica - in America latina, in Europa, e in tutto il pianeta - Bush è un individuo dall'intelligenza limitata, quasi nulla, e ha disperatamente bisogno di aprire un fronte per recuperare un po' della perduta popolarità. Non è solo un presidente prossimo alla fine del mandato: è un malato mentale circondato da paranoici, come Condoleezza Rice e Dick Cheney. Hanno bisogno di un colpo ad effetto prima di lasciare il governo. D'altronde i repubblicani non vogliono perdere le elezioni a favore di Obama, e sanno che l'unica possibilità che hanno è data da conflitti che provochino l'allarme militare. Gli Usa son sempre vissuti, cresciuti e sopravvissuti in guerra: non conoscono altra normalità che la guerra. È quindi necessario provocare la Russia con lo scudo antimissili in Polonia e Repubblica Ceca, con l'ampliamento della Nato alla Georgia e, infine, provocando l'America Latina. L'imperialismo Usa è molto più reale di quanto lo sia la retorica della timida sinistra europea: ed è pericolosissimo, perché una bestia ferita è una bestia che si rialzerà solo se riuscirà ad inventare conflitti o guerre sporche.
Anche l'Honduras ha congelato i rapportidiplomatici, e la presidentessa Kirchner ha accusato gli Usa di complottare contro il suo governo. La protesta si espande.
La Kirchner non ha parlato solo di complotto: ha mostrato le valige con i dollari che gli Usa hanno inviato ai gruppi argentini dell'ultradestra. Il grottesco è che la politica estera di Bush è tanto criminale, tanto palesemente criminale, che ormai nessuno osa più denunciarla. Noi latinoamericani siamo soli di fronte a questa nuova aggressione imperialista.
È ormai finito il sogno di una Bolivialibera?
Morales è stato eletto democraticamente e a maggioranza assoluta. È l'unico rappresentante della democrazia boliviana: qualsiasi contatto con i sediziosi (anche se teoricamente umanitario) è un attentato contro la dignità e la libertà dei boliviani. Coloro che gridano “morte agli indios!” sono quella minoranza di discendenti europei che hanno sempre sfruttato il popolo. In Bolivia l'85% della opolazione è indigena, povera e mantenuta arretrata da secoli: Morales è il presidente di quella maggioranza. È il capo dello Stato boliviano e, che ci piaccia o no, lo Stato è uno strumento di dominazione di classe: oggi lo Stato boliviano deve soffocare la sedizione e i razzisti che, con la complicità Usa, tentano di sabotare un governo che vuole ridare dignità al suo popolo.
Tempo fa si parlava di una nuova era per l'America Latina, libera dall'impero Usa. Ma non è così.
La politica è un fatto complesso e i buoni auspici non sono sufficienti per capire la realtà.
Cosa accadrà dopo Castro?
Questo è un problema che riguarda solo i cubani.
Con Obama presidente davvero potrebbecambiarequalcosa?
Obama è il volto gentile dello stesso impero, della stessa idea di supremazia: un candidato alla presidenza Usa sarà credibile solo quando dirà: “non vogliamo essere temuti, ma vogliamo essere rispettati”. Ma dire questo significherebbe negare il cuore dell'idea imperialista che ogni yankee deve avere se vuole partecipare alla politica.
Lei ora vive in Spagna: tornerà un giorno in America Latina?
Rispondere a questa domanda richiederebbe giorni, mesi, anni. Non lo so.■
(Intervista a Luís Sepúlveda di Silvia Zingaropoli per E Polis)
Settembre ad alta tensione in America latina. Bolivia, Venezuela, Argentina e Honduras fanno quadrato contro il gigante statunitense, decisi a mettere fine alle ingerenze yankee nei fatti di casa loro. Ce ne parla Luís Sepúlveda, uno dei “mostri sacri” della letteratura mondiale del XXI secolo.
Dopo la Bolivia, anche il Venezuela diChávez sbatte la porta all'ambasciatoreUsa. Che sta succedendo?
La risposta di Chávez è un fatto inedito: finalmente, dopo Salvador Allende, un presidente latinoamericano osa trattare gli statunitensi con decisione. Ciò che gli Usa fanno in Bolivia, promuovendo il separatismo e le azioni violente nell'Oriente del Paese, ricorda molto ciò che fecero in Cile per destabilizzare il governo di Allende, tra il 1970 e il 1973. Come sanno tutti coloro che hanno a che fare con la politica - in America latina, in Europa, e in tutto il pianeta - Bush è un individuo dall'intelligenza limitata, quasi nulla, e ha disperatamente bisogno di aprire un fronte per recuperare un po' della perduta popolarità. Non è solo un presidente prossimo alla fine del mandato: è un malato mentale circondato da paranoici, come Condoleezza Rice e Dick Cheney. Hanno bisogno di un colpo ad effetto prima di lasciare il governo. D'altronde i repubblicani non vogliono perdere le elezioni a favore di Obama, e sanno che l'unica possibilità che hanno è data da conflitti che provochino l'allarme militare. Gli Usa son sempre vissuti, cresciuti e sopravvissuti in guerra: non conoscono altra normalità che la guerra. È quindi necessario provocare la Russia con lo scudo antimissili in Polonia e Repubblica Ceca, con l'ampliamento della Nato alla Georgia e, infine, provocando l'America Latina. L'imperialismo Usa è molto più reale di quanto lo sia la retorica della timida sinistra europea: ed è pericolosissimo, perché una bestia ferita è una bestia che si rialzerà solo se riuscirà ad inventare conflitti o guerre sporche.
Anche l'Honduras ha congelato i rapportidiplomatici, e la presidentessa Kirchner ha accusato gli Usa di complottare contro il suo governo. La protesta si espande.
La Kirchner non ha parlato solo di complotto: ha mostrato le valige con i dollari che gli Usa hanno inviato ai gruppi argentini dell'ultradestra. Il grottesco è che la politica estera di Bush è tanto criminale, tanto palesemente criminale, che ormai nessuno osa più denunciarla. Noi latinoamericani siamo soli di fronte a questa nuova aggressione imperialista.
È ormai finito il sogno di una Bolivialibera?
Morales è stato eletto democraticamente e a maggioranza assoluta. È l'unico rappresentante della democrazia boliviana: qualsiasi contatto con i sediziosi (anche se teoricamente umanitario) è un attentato contro la dignità e la libertà dei boliviani. Coloro che gridano “morte agli indios!” sono quella minoranza di discendenti europei che hanno sempre sfruttato il popolo. In Bolivia l'85% della opolazione è indigena, povera e mantenuta arretrata da secoli: Morales è il presidente di quella maggioranza. È il capo dello Stato boliviano e, che ci piaccia o no, lo Stato è uno strumento di dominazione di classe: oggi lo Stato boliviano deve soffocare la sedizione e i razzisti che, con la complicità Usa, tentano di sabotare un governo che vuole ridare dignità al suo popolo.
Tempo fa si parlava di una nuova era per l'America Latina, libera dall'impero Usa. Ma non è così.
La politica è un fatto complesso e i buoni auspici non sono sufficienti per capire la realtà.
Cosa accadrà dopo Castro?
Questo è un problema che riguarda solo i cubani.
Con Obama presidente davvero potrebbecambiarequalcosa?
Obama è il volto gentile dello stesso impero, della stessa idea di supremazia: un candidato alla presidenza Usa sarà credibile solo quando dirà: “non vogliamo essere temuti, ma vogliamo essere rispettati”. Ma dire questo significherebbe negare il cuore dell'idea imperialista che ogni yankee deve avere se vuole partecipare alla politica.
Lei ora vive in Spagna: tornerà un giorno in America Latina?
Rispondere a questa domanda richiederebbe giorni, mesi, anni. Non lo so.■
6 commenti:
Ciao Elio,
bell'articolo,come va?
so che hai sempre molto da fare,
spero continuerai ogni tanto con qualche articolo sul "libro nero" ti seguo sempre ti saluto amicalmente
un tipo serio.
Ciao Tipo serio,
sono ancora frastornato dal viaggio di rientro da Cuba, non è facile riadattarsi al nostro fenetico stile di vita. Appena ho un pò di tempo vedo di dare un impulso ad entrambi i blog. Di questi tempi non mancano gli argomenti.
Saggio.Intelligente.Dalla grande cultura.Luis Sepùlveda non l'ho mai sentito nominare(lo ammetto)ma dalle sue parole capisco questo di lui.
Puoi consigliarmi qualche suo libro ?
Grazie Max
Max, ti consiglio di leggere la biografia di Sepùlveda a questo indirizzohttp://biografieonline.it/biografia.htm?BioID=316&biografia=Luis+Sepulveda
Ci troverai anche i titoli dei suoi libri.
Conoscendolo capirai la sua grandezza e perchè i nostri media lo ignorano.
Avevo sentito, tempo fa, che Sepùlveda avesse un blog. Poi non se n'è fatto niente. peccato!!!
E' un peccato davvero Antonella, poter dialogare con lui su un suo blog sarebbe veramente interessante, Chissà mai che ci ripensi....
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