
Che l’Italia, come del resto tutti gli altri paesi europei, sia un paese democratico è scontato, ciò che non è chiaro è cosa significhi essere un paese democratico. In un paese democratico è possibile dire quello che si vuole, pubblicarlo, costituire un partito, ecc., mica siamo a Cuba dove non è consentito dissentire! Ma è proprio così? A me risulta che si possa dire e fare tutto quanto sopra finché si rimane entro i limiti del sistema capitalista. Se uno si attiva per organizzare un movimento che si oppone a questo sistema proponendo un sistema alternativo, sembra che le garanzie democratiche vengano meno. D’altronde la repressione dei movimenti nati negli anni ’70 in seguito alle grandi contestazioni del ’68, ne sono un esempio lampante. E la situazione non è cambiata nemmeno ora. Chi lotta contro le ingiustizie del sistema capitalista dove i furbi si arricchiscono alle spalle dei lavoratori onesti cui sono riservati miseri stipendi e pensioni da fame, viene additato come pericoloso sovversivo e contro di lui viene scatenata l’ennesima campagna giudiziaria con lo scopo di fermare chi si propone di cambiare questo stato di cose.
Di seguito pubblico un appello del CARC, Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo, che mi è stato inviato da Mirco, un frequentatore del blog.
L’appello è stato sottoscritto da molti cittadini comuni, partigiani e personalità quali Margherita Hack, Giulietto Chiesa e Don Andrea Gallo.
APPELLO DEL CARC
La campagna di persecuzione contro i comunisti avanza nel
nostro paese come in tutta Europa. Ancora una volta la
magistratura, nel caso specifico la Procura della
repubblica presso il Tribunale di Bologna, attraverso il
pubblico ministero Paolo Giovagnoli, intenta una nuova
caccia alle streghe, un’operazione di repressione
preventiva degna dei tempi del fascismo, contro il (nuovo)
Partito comunista italiano.
Per i prossimi mesi si preparano quindi dai 12 ai 40
arresti di presunti membri del (nuovo) Partito Comunista
Italiano per Associazione sovversiva (art. 270 bis),
imputazione nata nel ventennio fascista con il codice Rocco
e applicata dai Tribunali speciali fascisti per incarcerare
centinaia di comunisti e antifascisti (sulla persecuzione
politico-giudiziaria della “carovana” e del (n)PCI vedere
il dossier a cura del Comitato di Aiuto ai Prigionieri
politici del (n)PCI -Parigi).
Denunciamo la campagna che la magistratura, su commissione
della banda Berlusconi prima e oggi con il Governo di
centro sinistra, opera da lungo tempo contro la rinascita
del movimento comunista nel nostro paese. Questa è l’ottava
inchiesta aperta a carico della “carovana” che dal 1980 ad
oggi ha lavorato con forza e determinazione alla rinascita
del movimento comunista e alla costruzione di un nuovo
partito comunista nel nostro paese. Le precedenti inchieste
si sono sempre concluse con un non luogo a procedere e con
un’archiviazione.
Sappiamo che lo zelante persecutore di turno, Paolo
Giovagnoli, già salito all’onore delle cronache per la sua
attività di inquisitore e dispensatore del reato
associativo a Bologna, come ad esempio contro gli studenti,
rei di aver autoridotto la mensa, non si fermerà e cercherà
di ottenere, vista la formalizzazione della chiusura della
fase investigativa, gli arresti che richiede.
Oggi la borghesia attacca apertamente i diritti di
espressione, associazione, organizzazione delle masse
popolari. Si delinea sempre più chiaramente la
tendenza “eversiva” della borghesia, a violare
sistematicamente le leggi del suo stesso ordinamento. Con
l’alibi della lotta al terrorismo si giustifica la
persecuzione dei comunisti, degli antimperialisti, degli
immigrati, dei rifugiati politici a livello nazionale e
internazionale (sequestri di immigrati, caso Abu Omar,
utilizzo sistematico della tortura, pratica di
annientamento contro i prigionieri rivoluzionari articolo
41/bis, creazioni di polizie parallele, intercettazioni e
schedature di massa, violazione dello statuto di rifugiati
politici, liste nere contro organizzazioni comuniste e
antimperialiste).
I tentativi in sede UE di interdire il simbolo della falce
e martello, l’approvazione da parte del Consiglio d’Europa
il 25 gennaio scorso della direttiva Lindblad, sono segnali
chiari dell’intenzione della borghesia di criminalizzare
il comunismo e perseguitare chi professa e lavora per la
rinascita del movimento comunista, chi lotta per una
società senza più padroni, senza sfruttamento, miseria e
guerra.
A ciò si aggiunge l’accelerazione della repressione nel
nostro paese e i fatti di questi mesi lo dimostrano: gli
arresti e le perquisizioni contro i compagni sardi di A’
Manca pro Indipendentzia, punto di riferimento della lotta
anticoloniale e antimperialista in Sardegna, e la
vergognosa sentenza del Tribunale speciale di Milano contro
gli antifascisti milanesi, rei di aver difeso in piazza i
valori della Resistenza e di aver tentato di impedire una
parata nazifascista nella Milano capitale della Resistenza
e della liberazione dal nazifascismo.
Quando esponenti della borghesia (i Ricucci, i Previti, i
Vittorio Emanuele, i Fazio), quelli che loro chiamano vip,
cascano, per errore o per lotta interna tra fazioni, nelle
maglie della magistratura la repressione per loro significa
pochi giorni di carcere e nella peggiore delle ipotesi
arresti domiciliari nelle loro lussuose ville, per le masse
popolari, per le sue avanguardie, per i comunisti e gli
antifascisti significa mesi e anni di carcere.
La giustizia della borghesia è la giustizia di una classe
che deve difendere con le unghie e con i denti il proprio
potere, privilegi, vizi e immense ricchezze accumulate
sulla fatica e il sangue delle masse popolari.
La persecuzione contro il (n) PCI si inserisce nel clima
più generale di attacco alle conquiste di civiltà e
progresso ottenute nel nostro paese dai comunisti e dalle
masse popolari grazie alla Resistenza e alla vittoria sul
nazifascismo. Si inserisce nella tendenza eversiva e
reazionaria che la borghesia mette in campo per cercare di
gestire la crisi profonda, economica, politica e culturale,
che la attanaglia.
Per la borghesia contrastare la rinascita del movimento
comunista e il rafforzamento del (n)PCI è il compito
centrale nella sua guerra contro le masse popolari.
Facciamo appello a tutte le organizzazioni comuniste,
antimperialiste, anarchiche, progressiste, ai sinceri
democratici, agli organismi e movimenti di lotta a
respingere la campagna in atto di criminalizzazione del
comunismo e di persecuzione dei comunisti..
Invitiamo tutti a esprimersi pubblicamente sull’inchiesta
del “novello Torquemada” Giovagnoli contro il (n)PCI, a
inviare telegrammi di protesta all’indirizzo della Procura
di Bologna, Piazza Trento e Trieste, 401347 Bologna, tel.
051201111, fax 051 201948, inviare una e-mail per
conoscenza a: cap_npci_paris@voila.fr
A costituire entro settembre un momento nazionale di
discussione sulla situazione repressiva nel nostro paese.
Colpire i comunisti vuol dire colpire le masse popolari,
colpire le conquiste di civiltà e progresso frutto della
lotta di liberazione.
CARC, Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo,
Direzione Nazionale: Via Tanaro 7 - 20128 Milano
Tel/Fax 02.26306454 e-mail: resistenza@carc.it sito: http://www.blogger.com/www.carc.it
Di seguito pubblico un appello del CARC, Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo, che mi è stato inviato da Mirco, un frequentatore del blog.
L’appello è stato sottoscritto da molti cittadini comuni, partigiani e personalità quali Margherita Hack, Giulietto Chiesa e Don Andrea Gallo.
APPELLO DEL CARC
La campagna di persecuzione contro i comunisti avanza nel
nostro paese come in tutta Europa. Ancora una volta la
magistratura, nel caso specifico la Procura della
repubblica presso il Tribunale di Bologna, attraverso il
pubblico ministero Paolo Giovagnoli, intenta una nuova
caccia alle streghe, un’operazione di repressione
preventiva degna dei tempi del fascismo, contro il (nuovo)
Partito comunista italiano.
Per i prossimi mesi si preparano quindi dai 12 ai 40
arresti di presunti membri del (nuovo) Partito Comunista
Italiano per Associazione sovversiva (art. 270 bis),
imputazione nata nel ventennio fascista con il codice Rocco
e applicata dai Tribunali speciali fascisti per incarcerare
centinaia di comunisti e antifascisti (sulla persecuzione
politico-giudiziaria della “carovana” e del (n)PCI vedere
il dossier a cura del Comitato di Aiuto ai Prigionieri
politici del (n)PCI -Parigi).
Denunciamo la campagna che la magistratura, su commissione
della banda Berlusconi prima e oggi con il Governo di
centro sinistra, opera da lungo tempo contro la rinascita
del movimento comunista nel nostro paese. Questa è l’ottava
inchiesta aperta a carico della “carovana” che dal 1980 ad
oggi ha lavorato con forza e determinazione alla rinascita
del movimento comunista e alla costruzione di un nuovo
partito comunista nel nostro paese. Le precedenti inchieste
si sono sempre concluse con un non luogo a procedere e con
un’archiviazione.
Sappiamo che lo zelante persecutore di turno, Paolo
Giovagnoli, già salito all’onore delle cronache per la sua
attività di inquisitore e dispensatore del reato
associativo a Bologna, come ad esempio contro gli studenti,
rei di aver autoridotto la mensa, non si fermerà e cercherà
di ottenere, vista la formalizzazione della chiusura della
fase investigativa, gli arresti che richiede.
Oggi la borghesia attacca apertamente i diritti di
espressione, associazione, organizzazione delle masse
popolari. Si delinea sempre più chiaramente la
tendenza “eversiva” della borghesia, a violare
sistematicamente le leggi del suo stesso ordinamento. Con
l’alibi della lotta al terrorismo si giustifica la
persecuzione dei comunisti, degli antimperialisti, degli
immigrati, dei rifugiati politici a livello nazionale e
internazionale (sequestri di immigrati, caso Abu Omar,
utilizzo sistematico della tortura, pratica di
annientamento contro i prigionieri rivoluzionari articolo
41/bis, creazioni di polizie parallele, intercettazioni e
schedature di massa, violazione dello statuto di rifugiati
politici, liste nere contro organizzazioni comuniste e
antimperialiste).
I tentativi in sede UE di interdire il simbolo della falce
e martello, l’approvazione da parte del Consiglio d’Europa
il 25 gennaio scorso della direttiva Lindblad, sono segnali
chiari dell’intenzione della borghesia di criminalizzare
il comunismo e perseguitare chi professa e lavora per la
rinascita del movimento comunista, chi lotta per una
società senza più padroni, senza sfruttamento, miseria e
guerra.
A ciò si aggiunge l’accelerazione della repressione nel
nostro paese e i fatti di questi mesi lo dimostrano: gli
arresti e le perquisizioni contro i compagni sardi di A’
Manca pro Indipendentzia, punto di riferimento della lotta
anticoloniale e antimperialista in Sardegna, e la
vergognosa sentenza del Tribunale speciale di Milano contro
gli antifascisti milanesi, rei di aver difeso in piazza i
valori della Resistenza e di aver tentato di impedire una
parata nazifascista nella Milano capitale della Resistenza
e della liberazione dal nazifascismo.
Quando esponenti della borghesia (i Ricucci, i Previti, i
Vittorio Emanuele, i Fazio), quelli che loro chiamano vip,
cascano, per errore o per lotta interna tra fazioni, nelle
maglie della magistratura la repressione per loro significa
pochi giorni di carcere e nella peggiore delle ipotesi
arresti domiciliari nelle loro lussuose ville, per le masse
popolari, per le sue avanguardie, per i comunisti e gli
antifascisti significa mesi e anni di carcere.
La giustizia della borghesia è la giustizia di una classe
che deve difendere con le unghie e con i denti il proprio
potere, privilegi, vizi e immense ricchezze accumulate
sulla fatica e il sangue delle masse popolari.
La persecuzione contro il (n) PCI si inserisce nel clima
più generale di attacco alle conquiste di civiltà e
progresso ottenute nel nostro paese dai comunisti e dalle
masse popolari grazie alla Resistenza e alla vittoria sul
nazifascismo. Si inserisce nella tendenza eversiva e
reazionaria che la borghesia mette in campo per cercare di
gestire la crisi profonda, economica, politica e culturale,
che la attanaglia.
Per la borghesia contrastare la rinascita del movimento
comunista e il rafforzamento del (n)PCI è il compito
centrale nella sua guerra contro le masse popolari.
Facciamo appello a tutte le organizzazioni comuniste,
antimperialiste, anarchiche, progressiste, ai sinceri
democratici, agli organismi e movimenti di lotta a
respingere la campagna in atto di criminalizzazione del
comunismo e di persecuzione dei comunisti..
Invitiamo tutti a esprimersi pubblicamente sull’inchiesta
del “novello Torquemada” Giovagnoli contro il (n)PCI, a
inviare telegrammi di protesta all’indirizzo della Procura
di Bologna, Piazza Trento e Trieste, 401347 Bologna, tel.
051201111, fax 051 201948, inviare una e-mail per
conoscenza a: cap_npci_paris@voila.fr
A costituire entro settembre un momento nazionale di
discussione sulla situazione repressiva nel nostro paese.
Colpire i comunisti vuol dire colpire le masse popolari,
colpire le conquiste di civiltà e progresso frutto della
lotta di liberazione.
CARC, Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo,
Direzione Nazionale: Via Tanaro 7 - 20128 Milano
Tel/Fax 02.26306454 e-mail: resistenza@carc.it sito: http://www.blogger.com/www.carc.it