Fidel Castro: Concetto di Rivoluzione

Revolución
Es sentido del momento histórico;
es cambiar todo lo que debe ser cambiado;
es igualdad y libertad plenas;
es ser tratado y tratar a los demás como seres humanos;
es emanciparnos por nosotros mismos y con nuestros propios esfuerzos;
es desafiar poderosas fuerzas dominantes dentro y fuera del ámbito social y nacional;
es defender valores en los que se cree al precio de cualquier sacrificio;
es modestia, desinterés, altruismo, solidaridad y heroísmo;
es luchar con audacia, inteligencia y realismo;
es no mentir jamás ni violar principios éticos;
es convicción profunda de que no existe fuerza en el mundo capaz de aplastar la fuerza de la verdad y las ideas.
Revolución es unidad, es independencia, es luchar por nuestros sueños de justicia para Cuba y para el mundo, que es la base de nuestro patriotismo, nuestro socialismo y nuestro internacionalismo.

Fidel Castro Ruz (1ro de mayo del 2000)

16.1.13

LE ALTERNATIVE ALLA CRISI

La mancanza di tempo mi impedisce di sviluppare un discorso che ritengo necessario sulle cause della crisi che stiamo vivendo e sulle posssibili soluzioni. Ho letto sul Granma, organo ufficiale del Partito Comunista Cubano del 21 dicembre scorso, questo articolo tratto dalla Fondazione Sur, l’ho trovato molto interessante, ho deciso di tradurlo e lo metto in rete perché gli interessati ne beneficino. LE ALTERNATIVE ALLA CRISI ESISTONO Le alternative non saranno rapide ne facili, però sono possibili e necessarie. La questione fondamentale consiste nel fatto se vogliamo veramente svegliarci e superare questa crisi o preferiamo continuare ad essere schiavi del sistema imposto da una minoranza. I fatti sono devastanti per due terzi dell’umanità. Nel mondo 60 mila persone muoiono ogni giorno per fame o per insufficienze vitali, mentre ogni giorno si spendono quattro mila milioni di dollari in armamenti. La ragione per la quale ogni giorno solamente la fame uccide 35 mila persone non è solo la crisi finanziaria, ma ancor più la cupidigia e l’irresponsabilità dei suoi propietari e dirigenti. Secondo quanto informa l’ONU sulllo sviluppo umano, un bambino che nasce in Norvegia ha una speranza di vita di 81,1 anni. Se nasce nella Repubblica Democratica del Congo la sua aspettativa si riduce a 48, 4 anni. I meccanismi che funzionano male nella società non sono solo i problemi economici, si pensi che ogni giorno nei mercati di cambio circolano circa quattro milioni di milioni di dollari sui quali non si pagano imposte. Esiste un grande vuoto di valori ed una concentrazione di potere in pochissime mani che permettono ai responsabili di nasconderne gli effetti reali. I direttivi finanziari del mondo priorizzano il beneficio ed il lucro alle necessità degli esseri umani. Per questo in Spagna esistono 3,1 milioni di case vuote, come dire: cento inutilizzate per ogni persona che non ha casa. Se vogliamo promuovere una società più umana, abbiamo bisogno di un altro modo di produrre e di consumare, insieme ad altri valori. Per soddisfare il livello di produzione e consumi attuali di beni e servizi abbiamo bisogno di quasi 35 Spagne. Questo stile di vita, di economia e politica è insostenibile. Un altro mondo è possibile e necessario. I cambi sociali hanno empre bisogno di educazione, forza sociale, l’impegno politico dei cittadini, idee e volontà per renderle effettive, decisione ed un progetto capace di attirare e motivare le maggioranze. L’economia imposta dagli imperi finanziari ha fatto dell’accumulazione il motore del suo progresso. La nostra società di consumo iilimitato costruisce granai sempre più grandi, non per coprire le necessità delle persone, bensì per tenerle sotto controllo. Il lucro non aggiunge anni di vita, ne vita e felicità agli anni. Senza dubbi il lucro si è convertito nel “tesoro” accarezzato da tutti. Si confonde il denaro con i valori, e la ricchezza con la felicità. Secondo l’Università di Leicester (Regno Unito) , il piccolo paese di Butan nella cordigliera dell’Himalaya, con un PIL sei volte inferiore a quello spagnolo, occupa l’ottavo posto dei paesi più felici del mondo. L’arricchimento di pochi non finisce per beneficiare tutti, come afferma il neoliberismo economico. Esistono necessità basilari, come abitazione, lavoro, salute, educazione, che devo essere sempre garantite per tutta la famiglia umana, anche se non danno maggiori benefici di altri. In una famiglia, quelli che hanno maggiori risorse non li investono a proprio vantaggio ma a favore dei membri più bisognosi. Se vogliamo il cambiamento, dobbiamo essere questo cambiamento. (Tradotto da Fundaciòn Sur)

LA PROPAGANDA MEDIATICA

LA PROPAGANDA MEDIATICA Il 9 aprile 2003 il mondo intero ha assistito commosso alla diffusione delle immagini di giubilo popolare quando la statua di Saddam Hussein venne abbattuta a Bagdad. Gli iracheni gioivano per la fine della tirannia e la riconquistata libertà. Peccato che le immagini fossero false, in reltà gli iracheni non stavano in piazza a festeggiare la democrazia generosamente regalata dagli eroici marines, al contrario, stavano nascosti per evitare le torture ed il terrore che le truppe formate da idioti giovanotti reclutati tra la miseria nordamericana, stavano portando nel paese più laico, indipendente ed autonomo dell’area mediorientale. Gli “eroici” marines che hanno acceso le nostre fantasie in migliaia di pellicole propagandistiche, eranno gli stessi che al ritorno in patria, incapaci di sopportare le conseguenze psicologiche delle loro gesta criminali, avrebbero dato vita ad una serie impressionante di suicidi. Il 10 marzo 2 000 il quotidiano USA Today pubblicò , a firma di Jack Kelly, la storia di Jaqueline, una cubana impiegata d’hotel, fuggita dal suo paese su una zattera. Secondo il raccondo del giornalista, la povera Jaqueline affogò tragicamente durante la traversata verso la libertà. In realtà la donna si chiama Yamilet Fernandez ed è tuttora viva e vegeta e fu solamente una delle tante vittime della criminale campagna mediatica messa in piedi dal governo statunitense per denigrare l’unico paese libero del latinoamerica, campagna propagandistica che è costata la vita a molti cubani e cubane caduti nelle trappole tese da coloro che violano tutti gli accordi migratori stipulati tra il governo cubano, che pretende un’emigrazione libera, legale e sicura, e quello yankee che non rispetta gli accordi, impedisce l’emigrazione legale e stimola quella illegale per poterla utilizzare per la sporca e criminale propaganda imperialista. Non importano le vite spezzate e l’enorme sofferenza inferta alle famiglie ed all’intero popolo cubano. Grazie a queste politiche criminali ed agli eroici giornalisti della “libera stampa”, le masse idiotizzate del mondo “libero” si commuovono per le vittime, vere o presunte, della “feroce dittatura castrista”. Quelli sopra esposti sono solo due episodi eclatanti della quotidiana e massiccia propaganda messa in atto da un pugno di multimilionari criminali che dominano il mondo, a cominciare dal paese più ricco del pianeta dove il potere politico, Presidente in testa, vale meno del due di picche. Le menzogne dei media al servizio degli interessi delle oligarchie nazionali ed internazionali, è una pratica inaccettabile che dovrebbe far riflettere tutti coloro che hanno a cuore le sorti dell’informazione e della verità. Le conseguenze di questa pratica sono tragiche e sotto gli occhi di tutti coloro che hanno conservato lun minimo di dignità e capacità critica. Si creano ad arte mostri e dittatori, si condannano intere popolazioni che vengono agredite e sottomesse agli interessi di coloro che si arricchiscono sfruttando il lavoro e le ricchezze dei popoli. Si confonde la comunicazione con l’informazione, si pubblicano articoli di adulazione a favore delle imprese e dei magnati proprietari dei media, si concentrano le testate in maniera monopolistica e si assite ad una vergognoso concubinato tra giornalisti e politici, entrambi al servizio degli stessi potentati. Con il passare del tempo la situazione si fa sempre più drammatica, se prima i giornali vendevano informazioni più o meno di parte ai lettori, ora vendono consumatori alle imprese. Non importa che le vendite calano, che i giornalisti siano sempre meno tutelati, più sfruttati e licenziati. Tra il 2 003 ed il 2 008 la diffusione mondiale dei quotidiani si è ridotta del 7,9 % in Europa e del 10,6 in America del Nord. Solo negli Stati Uniti sono scomparsi 120 giornali e si sono persi 25 mila posti di lavoro. Il Financial Times paga i suoi redattori solo tre giorni la settimana e la diffusione della stampa scritta continua a cadere ad un ritmo del 10 % all’anno. Quello che è rimasto della gloriosa stampa scritta è solamente la propaganda al servizio degli interessi di pochi, ai consumatori si vende di tutto, guerra compresa. Se vogliamo tutelare l’umanità e l’ambiente in cui viviamo, dobbiamo mettere fine alla massiccia propaganda mediatica dei padroni. Per fare questo non c’è altro modo che togliere loro gli strumenti che utilizzano: il potere politico e quello economico. Per raggiungere P.S. Sempre più frequentemente mi viene segnalato che alcuni scritti pubblicati in questo e nell’altro mio blog, Viva Cuba!, vengono riportati in altri siti, spesso senza cambiare nemmeno una virgola. Questo fa molto piacere, la rete, tra le altre cose, serve a far circolare notizie ed idee però appropriarsi del lavoro altrui è tutt’altro che edificante. Chi vule rimettere in rete questi scritti lo può fare liberamete, ovviamente un minimo di onestà intellettuale invita a riportarne la fonte.