Fidel Castro: Concetto di Rivoluzione

Revolución
Es sentido del momento histórico;
es cambiar todo lo que debe ser cambiado;
es igualdad y libertad plenas;
es ser tratado y tratar a los demás como seres humanos;
es emanciparnos por nosotros mismos y con nuestros propios esfuerzos;
es desafiar poderosas fuerzas dominantes dentro y fuera del ámbito social y nacional;
es defender valores en los que se cree al precio de cualquier sacrificio;
es modestia, desinterés, altruismo, solidaridad y heroísmo;
es luchar con audacia, inteligencia y realismo;
es no mentir jamás ni violar principios éticos;
es convicción profunda de que no existe fuerza en el mundo capaz de aplastar la fuerza de la verdad y las ideas.
Revolución es unidad, es independencia, es luchar por nuestros sueños de justicia para Cuba y para el mundo, que es la base de nuestro patriotismo, nuestro socialismo y nuestro internacionalismo.

Fidel Castro Ruz (1ro de mayo del 2000)

12.6.09

Quanto ci manchi dolce Enrico!


Venticinque anni fa ci ha lasciato Enrico Berlinguer. Da quel giorno è iniziata l'inversione di tendenza che ha portato un popolo che aveva conquistato dignità e diritti impensabili, verso una escalation paurosa che ci ha visti rapidamente diventare il popolo più maltrattato e ridicolo del pianeta.
Purtroppo uomini così nascono una volta ogni 100 anni.
Quanto ci manchi dolce Enrico!

4.6.09

IL FUTURO DELL'UOMO SARA' SOCIALISTA O NON SARA'. Ecco perchè voto comunista.








Siamo ormai alla vigilia delle elezioni europee, non ho mai nascosto il mio pensiero comunista libertario ed agnostico, perciò qualcuno potrebbe pensare che sia un probabile astensionista. Niente di tutto questo, non sono un anarchico indivudualista, il comunismo libertario non persegue l'utopia assoluta ma la partecipazione attiva alla costruzione graduale di una società giusta, a misura d'uomo e il rispetto dell'ambiente in cui viviamo. Una società socialista è la base indispensabile per costruire questo mondo, il capitalismo è esattamente l'opposto ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Mai come oggi le conseguenze nefaste di questo sistema sono lì a dimostrare i suoi effetti disastrosi sulle nostre condizioni di vita. La ricchezza sfrenata di pochi contro la povertà dilagante delle moltituni, la prepotenza dell'imperialismo che sottomette tutti e tutto ai propi voleri. Con le buone nei paesi con governi amici, con le trame sovversive o l'aggressione militare con le sue conseguenti immani tragedie, distruzioni e lutti dolorosi contro quei paesi che non intendono sottomettersi AL LORO DOMINIO POLITICO, CULTURALE ED ECONOMICO. Fame, malattia, sofferenza, disperazione e chi più ne ha più ne metta, sono i risultati di questo ordine mondiale insostenibile. Lo stato assente e l'economia regolata esclusivamente dal mercato fanno il resto. Il socialismo rimane l'unica risposta possibile a questa barbarie.

Ho pubblicato i programmi dei partiti di sinistra "con la S maiuscola", cioè quelli che stanno a sinistra del PD, ormai partito dichiaratamente centrista che nemmeno siederà sui banchi dei Socialisti europei, sulla cui appartenza alla sinistra ci sarebbe molto da discutere. Se escludiamo Sinistra Critica che non presenta liste proprie, la scelta di un voto a sinistra rimane tra Sinistra e Libertà, il raggruppamento di Rifondazione, Comunisti Italiani e Socialismo 200, oppure il Partito Comunista dei Lavoratori di Marco Ferrando.


Pur apprezzando Vendola e molti compagni di Sinistra e Libertà, ritengo che il voto a questa formazione rischi di consolidare il non cambiamento. Una sinistra, seppure rappresentata da persone oneste e di sicuri valori morali ed etici ma che non si schiera apertamente contro il capitalismo, l'imperialismo e non indica chiaramente la costruzione di una società alternativa di tipo socialista dove lo Stato torni ad essere quello che non può che essere, cioè il regolatore dell'economia e la garanzia delle tutele di tutti i cittadini ed una barriera contro l'arricchimento indiscriminato di pochi a spese dei lavoratori e dell'intera cittadinanza, non può definirsi di sinistra. La sinistra non può che essere ANTICAPITALISTA, ANTIMPERIALISTA e lavorare per la costruzione del SOCIALISMO. Il resto è riformismo, oliare il sistema capitalista, non cambiamento. Anche con le migliori intenzioni il risultato non potrà essere che qualche briciola raccattata sotto le tavole imbandite dei furfanti che stanno sottomettendo l'uomo ed il suo ambiente alle loro sfrenate ambizioni. Non servono ridicole Social Card alla Berluscuni per attenuare l'immensa depressione economica in cui sono caduti lavoratori e pensionati ed in cui sta precipitando addirittura il ceto medio. E mi sembra che il governo "di sinistra" guidato da Romani Prodi, persona stimabile sia chiaro, nemmeno lontanamente paragonabile all'arroganza ed alla cialtroneria di chi ci governa ora ma pur sempre sostenitore del sistema capitalista, abbia prodotto ben poco di meglio.

Sono da anni convinto che serve un CAMBIO VERO. Serve UNA NUOVA RESISTENZA per la costruzione di una società a misura d'uomo.

Rilancio con sempre più forza la mia convinzione che IL FUTURO DELL'UOMO SARA' SOCIALISTA O NON SARA'.

Il dibattito a sinistra dovrebbe trattare esclusivamente il tema di COME costruire il socialismo non su come RIPARARE il capitalismo, operazione quest'ultima indubbiamnte impossibile.

E sottolineo ancora con forza che LA SINISTRA NON PUO' ESSERE RICOSTRUITA DA CHI L'HA DISTRUTTA!

E voglio mettere in guardia contro la tentazione di votare la Lista di Di Pietro, uomo dichiaratamente di destra, populista, antisocialista, filocapitalista. L'antiberlusconismo ed il giustizialismo non possono essere l'unica alterniva alla cultura devastante e sempre più dominante della destra !!!!

Tra le liste in lizza in queste elezioni due sono le soluzioni praticabili, il cartello anticapitalista di Rifondazione Comunista, Partito dei Comunisti Italiani e Socialismo 200, oppure il più radicale Partito Comunista dei Lavoratori di Marco Ferrando. Nel primo militano o si candidano persone che hanno sostenuto il Governo Prodi, però visto come è andata a finire hanno tratto le loro conclusioni ed hanno deciso di voltare decisamente pagina e schierarsi senza se e senza ma contro il sistema capitalista. Il secondo può sembrare velletario e troppo radicale, ma le sue analisi dell'attuale situazione e le sue proposte per uscirne sono lucide, chiare ed inconfutabili. Non trovo altre possibilità di scelta che tra queste due formazioni.

La mia dichiarazione di voto perciò è che contro il voto FUTILE voto anticapitalista! Con la speranza che dopo il voto si dia inizio ad una NUOVA RESISTENZA, combattutta con le armi dell'impegno, della cultura e della lotta. Per la costruzione del SOCIALISMO DEL VENTUNESIMO SECOLO.

Buon voto a tutti! Poi, appena noti i risultati, qualunque essi siano, a questo punto poco importa, tutti al lovoro per il VERO cambiamento.

2.6.09

Europee: Partito Comunista dei Lavoratori



In vista delle prossime elezioni europee concludo la presentazione dei programmi dei partiti di sinistra con questo post dedicato al Partito Comunista dei Lavoratori di Marco Ferrando. Spero di aver fatto cosa gradita ai lettori in questo periodo di grandi conflitti e confusioni che vedono sovraesposti i partiti dominanti mentre le formazioni di sinistra stanno subendo, peggio ancora del Partito Radicale, un prossochè totale oscuramento mediatico. La volontà di polarizzare la politica italiana sui due partiti maggiori e di relegare in un angolo chi propone soluzioni radficali all'insopportabile dominio dei potentati economicio che dominano economia e politica. Ognuno tragga le sue conclusioni e decida con coscenza a chi dare il proprio voto, da parte mia non mancherò dio rendere pubblico la mia scelta e di illustrarne i motivi.


Indirizzo politico e programmatico del Partito Comunista dei Lavoratori sull’Europa

Il PCL combatte l’attuale “Unione Europea”, e rivendica la prospettiva degli Stati Uniti Socialisti d’Europa, quale unica vera alternativa su scala continentale.


1) La UE non è semplicemente un’architettura istituzionale antidemocratica, ma un ambito strutturale di concertazione tra i principali stati capitalisti del vecchio continente sul terreno della gestione delle politiche antioperaie e delle relazioni intercapitaliste. Tutta la retorica ideologica “europeista” degli imperialismi europei, ovviamente del tutto reazionaria, si è inoltre rivelata un inganno. Politicamente la UE si è necessariamente subordinata alle scelte di fondo dell’imperialismo americano, a partire dalla politica militare ed estera. La sua inferiorità militare (e il ruolo ponte della Gran Bretagna) hanno frustrato ogni seria ambizione imperialistica egemonica e concorrenziale rispetto agli USA. Peraltro, su basi capitalistiche, ogni reale autonomismo europeo rispetto agli USA comporterebbe necessariamente lo sviluppo del militarismo europeo, contro i lavoratori e i popoli oppressi. Economicamente la UE è strutturalmente incapace di un’organica politica comune, imbrigliata com’è nelle mille contraddizioni tra i suoi capitalismi nazionali. Ed oggi la grande crisi capitalistica internazionale sottolinea e aggrava proprio le debolezze del capitalismo europeo (limiti organici del bilancio comunitario, rilancio dei protezionismi nazionali, debolezza della BCE rispetto alla FED). Persino il relativo successo dell’espansionismo economico europeo nei Balcani e nell’est Europa negli ultimi 15 anni (con tratti neo-coloniali) rischia di trasformarsi oggi in un pericoloso boomerang per le banche europee, a causa del possibile default di alcuni Stati dell’est.


2) La propaganda “europeista” è servita unicamente a mascherare e abbellire l’unico tratto organicamente comune delle politiche dell’UE: l’attacco ai diritti della classe operaia, la precarizzazione del lavoro, la privatizzazione dei servizi pubblici, l’allungamento degli orari di lavoro, le politiche anti immigrazione; il tutto al servizio delle grandi imprese e delle banche, vero dominus dell’attuale Europa. Ma, complessivamente, proprio queste politiche antioperaie e antipopolari dell’UE hanno scavato una frattura profonda tra i vertici di Bruxelles e larga parte delle masse popolari europee (v. la bocciatura referendaria del progetto di costituzione europea in Francia e Olanda, e del Trattato di Lisbona in Irlanda). Sotto ogni profilo siamo dunque di fronte ad una crisi profonda dell’UE e dell’europeismo borghese.


3) Mentre le socialdemocrazie europee si sono alternate ai tradizionali partiti borghesi conservatori nella gestione sempre più organica delle comuni politiche antioperaie, le cosiddette “sinistre europee” hanno cercato e cercano di far leva sul malcontento sociale di massa, per “premere” sulle socialdemocrazie liberali: o per bussare alle porte dei loro Governi, al fine di ottenere ministeri e riconoscimenti; o per ricontrattare, dall’opposizione, le prospettive di alleanza governativa con le socialdemocrazie. La parola d’ordine dell’”Europa sociale e democratica” ha costituito la copertura ideologica di questa politica spregiudicata: che ha condotto ciclicamente partiti chiave della sinistra europea a condividere e concertare le peggiori politiche antioperaie e imperialiste della UE. Il sostegno del PCF al Governo Jospin in Francia, la partecipazione di PRC e PdCI ai Governi Prodi in Italia, l’appoggio di Isquierda Unida al Governo Zapatero in Spagna hanno rappresentato casi emblematici.


4) Il PCL, al contrario, fonda sulla denuncia della natura imperialistica della UE e sulla sua crisi di consenso a livello di massa, una prospettiva coerentemente anticapitalista. Su basi capitalistiche, non vi sarà mai alcuna “Europa sociale e democratica”. Tutta l’esperienza degli ultimi vent’anni dimostra l’irriformabilità del capitalismo europeo. Ogni compromesso di governo con le borghesie europee, tanto più in questa epoca di crisi, si trasforma in un compromesso controriformatore contro diritti e interessi dei lavoratori, dei giovani, delle donne, di tutti gli sfruttati. Di converso, ogni seria lotta “sociale” e persino “democratica” implica la contrapposizione al capitalismo europeo, e la lotta per il suo rovesciamento; conduce alla prospettiva dell’Europa socialista, nella forma degli Stati Uniti Socialisti d’Europa. La storia ha dimostrato che le borghesie europee sono incapaci di unificare il vecchio continente superando le barriere degli stati nazionali, entro il groviglio conflittuale dei loro diversi interessi. Solo il governo dei lavoratori – in ogni paese e su scala continentale – liberando l’Europa dal capitalismo, può realizzare, su altre basi, l’unificazione dell’Europa.


5) In questa prospettiva generale, il PCL si batte per un programma di lotta unificante del proletariato europeo e delle masse oppresse, a partire dalle urgenze imposte dalla crisi sociale, contro ogni subordinazione dei lavoratori alle rispettive borghesie nazionali e alle imposizioni della UE: -per il blocco generale dei licenziamenti in tutta Europa. -per l’uguaglianza di diritti e salari, a parità di lavoro, in tutto il continente; a partire dalla definizione di un salario minimo europeo. -per un piano di ripartizione del lavoro, in ogni paese e su scala continentale, che ridistribuisca tra tutti il lavoro esistente: attraverso la riduzione progressiva dell’orario di lavoro a parità di paga. -per un grande piano di lavoro sociale e investimenti pubblici, sotto controllo operaio e popolare, in abitazioni popolari, istruzione, sanità, risanamento ambientale, nuove fonti energetiche: finanziato da un unico regime di tassazione progressiva dei grandi profitti, rendite, patrimoni, combinato con la soppressione di ogni “paradiso fiscale”, e con la relativa abolizione del segreto bancario. -per l’abolizione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro realizzate nei diversi paesi, e l’introduzione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato in tutti i settori e per tutti i lavoratori. -per la soppressione di ogni legge antimmigrazione e di tutte le misure discriminatorie verso cittadini comunitari ed extra-comunitari; per la concessione del permesso di soggiorno a tutti i lavoratori migranti. -per la rinazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo sociale, di tutti i servizi pubblici privatizzati. -per la nazionalizzazione, senza indennizzo e sotto controllo dei lavoratori, delle banche e delle aziende che licenziano, che inquinano, che ignorano le normative di sicurezza sul lavoro. -per la difesa e l’estensione dei diritti sociali, democratici, civili, di tutte le minoranze oppresse; l’abrogazione di ogni privilegio o ingerenza clericale sulle libertà democratiche delle persone; l’emancipazione e liberazione delle donne da ogni forma di discriminazione e oppressione. -per il riconoscimento del pieno diritto di autodeterminazione delle nazionalità oppresse dall’Europa capitalista, e all’interno stesso dell’Europa (popolo irlandese, popolo basco); per il ritiro delle truppe europee da tutte le missioni militari e per l’abbattimento delle spese belliche. 6) In questo quadro, e sulla base del proprio programma anticapitalistico, socialista e rivoluzionario (opposizione ai Governi borghesi, rivendicazioni transitorie, espropriazione completa della borghesia capitalistica, Governo dei lavoratori in ogni paese, Stati uniti Socialisti d’Europa), il PCL lavora e lavorerà, su scala europea, per l’unificazione di tutti i rivoluzionari, nella più ampia prospettiva della rifondazione della Quarta Internazionale. Al fianco di quelle organizzazioni e gruppi che già oggi, in Grecia, Finlandia, Francia, Danimarca, si battono con noi per questa prospettiva.


Comitato Escutivo PCL Maggio 2009