Fidel Castro: Concetto di Rivoluzione

Revolución
Es sentido del momento histórico;
es cambiar todo lo que debe ser cambiado;
es igualdad y libertad plenas;
es ser tratado y tratar a los demás como seres humanos;
es emanciparnos por nosotros mismos y con nuestros propios esfuerzos;
es desafiar poderosas fuerzas dominantes dentro y fuera del ámbito social y nacional;
es defender valores en los que se cree al precio de cualquier sacrificio;
es modestia, desinterés, altruismo, solidaridad y heroísmo;
es luchar con audacia, inteligencia y realismo;
es no mentir jamás ni violar principios éticos;
es convicción profunda de que no existe fuerza en el mundo capaz de aplastar la fuerza de la verdad y las ideas.
Revolución es unidad, es independencia, es luchar por nuestros sueños de justicia para Cuba y para el mundo, que es la base de nuestro patriotismo, nuestro socialismo y nuestro internacionalismo.

Fidel Castro Ruz (1ro de mayo del 2000)

7.7.08

A MEMORIA VIVA-Filippine anni 50-60. Civilizzazione con l'aiuto di Dio


A MEMORIA VIVA
(la memoria corta è un’arma micidiale in mano all’Impero)

Riprendo la pubblicazione di eventi che purtroppo non fanno parte della nostra memoria storica malgrado l'impressionante analogia con quanto successo anche in Italia durante la seconda guerra mondiale e quanto sta succedendo ora in vari paesi del pianeta.
FILIPPINE ANNI 50-60. CIVILIZZAZIONE CON L’AIUTO DI DIO

Nel 1898 dopo che un’azione congiunta degli Stati Uniti e degli abitanti locali cacciò gli occupanti spagnoli dalle Filippine, il Presidente degli States, William Mc Kinley, passò le notti a percorrere i corridoi e le stanze della Casa Bianca chiedendosi quale fosse la cosa migliore da fare per il popolo filippino, non trovando soluzioni si lasciò cadere in ginocchio e chiese a Dio di illuminarlo ed arrivò alla conclusione che con l’aiuto di Dio avrebbe fatto del suo meglio per aiutare i fratelli filippini a sollevarsi dalle loro condizioni, civilizzandoli e cristianizzandoli visto che anche per loro Cristo morì sulla croce. Questo svelò il Presidente in un suo discorso, quello che non disse fu se Dio fosse d’accordo anche sull’impiego dell’esercito per ucciderli, bruciare i loro villaggi, sottoporli a tortura e gettare le basi per uno sfruttamento economico che avrebbe portato quel popolo a perdere qualsiasi autonomia ed indipendenza. Forse Cristo avrebbe fatto meglio a non morire sulla croce anche per i fratelli filippini....
Gli spagnoli furono costretti a “cedere” le isole agli Stati Uniti per venti milioni di dollari ma i filippini, che avevano già proclamato una propria repubblica indipendente, non gradirono e si sentirono umiliati ad essere trattati come un pezzo di terreno disabitato. La questione fu risolta mandando parecchie decine di migliaia di soldati americani a far accettare alle popolazioni le nuove condizioni. Ebbe così inizio la creazione di una nuova colonia americana nelle Filippine.
Durante la seconda guerra mondiale i soldati americani sbarcarono nuovamente nelle Filippine per dare la caccia ai giapponesi e trovarono un movimento nazionalista che collaborò con loro per lo stesso fine, ovviamente gli Stati Uniti non si fecero sfuggire l’occasione per utilizzare i nazionalisti contro i giapponesi per poi combatterli per eliminarli quando questi pretesero di voler governare la propria terra. L’Esercito Popolare Contro il Giappone, Hukbalahap in lingua locale, venne disarmato dai soldati yankee, i governi locali creati dagli Huk vennero rimossi, i loro leader vennero arrestati ed imprigionati insieme con gli esponenti del Partito Comunista Filippino che aveva costituito brigate partigiane, e diedero vita alle Forze Armate degli Stati Uniti per l’Estremo Oriente facendo uso di filippini che avevano collaborato con i giapponesi. Fu così che instaurarono nelle Filippine la “democrazia”, cioè un regno del terrore contro gli Huk ed i comunisti.
Gli Huk, che si costituirono nel 1942 per combattere l’invasione giapponese, avevano in programma due profonde riforme per dare impulso all’economia e risollevare gli isolani dalla loro arretratezza, dall’analfabetismo, dalla miseria e dalle malattie causate dalla povertà. La prima era la riforma agraria, indispensabile per un popolo sostanzialmente agricolo, la seconda l’industrializzazione per modernizzare il paese. Queste riforme cozzavano però contro gli interessi delle imprese americane che vedevano minati i propri interessi ed il loro dominio sull’economia. Per mantenere lo status quo, vennero addestrati decine di migliaia di filippini con lo scopo di “mantenere l’ordine interno e non certo per la difesa da minacce esterne” confessò candidamente un generale ad una commissione del Congresso.
Nell’aprile del 1946 gli Huk decisero di deporre le armi per partecipare alle elezioni nazionali all’interno di Alleanza Democratica, gruppo composto da contadini di ispirazione liberale e socialista. Agli eletti dell’Alleanza venne però impedito di partecipare alla vita politica dopo che furono pretestuosamente accusati di avere influenzato il voto esercitando delle coercizioni. Anche qui siamo di fronte alle solite strategie di manipolazione di cui gli americani sono maestri inimitabili. In conseguenza a questo fatto il Governo riuscì a far passare, con la maggioranza di soli due voti, un trattato commerciale tra le Filippine e gli Stati Uniti che concedeva a questi ultimi enormi concessioni e privilegi. Nei mesi successivi ebbe inizio una crudele repressione da parte dei militari, della polizia e delle squadre di vigilantes dei latifondisti. Molti contadini vennero uccisi, altri imprigionati, torturati e fatti sparire, interi villaggi distrutti. Agli Huk ed agli altri oppositori non rimase altro da fare che riprendere le armi.
Nel 1947 fu firmato un accordo che concedeva agli Stati Uniti le aree per la costruzione di 23 basi militari e l’impunità per i crimini commessi dai soldati.

Riferimenti: Il libro nero degli Stati Uniti di W. Blum - Fazi Editore